Cap. 14: I tre Emissari
Flynn non diede particolari manifestazioni di sorpresa o di sgomento quando Timmi gli disse che accettava l'offerta. Si limitò ad annuire e a dirgli che se per lui andava bene sarebbero partiti subito dopo colazione. Raven fu meno brava di quanto Nadine si fosse aspettata nel mascherare lo stupore, ma si riprese comunque piuttosto in fretta e non fece commenti: probabilmente ebbe una reazione tanto forte a causa del fatto che lavoravano insieme e collaboravano da tanto tempo; forse, una parte di lei non si era aspettata quella risposta. Di sicuro non persero troppo tempo a parlarne e, subito dopo mangiato, si prepararono ad andare.
- Dove dobbiamo recarci?- chiese Raven - È una delle locazioni ancora da trovare, è esatto?-
- No.- rispose Flynn, mettendosi il berretto - A dire il vero, è l'ultima che abbiamo visitato, l'altro ieri.-
- In Francia, quindi.- disse Timmi - Va bene. Sappiamo Proiettarci tutti, qui, vero?-
- Io no.- ammise il bambino - Non sono granché con la magia. Me la cavo meglio con la scienza.-
- Allora andrai d'accordo con Loran...- grugnì il mezzodemone, mentre Raven gli dava la mano.
Pochi istanti dopo si ritrovarono tutti nello stesso posto in cui si erano incontrati qualche giorno prima, la piccola conca tra le montagne nel sud della Francia.
E, sorpresa delle sorprese, adesso lì c'era un improvvisato accampamento di tre increduli Emissari delle Ombre.
***
- Mi sbaglio o questo posto è una meta turistica un po' troppo ambita?- sbuffò Timmi, avanzando di un paio di passi.
Erano due uomini e una donna, con indosso l'inconfondibile divisa nera degli Emissari, che tuttavia avevano personalizzato a modo loro. Uno aveva la pelle scura e le spalle larghe, e sopra gli abiti indossava una giacca rossa smanicata. Gli altri due invece si somigliavano molto, forse erano parenti: erano entrambi pallidi, dai capelli scuri, quelli di lei sciolti sulle spalle e quelli di lui più corti, seminascosti da una bandana verde.
Quando li videro comparire tutti e quattro nella piccola valle si alzarono subito, sorpresi e allarmati, le mani che subito abbandonavano il frugale pasto che stavano consumando per correre verso le impugnature delle armi.
Timmi osservò sia loro che l'equipaggiamento lì intorno, aggrottando la fronte mentre riconosceva la stessa sfera di Julien Wings; c'erano anche, in un angolo poco lontano, alcuni strumenti di cristallo e metallo dall'aria delicata, pendoli di ametista e alcune carte.
- Strumenti di localizzazione.- disse Raven, al suo fianco - Stanno cercando qualcosa.-
- Già... chissà cosa, eh?-
La Valchiria non rispose. Timmi guardò Nadine, che annuì e fece un passo indietro: il demone se ne sarebbe andato quel giorno. Era giusto farlo sfogare per l'ultima volta.
- State dietro di me.- disse la ragazza a Raven - Lasciamo che ci pensino loro due.-
- Loro due chi?- chiese Flynn.
Raven s'incupì.
- Loro due.- ripeté.
***
Senza dire una parola, gli Emissari delle Ombre si prepararono a combattere senza mai perderlo di vista, allargandosi a ventaglio nel tentativo di accerchiarlo. Il più grosso rimase al centro, estraendo tutti le spade che portavano alla cintura. Osservandoli con attenzione, Timmi notò la presenza di altre armi: quello di colore (il quale, ora che lo aveva di fronte, vide che aveva anche una cicatrice sopra l'occhio destro) portava un'ascia bipenne sulla schiena e un lungo coltello agganciato alla caviglia, mentre la donna aveva diversi coltelli da lancio nella cinta. L'ultimo, invece, aveva una daga al fianco, poco lontana dalla fodera della spada.
- Ditemi... "signori".- disse Timmi, guardandoli uno ad uno - Cosa mai ci fanno, qui, tre Emissari delle Ombre come voi?-
Passò un istante prima che uno di loro si decidesse a rispondere.
- Quello che ci fate voi, presumo.- rispose il maschio dei due fratelli, osservandolo a sua volta.
- Ne dubito, sinceramente.- replicò il mezzodemone - Ma se dici così, significa che volete introdurvi nel laboratorio che c'è qui in giro, dico bene?-
- Beh, non credo che questi siano affari tuoi.- disse scontroso l'uomo con la cicatrice - Siamo qui per ordine di un nostro superiore. Non ti riguarda il perché.-
- Parole dure per uno che è in netto svantaggio.- osservò Timmi.
- Non ci sottovalutare.- lo ammonì la donna - Siete in quattro, e uno di voi è un bambino. Un'altra è solo un'apprendista. I numeri sono con noi, Artiglio Nero.-
Timmi non rispose, ma alzò il naso per aria e cominciò ad inspirare forte, come se stesse fiutando qualcosa.
- Paura...- disse piano - Permea l'aria. Il corpo umano emette feromoni quando sente avvicinarsi il pericolo. Sono difficili da confondere... e li sento benissimo.- riportò lo sguardo sul trio, mentre un'espressione di ferocia animalesca gli torceva le labbra in un sorriso inquietante - Se non devo sottovalutarvi, perché sento puzza di paura?-
Nessuno gli rispose, ma i tre si scambiarono vicendevolmente uno sguardo rapido, quasi involontario. Una volta che si furono accorti dell'errore commesso tornarono tutti a guardarlo, ma a quel punto il dubbio era già comparso nei loro occhi.
Dai... almeno sappiamo ancora come spaventare.
Qualcosa dentro di lui vibrò, quasi con tristezza, come se il demone sentisse già l'avvicinarsi della fine.
Forse un po' mi mancherai.
- È ora di fare festa.-
***
La trasformazione stavolta fu totale, non trattenuta.
Un rettile enorme, alto almeno tre metri, muscoloso e massiccio, era ora al suo posto. Il lungo muso scaglioso scopriva le zanne in un ringhio ostile, mentre gli artigli di mani e piedi graffiavano il duro terreno polveroso sotto di lui. La coda, alle sue spalle, si agitava lentamente, spazzando vigorosamente il suolo.
C'era un motivo, se lo chiamavano Artiglio Nero.
Fissò il suo luminoso sguardo di fuoco sui tre, che subito alzarono le armi per cercare di contrastarlo, ma prima che potessero difendersi Timmi si lanciò all'attacco con un salto; atterrò con una spallata il più grosso di loro, mentre gli altri due scattavano in suo soccorso, cercando di prenderlo ai fanchi.
Mentre il grosso Emissario rotolava per allontanarsi da lui, Timmi, roteò su se stesso, estendendo la coda, con la quale falciò le gambe della donna, mentre agguantava al volo la spada dell'ultimo Emissario, bloccandola tra i palmi delle mani e, con una torsione dei polsi, gli fece perdere la presa, colpendolo infine al petto con la testa.
La botta fu talmente forte che lo sollevò da terra e lo fece ricadere al limite della conca, mezzo tramortito. Gli altri due si alzarono più in fretta che poterono, ma con un altro colpo di coda Timmi fece rotolare via la donna, mentre l'altro, sollevando la spada sopra la testa, mirò al suo collo con un rapido affondo. Timmi si ritrasse di scatto, facendo passare la lama a pochi centimetri dalla sua pelle, lasciando se stesso indenne. Quando fu a portata assestò una gomitata sulla schiena all'avversario, lasciandolo a terra boccheggiante.
Gli altri due Emissari si rialzarono intontiti, mentre lui si ritrasformava e gettava via la spada di quello ai suoi piedi, guardandoli annoiato.
- Come avrete notato, basto io da solo per voi tre. E lì ho i rinforzi.- disse, indicando verso Raven, che separò le braccia, la mano che già impugnava uno stiletto - Quindi, visto che sono in buona, vi consiglio di sparire, prima che cominci ad aprirvi la testa per vedere cosa c'è dentro.-
- E lo faresti sul serio?- chiese quello con la cicatrice, alzandosi lentamente, ancora indolenzito - Davvero ci uccideresti? Diventeresti un assassino?-
Il mezzodemone fece un verso sprezzante.
- Mi vuoi dare lezioni di morale? Tu?- chiese - Ricordati che ho già ucciso in vita mia. Non credo che tre di voi in più o in meno mi possano far cambiare di molto la vita.-
Anche per questo, rifletté Timmi con un'improvvisa fitta di sconforto che fu a malapena capace di nascondere, non riusciva a capire cos'era: fino a quel momento uccidere non gli aveva mai creato problemi, e solo di recente aveva iniziato a chiedersi se fosse stato effettivamente giusto.
Abbiamo fatto il nostro tempo. Pensò, mentre qualcosa dentro di lui cominciava ad urlare. Rassegnati. Io non piaccio a te, tu non piaci a me. È meglio così per entrambi.
L'Emissario delle Ombre alle sue spalle si rialzò lentamente in piedi, con un taglio sulla guancia. Nella mano stringeva la daga che portava alla cintura. Senza che lo vedesse, lo sollevò sopra la testa...
***
Se anche Nadine non avesse gridato, se pure non si fosse accorto che Flynn aveva trattenuto il respiro, si sarebbe reso conto che l'Emissario delle Ombre stava cercando di accoltellarlo alla schiena.
Non ebbe modo di pensare. Si mosse e basta, come se fosse soltanto uno spettatore all'interno del proprio corpo, incapace di reagire o fermarsi.
Rapido come un fulmine, afferrò la Fiaccola che gli pendeva dal fianco; si abbassò con una rapida piroetta, piantando l'arma nel petto del nemico.
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