Cap. 21: La vittoria dell'Emissario
Con uno stridio da far paura e un fiume di scintille, qualcosa squarciò la fiancata di lamiera dell'autobus, scardinando gli sportelli portabagagli e facendo finire le valige stipate là dentro sull'asfalto, mentre l'autista sobbalzava e frenava bruscamente. Qualcosa trattenne la parte posteriore del mezzo, facendolo sbandare in modo terribile. Il conducente tentò di sterzare per controbilanciare la perdita dell'equilibrio, mentre i passeggeri urlavano in preda al terrore; la coppietta smise di sbaciucchiarsi e si aggrappò ai sedili e alle maniglie, sballottata qua e là; all'uomo anziano caddero gli occhiali, mentre gli scappava un'imprecazione che Flynn avrebbe fatto bene a non ascoltare; il punk strillò come un maiale, chiamando la mamma, mentre una busta di erba gli volava via dalla tasca del giubbotto di pelle.
Raven afferrò Flynn e si aggrappò con forza alla maniglia davanti a lei, mentre l'autobus si rovesciava sul fianco destro. Il contraccolpo la schiacciò sul bracciolo che dava sul corridoio, provocandole un forte dolore al fianco, sotto le costole, ma Flynn venne bloccato dal suo corpo e non cadde. Poi lei perse la presa e finirono dalla parte opposta dell'autobus, contro il finestrino, lei di schiena e lui sul suo petto. Il vetro s'incrinò, e qualche scheggia le penetrò a fondo nella pelle, schiacciata sotto il suo peso.
Tutti si acquietarono un poco per leccarsi le ferite e constatare i danni, mentre l'autista, semistordito, invitava i passeggeri a mantenere la calma, anche se era chiaro che lui stesso era preda di una tremenda agitazione. Raven si tolse subito di dosso il bambino e, ignorando il dolore al fianco e alla schiena, aprì lo sportello d'emergenza sul soffitto e provò a spingerlo senza successo: l'urto lo aveva incastrato.
Maledizione...
Afferrò saldamente il corrimano davanti al suo naso e sollevò le gambe, scalciando con tutte le proprie forze, scardinandolo senza tanti complimenti. Ora poteva uscire.
- Resta qui.- ordinò a Flynn, prima di sgusciare fuori.
Qualcuno come Skin o Darth non ne sarebbe mai stato capace, avevano le spalle troppo larghe, ma lei era decisamente più sottile di entrambi, e le fu facile infilarsi nella stretta apertura e saltare in strada.
Atterrò rotolando sull'asfalto e si guardò attorno, cercando di individuare qualche possibile minaccia: la strada era vuota e buia, totalmente silenziosa. Non c'era nessuno, lì. Aggirò l'autobus fino a individuare il suo bagaglio, poi corse a recuperare i machete, appesi allo zaino. Li aveva appena impugnati e si stava rialzando quando un sibilo d'aria alla sua sinistra la convinse a saltare indietro per evitare un colpo di artigli dritto sulla testa.
Si voltò verso un Licantropo di quasi quattro metri. Un mostro enorme, più di qualsiasi altro lupo mannaro che avesse mai incontrato in vita sua, talmente muscoloso da sembrare quasi una caricatura. Un Ibrido, senza alcun dubbio.
Il suo muso peloso si contrasse in una brutta smorfia feroce, mentre una gran quantità di schiuma gli colava dalle fauci, e fissò gli occhi ambrati su di lei, mettendosi a quattro zampe.
Nessuna sorpresa che l'autobus si fosse rovesciato: qualcosa di così grosso avrebbe facilmente potuto sollevarlo e poi scaraventarlo via con una facilità a dir poco ridicola. Ucciderlo sarebbe stato difficile.
- Basta così, Vlad.- disse una voce - Risparmiati, non c'è bisogno di versare il tuo sangue.-
Il grosso Ibrido si rialzò in piedi, smettendo di ringhiare, e si voltò a guardare l'uomo che avanzava al suo fianco: Julien Wings.
- Vai, non preoccuparti.- continuò l'Emissario, impugnando la propria spada - Meglio che ti ritiri, per adesso. Non sono sicuro che tu possa farcela, contro di lei.-
Il lupo ringhiò un'altra volta, ma si ritrasformò senza protestare. Divenne un basso ometto e poco capelluto, dalle sopracciglia sporgenti e l'aria nervosa. Ogni traccia della bestia di poco prima era scomparsa.
- Bah!- sbuffò con aria acida - Se lo dici tu, Wings...-
- Lo dico io, sì.- ribadì lui - Vattene. Sei prezioso, ora come ora, è meglio se vai.-
Ancora, l'ometto di nome Vlad grugnì e, con un ultimo sguardo a Raven, guizzò via in fretta, sparendo nella notte.
- Allora, Valchiria...- sorrise a quel punto Julien - Contenta di rivedermi?-
- Non posso dire di esserlo.- ammise Raven, stringendo forte i machete.
- Peccato...- disse lui, scuotendo la testa - E dire che ero venuto per proporti un accordo.-
- Che accordo?-
- Uno semplice: tu mi consegni il bambino e io non ti ammazzo. Ritiro anche le accuse per omicidio. Ci stai?-
- Temo di no.- rispose lei - Flynn verrà via con me.-
- E come pensi di superarmi?- domandò Julien, passando distrattamente un dito sul piatto della spada.
- Il frammento è dentro di te.- disse Raven - Ma se dovessi riuscire a colpirti nel punto giusto, allora potrei estrarlo e ucciderti.-
Lui fece un sorriso beffardo e mise via l'arma, appoggiandosi con una mano al fondo dell'autobus, mormorando qualche parola.
- Cosa fai?- domandò la Valchiria, non riuscendo a nascondere la sorpresa.
- Guarda dove ho messo la mano.- disse lui, senza smettere di sorridere.
Raven seguì il suo braccio, stringendo gli occhi per vedere bene al buio le forme indistinte che c'erano sotto il pianale della vettura.
- Non capisco cosa tu voglia dire.-
- Qui...- e accennò col capo al punto a cui si era appoggiato - ... c'è il serbatoio.-
Probabilmente Raven divenne mille volte più pallida di quanto già non fosse, perché sentì molto chiaramente il sangue defluire via dal viso.
- E ti dirò anche...- proseguì l'Emissario - ... che non ha subito danni. Così come non ne subirò io. Non credo che ti possa far piacere, raccogliere il tuo prezioso mutante pezzo per pezzo, senza parlare di tutti gli altri passeggeri. Sono ancora a bordo, sai?-
- Non lo faresti!- tentò la valchiria, stringendo con ancora più forza i manici dei machete - Lui ti serve.-
- Mi basta un campione del suo codice genetico.- rispose Julien, stringendosi nelle spalle - Persino quegli ignoranti retrogradi dei non maghi hanno imparato a clonare un organismo. Posso ricostruirlo in laboratorio, proprio come quando è nato. Non ci vuole niente, per uno come me. Preferirei non farlo, ovviamente, ma se mi costringi...- fece un cenno col capo, diretto a lei - Le armi. Gettale.-
Raven esitò un momento, poi lasciò andare i machete, che caddero a terra tintinnando.
- Anche i coltelli.-
Lentamente, la Valchiria si chinò e sollevò le gambe dei pantaloni, rivelando le fondine appese alle caviglie, da cui estrasse altrettante armi, che lanciò di lato, sulla strada. Fece poi lo stesso con i dieci stiletti appesi alla fascia che portava attorno al petto, arrivando a creare un bel mucchio troppo lontano per essere raggiunto.
- Anche quello sotto il polsino del maglione.-
Senza obbiettare, si liberò anche dell'ultimo coltello da lancio che le rimaneva addosso. Intanto, l'autista aveva iniziato a colpire il proprio sportello per cercare di uscire, ma era bloccato. E, probabilmente, lo era anche tutto il resto dell'autobus, inclusa (con ogni probabilità) la via d'uscita aperta da lei. Julien doveva aver precluso a tutti ogni possibilità di fuga.
- Ora avvicinati.- le ordinò il messaggero - Senza movimenti bruschi.-
Sì... fammi avvicinare... Pensò Raven, cominciando ad avanzare lentamente.
Quando fu ad un passo da lui, Julien la fermò.
- Bene.- disse - Adesso devi mettere la mano dove l'ho messa io.-
- Perché?-
Lui le fece cenno di guardare: il suo palmo venne circondato brevemente da una leggera aura lucente, la quale svanì subito dopo che Julien ebbe pronunciato qualche altra breve parola. Tolse la mano da lì, ricominciando a parlare.
- Tra dieci secondi l'incantesimo sarà innescato, se non ci metti la mano.-
Raven non ebbe bisogno di chiedere a quale incantesimo si riferisse: doveva aver piazzato lì una magia di fuoco a innesco, una sorta di bomba ad orologeria magica. Se non ci avesse messo la mano ed esercitato la giusta pressione, si sarebbe accesa una fiammella che, al contatto col carburante, avrebbe fatto scoppiare tutto. E la parte peggiore era che non sapeva come disattivarlo, non senza rischiare di uccidere tutti.
- Bene, io vado.- disse Julien, allontanandosi, mentre lei impediva all'incantesimo di azionarsi - Ti saluto.-
Lo osservò oltrepassare il fondo dell'autobus, sentendosi più impotente che mai.
Flynn...
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