Cap. 22: Inutilità

Il risultato di un pestaggio? Orgoglio ferito, dolore diffuso su quasi tutto il corpo, un sacco di lividi e totale incapacità di prendere sonno.

Borbottando come una pentola di fagioli coperta di cerotti, Timmi aveva portato la televisione sul tavolino di vetro, si era sistemato sul divano con i piedi appoggiati sull'angolo dell'orrido mobile e faceva zapping tra i canali macinando patatine, fermandosi poi su un poliziesco che gli sembrava quasi decente.
Almeno, sperò, l'avrebbe aiutato a prendere sonno. Non si preoccupò del volume, Nadine era tornata a dormire a casa sua, e quindi non avrebbe disturbato nessuno, essendo l'abitazione più vicina ad almeno ventitré chilometri di distanza in linea d'aria. Dubitava che un televisore come il suo potesse vantare una simile potenza sonora.

In effetti, si rese conto solo in quel momento di quanto fosse limitato quel particolare modello: l'immagine era di qualità non proprio eccellente, e l'audio non poteva dirsi idilliaco. Di certo dipendeva anche dal fatto che aveva l'antenna smontabile, e quindi non collegata ad una qualche alimentazione esterna. Fino ad allora non ci aveva fatto troppo caso: a parte il fatto che lo usava poco, i suoi sensi (quando era ancora un mezzodemone) erano decisamente più sviluppati di quelli di qualsiasi altro umano, e compensavano quindi i difetti dell'elettrodomestico. Un'altra cosa persa.

All'improvviso partì la pubblicità, e lui ne approfittò per prendersi una Coca Cola dal frigo. Valutò per un attimo se correggerla con la vodka, di cui in quel momento aveva una gran voglia (e questo non era un buon segno), ma con uno sforzo decise di no: da demone non poteva ubriacarsi né danneggiarsi il fegato (le sue cellule avevano un ritmo rigenerativo troppo alto), ma da umano sì. Doveva andarci piano.

Si stava rimettendo a sedere quando sentì improvvisamente una serie di colpi svogliati abbattersi sulla porta; la cosa fu così inaspettata che sobbalzò, lanciando la lattina sopra la testa per la sorpresa e lo spavento. Quella gli ricadde sul capo con un tonfo non completamente attutito dai capelli, versando tutto il suo contenuto per terra e addosso a lui, oltre che sui cuscini del divano.

- Grande...- sbuffò - E anche questa Coca Cola è sprecata...-

Imprecando a bassa voce e passando rapidamente uno straccio sulla sua testa e sul divano si avviò alla porta, che ancora risuonava sotto una seconda raffica di colpi smorzati, come se chi fosse dall'altra parte non desiderasse propriamente entrare; un po' sorpreso, guardò l'orologio: chi mai poteva essere alle due del mattino?

- Raven?- esclamò stupito lui, quando ebbe aperto.

Vestiva in un modo molto strano per lei, e il foulard attorno ai capelli sembrava più un turbante di cera tutto sciolto per come le pendeva malamente sul capo. I jeans erano strappati all'altezza del ginocchio (uno dei quali era anche graffiato) e la maglia era macchiata di terra mista ad una sostanza oleosa che odorava di carburante. Una mano era quasi totalmente coperta di sangue, e le nocche erano tutte sbucciate.

Il suo viso era però ancora più singolare del resto: sporco come la felpa, oltre che piuttosto graffiato e insanguinato, era leggermente rivolto verso terra, e ostentava un'espressione estremamente diversa dal solito. Non leggeva più distacco sul suo volto, ma più che altro... apatia, o tremendo sconforto. Non sembrava quasi più lei.

- Ciao.- disse la Valchiria. Persino la voce era diversa, meno sonora - Scusami per l'ora tarda. Non sapevo dove altro andare... non posso chiedere a mio padre... ti dispiace se entro?-

Lui, stupito e un po' preoccupato, si fece da parte per farla passare. Raven si andò a sedere su una poltrona, poi notò la televisione accesa e la lattina rovesciata.

- Ti ho interrotto?-

- Eh, mi divertivo da pazzi...- rispose sarcastico Timmi, spegnendo il televisore e accendendo la luce - Come mai sei qui? E dov'è Flynn?-

Raven mise le mani sui braccioli della poltrona, stringendoli leggermente, e si appoggiò allo schienale, chiudendo gli occhi. Sembrava fare di tutto per non perdere la calma.

- Julien Wings l'ha preso.- rispose con voce piatta.

Timmi sgranò gli occhi.

- C... cosa?-

La Valchiria annuì senza aprire le palpebre.

- Ha rovesciato l'autobus su cui stavamo viaggiando e ha messo un Incantesimo di Innesco sopra il serbatoio. Se non avessi tenuto premuta la mia mano su quel punto esatto sarebbe esploso, uccidendo Flynn, me e altre sei persone. Sono riuscita a evitare che detonasse solo facendo uscire lentamente il carburante, colpendo il serbatoio fino a quando non si è rotto.-

Mostrò la mano coperta di sangue, gonfia ed escoriata fin quasi al polso: doveva averlo preso a pugni fino a rompersi qualcosa.

- Non ho potuto fare altro che stare lì a guardare mentre si allontanavano.- aggiunse, massaggiandosi distrattamente le dita distrutte.

Il ragazzo si prese la testa tra le mani, chiudendo gli occhi: e adesso?

- Io... vorrei poter fare qualcosa, Raven...- disse - Davvero... ma senza poteri...-

- In realtà, volevo solamente chiederti ospitalità per questa notte.- replicò lei, aprendo gli occhi e guardandolo - Domani mattina presto andrò a cercarlo. Non ti arrecherò alcun ulteriore disturbo, te lo prometto.-

- Faresti meglio ad andare dal Sommo Concilio, piuttosto.- sbottò lui, alzando il capo per restituirle lo sguardo - Daniel è stato qui.- aggiunse dopo un momento di esitazione - Gli ho detto che stavi bene e che eri inseguita da un Emissario con il frammento del Cristallo di Atlantide in corpo, ma non gli ho parlato di Flynn.- aggiunse, scuotendo la testa - Accidenti... avrei dovuto farlo. Ti ha messo Skin alle calcagna, ma se avessi detto di più forse si sarebbe sbrigato prima.-

Raven non rispose. Rimasero in silenzio qualche momento, immersi nello sconforto.

Timmi non poté fare a meno di arrabbiarsi con lei: la sua testardaggine insensata aveva portato Flynn dritto dritto tra le braccia dell'Alleanza delle Ombre e con lui gli ultimi resti della tecnologia Atlantidea non messa al sicuro, per non parlare del Cristallo di Atlantide e di tutta la non indifferente conoscenza che il bambino possedeva nella sua memoria genetica. E non poté non arrabbiarsi anche con se stesso per quanto si sentiva inutile in quel preciso momento.

- Un attimo...- disse lentamente Raven - Skin mi sta cercando, dici?-

Timmi alzò lo sguardo, e vide che lo osservava con la sua espressione di sempre: sembrava aver ritrovato la calma.

- Sì.- rispose lui - Perché?-

- Perché è un fantastico cacciatore di piste.- rispose lei - E può aiutarmi a ritrovare Flynn.-

- Cosa... ora vuoi il suo aiuto?-

- Non per trovare i laboratori.- chiarì - Ma se è davvero alla mia ricerca, posso sfruttare la cosa. Può trovare Julien al posto mio, devo solo metterlo sulla pista giusta.-

- Ma... aspetta!- esclamò Timmi - Non volevi dormire qui?-

Non era sicuro del motivo per cui glielo chiese. Sentiva solo un gran dispiacere all'idea di vederla uscire di corsa dalla porta e rituffarsi nella notte. Capì solo dopo alcuni secondi che non voleva stare da solo.

- Non adesso. Ho troppo da fare.- rispose Raven, scuotendo la testa, mentre si dirigeva in cucina per prendere del ghiaccio - Scusami di nuovo per averti disturbato ancora. Prometto che non accadrà più. Appena questa storia sarà finita verrò a chiederti delle tua nuova vita, ma adesso scusami...- si avvicinò alla porta, di nuovo impassibile come sempre - Ci vediamo presto, Timmi. Ti farò sapere.-

Lui non disse niente e, quando la Valchiria fu uscita, si sentì ancora più inutile di prima.

Ma che cazzo...?

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