Cap. 4: Raven

Raven era nata in scandinavia, in mezzo al gelo delle montagne. Era sempre stata una bambina diversa dalle altre sue coetanee, per via dei suoi capelli nerissimi e soprattutto per i poteri che aveva ereditato dalla sua famiglia e che, come raramente succedeva, si erano manifestati molto presto, obbligandola a imparare fin da subito come controllarli e impedire che qualcuno scoprisse il suo segreto.

I suoi genitori l'avevano educata perché crescesse come una guerriera fin da quando aveva manifestato la propria magia, e il giorno in cui si era unita al Sommo Concilio era già a un livello tale da poter saltare i corsi di preparazione al combattimento di base, passando direttamente a quelli di perfezionamento e di magia avanzata. Tuttavia non si era unita per senso del dovere o perché glielo avesse imposto qualcuno: la decisione era stata sua, ben ponderata e niente affatto sofferta. Era abituata a darsi da fare, ad avere un obbiettivo, ed era stata educata a eseguire gli ordini di qualcuno. Il Sommo Concilio offriva questo e anche di più.

Suo padre, il giorno in cui gli aveva dichiarato cosa intendesse fare per vivere, non aveva detto niente. Si era limitato ad annuire, augurandole buona fortuna. Una risposta un po' fredda, ma sufficiente.

Dopotutto lei era una Valchiria, una guerriera addestrata alle arti del combattimento e della magia. Tutta la sua vita era incentrata quasi unicamente su questo aspetto, e le manifestazioni di gioia o di un qualunque altro sentimento erano totalmente inutili, buone per momenti più frivoli.

Chi non la conosceva bene avrebbe potuto dire che era una persona fredda e distaccata, visto il modo in cui si rivolgeva a tutti, il tono formale con cui parlava e la serietà con la quale pareva prendere ogni cosa.

In realtà era semplicemente stata educata in quel modo: se non avesse manifestato sentimenti di sorta per qualcuno, nessun nemico li avrebbe mai potuti usare a proprio vantaggio. Reprimerli e nasconderli era la cosa più importante, e chi la conosceva bene lo sapeva.

Purtroppo, nessuna di quelle persone poteva aiutarla in quel momento. Anzi, probabilmente avrebbero soltanto potuto rendere la sua situazione ancora più complicata.

***

Sedeva a un tavolo di un rifugio tra le montagne francesi, in mezzo a pochi altri, silenziosi avventori e a un burbero proprietario che guardava una partita di calcio da un piccolo televisore sistemato in un angolo del bancone. Un fuoco scoppiettava nel camino in fondo alla sala lunga, e sul ripiano di legno davanti a lei fumavano due tazze di cioccolata calda. Una era per lei, ancora intatta, e l'altra invece era per il bambino di dieci anni che le sedeva di fronte.

Era leggermente alto per la sua età, e aveva la pelle scura, decisamente in contrasto con la sua. Indossava un berretto di lana, e a differenza di lei vestiva in un modo molto più consono alla temperatura polare delle montagne della Vallée des Merveilles.
I suoi occhi neri osservavano attentamente la Valchiria, che non poté certamente biasimarlo per il senso di preoccupazione che trasmettevano: doveva avere un aspetto tremendo, visto quanto stava cercando di fare e tutto il lavoro che l'aveva impegnata fino a quel momento.

- Sei proprio certa di stare bene?- le chiese il bambino.

- Assolutamente.- rispose lei - Non sento freddo. Ho familiarità con le temperature basse. Il clima da me è molto più rigido.-

- Non è a quello che mi riferivo.- spiegò lui - Volevo sapere se eri sicura di farcela. Non hai una bella cera.-

- Sì.- annuì - Non è necessario che ti preoccupi per la mia salute, Flynn. Sono perfettamente in grado di andare avanti.-

- In queste condizioni?-

Raven gettò un'occhiata all'ampio specchio appeso dietro il bancone e vide che, effettivamente, sembrava che l'avessero passata al frullatore: era piena di tagli, lividi e graffi vecchi di giorni ma ancora ben visibili, e molto più pallida del solito. Aveva anche due ombre scure sotto gli occhi, le quali accentuavano il suo scarso colorito. Quella notte aveva dormito poco, e appena era sorto il sole si erano messi in marcia a piedi, zaini in spalla.
Oltretutto, nei giorni precedenti si era trovata in molte situazioni stremanti, e per uscirne aveva dovuto dar fondo a tutta la sua preparazione e alle sue non indifferenti doti di combattente.

Tutti quelli che la vedevano per la prima volta finivano col chiedersi cosa le fosse successo. Un paio di volte le era capitato di essere avvicinata da estranei più preoccupati i quali le domandavano se avesse bisogno di qualcosa.

- Sto bene.- disse con serietà - Per favore, adesso, concentrati: sei certo che questa sia la direzione giusta? Non possiamo sbagliare ancora, e dobbiamo arrivare il prima possibile.-

- Ne sono convintissimo.- annuì Flynn, sicuro - Se continuiamo così arriveremo entro domani. Questa volta non ho dubbi.-

- Lo hai detto anche due giorni fa.- gli fece notare la Valchiria.

- Beh, non è proprio facile...- disse lui, a disagio - Insomma, i ricordi risalgono a molto tempo fa... la conformazione ambientale è cambiata, capisci... e anche le coordinate sono meno precise, visto lo spostamento dell'asse terrestre, calcolarle non è uno scherzo. Ma stavolta ne sono più che certo!- aggiunse con enfasi - Lo troveremo, prometto!-

Raven annuì lentamente, guardando altri due escursionisti entrare nella stanza e sedere al tavolo accanto al loro. Riprese a parlare, abbassando la voce di una mezza ottava per non farsi sentire.

- In tal caso, non dubiterò più di te.- disse - Dimmi, invece: dopo questo cos'altro ci rimane?-

- Soltanto altre due destinazioni.- rispose Flynn, bevendo la sua cioccolata con evidente gusto - E poi, naturalmente, dobbiamo trovare il cristallo. E quello non sarà una passeggiata.-

La Valchiria annuì ancora e si alzò in piedi, riprendendo lo zaino da viaggio. La sua cioccolata era ancora dove l'aveva lasciata il cameriere.

- Andiamo.- disse - Se partiamo immediatamente saremo sul posto prima di domani sera.-

- E la tua cioccolata?- chiese Flynn, finendo la sua.

- Non mi va.- rispose Raven.

Si stavano dirigendo verso la porta quando colse un movimento con la coda dell'occhio, riflesso in un angolo dello specchio dietro il bancone, e reagì d'istinto.

Afferrò Flynn per un braccio e lo spinse oltre la soglia, mentre lei si girava e si abbassava contemporaneamente; un angolo della cornice della porta esplose lanciando schegge in giro, proprio nel punto in cui, fino ad un istante prima, c'era la sua testa.
Immediatamente la sua mano scattò verso uno degli stivali di cuoio, da cui trasse un lungo e sottile stiletto che lanciò contro uno dei due uomini che si erano seduti accanto a loro e che adesso si erano alzati e li stavano attaccando, colpendolo dritto alla gola.

Quello gorgogliò un attimo e poi cadde a terra, morto sul colpo. L'altro mosse velocemente la mano come se stesse lanciando qualcosa, e una lama invisibile sibilò verso Raven; lei balzò di lato, atterrando dietro l'angolo del bancone, mentre tutti gli altri ospiti urlavano e si davano alla fuga verso la cucina o i piani superiori.

La Valchiria sfilò dalle cinghie che li trattenevano allo zaino due involti sottili, mentre si levava il bagaglio dalle spalle. Dentro la stoffa, arrotolati con cura per passare inosservati, c'erano i machete d'argento con cui aveva ucciso gli Ibridi qualche giorno prima.

Uscì dal suo nascondiglio mentre l'unico aggressore ancora vivo si avvicinava con cautela e lo colpì dritto alla testa con l'impugnatura di una delle lame, dandogli poi un altro colpo sotto lo sterno e falciandogli le gambe con un calcio alle ginocchia. Lui gemette e cadde a terra come un castello di carte, e la Valchiria gli puntò un machete alla gola.

- Chi sei?- gli chiese freddamente.

Quello sbatté le palpebre un paio di volte per riprendersi e guardò confusamente Raven, che incombeva minacciosa sopra di lui.

- Chi sei?- ripeté lei, premendo la lama sulla sua pelle.

- Oh, d'a... d'accordo, d'accordo!- esclamò - Sono un... un Emissario delle Ombre, sei... sei contenta?-

- Mi stavi seguendo?-

- No. Ti abbiamo trovata per caso... stavamo cercando delle rovine...-

- Anche io.- disse lei - Ma per tua sfortuna non le raggiungerai. Chi altri c'è, tra queste montagne?-

- Credo solo un altro... il capo della missione.- rispose lui - E quello ti sta cercando, a differenza di me. Vuole che gli consegni...-

- Lo so che cosa vuole.- lo interruppe Raven, con la stessa calma e lo stesso tono formale che aveva sempre, benché fosse presente una punta di gelo - Questo però non significa che l'avrà.-

- Oh, certo... tu sei la Valchiria...- ridacchiò l'uomo - Una del Pentacolo, vero? Una dei pezzi da novanta. Scoprirai a tue spese che ormai voi cinque siete finiti, carina.-

- Questa è la tua opinione.- replicò quietamente lei - Ma se tenterà di fermarmi, ucciderò anche lui.-

- No, tesoro, non potrai sconfiggerlo. Non sai di cosa è capace.-

Forse. Forse non lo sapeva.

Ma aveva già perso troppo tempo. Non poteva restare ancora: più a lungo si fermava e più rischiava di essere trovata.

- Adesso devo andare.- disse. Strinse il manico del machete con due mani - Che gli Einherjar ti accompagnino in quest'ultimo viaggio.-

Con un solo affondo trafisse il cuore dell'avversario.

***

Uscì dal rifugio rimettendosi lo zaino sulle spalle. Flynn era rannicchiato dietro lo stipite della porta, ed alzò lo sguardo quando la vide uscire.

- Stai bene, Raven?- le chiese, preoccupato.

- Sto benissimo.- rispose lei - Ma adesso dobbiamo andare via: abbiamo un Emissario delle Ombre che ci insegue. Quei due erano qui soltanto per un caso e ci hanno riconosciuti mentre entravano. O forse hanno riconosciuto me.- aggiunse, prendendolo per una mano e tirandolo in piedi - Purtroppo sono alquanto famosa. Saresti stato meno visibile con qualcuno come Skin. Lui è più adatto a cercare, ed è anche meno conosciuto, fisicamente parlando.-

- Ma non è bravo come te.- osservò il bambino, mentre riprendevano a camminare, diretti verso il sentiero che li avrebbe condotti alla vetta.

- No.- ammise lei - Lui è migliore.

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