Cap. 54: Sabotaggio
Ancora irritato per i metodi adottati da Nadine su di lui (aveva un mal di testa tremendo), Xander cercò di ignorare la rabbia e si dedicò al compito affidatogli. Ricorse alla magia per creare una piattaforma che usò come ascensore, raggiungendo le prese d'aria sulla parete di fianco, riflettendo: doveva usare qualcosa che le ostruisse completamente, e che non avrebbe fatto passare nemmeno uno spiffero d'aria... la cosa migliore sarebbe stata della resina, o magari del mastice. Tuttavia, doveva anche bloccare l'intera rete di tubi dell'impianto di raffreddamento. Erano quelli a fare il grosso del lavoro, le ventole di sfiato non avrebbero inciso granché da sole. E per quelli non aveva idea di cosa...
Un attimo... i liquidi di produzione!
Se fosse riuscito a trovare quelli infiammabili, allora forse avrebbe potuto utilizzarli per fare esplodere le condutture.
Tutto quello che doveva fare era inventarsi un modo per danneggiarli tutti insieme.
Si passò una mano tra i capelli, riflettendo: cosa avrebbe potuto usare? Un recipiente a forma di anello, grande abbastanza da circondare tutta la struttura (come un tubo gigante, magari), sarebbe stato perfetto. Tuttavia, non era certo di poter creare cose di simili dimensioni, non al livello in cui si trovava in quel momento.
Fu a quel punto che ricordò la Neso Mahar.
Per tutto il viaggio l'aveva tenuta in tasca, dimenticandosene tranquillamente. Dopo che Timmi gliel'aveva regalata per natale non l'aveva più considerata. Se fosse riuscito a manipolarla...
Trasse il globo scintillante fuori dai jeans ormai distrutti, tenendolo tra le mani.
- Okay...- disse esitante - Ehm... allora, vediamo...-
Timmi gli aveva detto che bastava il pensiero per manipolarla. Gli aveva anche mostrato come tenere le mani e tutto il resto. Purtroppo, tra una cosa e l'altra non aveva avuto occasione per provare.
Cominciò ad allontanare lentamente le mani l'una dall'altra, mentre la Neso Mahar rimaneva sospesa davanti a lui, ondeggiando pigramente. Cominciò a dirigere la magia, usandola per darle una forma diversa e, al contempo, spostandola proprio sopra i tubi, facendo in modo che li usasse come punti d'appoggio per non cadere.
La fece salire verso l'alto, superando la strozzatura e collocandola nello spazio tra i tubi e la struttura centrale, dandole poi l'ordine di modificare la propria forma secondo le sue necessità.
Un enorme anello cominciò a formarsi attorno alla struttura centrale (che, dopo l'esperienza alla consolle, era certo di poter chiamare "Camera di Creazione"), allungandosi sempre di più. Xander sentì qualche goccia di sudore corrergli lungo la fronte, ma la ignorò, procedendo col proprio lavoro.
Nel giro di dieci minuti, la Neso Mahar fu pronta e adesso, incastrato sopra le condutture poste più in alto, c'era un gigantesco anello tubolare semitrasparente, pronto per essere riempito. Mancava solo un punto dove versare i liquidi infiammabili, ma se ne sarebbe occupato dopo averli trovati.
Senza esitare, voltò la pedana e si diresse nel luogo in cui sapeva di poter trovare i liquidi di produzione, sperando che ce ne fossero abbastanza.
***
Jo e Alis raggiunsero di corsa le enormi stufe spente che erano i fuochi secondari e terziari, in fondo a una scaletta dal lato opposto della Fornace rispetto a dove avevano lasciato Nadine; poco lontano, nel pavimento metallico, videro che si aprivano due gigantesche grate da cui filtrava una debole luce verdolina, attorno alle quali giacevano quattro lastroni di metallo di forma triangolare per ognuna, che probabilmente servivano a chiuderle.
Sotto di esse c'erano dei tubi dal diametro impressionante, forse per spostare l'aria calda da lì verso l'esterno.
Si trovavano esattamente sul fondo della Fornace, al livello più basso, e se avessero alzato lo sguardo avrebbero visto solo ombre: quel luogo era tutto fuorché luminoso e ameno.
- Eccoci qui.- disse Alis, appoggiando in un angolo il suo computer - Io provo a chiudere queste valvole, tu accendi i fuochi!-
- E come faccio?- sbottò Jo - Sputando fiamme?-
- Che ne so!- sbottò - Inventati qualcosa, accidenti! Finora abbiamo fatto tutto noi, fai qualcosa anche tu!-
Lui si accigliò, incrociando le braccia.
- Non serve a niente offendermi, d'accordo?- disse, astioso - Ora vado, ma tu calmati!-
Sorvolando sul fatto che c'era poco per cui mantenere la calma, Alis emise un verso scocciato e prese il piede di porco lì vicino, così da usarlo come leva per sollevare le lastre di metallo.
Mentre Jo si frugava nelle tasche alla ricerca di qualcosa da usare, lei cominciò a fare forza sulla sbarra, ma quei coperchi si rivelarono più pesanti di quanto avesse immaginato: ogni volta che cercava di staccare una mano dal piede di porco per afferrare l'orlo di uno di essi, immediatamente l'altro braccio cedeva sotto il suo peso, così che ricadeva a terra.
Stava per cedere per l'ennesima volta quando una mano comparve dal nulla e afferrò la lastra, fermandola prima che colpisse il pavimento. Alzando lo sguardo vide Jo che, stringendo i denti per lo sforzo, cercava di aiutarla. Insieme riuscirono a sollevare il pannello e a bloccarlo in posizione di chiusura. Intanto, i fuochi lì vicino cominciavano rapidamente ad ardere.
- Come hai fatto?- chiese lei.
Il ragazzo le mostrò un frammento del bastone rotto che gli aveva regalato Timmi.
- Ne ho raccolti un paio prima di scappare, per ricordo. Ho pensato che avesse abbastanza magia da provocare una scintilla, e avevo ragione.-
Annuendo impressionata per la prontezza di Jo, Alis fece cenno di passare agli altri pezzi del blocco della valvola. Insieme riuscirono a tirare su tutti quanti i lastroni, anche se finirono col bagnarsi di sudore fino al midollo, e li fermarono con il gancio di metallo posto in cima ad uno di essi, per poi passare al secondo sfiatatoio.
Una volta fatto anche con quello, si ritrovarono esausti.
- Fi... finito...- gemette Jo, accasciandosi lungo la piramide che bloccava uno degli sfiatatoi.
- Sì...- ansimò Alis, stremata quanto lui - Speriamo che... che basti.-
- Ce lo dirà Xander... se si è ripreso.- disse Jo, pulendosi la fronte col braccio - Tu come stai?-
- Non ne posso più... di tutto, non solo di lavorare.- ammise lei - Avanti, ora... troviamo gli altri.-
Mentre si alzavano, una voce meccanica, femminile, come quella degli annunci dell'aeroporto risuonò intorno a loro:
Attenzione. Attenzione. Rilevato potenziale surriscaldamento critico della Fornace. Danneggiamento imminente. Rilascio Demoni Scheletro immediato per risoluzione problema.
- Che ha detto?- esclamò Alis, con voce strozzata - Cosa sta facendo?-
- Dannazione!- sbottò Jo, balzando in piedi - Presto, corriamo! Andiamo via!-
Si diressero rapidamente alle scale, mentre attorno a loro cominciavano già a farsi sentire i disgustosi ticchettii dei mostri.
Fecero il più in fretta possibile ma, nonostante i loro sforzi, quando arrivarono in cima alla prima rampa di scale un demone saltò fuori apparentemente dal niente, atterrando nel bel mezzo del pianerottolo, bloccandogli la strada. Cercarono di tornare indietro, ma quando si voltarono ne videro un altro che tagliava ogni possibile ritirata.
Erano in trappola.
- E ora?- chiese Jo.
Il demone più vicino saltò verso di loro, stridendo.
Non li aveva nemmeno sfiorati che andò in mille pezzi.
***
Scendendo fino ad una grande piattaforma metallica, Nadine raggiunse un'enorme apertura in una parete interna della Fornace, dove una serie di giganteschi ingranaggi, ruote dentate, molle, rondelle e cilindri giravano scricchiolando pigramente, producendo rumori metallici e vaghi suoni di meccanismi al lavoro.
Quello era il sistema di ingranaggi principale, il cuore della Fornace: a quanto aveva capito, era la parte più importante di tutta la struttura meccanica. Un guasto lì dentro e si sarebbe fermato tutto il resto.
Erano lontani qualcosa come una decina di metri da lei, e non aveva alcun modo di avvicinarsi oltre il limitare della piattaforma di metallo: avrebbe dovuto lanciare qualcosa e sperare di fare centro.
Ma come diavolo è fatta questa cosa?
Avanzò fino al limite dello spiazzo metallico e strinse forte il piede di porco, prendendo la mira meglio che poté, quindi lo lanciò come un giavellotto in mezzo a tutto l'ammasso di ingranaggi. Colpì la ruota dentata più grande almeno due metri sotto la cima, troppo lontano da ogni possibilità di incastro.
- Dannazione!- esclamò furiosa: quel piede di porco era la sola cosa che avesse per sperare di bloccare in qualche modo il meccanismo. Ora non aveva più altro da usare - Ma perché...?- sbuffò, guardandosi attorno.
Non c'era niente che potesse tornarle utile, o almeno niente di immediatamente visibile. Sarebbe dovuta tornare indietro e raggiungere Xander per prendere uno degli attrezzi sparsi lì in giro, o per farsi creare qualcosa di...
L'occhio le cadde su una sezione della ringhiera: era stata danneggiata da qualcosa e una parte della piattaforma, che era fatta interamente con lamiere fissate assieme, era parzialmente staccata.
Si avvicinò a quella zona e cominciò ad osservarla con attenzione: la saldatura era alquanto indebolita e sottile, lì. Se avesse esercitato una forza sufficiente, magari avrebbe potuto liberare la lastra e usarla.
Peccato che, senza piede di porco, lo avrebbe dovuto fare a mani nude.
Afferrò l'orlo della piattaforma, che sotto le dita sentì alquanto affilato, e cominciò a tirare, digrignando i denti per lo sforzo. Quello si piegò leggermente ma non cedette, anche se sentì qualche punto della saldatura saltare con dei lievi scricchiolii. Le dita le si riempirono di tagli ed escoriazioni, ma continuò a tirare con forza, finché la stanchezza non la costrinse a fare una pausa.
Lasciò andare la lastra, sfinita, e controllò il suo lavoro: tutto sommato non mancava molto: la ruggine e il tempo avevano eroso parzialmente i punti del fissaggio del metallo, indebolendoli abbastanza da permettere anche ad una persona normale come lei di farcela.
Ringraziando l'esercizio fisico fatto con la squadra di pallavolo ricominciò a tirare, spingendo il più possibile coi muscoli delle gambe e serrando forte la presa sul metallo. Con un gemito, la lastra cominciò a rompersi davvero; Nadine insistette fino a tagliarsi le mani e a far scoppiare le braccia in proteste dolorose per via dei crampi ma alla fine, con uno schianto, la lastra cedette, scattando indietro e sfuggendole quasi dalle mani.
Ansimando, rimase distesa a terra per un istante, scoppiando poi in una risata un po' isterica; facendosi forza si rimise in piedi, stringendo saldamente la lamiera tra le dita, adesso mirando meglio verso l'ingranaggio.
O la va o la spacca. Pensò.
Quando si sentì pronta la lanciò come se fosse un frisbee, sperando di riuscire a fare centro, almeno stavolta...
Il frisbee improvvisato rimbalzò su una ruota, scivolando di sotto, colpì un altro ingranaggio e, alla fine, si incastrò tra due delle ruote dentate più piccole e sottili. Quelle, gemendo e tremando, si bloccarono all'istante, con uno stridio da far paura. Il pezzo di metallo si deformò, ma non si ruppe, e dopo pochi secondi la paralisi fu completa.
Il meccanismo cominciò subito a rompersi, schizzando schegge ovunque, mentre alcune rotelle giravano a vuoto a una velocità incredibile; frammenti interi si staccavano dall'insieme, e alcuni andarono a bloccare ulteriormente il meccanismo.
- Evvai!- esclamò Nadine.
Attenzione. Attenzione. Blocco critico degli ingranaggi. Attenzione. Invio Demoni Scheletro per rimozione corpo estraneo.
- Oh... cavolo...- gemette la ragazza.
Cercò di raggiungere la scaletta, ma proprio mentre lei metteva piede sul primo gradino i mostri raggiunsero la piattaforma, semplicemente saltandoci sopra o arrampicandosi. Altri due scendevano verso di lei, comparendo dalle ombre e dal vapore.
Erano stati rapidissimi a sopraggiungere, molto più di quanto non avesse osato sperare.
Il demone che aveva davanti stridette e saltò nella sua direzione, con l'intenzione di ucciderla, ma qualcuno lo intercettò a mezz'aria e, con un lampo di lame argentate, gli si mozzò il capo mentre il resto si tramutava in un blocco di ghiaccio.
Crollò a terra inerte, frantumandosi in mille pezzi. Senza sapere come, Nadine si ritrovò la mano di una donna dai capelli neri stretta attorno al braccio.
- Corri.- le disse seria ed incredibilmente calma - Usciamo di qui.-
- Cosa... chi... chi sei?- balbettò, mentre lei la trascinava via, lontana dai mostri dietro di loro.
- Mi chiamo Raven.- rispose - Faccio parte del Pentacolo.-
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