Cap. 20: Sull'autobus

Dopo l'abbandono di Timmi, Xander e gli altri vennero effettivamente affidati a Skin per portare avanti la loro istruzione e, soprattutto, il lavoro che il Sommo Concilio gli aveva affidato.
Il Fantasma si presentò alla loro porta comunicandogli la notizia, che accolsero modi diversi: in quanto apprendisti non erano obbligati ad ultimare l'istruzione, quindi sarebbe bastato loro rifiutare per non doverne più sapere nulla.

Xander e Jo non esitarono ad unirsi a Skin nella ricerca di Julien Wings e di Raven, ma Alis disse loro che le serviva un breve "periodo sabbatico" per sistemare delle cose che erano rimaste in sospeso, anche se non volle dire quali cose a nessuno dei tre. Skin scelse di non perdere troppo tempo nemmeno con Nadine poiché, essendosi presentata davanti al Sommo Concilio al fianco di Timmi, era alquanto improbabile che volesse mollarlo a casa in quel momento preciso per continuare il lavoro, e quindi lasciò perdere immediatamente.

A quel punto restava solo da fare il punto della situazione, e scelsero di farlo a casa di Jo, che in quel momento era vuota. Si sedettero al tavolo della cucina e cominciarono a discutere di tutto ciò che avevano scoperto.

- Se, come dite, ora è da questa parte dell'oceano, trovarla sarà più facile.- disse Skin, dopo avere ascoltato ciò che i due ragazzi avevano dire su Raven - Ma conosce bene i miei metodi... ci vorrà un po' perché la rintracci.-

- Sicuro di non voler sapere cosa sta facendo di preciso?- chiese Xander.

Skin annuì.

- Preferisco non sapere.- rispose - So com'è fatta... non mi piace essere tenuto all'oscuro, ma ormai è andata così... saperlo credo che mi farebbe solo arrabbiare di più. Quell'idiota...- sbottò - Ora sì che è in pericolo.-

Jo aggrottò un sopracciglio.

- Scusa, ma perché avrebbe dovuto dirlo proprio a te?- chiese.

Lui scosse lentamente la testa, accigliato.

- Siamo amici da tanto.- rispose - Siamo entrati insieme nel Sommo Concilio, e poi io sono bravo nello scovare le cose nascoste o nel rintracciare le persone. Se sta cercando qualcosa, nessuno più di me poteva aiutarla.-

- Sei preoccupato?- chiese Xander.

- Certo che lo sono.- disse subito, scuro in volto - E preferirei non esserlo. Odio avere preoccupazioni.-

Il giovane mago annuì.

- Sì, secca anche me.- ammise - Sei davvero sicuro di non voler sapere...?-

- Sì.- rispose perentorio - Prima di tutto, so già che mi arrabbierei anche di più, come ho già detto. In secondo luogo, non credo che conoscere i suoi obbiettivi possa essermi davvero utile, dopotutto. Voi avete detto che si sta recando in luoghi che nessun altro potrebbe trovare a parte quel bambino, giusto?-

- Da quello che abbiamo capito, sì.-

- Allora non potrei mai anticipare le loro mosse. Se fosse possibile, l'Alleanza lo avrebbe già fatto, in fondo. Possiamo solo inseguirli anche noi, e sperare di essere abbastanza veloci.-

- Allora che si fa?-

- Ve l'ho detto, seguiamo le sue tracce.- rispose - Non sono molte, ha ricevuto un addestramento adeguato per non farsi seguire, e ora che le stanno addosso sarà più attenta, ma ci sono alcuni segni del suo passaggio difficili da cancellare o nascondere, soprattutto a me.-

- Per esempio?-

- Per esempio, ammazza senza pensarci su due volte gli Emissari delle Ombre che la ostacolano.- disse con semplicità Skin - I cadaveri non passano inosservati, per questo l'hanno trovata. E se anche dovesse viaggiare in incognito, evitando gli scontri, lo potrebbe fare solo a piedi, perché non sa guidare, e la magia è facile da seguire.-

- Ma questo come ci aiuta?- chiese Jo.

- In molti modi.- spiegò lui - Primo: qualcuno potrebbe averla notata, nonostante i suoi sforzi. Secondo: nessuno la conosce più di me, nel Sommo Concilio, e so come ragiona. Terzo: se necessario, potrei essere in grado di trovare il suo odore.-

- Il suo odore?- ripeté Xander - Cosa vuoi fare, metterti naso a terra e annusare in giro?-

- No, ma ho alcune diavolerie di Loran che possiamo usare.-

I due ragazzi si scambiarono uno sguardo: non avevano mai conosciuto Loran, ma secondo Timmi le sue invenzioni solitamente non funzionavano granché bene. E, sempre secondo lui, l'unico che le usava regolarmente era Skin.

- So cosa pensate.- sorrise questi - Timmi non si fida molto di lui nonostante la sua Fiaccola, ed è ovvio che vi abbia passato il suo pregiudizio, ma non preoccupatevi, andrà tutto bene. Sono anni che mi affido alle sue invenzioni, eppure sono ancora qui, nonostante tutto.-

Le sue ultime due parole non li rassicurarono un granché, ma Xander non badò nemmeno all'apprensione che provava: sentire il nome di Timmi gli aveva provocato un gran moto di tristezza. Gli dispiaceva di ciò che gli aveva detto, ed avrebbe dato tutto ciò che possedeva per rimediare.

- Faremo meglio a darci una mossa, adesso.- disse Skin, alzandosi in piedi - Più ci metteremo e più Raven resterà da sola.-

- Sei sicuro di poterla aiutare?-

- Assolutamente.- annuì lui, solenne.

Jo e Xander si scambiarono un'occhiata e si alzarono in piedi.

- Certo.- concordò Xander - Hai ragione. Dopotutto, tu sei molto bravo, giusto? -

- Grazie, Xander.- disse Skin, cercando di non sembrare troppo compiaciuto.

- Già.- annuì Jo - Credo che nemmeno Raven sia brava come te.-

- No, infatti.- annuì nuovamente il Fantasma, tornando serio - Lei è meglio.-

***

Raven aveva sempre saputo che la sua scelta di fare le cose da sola non sarebbe stata certamente una passeggiata, ma non immaginava di doversi guardare costantemente le spalle ad ogni passo col timore di incrociare Julien Wings.

Doveva considerarsi fortunata, tutto sommato, se si erano incrociati solo una volta fino a quel momento, ma sentiva il suo fiato sul collo ora che aveva lasciato la sicura protezione dell'amico alle sue spalle e sapeva di averlo alle costole.

Non era una sensazione razionale (dopotutto, non poteva sapere dove avesse passato gli ultimi giorni), tuttavia era amica di Skin da moltissimo tempo, e aveva imparato quanto poco un esperto in pedinamenti e ricerche potesse metterci nel rintracciare qualcuno, una volta all'esterno del raggio d'azione di eventuali incantesimi protettivi. Era solo questione di tempo.

Lei e Flynn in quel momento erano nuovamente in viaggio, diretti verso la costa, ma non osavano usare i treni o gli aerei come mezzi di spostamento per paura di venire rintracciati tramite i potenti canali dell'Interpol per cui fingeva di lavorare Wings, e dunque dovevano accontentarsi di sistemi meno efficaci, come gli autobus. Non che le persone comuni potessero competere con la magia, ma più ne avesse usata e maggiori tracce avrebbe lasciato. Doveva essere cauta, usarne poca e solo in caso di emergenza.

A bordo di una corriera, immersi nella notte, macinavano chilometri lungo la strada semideserta che stavano percorrendo, in sonnacchioso silenzio. Flynn si era addormentato con il capo posato sulla propria spalla, sorvegliato dalla Valchiria, che aveva nascosto i propri capelli con un foulard avvolto attorno alla testa. Inoltre, aveva sostituito il suo solito vestito e gli stivali con un paio di jeans, una maglia a maniche lunghe rosa scuro e scarpe da ginnastica. Così combinata sarebbe stato piuttosto difficile riconoscerla per un qualche inseguitore o per un passante distratto. O almeno lo sperava.

Sulla vettura c'erano solo altre sei persone oltre loro due: una coppia di anziani, un ragazzotto vestito da punk, una coppietta che non la smetteva di pomiciare sui sedili in fondo e l'autista, concentrato sulla guida. Nessuno di loro sembrava particolarmente pericoloso, ma Raven mantenne la guardia alta comunque, nel caso in cui qualche Emissario delle Ombre si fosse infiltrato tra i passeggeri.

Tuttavia sembrò preoccuparsi per niente, perché per molte ore non accadde nulla di eclatante, e la massima eccitazione che fu possibile ricavare da quel viaggio si ebbe quando una ruota prese una buca, facendo sussultare lievemente il veicolo.

Flynn, che si era assopito poco dopo la loro partenza, cominciò ad agitarsi nel sonno nel giro di alcune ore, finendo con lo svegliarsi all'improvviso, stropicciandosi gli occhi cisposi.

- Tutto bene?- gli chiese.

- Sì.- rispose lui - Era... solo un brutto sogno.-

Lei si trattenne dal sospirare.

- Vuoi parlarmene?- chiese.

Flynn scosse la testa.

- No... sto bene, davvero. Prima erano peggio... ora i miei incubi stanno migliorando.-

Raven gli posò una mano sul braccio, comprensiva: quando l'aveva preso con sé, qualche tempo prima, aveva passato i primi giorni quasi in silenzio, chiuso nel proprio mutismo, e solo la notte, mentre dormiva, si lasciava sfuggire qualche parola di più. Questo perché gli capitava di urlare nel sonno.

- Sto bene!- ripeté, un po' seccato, scostandole la mano - Dico sul serio! Insomma... non è proprio piacevole, come viaggio!- sbuffò.

- Lo so, ma abbiamo molte poche opzioni.- ribatté pacatamente la Valchiria - E devo dire che tu ti stai adattando molto bene, Flynn.-

- Il merito è anche tuo.- osservò lui - Se non ci fossi stata tu...-

Raven non rispose e passò lo sguardo per l'ennesima volta sulle persone presenti nell'autobus, mentre il bambino si voltava a guardare fuori dal vetro. La sua mente vagò libera per qualche istante, ritornando a parecchi anni prima, il giorno in cui i genitori adottivi di Flynn le avevano presentato il piccolo bambino di due anni, quando ancora era un'apprendista. Lentamente, fece scorrere il flusso di ricordi, fatto di immagini che la ritraevano con lui, ogni volta un po' più grande, mentre passavano un po' di tempo insieme quando andava a trovare i suoi genitori, arrivando infine al momento che l'aveva vista promettere di proteggerlo.

All'epoca in cui l'aveva conosciuto non avrebbe mai pensato a cosa sarebbe accaduto in futuro tra loro, né se lo sarebbe mai augurato. Per il bene di tutti quanti.

La strada buia filava via a velocità sostenuta, mentre le ruote investivano, di tanto in tanto, qualche sassolino che schizzava via come un proiettile o finivano in una buca che faceva sobbalzare l'autobus, strappandola ai suoi pensieri.

- Quando arriviamo?- chiese Flynn, ignaro di quello che le passava per la mente.

- In mattinata.- rispose lei - Riposa.-

Riprese a guardarsi intorno, i sensi all'erta: sentiva che stava per accadere qualcosa. Non sapeva perché, ma aveva una brutta sensazione. Non aveva un reale motivo per essere così in allarme, a dire il vero: il fatto, tuttavia, era che fin da quando era bambina (aveva forse la stessa età di Flynn) sua madre le aveva costantemente inculcato precisi modi di pensare e gestire le situazioni, insegnandole anche a percepire l'arrivo di probabili disastri e sciagure. Era un po' la stessa cosa che succedeva quando gli uccelli smettevano immediatamente di cinguettare, un momento prima che scoppiasse la tempesta, o quando gli animali fuggivano da una catastrofe. Una sorta di istinto, molto simile a quello di certi sensitivi, benché meno sviluppato. Qualcosa stava per succedere.

E, purtroppo, non passò molto tempo prima che gli eventi le dessero ragione.

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