Cap. 5: Cioccolata calda

Accompagnati da Timmi e Nadine, Xander, Alis e Jo camminavano verso casa: Timmi non aveva voluto aggiungere altro che un "vedrai" a ciò che aveva già detto, dopodiché aveva insistito per portare tutti a casa.

Siccome non avevano ragioni per rifiutare e perché tanto erano certi che l'avrebbe fatto lo stesso, non rifiutarono. La casa di Alis era la più vicina, e fu quindi la prima a separarsi dal gruppo, deviando verso Edison Street; dopo accompagnarono Jo, che si fermò a un condominio sulla Madison, e infine toccò a Xander, che abitava tre isolati più avanti.

- Tu come farai?- chiese a Nadine, prima di entrare nel portone.

Lei infatti abitava praticamente dall'altra parte di Orenthal, e a piedi ci avrebbe messo almeno una mezz'ora prima di arrivare. La fatica di rispondere, comunque, le fu risparmiata da Timmi.

- La porto io.- si offrì il ragazzo, in tono neutro.

Tutti e due si voltarono a guardarlo, mentre rispondeva a braccia incrociate con un'occhiata indifferente.

- Come?- chiese lei.

- Inizia a fare tardi.- spiegò Timmi, voltandosi ed avviandosi verso la scuola, portando le mani nelle tasche - E il prossimo autobus passa tra quasi un'ora. Non mi sembra il caso di lasciarti a piedi proprio adesso.-

- Guarda che so badare a me stessa!- gli protestò dietro lei, rossa in faccia.

Timmi mosse una mano quasi a dire "come ti pare", senza voltarsi.

- Per me dovresti aspettare l'autobus.- disse Xander, tirando fuori le chiavi di casa.

- Non sono così stupida da rifiutare un passaggio per una questione di orgoglio.- rispose Nadine.

- No è per l'orgoglio che te lo dico.- ribatté pacato lui.

- Non dirmi che ti fa ancora paura!- fece lei, stupita.

Xander si strinse nelle spalle.

- Un po'.- ammise, entrando nel portone - Puzza di guai. E poi, è comunque un estraneo, no?-

Sospirando esasperata, lei si allontanò.

***

- Non ho un secondo casco.- disse Timmi, sganciando quello che aveva dalla catena - Ma ho la testa dura.- e lo passò a Nadine.

- Grazie.- disse lei, indossandolo.

Lui s'incupì.

- Non ringraziarmi.- rispose - Odio quando lo fanno. Non sai nemmeno chi sono, né perché ti sto aiutando. Potrei volere qualsiasi cosa in cambio, cosa ne sai?-

- Si chiama "educazione".- replicò Nadine - Perché non ne sviluppi un po' anche tu?-

- Perché tutti quanti poi mi rompono troppo le palle per meritarsela.- brontolò il ragazzo.

Senza un'altra parola, montarono entrambi e partirono. Nadine si strinse a Timmi per resistere all'accelerazione, e il lungo codino del ragazzo ondeggiò nell'aria.

- Come mai ti vesti in questo modo?- gli chiese.

- Diciamo che ho degli ottimi motivi!- gridò in risposta.

- Sembri un partecipante a una gara di cosplayer!-

- Non sono un nerd!- protestò Timmi.

- Però lo sembri!-

- Nadine, vaffanculo!- sbottò scocciato lui.

***

Trascorsero alcuni minuti di silenzio, durante i quali Timmi sfrecciò nel traffico cittadino senza più rivolgerle la parola. Solo dopo un po' Nadine si rese conto di non avergli detto come raggiungere casa sua.

- Non sai la strada!- esclamò - Come sai dove andare?-

- Lo so perché conosco il percorso dell'autobus. Lo sto seguendo a ritroso. Dimmi dove devo fermarmi.-

Stupita, Nadine lo fece accostare accanto a un baracchino parapioggia dopo circa una decina di minuti, proprio di fronte al parco cittadino. A quell'ora era già buio pesto, pur non essendo particolarmente tardi, e le macchine avevano già acceso i fari per illuminare la strada davanti a loro.

- Grazie.- gli disse Nadine, levandosi il casco e porgendoglielo - Ma hai davvero imparato a memoria il percorso dell'autobus?-

Lui annuì senza sorridere.

- Pazzesco... e perché l'avresti fatto?-

Timmi si strinse nelle spalle.
- Un giornale, io, lo finisco in un'oretta.- spiegò - Ne ho comprati molti, ma non bastavano per tutto il giorno e dovevo pur passare il tempo in qualche modo.-

- E l'hai passato studiando il percorso che l'autobus fa da casa mia fino a scuola?

- No. Ho studiato il percorso dalla stazione centrale a scuola e ritorno.- rispose - Cosa ne so io di dove vivi?-

A quelle parole Nadine spalancò la bocca, la richiuse e scosse la testa: era allibita.

- Quindi tu... cioè... hai... insomma... questa è una cosa....- balbettò, incapace di trovare una qualsiasi parola adatta.

- Non lo è, quando hai una memoria eidetica.- la contraddisse Timmi - Ricordo tutto ciò che vedo.-

Nadine lo guardò per qualche secondo.

- Davvero non ti capisco.- disse - Studi senza motivo le cose più assurde, ci aiuti senza motivo, stai fisso lì davanti alla scuola... e poi ti rifiuti di dirci cosa vuoi da noi!- aggiunse - E da Xander! Mi fai venire il mal di testa!-

Lui la guardò con quella che le parve una lieve sorpresa in faccia.

- Non la pelle d'oca?- chiese.

- No!- esclamò lei - Perché dovresti? Insomma, sei strano, ma non mi fai paura.-

Timmi non rispose e cominciò a prepararsi per andare via, chiaramente intenzionato a porre fine alla conversazione. D'altra parte, Nadine non se la sentiva di chiuderla lì.

- Ehi, senti...- tentò - Ti va un... un caffè?-

Il ragazzo si voltò a guardarla, il casco mezzo infilato.

- Io non bevo caffè.- rispose.

- Allora... una cioccolata calda! A tutti piace la cioccolata calda!-

Timmi rimase immobile per un po', ora davvero stupito.

- Perché vuoi prendere da bere con me?-

- Beh... voglio sdebitarmi in qualche modo.-

- Ho già detto che non ce n'è bisogno.-

- Lo so, ma... voglio farlo lo stesso.-

Lui rimase in silenzio un altro po', forse cercando di capire come replicare.

- I tuoi genitori si staranno chiedendo dove sei.- osservò alla fine.

- No, non direi... gli avevo detto che avrei tardato, se li richiamo non c'è problema.- rispose lei.

Il ragazzo inarcò un sopracciglio.

- E non obbietteranno?-

Nadine scosse la testa.

- Non tanto. Si fidano di me.-

Timmi si tolse il casco.

- E si fiderebbero di me?-

***

Il Whitebark Pyne era il più famoso e il più grande pub della città, un posto tranquillo e pulito, dal pavimento di assi e l'alto soffitto di pietra. Un lungo bancone di formica si stendeva per quasi tutto il lato destro del locale, e dietro di esso c'era una selezione di bottiglie e bevande di varia natura. Appollaiata su una mensola in alto c'era una televisione, dalla parte opposta della stanza principale, e in quel momento stava trasmettendo una partita di football di qualche squadra lontana. Gli avventori la seguivano con blando interesse, perlopiù parlando degli affari loro.

Nadine e Timmi avevano preso un tavolo libero non lontano dal bancone, e davanti a loro c'erano due belle tazze di cioccolata fumante. Lui ne aveva ordinata una normale, mentre Nadine l'aveva voluta allo zabaione con la panna, a cui aveva aggiunto delle stelline di zucchero e polvere di cacao.

- Che senso ha prendere una cioccolata tanto complicata?- chiese Timmi, scrutando torvo la tazza della ragazza - Non ne basta una normale?-

- Ma questa è normale.- rispose Nadine.

- Ci hai messo la panna, le stelline di zucchero e il cacao... e poi non è nemmeno cioccolata!- insisté lui - È zabaione caldo! Non ha niente a che fare con la cioccolata!-

Nadine, anziché spazientirsi, rise.

- Sei proprio strano, lo sai?-

- Ah, io sarei quello strano?- sbottò lui, buttando giù qualche sorso di cioccolata fumante.

Lei strabuzzò gli occhi: doveva essere praticamente bollente, quella roba, e lui la mandava giù come se fosse aranciata. Ad ogni modo decise di non fare commenti e bevve qualche cauto sorso a sua volta, osservando nel contempo il nuovo, bizzarro amico.

- Sai...- disse, quando ebbe posato la tazza - ... per qualche motivo, ho idea che tu ci conosca bene... tutti e quattro noi. Insomma, Alis, Xander, Jo e me. Ho ragione?-

- No.- rispose lui, lo sguardo fisso sulla sua - Conosco soltanto Xander. Di voi non me ne frega niente. Non so un beato cazzo o quasi delle vostre vite.- fece una pausa, riflettendo - Di te, per esempio, so solo che non puoi avvicinarti ai ragni senza svenire.-

Lei lo guardò stupita.

- Cosa?- chiese - Ma tu... come fai a sapere...?-

- Sono stato davanti a quella scuola per più di due settimane.- rispose Timmi - Avrò pure imparato qualcosa. Una volta ti ho vista, mentre eri alle prese con un ragno.-

Quasi fosse stato sempre lì, pronto ad uscire, le balenò davanti agli occhi il ricordo di un ragno che si era arrampicato sulla maniglia del portone della scuola, poco più di una settimana prima. Lei era stata presa da una crisi isterica e Pamela (una sua compagna di classe) c'erano voluti dieci minuti buoni per calmarla, malgrado l'aiuto di un'insegnante, richiamata dalle sue grida.

- Sì, beh... ecco...- balbettò imbarazzata, avvampando - Io... insomma, è aracnofobia... e i ragni mi fanno schifo! Sono... sono così... brutti! E tutti... pieni di zampe! Sono bestie schifose!-

- Non ti vergognare.- disse lui - Non c'è motivo.-

Nadine interruppe il balbettio incoerente.

- Ah no?-

- No.- sorseggiò ancora la cioccolata - Solo gli stupidi non hanno paura.-

- Quindi io...- chiese Nadine - ... cosa sono?-

- Non lo so.- ammise Timmi - Come ho detto, non ti conosco. Comunque, come si dice in tanti film pieni di cliché, i coraggiosi non sono coloro che non hanno paura, ma bensì coloro che affrontano le paure. Non c'è bisogno di vincerle, basta saperle affrontare. Ne conosco un po', di gente così.-

- Ah.- fece lei, incerta - E tu lo sei? Coraggioso, intendo.-
Timmi non rispose subito, continuando a bere la sua cioccolata.

- No. Non sono coraggioso.- ammie alla fine - Posso farlo pensare, ma non lo sono per niente. Il tuo amico Xander è coraggioso.- disse a sorpresa.

- Xander?- esclamò lei.

Il ragazzo annuì.

- Ha affrontato le sue paure già due volte, e senza neanche rendersene conto.- spiegò - Prima con quei giocatori di football, e poi quando ha sostenuto il mio sguardo. So di fargli paura.-

Nadine si lasciò scappare una risata simile a uno sbuffo.

- Lui non ha paura di te. È solo che... non ti conosce, ecco.-

- Neanche tu mi conosci.- replicò Timmi - Eppure mi parli come parleresti ad un tuo amico.- la guardò - Inoltre, menti per farmi stare meglio.-

- Cosa?- chiese lei, senza capire.

- Tu mi hai detto che Xander non ha paura di me, mentre io so che non è vero.- spiegò, facendo un sorrisetto - Io non gli piaccio. Gliel'ho letto negli occhi, so che gli faccio paura, e lo stesso vale per gli altri. Tuttavia, non è una cosa imprevista.- tornò alla sua cioccolata, ormai quasi finita - Tanti hanno paura di me.-

- E... come mai?-

Lui la guardò con un'espressione metà incredula, metà divertita.

- Scusa, ma ieri ascoltavi o eri distratta?-

- Già...- borbottò lei - Scusa... ho fatto una domanda stupida.-

Timmi scosse la testa.

- Non importa. C'è tanta gente che non tiene conto di molte cose importanti, in giro... alcuni nemmeno ripensano alle tragedie passate, ma solo a ciò che temono nel presente.-

- Per esempio?-

- Mmmh...- fece lui, pensieroso - Ecco... per esempio... una strage che è avvenuta una quindicina d'anni fa.- rispose - Fu ribattezzata come "la Carneficina di Sleepy Creek": un'intera cittadina distrutta, più di mille persone morte e nessun sospettato su cui indagare.- sorseggiò ancora la cioccolata - Ha fatto molto scalpore, un tempo, e poi più nessuno a lavorare sul caso: hanno lasciato perdere, dichiarando che la pista era fredda.- scosse la testa - Tuttavia, nessuno ci ripensa mai. Se lo sono lasciati alle spalle, ma chiunque sia stato potrebbe essere ovunque, o chiunque. E nessuno se ne preoccupa.-

Nadine prese qualche altro sorso dalla tazza, cercando di capire come interpretare le sue parole: aveva sperato che la chiacchierata servisse a farle capire meglio quello strano ragazzo, ma più parlavano e meno riusciva a decifrarlo.

- Da come parli, non mi sembri una persona molto ottimista.-

Lui fece una smorfia divertita.

- Che motivo avrei di esserlo?- chiese - Io faccio paura.-

- Paura? E a chi?-

Lui sbuffò.

- Inizio a odiare le cioccolate calde, sai?- disse in tono scocciato - Vedi, quello che ho fatto ieri lo faccio spesso. A botte, intendo. Alla lunga, la cosa tiene lontane le persone.-

- Mi sembra una cosa un po' triste.- osservò Nadine.

Timmi si strinse nelle spalle, senza rispondere. La ragazza decise di cambiare argomento.

- Da dove vieni? Non sei di queste parti, vero?-

- No, è la prima volta che vengo nel Montana.-

- E di dove sei?-

- Di casa mia!- sbuffò - Senti, possiamo andare? Può non sembrare, ma anche io ho delle cose di cui occuparmi!-

Nadine aggrottò la fronte, sorpresa da quel repentino cambiamento.

- Hai un pessimo atteggiamento, sai?-

Lui si accigliò ancora di più prendendo il portafogli da una tasca.

- Già. Me lo dicono tutti.- rispose, tirando fuori venti dollari e lasciandoli sul tavolo - Buonanotte. E piantala di rompere!- sbottò.

Prima che Nadine potesse inseguirlo era già uscito dal pub, sparendo oltre la porta.

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