Cap. 11: Secondi fini


Julien si massaggiò il mento, mentre la sfera gli mostrava di nuovo il punto in cui si era scontrato con la Valchiria e con l'Artiglio Nero. La magia di cui era impregnato l'oggetto aveva scansionato il luogo e registrato la posizione, ma non aveva avuto tempo per analizzare a fondo il territorio e, qualsiasi cosa ci fosse lì, avrebbe avuto bisogno di tornare sul posto per scoprirlo.

- Al lavoro come sempre, Julien?-

La voce lo fece sobbalzare appena, non aspettandosi visite; cercò con lo sguardo la persona che aveva parlato, e dopo alcuni istanti riuscì a distinguere una sagoma alta e nera che si stagliava sullo sfondo delle pareti del suo rifugio. Era poco più di un mantello opalescente e traslucido, un'immagine proiettata con la magia davanti a lui. Il corpo reale si trovava da qualche altra parte, probabilmente alla Fortezza.

Non credeva che lo avrebbe visto comparire nella sua camera d'albergo così, all'improvviso.

- Ah... non mi aspettavo un contatto diretto.- commentò - Anzi, non mi aspettavo alcun contatto, a dire il vero.-

- Ho pensato di vedere come stava andando.- chiese - Quali progressi hai fatto?-

- Ho identificato il bersaglio.- rispose Julien, toccando la sfera, nella quale si riflesse l'immagine di Flynn - Purtroppo, i suoi genitori lo avevano già affidato a qualcun altro quando ce ne siamo occupati.-

- E sai a chi?-

- Sì, signore... si tratta della Valchiria.- rispose.

Anche se aveva il cappuccio calato a tal punto da non riuscire a distinguere altro che un mucchio di ombre, Julien poté giurare che l'uomo davanti a lui si era accigliato.

- Questo è un problema.- disse - Un grosso problema.-

- No, non credo.- rispose lui - L'ho già affrontata e sconfitta. Non so cos'abbia in mente di preciso, ma si sta logorando, e anche grazie al potere del mio frammento...-

- Non è un giocattolo, Julien. E non è tuo, soprattutto.- lo interruppe la figura, in tono fermo - Ti è stato affidato perché potessi usarlo come punto di partenza, per trovare il vero Cristallo di Atlantide. Una volta finito dovrai restituirlo. Inoltre, sfruttarlo indiscriminatamente non ti garantirà la vittoria... l'immortalità non è mai perfetta. C'è sempre un sistema per scavalcarla, un punto debole... un qualcosa che ti può trascinare nell'abisso. E la Valchiria è forte e potente abbastanza da trovare quel qualcosa.-

- Come ho detto, l'ho già sconfitta.- replicò Julien, passando di nuovo la mano sulla sfera e mostrandole l'immagine della donna stesa a terra con la testa sanguinante - L'ho tramortita con facilità.-

- Mh. E dov'è il ragazzino?-

Julien esitò un momento.

- Ecco... è intervenuto l'Artiglio Nero.- rispose - Non mi aspettavo di trovare anche lui... era molto forte, e mi ha ferito più volte. Ho preferito ritirarmi, non avrei mai potuto liberarmi di lui da solo.-

Seguì un breve momento di silenzio, durante il quale l'uomo lo fissò da sotto il cappuccio nero, giungendo le mani davanti all'addome.

- Dunque... fammi capire bene.- disse lentamente, con voce morbidamente rabbiosa - Tu hai sorpreso la Valchiria in un momento di debolezza, e dalla posizione della ferita deduco che l'hai colta alle spalle. Quando tuttavia il mezzodemone è arrivato hai pensato bene di andartene senza il ragazzino, dopo avere ovviamente dato prova delle tue capacità rigeneranti. Tutto giusto?-

Julien annuì lentamente, capendo dove volesse andare a parare.

- In parole povere, ti sei lasciato sfuggire l'occasione di recuperare l'unico che potesse portarti al Cristallo di Atlantide, hai perso la possibilità di uccidere un membro del Pentacolo e hai lasciato che un altro scoprisse il tuo unico vantaggio su tutti loro? È questo che mi stai dicendo?-

- Signore... la situazione era estremamente complicata!- esclamò, alzando le mani - Ma ho una buona notizia!-

- Me lo auguro per te, Julien.-

- Questo luogo!- esclamò - Sospetto sia estremamente importante... credo che ci sia qualcosa di potente, qui, e se potessi tornarci...-

- Tu hai già un compito, Julien!- tuonò l'altro, serrando i pugni - E fino ad ora la tua condotta è stata piuttosto deludente! Non hai il tempo di distrarti oltre!-

- Allora mi servirà qualcuno che mi aiuti... qualche uomo che possa controllare questo posto.- insisté - Se potessimo scoprire cosa c'è lì...-

- Perché, cosa pensi che ci sia?-

- Armi... credo.- rispose - Purtroppo non ho avuto modo di approfondire, e ho colto solo una minima parte di ciò che si stavano dicendo la Valchiria e il ragazzino... ma potrebbe essere importante.-

Ci fu un'altra pausa nella discussione, durante la quale il suo interlocutore parve riflettere intensamente. Alla fine, dopo molto tempo, i suoi pugni si allentarono e le spalle si fecero più sciolte.

- Te lo concedo.- disse - Ma non deludermi nuovamente, Julien. Il Cristallo di Atlantide è molto importante per me... per noi. Il suo potere ci sarà molto utile, nei giorni a venire.-

L'Emissario tornò a respirare, sollevato, e annuì.

- Certo.- disse - Capisco, signore. La ringrazio. In questo caso, le chiedo tre o quattro persone. Per il resto contatterò di nuovo qualche Ibrido, e vedrò di assoldare un mercenario o due. Non si pentirà di avermi dato quest'occasione.--

- Me lo auguro, Julien.- disse lui - Il progetto che sto tentando di realizzare, anche col tuo aiuto, è di estrema importanza. Portami il Cristallo e sarai ricompensato.-

Lui annuì.

- Lo terrò a mente.-

Senza un'altra parola, l'apparizione scomparve così com'era arrivata, dissolvendosi davanti a lui. Julien si abbandonò sulla sedia, ancora agitato dalla discussione, mentre molte domande gli affollavano la mente.

Qualunque cosa sia, devo scoprire di che si tratta. Pensò.

Erano anni che il capo dell'Alleanza cercava. Cosa, poi, lo sapeva solo lui, ma continuava a racimolare potere, ingredienti e conoscenze. Nessuno, nemmeno gli altri dodici membri dell'assemblea erano al corrente del motivo (o almeno così si diceva in giro). Tuttavia, quell'uomo non era tipo da fare le cose senza una buona ragione, e qualsiasi progetto avesse in mente era qualcosa di grosso.

E se ci avesse messo le mani prima lui?

Dopotutto, il semplice frammento nel suo corpo gli garantiva l'immortalità. L'intero Cristallo, una delle fonti di energia e di magia più grandi di tutta la storia, cosa avrebbe potuto fare? In cosa lo avrebbe trasformato? Nemmeno il Pentacolo al completo, forse neanche i Custodi dell'Eden avrebbero potuto fermarlo.

Devo essere io a trovarlo. Decise.

Pensando a questo, prese carta e penna e cominciò a buttare giù uno schema di ricerca.

***

Ci penserò... ci penserò... ci penserò...

Seduto sul suo divano bianco, i piedi tranquillamente appoggiati a un orrido tavolinetto da salotto in vetro che Nadine l'aveva costretto ad acquistare (e del quale aveva tutte le intenzioni di sbarazzarsi non appena avesse potuto), continuava a rimuginare su ciò che aveva detto a Raven, senza tuttavia riuscire a prendere una decisione: si era sempre fidato molto del Sommo Concilio, che l'aveva aiutato in passato, e in particolare di Daniel, che si era occupato di lui fin dal momento in cui Liz lo aveva portato a casa con sé. Era quasi una sorta di figura paterna, a modo suo, e anche se probabilmente non gliel'aveva mai detto gli voleva bene. Tacere con lui non era come tacere con Gabriele.

Tuttavia aveva sempre sfidato l'autorità, almeno un po', e Jo, Alis e Nadine ne erano la prova vivente, visto che a regola non avrebbero mai dovuto venir coinvolti nella questione della Fornace, come invece era successo; quindi in teoria non gli costava niente fare ciò che Raven gli chiedeva e non parlare con nessuno della situazione delicata in cui versavano la Valchiria e il piccolo Flynn.

Certo, quando (e non "se") la questione fosse venuta fuori avrebbe passato dei guai, ma dubitava che lo avrebbero fatto imprigionare da qualche parte per così poco. Al massimo lo avrebbero sospeso dal servizio per un po'. Il problema più grosso, piuttosto, era il fatto che Raven non poteva farcela da sola ancora a lungo, e qualcosa gli diceva che non gli avrebbe permesso di mettersi in pericolo di vita per aiutarla, specie adesso che aveva quattro ragazzi da addestrare...

Non mi sta dicendo tutto... Pensò. Perché è così importante che rimanga tutto segreto?

- Scusa...-

Timmi alzò gli occhi, vedendo Flynn che gli si avvicinava leggermente intimorito, i capelli scuri ancora arruffati per la dormita fatta.

- Ciao.- gli disse, mettendosi a sedere per bene e togliendo i piedi dal tavolino, in un inconscio tentativo di evitare di essere scoperto da Nadine - Ti sei riposato?-

Il bambino annuì.

- Non stare lì in piedi, siediti.- lo invitò, indicandogli la poltrona più lontana dalle scale: l'altra era la sua preferita, e fino a quel momento nessuno aveva ancora avuto il permesso di prenderla. In effetti, quando Jo aveva provato a sedersi lì, lo aveva traumatizzato a tal punto che per il resto del pomeriggio si era messo sul pavimento.

Seguendo le sue indicazioni, Flynn si sedette al posto indicatogli e lo guardò come se temesse di vederlo esplodere da un momento all'altro, sicuramente ricordando l'episodio del giorno prima. Non ch elo biasimasse, in fondo: una cosa era scherzare, come per la storia della poltrona, e un'altra era rischiare veramente di perdere il controllo e fare del male a qualcuno a cui teneva.

- Hai paura di me, vero?- chiese.

Lui sussultò, colto di sorpresa, e lo guardò senza rispondere. Subito dopo annuì molto lentamente.

- Un po'.- disse.

Il mezzodemone fece un sospiro e un sorriso tirato.

- Non devi.- rispose - Scusami se ti ho spaventato, sulle montagne, ma non volevo fare del male a nessuno che non fosse vestito di nero, te l'assicuro.-

- Hai colpito la ragazza.- osservò il bambino.

A quelle parole, Timmi sentì una fitta in un punto imprecisato dell'addome, come se qualcosa gli stesse mordendo le interiora con l'intento di strappargliele via. Forse era il demone, chissà...

- Già.- disse amaramente - Non avrei mai voluto farlo, te lo garantisco. È stato un... errore.-

- Lo so.- annuì Flynn.

Timmi lo guardò stupito.

- Lo sai?- ripeté - Come lo sai? Non ci conosciamo, tu e io.-

- So cosa vuol dire essere un mezzodemone.- spiegò - Almeno in teoria.-

Lui aggrottò la fronte, sistemandosi meglio sul divano per non perderlo di vista.

- Flynn, so che nel tuo codice genetico è stata immessa tutta la memoria ancestrale di due popoli...-

- Allora sai anche che posso far funzionare qualsiasi tipo di macchinario Atlantideo.-

- Sì, ma non capisco cosa c'entri tutto questo col fatto di essere mezzodemone.- sbottò lui - Te l'assicuro, non è qualcosa che si può capire, se non ci si è passati: Lara Addley, la bisnonna di Elizabeth Addley, era figlia di un demone e di un umana, ma era anche una strega potente, e la sua metà oscura era già molto repressa. Quando poi si accorse di quanto repellenti fossero i poteri ereditati dal padre cancellò totalmente quella parte di sé dal suo essere, finendo con il debilitarsi a tal punto da morire.-

- E per te cos'è essere mezzodemone?- chiese Flynn - Come vivi questa cosa?-

- Chi sei tu, uno psicologo?-

- Tra le mie conoscenze c'è anche la psicologia, ma questo non c'entra niente. Allora?- incalzò, vedendo che non rispondeva.

Timmi masticò la lingua per qualche minuto, cercando di scegliere bene le parole, furioso con se stesso e con Flynn per motivi che non sapeva spiegarsi. Era un argomento di cui odiava parlare.

- Non lo so.- ammise - Se Lara non avesse soppresso del tutto la propria natura ora chiunque saprebbe cosa fare con me, ma così non è stato, e questo mi rende senza precedenti... il che significa che sono capace di tutto. Un demone in un corpo umano può finire sia bene che male... sei mesi fa ho visto la versione "male" di questa storia, e ti garantisco che non mi è piaciuta. Ora posso solo sperare che non succeda anche a me.-

- Ma vorresti una vita normale?-

La domanda lo colse totalmente impreparato: perché mai gli chiedeva una cosa del genere?

- L'ho voluta.- ammise - Tanto tempo fa ho sperato di potermi sbarazzare di questo mostro, che il Sommo Concilio o i Custodi dell'Eden trovassero il modo per togliermelo. Ma hanno avuto paura di rendermi più instabile di quanto già non sia, e non posso biasimarli... nessuno ha idea di come abbiano fatto i primi Custodi a crearmi, il procedimento è sconosciuto, e pare che servisse una magia tremenda... paragonabile a quella che potrebbe esercitare il Diavolo in persona. Quindi il modo migliore per vivere è esercitare un bel po' di autocontrollo, sfogarmi su altri demoni o maghi oscuri e sperare che basti.-

- Ma se ci fosse un modo per separarti dal demone?- chiese Flynn - Tu lo useresti?-

- Non c'è, Flynn!-

- Se ci fosse?- insisté lui, ostinato - Se ipoteticamente esistesse, vorresti usarlo? Faresti un tentativo?-

Si guardarono negli occhi per alcuni momenti, il mezzodemone e il bambino, il primo furioso, l'altro risoluto. Dentro di sé, Timmi si chiedeva la stessa cosa: avrebbe provato, avrebbe cercato di annullare i suoi poteri, di disfare ciò che gli era stato fatto?
Lui era un mostro tra i mostri, ne era sempre stato consapevole, e benché i recenti avvenimenti della Fornace Demoniaca lo avessero aiutato a superare il senso di colpa per ciò che credeva fosse successo alla sua città natale, Sleepy Creek, a volte si chiedeva come sarebbe stato vivere da umano.

Sicuramente, se i Custodi dell'Eden non avessero giocato con la sua vita, lui e suo fratello non sarebbero mai stati mezzidemoni.
Di conseguenza avrebbero vissuto con i loro genitori, portato avanti la loro esistenza tranquilla... e l'avrebbero fatto insieme.

- Sì.- ammise infine, distogliendo lo sguardo - Se un modo ci fosse, credo che non esiterei a fare un tentativo.-

Flynn si sciolse in un sorriso scaltro tipico di chi la sa lunga.

- Molto bene.- disse - Perché, in effetti, un modo c'è.-

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