Cap. 19: La discussione
Se si era aspettato di poter dormire fino alla sera successiva, o perlomeno fino a pomeriggio inoltrato, Timothy Anderson si era sbagliato di grosso: certo, l'una e mezza del pomeriggio non era esattamente l'alba, ma un sedicenne urlante e infuriato, e per di più Mago di Fuoco con poteri esplosivi, che irruppe nella stanza da letto come una furia scatenata facendo inavvertitamente esplodere la maniglia al minimo tocco a causa di un eccesso di magia dovuto alle forti emozioni che provava non fu un piacevole risveglio.
Il botto, simile allo sparo di una calibro.9, lo fece saltare sul materasso come una trota fuori dall'acqua, mentre il suo cuore accelerava rapidamente i battiti. Per un secondo credette addirittura di essere sotto attacco, e afferrò istintivamente il cuscino a 'mo di randello.
- Tu!- gridò Xander, in tono furioso e offeso insieme - Razza di brutto bastardo opportunista che non sei altro!-
Grugnendo, Timmi fece ricadere la testa sul letto, premendosi il cuscino sulla faccia, mentre Jo ed Alis entravano nella stanza dietro di lui, seguiti da Nadine, che aveva dipinta in volto un'espressione di scusa.
- Ciao Donovan...- grugnì, la voce soffocata dalla stoffa e dal cotone - Anche a me fa piacere vederti. Hai proprio una bella cera... distesa, riposata...-
- Piantala di prenderci in giro!- sbottò Jo - Sappiamo benissimo cos'hai fatto!-
- Certo, perché Nadine ve l'ha detto, immagino.- sospirò, togliendosi di dosso il cuscino e guardando la ragazza, che si strinse nelle spalle con aria colpevole.
- Scusa.- disse - Ma volevano sapere dov'eri finito, e non sono riuscita ad inventarmi niente, così sul momento...-
- Groan...- borbottò lui, tirandosi su - Bah, ormai sono sveglio, quindi...-
- Hai i capelli neri.- osservò Alis - Stai bene.-
- Grazie.- disse il ragazzo - Ma ero più abituato ad averli verdi... vabe'...- ridacchiò - Un prezzo accettabile, direi... almeno posso smetterla di vestirmi in quel modo.-
- E i tuoi poteri?- sbottò Xander - Quelli erano un prezzo accettabile?-
- Per una vita finalmente normale? Sì.- ribatté lui - Credi che mi sia divertito a combattere contro me stesso per quindici anni, forse?-
- E ora puoi dire di poter vivere tranquillo?- ringhiò il mago - Là fuori c'è tanta gente che ha bisogno di te... noi abbiamo bisogno di te!-
- Sciocchezze... potete farcela benissimo anche con le vostre forze.- disse Timmi - Siete autosufficienti come maghi, e resterò vostro amico comunque. Per l'addestramento verrete riassegnati a qualcun altro. A Skin, forse, o magari a Trys o a Darth. Non a Raven, lei si è data di nuovo alla macchia con Flynn...-
- Già, il bambino mutante che rischia la pelle!- osservò amaramente Jo - Ha proprio avuto una bella idea, ridurre all'impotenza il migliore di tutti. Ora come farai a combattere?-
- Non lo farò.- rispose - Mi sono messo in congedo, e ne ho tutto il diritto. Mi sono ripreso un pezzo di quello che i Custodi dell'Eden mi hanno tolto.-
- Credevo che fossero tuoi amici!- sbottò Xander.
- Io intendevo quelli vecchi.- chiarì Timmi, inarcando un sopracciglio - Non insultarli, Donovan. E non confondere le cose: sono stati i miei superiori, e li rispetto tutti e cinque, a partire da Danny... per non parlare di Liz Addley... loro si sono sempre presi cura di me, e penso di poter quasi dire di volergli bene... però esiste sempre una gerarchia, e almeno un po' la devo rispettare anch'io.-
- E non ti interessa cosa succederà adesso?- chiese Jo - Chi fermerà l'Alleanza delle Ombre?-
- Ehi, nessuno ha detto che debba farlo io.- disse Timmi, aggrottando la fronte - Artiglio Nero era solo uno dei loro nemici. Ne hanno altri, molto più pericolosi, e il Sommo Concilio non aveva solo me. Ci sarà sempre qualcuno a combatterli. Non era necessario che io rimanessi un mezzodemone e continuassi così per tutta la vita. Voi avreste fatto lo stesso.-
- E tu cosa ne sai?- sbottò Jo.
- Lo so perché so che non sareste sopravvissuti, altrimenti!- sbottò, infuriato - Jo, essere mezzo buono e mezzo cattivo è qualcosa che ti lacera! Stavo diventando pazzo, e per poco non ho ammazzato anche voi! Ti rendi conto di quanto fossi pericoloso?-
- Noi ci rendiamo conto soltanto del fatto che tu hai ancora paura!- sbottò Xander - Pensavo che l'avessi superato!-
- Beh, sembra di no! Non ce la facevo, e sapevamo fin dall'inizio che la cosa poteva finire male! È un miracolo che non sia andata peggio!-
Xander e Jo non sembravano ancora convinti, infatti uscirono dalla stanza senza rivolgergli la parola, pieni di astio. Alis li seguì dopo aver lanciato uno sguardo di scuse a Timmi, e Nadine si sedette sul letto, sorridendo tristemente.
- Mi dispiace.- disse - Vedrai, gli passerà.-
- Bah...- grugnì lui - Reazione prevedibile, sono solo arrabbiati perché non ne ho parlato con loro. Speravo solo di avere qualche altra ora.-
- Cosa pensi di fare adesso?-
- Boh...- rispose, stringendosi nelle spalle - Mi farò un giro in macchina, credo. Voglio vedere come si sta tra la gente da umano. Con loro parlerò dopo, quando si saranno calmati.-
- Vuoi che venga con te?-
- No.- rispose - Tornatene a casa, riposati un altro po'. Posso cavarmela da solo.-
Lei annuì e gli carezzò una guancia, poi se ne andò a sua volta.
Timmi si alzò con calma, senza troppa fretta, prendendo atto in quel momento della situazione: era libero. Non aveva niente che lo costringesse a correre fuori di casa. Sì, come avevano detto i ragazzi era inerme, senza poteri e senza capacità, ma era anche senza responsabilità e senza rischi. Poteva fare quello che voleva.
Cominciò entrando in bagno con un paio di forbici da cucina in mano, mettendosi proprio di fronte allo specchio, guardando la propria immagine negli occhi per qualche secondo. Una smorfia gli incurvò le labbra mentre, con lentezza, prendeva il lunghissimo codino con la mano libera e, ancor più lentamente, avvicinava le lame alla base dei capelli.
- Ciao ciao, vecchio mio.- disse.
Con un colpo deciso, recise l'intero fascio di capelli senza alcuna esitazione.
***
Raggiunse la città in macchina osservando il traffico che scorreva vicino a lui, ripensando a quando, tre mesi prima, aveva provato per gioco a superarne una correndo. Era stato facile, in fondo, stava andando piuttosto piano, e lui era molto veloce... d'altra parte, era stata un'idea un po' stupida. Se lo avessero visto di certo avrebbe dato nell'occhio.
Fermò l'auto solo quando raggiunse il parco e passeggiò per un po' nel mercato cittadino, passando accanto a persone che non lo riconobbero quasi per niente, ora che aveva un aspetto così diverso, senza più il codino e i capelli verdi, o il lunghissimo gilet. Si tenne i jeans, ma cambiò anche la maglietta, optando per qualcosa di più scuro. Si sentiva strano a vestirsi in modo normale, una volta tanto, ma era anche una bella soddisfazione, soprattutto perché tutti adesso non lo guardavano come prima.
In città era famoso per aver pestato a sangue un'intera banda di teppisti e per non rivolgere mai la parola a nessuno, se non si trattava di Nadine, Xander, Alis o Jo, e a causa di questi e altri episodi simili metà dei suoi concittadini lo ritenevano un genio, l'altra metà uno squinternato o peggio. D'altra parte, c'era sempre chi lo apprezzava.
Questo perché ogni tanto era costretto a fare un favore a Tizio o a Caio, ma soltanto perché Nadine lo costringeva a socializzare un po', così che alcuni lo stimavano almeno un poco e altri lo detestavano tranquillamente. Non che gliene importasse molto, ma in quel modo aveva finito col farsi conoscere piuttosto in fretta: Orenthal era piccola, lui era l'ultimo arrivato, e la voce del solitario ragazzo che viveva in un cottage nel bosco tutto da solo si era sparsa in fretta, spingendo tutti, che lo odiassero o amassero, a guardarlo con curiosità.
Tuttavia, quella volta nessuno lo disturbò: la sua espressione era incredibilmente più distesa, i suoi muscoli molto più rilassati, gli abiti assolutamente normali. Sembrava una persona diversa, agli occhi degli altri... e, per certi versi, anche ai suoi.
Comprò un bombolone alla crema per mettere qualcosa sotto i denti e si diresse di nuovo verso la macchina quando un discreto tramestio attirò la sua attenzione: un uomo, a occhio e croce un vagabondo, aveva appena scippato una borsa, e la donna derubata aveva cominciato a strillare a perdifiato.
Senza pensare, Timmi si gettò all'inseguimento, seguendo l'uomo e procurandosi un bel po' di fiatone: non era più resistente come un tempo, non senza il suo demone personale a sostenerlo. Tuttavia il suo fisico non poteva certo dirsi esile, perché ben presto (anche se in più tempo di quanto gliene sarebbe occorso da mezzodemone) raggiunse il suo bersaglio e lo atterrò con un balzo.
Il ladro se lo scrollò di dosso con una gomitata che gli fece molto più male di quanto si sarebbe aspettato, e cercò di scappare via ancora; lui lo afferrò per la cintola e lo trascinò indietro, facendogli perdere la presa sulla borsa. Quello si rialzò, la faccia sporca e barbuta aggrottata in un'espressione rabbiosa, e nella sua mano comparve un coltello a serramanico.
Istintivamente, Timmi mise una mano sul fianco, dove normalmente teneva la sua Fiaccola, ma poi si ricordò che, essendogli inutile, l'aveva lasciata a casa, nascosta nella sua botola sotto il pavimento. Doveva fare da solo.
Evitò un fendente della lama che altrimenti gli sarebbe costato un occhio, e poi un altro diretto alla sua spalla. Il tizio era abituato alle risse, e sapeva maneggiare il coltello, ma non poteva vantare l'esperienza e l'allenamento di Timmi, che pur senza la forza e la velocità da mezzodemone era comunque in grado di tenergli facilmente testa. Afferrò il polso del barbone con entrambe le mani mentre cercava di colpirlo un'altra volta, colpì la mano con una ginocchiata che gli fece perdere il coltello e poi gli sferrò un pugno dritto sul naso che lo fece cadere a terra.
- Aho...- gemette il ragazzo, scuotendo la mano: si era fatto un male del cavolo.
Anche il suo avversario pareva non essere proprio contento del risultato, ma non poté certamente dire di averlo messo fuori combattimento: gli aveva fatto uscite un po' di sangue dal naso. Lo vide rialzarsi di nuovo, furente, e lanciarsi su di lui, atterrandolo prima che potesse spostarsi. Quello cominciò subito a colpirlo sul volto, picchiandolo selvaggiamente, e gli costò uno sforzo immenso riuscire a scrollarselo di dosso con una pedata che lo fece volare di nuovo a terra. Si mise a sedere intontito, mentre qualcosa gli colava da un sopracciglio.
Accidenti... ecco che sanguino.
Mentre tentava di rialzarsi sentì un altro colpo prenderlo dritto ad una tempia, provenendo da chissà dove, che lo fece cadere di nuovo, e questa volta non riuscì a rimettersi in piedi. Sentì sopra di sé la presenza del ladro, che probabilmente aveva raccolto il suo coltello... poi ci fu un breve tramestio, un urlo e un colpo, e la lotta finì.
Qualcuno lo tirò su, passandosi un suo braccio sopra le spalle, mentre in lontananza sentiva una sirena annunciare l'arrivo dello Sceriffo.
- Sempre in ritardo...- sbuffò una voce che conosceva al suo orecchio - Beh, meglio filare, o non riuscirò a spiegargli come ho fatto a conciarlo così.-
Detto ciò, Timmi e Nadine sparirono.
***
- Sta fermo.- lo ammonì lei, passandogli il disinfettante sul taglio sopra l'occhio.
Timmi non rispose, grugnendo seccato.
- Che ci facevi lì?- sbottò.
- Ad occhio e croce, ti salvavo la pelle.- rispose lei - E c'è mancato poco che non ce la facessi, aggiungerei.-
- Ti avevo detto di tornartene a casa.-
- E c'ero andata.- obbiettò la ragazza, offesa - Ma avrò anche il diritto di fare quattro passi, no? E poi sei tu ad essere venuto da me, sai? Anzi, meno male che l'hai fatto.-
Continuò a pulirgli il sopracciglio e poi gli ci applicò un cerotto.
- Ecco fatto.- disse, stampandoci sopra un bacio - La bua è guarita.-
- Nadine, non ho cinque anni!- sbottò Timmi, irritato.
- No, hai tremila graffi.- osservò lei.
Lui sospirò rabbioso.
- Accidenti...- grugnì - Che rabbia... e pensare che fino a ieri avrei potuto spazzarci il pavimento...-
- Che c'è, rimpiangi di aver rinunciato al demone?- chiese Nadine, lasciandosi cadere sul divano accanto a lui.
- Rimpiango di non aver portato Nova.-
- Non puoi usarla, ti servirebbe la magia.- guardò le sue mani escoriate, ancora coperte dalle mitene verdi - E non hai neanche più bisogno di quelle.- aggiunse - I tuoi vortici sono spariti, no?-
Lui si guardò le mani, pensieroso e sorpreso insieme. I vortici a cui si riferiva Nadine erano Risucchio e Riflusso, le armi magiche più potenti del suo demone. Ormai, però, erano solo un ricordo.
- Hai ragione...- disse lentamente - Non ci avevo pensato... le tengo solo per abitudine. -
Guardò Nadine, che lo osservava con uno sguardo strano negli occhi, che lui non riuscì a capire.
- Che c'è?- chiese - Sono pettinato?-
Lei rise.
- No, non credo che sia possibile...- rispose - Non è niente, tranquillo. Sono solo un po' preoccupata per te.-
- Beh, non devi!- sbottò Timmi, irritato - Sto bene, d'accordo? Un paio di tagli qua e là non mi ammazzeranno!-
Si sentiva un po' umiliato, a dire il vero: aveva diversi anni di esperienza nel combattere i demoni, conosceva benissimo il mondo sovrannaturale e sapeva fare a botte. Prima di allora era stato indipendente, e l'idea di avere avuto bisogno di un salvataggio per uno scontro con un balordo...
Al diavolo... Pensò. È inutile recriminare. Sono umano, ormai, e questo è quanto.
Ma una parte di lui che credeva di avere rimosso col demone sbuffò.
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Mi spiace per il ritardo, ma ieri non sono davvero riuscito a postare... comunque, ho rimediato adesso. Alla settimana prossima!
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