Cap. 49: L'ultimo piano

Benché non fosse nelle condizioni degli zombie dei piani inferiori, Ducan era decisamente morto: la sua pelle era grigiastra, flaccida e fredda, e le mani gli ricadevano scompostamente dai braccioli sulle ginocchia grassocce. Gli occhi erano chiusi, la bocca leggermente aperta, il capo chino. Sembrava quasi che stesse dormendo.

Sul petto c'erano cinque strappi nella camicia di lino, di forma circolare, e nella pelle apparivano dei segni strani, come se qualcosa l'avesse pinzata da dentro, costringendola a rientrare leggermente. Parevano dei buchi atrofizzati.

Ducan era morto, alla fine. Vedendolo in quello stato, Xander non seppe definire il proprio stato d'animo: si trattava dell'uomo sconosciuto, mai visto né incontrato, ad aver voluto la sua morte, portandosi conseguentemente a un punto di non perdono.
Tuttavia, il giovane mago non provava niente per la sua dipartita: né piacere, né sollievo, e neanche tristezza. Semplicemente, la cosa gli era indifferente. Sentiva di essere in pena per tutti quelli che erano morti sull'isola, ma non per lui. Era strano, tutto sommato.

- Cosa gli è successo?- chiese Alis.

- Tu che ne dici?- sbuffò sarcastico Timmi, mettendo via la Fiaccola e incrociando le braccia sul petto.

- Intendo dire, com'è morto?- sbottò lei, irritata.

- Pensi che sia stato Kyle?- chiese Nadine, che aveva rimesso la pistola nella cintura.

- Bella domanda.- rispose Timmi, con una limpidità che aveva dello spiazzante - Vedete questi segni?- e indicò i cinque fori nella camicia - Questo tipo di ferite non è sconosciuto al Sommo Concilio.-

- Perché?- chiese Jo.

- Perché sono una firma.- spiegò lui - Un killer demoniaco di cui ignoriamo l'identità lascia pressoché sempre questa traccia sulle sue vittime.-

- E cosa gli fa?- domandò Xander.

- In pratica, sembra che prosciughi la magia a coloro che incontra.-

- Ma Ducan non era un mago.-

- Non importa.- disse Timmi, scuotendo la testa - Chiunque ha un minimo di magia, dentro il proprio corpo, anche i normali umani come lui. È questo che dà la vita. Se questa magia viene meno, allora significa morte.-

- E come mai è così ben conservato?- chiese Alis - Forse non è morto da molto, ma non puzza nemmeno, e se è stata la magia nera ad ucciderlo...-

- Giusta osservazione.- annuì Timmi - Vedi, non so poi moltissimo di questa storia, a lavorarci sopra era Raven. Comunque mi ha spiegato che, più o meno, i corpi lasciati dal nostro assassino non deperiscono come gli altri, se muoiono in questo modo. È come se li mummificasse, congelando il loro invecchiamento. Probabilmente può fare la stessa cosa con se stesso o altri senza uccidere, ma non sono sicuro. Non so che poteri abbia.-

- E quindi questo killer è qua? Sull'isola?- chiese Jo, con evidente apprensione.

- Sì, e scommetto di sapere chi è.- sbuffò il mezzodemone.

- Ovvero?-

- Non è ovvio?- disse Nadine, tristemente - Deve essere per forza Kyle. Giusto?-

Timmi annuì.

- Spiegherebbe anche il suo ridicolo soprannome.- rispose - "Divoratore di Anime"... in effetti, facendo una cosa del genere, è come se mangiasse l'anima alla sua vittima.- sospirò e scosse la testa, avvilito - Quel pazzoide è proprio fuori controllo... ha ammazzato anche il suo capo...- si avviò verso la porta, facendogli cenno di seguirlo - Okay, forza... raggiungiamo la Fornace, e vediamo di darci un taglio, con questa assurda faccenda.-

Fecero di volata le ultime rampe di scale, raggiungendo infine la porta dell'ultimo piano. Dopo un istante di raccoglimento, e dopo essersi scambiati cenni incoraggianti e sguardi risoluti, Timmi aprì la porta.

***

La stanza che si trovarono davanti era inaspettatamente più ampia dello stesso ufficio di Ducan e, a regola, avrebbe dovuto superare di parecchio i confini imposti dalle pareti esterne del grattacielo. Il pavimento era interamente di mattonelle di lucida ossidiana nera, mentre i muri erano di un intenso ocra scuro; dritto di fronte a loro, poco più in là, c'era una grossa scalinata di pietra grigia che saliva verso un ulteriore pianerottolo. C'era poca luce, che gettava un'atmosfera cupa e sinistra sull'ambiente, ma era impossibile capirne la provenienza, siccome non c'erano né lampade né finestre visibili.

Non c'era nessun tipo di arredo, là dentro, ancora meno che nell'ufficio di Ducan, dove almeno c'era la scrivania, né tantomeno il minimo segnale di presenze, umane o demoniache che fossero. L'aria stessa sembrava come congelata. Faceva venire i brividi.

Senza una parola si avviarono su per le scale, dopo aver sigillato la porta con l'ultima pozione di Timmi; il pianerottolo si rivelò essere un ampio openspace, almeno due volte più grande del piano inferiore, anche se molto diverso: anziché essere totalmente libero o spoglio, lì il soffitto era sostenuto da innumerevoli colonne quadrate coperte da mattonelle dell'identico colore delle pareti, simili a una foresta di cemento e piastrelle dal sottobosco in ossidiana. Dalla parte opposta della sala c'era un'altra porta ancora, aperta, e al di là...

- Non è possibile!- esclamò Jo, mentre si avvicinavano lentamente - Ancora scale! Non ne posso più!-

La gradinata, questa volta in marmo, si perdeva verso l'alto appena oltre la soglia, e non riuscivano quasi a scorgerne la fine, stagliandosi contro un caotico sfondo di nuvole di un cupo giallo rossastro costellate di nero. Sembrava quasi un cielo infernale.

- Com'è possibile?- chiese Alis, guardandosi attorno senza capire - Questa sola stanza deve occupare l'intero piano! Anzi, non dovrebbe nemmeno esistere, secondo le leggi della fisica!-

- Si tratta di un ambiente creato dalla Fornace, fatto apposta per contenerla.- rispose una voce alle loro spalle - Lo sfondo teatrale è opera di Sebastian.-

Xander, Jo, Alis e Nadine si voltarono di scatto, mentre Timmi si irrigidì all'istante, giusto in tempo per vedere Kyle uscire da dietro una colonna, senza alcuna fretta, le mani giunte dietro la schiena.

***

Non tentò di attaccarli o di fermarli, e neanche di minacciarli. Rimase semplicemente lì dov'era, la schiena dritta e lo sguardo impassibile. Sul volto, un'espressione perfettamente calma e controllata, come se quella fosse una situazione normale, tipo un semplice the pomeridiano.

- Benvenuti.- disse loro - Vi aspettavo.-

- Non cercare di fermarci.- disse Timmi, voltandosi lentamente a guardarlo, con un'aria così truce che faceva paura - Non lo fare, Kyle.-

Lui scosse la testa.

- Io devo farlo. E tu dovresti capirmi, Timmi.-

- Capirti?- ridacchiò lui - Mi spiace, non posso. Non c'è logica in ciò che fai.-

- No?- chiese l'altro, alzando un sopracciglio - Io sto solo cercando di fare ciò per cui sono nato. Ciò per cui siamo nati, fratello. È questo il nostro destino.-

- Non se io decido diversamente.- sbottò il mezzodemone, secco - Da quando mi hai lasciato a Sleepy Creek, sono io a decidere come gestire la mia vita! Ho deciso da solo di unirmi al Sommo Concilio, ho scelto di mia iniziativa come lavorare e sempre io ho deciso che non voglio essere un burattino dei defunti custodi!-

Kyle lo guardò un istante, poi scosse di nuovo le testa.

- Perché mai dovresti fare una qualsiasi di queste cose?- chiese - Tu non devi niente a nessuno, Timmi. Hai rischiato la vita moltissime volte, non puoi negarlo. Solo proteggendo questi ragazzi sei quasi morto in più di un'occasione. Pensa a ciò che hai passato, e confrontalo con quanti ti sono grati per il tuo lavoro.-

- Che cosa stai cercando di dirmi?- chiese lui.

- La pura e semplice verità.- rispose Kyle, tranquillo, incrociando le braccia sul petto - Che ti voglio bene, Timmi, e che sono certo di essere l'unico a poterlo dire con tutta sincerità.-

A queste parole, Xander sentì il sangue che gli ribolliva. Fece per lanciarsi in avanti, in uno slancio di coraggio che mai si sarebbe aspettato prima di incontrare Timmi, ma la mano dell'amico gli afferrò la spalla e lo trattenne.

- Ti sbagli, Kyle.- disse questi, molto tranquillamente. Per un attimo, sembrò addirittura che sorridesse - E mi sbagliavo anch'io. Se tutti hanno paura di me non è colpa del demone, ma mia. E, soprattutto, tu non sei il solo a volermi bene.-

Xander, Jo, Nadine ed Alis lo guardarono, stupiti: possibile che stesse dicendo ciò che avevano capito loro?

Kyle, dal canto suo, non parve particolarmente sorpreso da quelle parole, tuttavia s'incupì all'istante.

- Dunque vuoi combattere contro di me?- chiese - Contro tuo fratello?-
- No.- rispose - Non contro mio fratello. Lui è morto quando sei arrivato tu.-

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