CAPITOLO VIII - Berf


Gli girava la testa, come se avesse dato una botta troppo forte. Prima di aprire gli occhi, ricordi confusi si affacciarono alla memoria. C'era la fata. E c'era Vanya. E c'era un'ombra. E lui aveva perso il controllo. Aveva azzannato la fata? Cosa aveva detto Marisa poco prima? Che sarebbero morti? Non era morto, no?

«Puoi smettere di fingerti addormentato».

Berf spalancò gli occhi di soprassalto, pronto a difendersi. Una fitta gli attraversò la testa quando girò il collo. Scoprì che le parole provenivano da qualcuno vicino a lui, qualcuno con una vocina acuta ed infantile.

Era bassa. Più di Vanya. Ed era umana. Berf sentiva l'odore della sua pelle, si insidiava nelle narici e sotto la lingua. Ma era piccola per essere un'umana. Sembrava fragile. Ed innocente.
Gli ricordava suo fratello, Menz.

«Ciao» disse l'umana.

Aveva capelli marroni legati ai due lati del volto e pochi denti. Il naso era un tripudio di lentiggini, che si stendevano invadenti sulle gote rosse. Berf non avrebbe mai creduto che potessero esistere umani così piccoli. Non era un'adulta: era una cucciola umana. Tutte le razze avevano i cuccioli, doveva immaginarselo.

«Come ti chiami?» insistette la cucciola umana, piegando un po' le labbra e sgranando gli occhi.

«Berf» rispose, cercando di tirarsi su «Tu?».

«Gretel» sorrise lei, le lentiggini sparate in tutte le direzioni.

Si tastò il fianco dove un livido nero stava comparendo. Si chiese se ci fossero altri umani in giro. Se fossero pericolosi.

«C'è una favola su due bambini. La protagonista si chiama anche lei come te. Gretel» disse Berf, ricordandosi di quando Arianna si sdraiava tra l'erba alta e leggeva per lui sotto la luna.

«Lo so. Ma mio fratello non si chiama Hans» lei aveva pochi denti per essere un'umana. E lo sguardo troppo innocente per essere un'assassina.

Berf fece un mezzo sorriso, ancora incapace di fidarsi davvero. Scrutò il luogo con gli occhi gialli. Si trovavano in una specie di grotta, alcune assi di legno marce erano state fissate sulle pareti rocciose per placare l'umidità. Era un lavoro pessimo. Lui avrebbe fatto meglio. Si chiese se l'umana - Gretel - abitasse lì.

'Tu sei nato fortunato' ripeteva sempre nonna Vricia con la sua voce roca. Guardando il luogo sudicio, il camino spento e i vestiti sporchi della bambina, Berf si chiese per la prima volta se sua nonna in fondo non avesse davvero ragione.

«La tua amica è con mio fratello. Ma non devi preoccuparti: lui è il fratello migliore del mondo» Gretel non aveva notato la compassione che lui non riusciva a nascondere negli occhi gialli.

«La mia amica?» chiese Berf, per un momento afferrato dal timore che stesse parlando di Marisa.

«Quella bionda. Un po' fredda. È alta come me» annuì Gretel.

Non era vero, Berf lo sapeva. Vanya era alta almeno dieci centimetri in più della cucciola umana. Ma non poteva dar torto a Gretel quando diceva che fosse fredda. Tutti gli elfi lo erano. La mano calda di Arianna era sempre morbida nei suoi ricordi. I baci della fata profumavano di miele e amore.

«Perché abitate qui?» domandò Berf. 

Non riusciva a trattenersi. Gli umani avevano vinto la guerra, no? Avevano ottenuto la gloria di vivere sotto il cielo. Lui non avrebbe mai scelto un tugurio del genere.

Gretel scrollò le spalle, come se non capisse la sua domanda. I suoi grandi occhi scuri - terribilmente innocenti - lo disorientavano. Era come quando Arianna rideva: lo trafiggeva un coltello acuto all'altezza del cuore. Ma per Gretel non era lo stesso, per lei c'era solo tenerezza.

«Mio fratello dice che qui è sicuro» rispose la bambina.

Berf si chiese se quel fratello meritasse tanta fiducia cieca. Strinse i pugni. Lui no. Se l'avesse meritata anche lui, Arianna sarebbe stata lì. Oh, cielo! Gli sarebbe bastata una briciola - solo una briciola, lo avrebbe giurato - di quell'amore cieco. Non avrebbe chiesto altro per tutta la vita. 

 Non lo disse ad alta voce. La testa gli doleva.

'Tu sei nato fortunato'.

«Mio fratello e la tua amica ti hanno messo le piante addosso per guarire. Quando ti vedranno... Scommetto che esploderanno di gioia» osservò Gretel, scuotendo i buffi ciuffi ai lati del volto «La tua amica era preoccupata».

Berf rimase sorpreso nello scoprire che un umano l'aveva curato. Lo stesso umano che ora lo ospitava in quella grotta cadente. Forse Vanya gli aveva promesso qualcosa. Forse no. Il pensiero che Arianna avesse mentito si insinuò subdolo. Berf chiuse gli occhi per cacciarlo.

«La tua amica dice di non farti vedere il sole. Perché?» la sua curiosità fece ridacchiare Berf.

«Non mi piace molto, il sole» rispose vago. Non voleva spaventarla. I mostri come lui vivevano solo nelle storie dell'orrore. I mostri come lui non avrebbero dovuto innamorarsi di una fata. Gli dei li avrebbero dannati in eterno per quel peccato.

'Tu sei nato fortunato'.

«Perché?» Gretel si sporse verso di lui.

«Perché sì».

«Non è una risposta» obiettò la bambina, imbronciandosi appena.

Lui tacque. Gli ricordava suo fratello, Menz. Ebbe una fitta al cuore. Avrebbe voluto dirle la verità.

«Scommetto che non sei umano» indovinò lei con uno scintillio negli occhi scuri, decisa a non demordere «Hai gli occhi troppo gialli... cosa sei?».

Berf sospirò. Tanto valeva ammetterlo. Magari lo avrebbe lasciato in pace per la paura. Magari sarebbe fuggita dal mostro.
«Sono un licantropo». 

'Tu sei nato fortunato'.

«Wow!!».

«Come, wow?».

«Non ho mai conosciuto un licantropo. Diventi un lupo grande e nero?» lei era davvero curiosa.

«Grande e bianco» rispose spaesato.

Gli occhi di Gretel erano due monete giganti, colmi di stupore e meraviglia. L'ingenuità della cucciola umana era così vera da far male.  

Berf non riusciva a spiegarselo. Gli umani odiavano quelli come lui, i vecchi lo ripetevano sempre. Tutti lo dicevano sempre.  Gli umani li avevano uccisi a migliaia. A milioni. Li avevano cacciati dal fertile suolo, li avevano privati del cielo terso - Berf si chiedeva sempre cosa si provasse a correre sotto le nuvole bianche e azzurre. Li tenevano confinati sottoterra, lontani da ogni piacere, dall'aria fresca. Perchè quella ragazzina sembrava felice di vedere un mostro?

«Berf!» la voce di Vanya interruppe i suoi pensieri.

Il licantropo la guardò. Gli occhi verdi non promettevano discorsi piacevoli. 

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