Cap. 34: Il Demonio di Sleepy Creek
Tutti si voltarono a guardare Timmi, quasi aspettandosi di vedere qualcun altro. Il mezzodemone in volto aveva un'espressione fredda e rigida, come se quella faccenda non gli interessasse affatto, ma Xander era certo che, per un secondo, uno solamente, i suoi occhi avessero mandato un breve, intenso lampo color arancio.
- È per questo, dunque?- chiese al fratello - È per questo motivo che mi hai tenuto in vita? Non mi hai ucciso perché speravi che ti avrei aiutato?-
La sicurezza di Kyle parve vacillare: all'improvviso impallidì, e barcollò come se Timmi l'avesse colpito con un pugno.
- Come... come puoi pensare una cosa del genere?- sbottò - Tenerti in vita... solo per questo? Tu sei mio fratello, santo Dio!- gridò, tanto forte che alcuni uccelli si levarono in volo spaventati - Credi che mi sia piaciuto... pensi che quello che è successo a Sleepy Creek mi diverta? Non sei il solo a tormentarsi!-
Stavolta fu Timmi ad assumere un'aria inorridita e ad impallidire. Ma fu solo un attimo: subito dopo avvampò e assunse un'aria così truce che Xander si stupì del fatto che Kyle non indietreggiasse.
- Ah, ma certo, è naturale!- gridò Timmi, facendo un passo avanti - Tu la fai facile! Ti tormenta il ricordo di Sleepy Creek... ma chi... CHE CAZZO CREDI DI SAPERE?- urlò con quanto fiato aveva in corpo.
Quasi subito lanciò un gemito strozzato e si afferrò il petto, in preda a una delle sue crisi. Barcollò per un attimo, e sia Xander che Jo fecero per afferrarlo, ma rimase in piedi da solo, benché tremasse da capo a piedi.
Stupito, Xander lo guardò in faccia. Non c'era alcun cambiamento significativo in lui, ma gli occhi sembravano più luminosi del solito, e quando tornò a guardare il fratello sembrava sul punto esplodere. Letteralmente.
- Credi di sapere come mi sento? DI CONOSCERMI?- urlò - TU... TU TE NE STAI LÌ, CON QUELL'ARIA DA PADRETERNO DEL CAZZO... COSA VUOI SAPERNE, TU, DI COME MI SENTO?- gridò.
Per un momento la sua voce divenne più profonda del solito, anche se fu solo una frazione di secondo. Qualcosa stava scattando in lui. Era sul punto di perdere il controllo.
- Ogni giorno ripenso a quando mi sono svegliato nell'armadio...- ringhiò, ignorando con tutte le sue forze il dolore che provava - Ogni giorno rivedo il sangue secco sulle pareti e i pezzi dei nostri genitori in giro per la stanza. E tutte le notti sto sveglio perché ho troppa paura per addormentarmi! Perché so già cosa sognerò, e non voglio vederlo di nuovo! HO UCCISO UN'INTERA CITTÀ, DANNAZIONE!-
- Cosa?- esclamò Kyle - Ma che... cosa accidenti stai dicendo?-
- Cosa sto dicendo? Sto parlando di quella volta che ho ammazzato tutto il paese e ho quasi ucciso anche te, razza d'idiota! ARGH.-
La sua forza di volontà parve definitivamente esaurirsi, e cadde in ginocchio sul terreno, serrando ancora di più la presa sul petto. Nadine fece per sorreggerlo, ma non appena mosse il primo passo lui allungò il braccio per spingerla via.
Kyle, nel frattempo, sembrava completamente sbalordito: più di tutti gli insulti, più di qualunque altra cosa gli avesse gridato contro fino a quel momento, questo pareva essere il più duro colpo che ricevette. Barcollò leggermente, tenendosi la testa e chiudendo gli occhi come se avesse un capogiro.
- Mio Dio... allora è questo...- gemette. Sospirò e tornò a guardare il fratello - A quanto pare è peggio di quanto pensassi...-
- Di che... cazzo... stai... parlando?- grugnì faticosamente Timmi, da dove si trovava.
Kyle sospirò, sconsolato.
- Timmi... tu cosa ricordi della Carneficina di Sleepy Creek?-
- IL CAZZO CHE MI PARE!- urlò, in preda alla crisi.
- Ma cosa c'entra, adesso?- chiese Alis, senza capire.
Per la prima volta, Kyle non gelò nessuno con gli occhi, ma abbassò il capo ed incrociò le braccia.
- C'entra... eccome se c'entra.- disse. Riportò lo sguardo sul fratello - Allora, che cosa ricordi?-
- Ricordo... che ero al... parco.- ringhiò Timmi - Poi buio... finché non ti ho... quasi sbudellato.-
Kyle fece un mezzo sorriso.
- Sempre così delicato...-
- Taglia corto!- sbottò. I suoi occhi mandarono un nuovo lampo - Sto per... esplodere! Cosa cavolo... cerchi di dirmi?-
Kyle sospirò di nuovo, pinzandosi la radice del naso.
- Cerca di ascoltarmi con pazienza.- gli disse - Devi capire che, fin da quando sono nato, ho dentro di me qualcosa di diverso dalla gente normale, proprio come te.- disse - Qualcosa di innaturale e di potente. Ho compreso immediatamente, quando ero piccolissimo, di essere speciale. Per molto tempo ho creduto di essere solo ma poi, quando avevo circa sei anni, sei arrivato tu. Mi fu subito chiaro che eri come me, lo percepivo solo a guardarti. Avevi solo poche settimane quando rompesti da solo il lettino... non c'era altra spiegazione: anche tu eri un mezzodemone. Non te ne sei reso conto fino a quando non hai compiuto quattro anni, e forse per questo non riuscivi a controllarlo bene. Tutti ti evitavano, si accorgevano che eri diverso, mentre io apparivo perfettamente normale, quindi mi lasciavano stare. Per questo potevo permettermi di difenderti.-
Fece una pausa per riprendere fiato. Alis pareva voler chiedere qualcosa, ma Jo la zittì con un'occhiata. Timmi, ancora a terra, parve calmarsi un poco, e smise di ansimare, fissando il fratello in silenzio. Tuttavia non cambiò espressione né si rialzò, lasciandolo continuare:
- I grandi non parlavano mai di te né in mia presenza né in presenza dei nostri genitori, anche se a volte li sentivo scambiarsi dei sussurri. I bambini invece erano meno discreti... non di rado sono dovuto intervenire per allontanarli. Poi, quando tu avevi quattro anni...-
- Sono scoppiato.- lo interruppe Timmi - Non ce l'ho fatta più, giusto? Il demone si è liberato e...-
- No.- lo interruppe il fratello, sempre senza guardarlo - Non tu. Io.-
Nessun silenzio fu più fragoroso di quello.
***
Ignorando le loro facce, Kyle riprese il racconto:
- Eravamo al parco, come hai detto tu. Stavi giocando nella piscina di sabbia, io ero poco distante, i nostri genitori non c'erano, ci avevano lasciato con la babysitter. Alcuni bambini decisero che eri un ottimo bersaglio, e ti presero a sassate.- lo guardò un istante - Scommetto che hai ancora la cicatrice, vero?-
Meccanicamente, Timmi si portò una mano sopra la nuca, ma la abbassò subito. Kyle si fermò e scosse la testa.
- Non ci ho visto più. Per me è stato troppo... nessuno poteva permettersi di ferirti. Per la prima volta in vita mia mi sono trasformato completamente in Adar Molok, il Divoratore di Anime... e gliel'ho fatta pagare. L'ho fatta pagare a tutti.-
- A tutti...- ripeté Timmi, con voce decisamente roca - Tu... hai sterminato un migliaio persone! Che diavolo avevano fatto? Perché?- gridò, e di nuovo i suoi muscoli si tesero completamente - I nostri genitori... anche loro...?- s'interruppe, stringendo i pugni così forte che le nocche sbiancarono - Me l'hai lasciato credere... per tutto il tempo...-
Un nuovo flusso di ricordi iniziò a riaffiorare, immergendolo nel passato che, da quasi quindici anni, aveva dimenticato.
***
Era buio, e si sentiva stordito. La testa gli faceva male, ed era tutto sporco di rosso. Si rialzò barcollando, la vista un po' sfocata. Riusciva a stento a reggersi sulle gambe.
Dov'era Kyle? Dovera Allie? Dov'erano tutti? Chi era stato a tirargli i sassi?
Avanzò di qualche passo, scivolando in qualcosa di viscido. Sentiva un forte odore di ferro.
Continuò a camminare fino a casa. Le strade erano deserte.
Di solito sentiva la presenza delle persone anche a diversi isolati, ma adesso non c'era niente: non un suono, nemmeno il rumore delle macchine. L'unica cosa che percepiva era l'odore ferroso.
Trovare il palazzo fu facile, anche al buio, con i lampioni misteriosamente spenti. Riusciva a vedere benissimo, nonostante a volte faticasse a mettere a fuoco. La prima cosa che vide fu il portone d'ingresso rotto, a malapena tenuto su da un cardine superstite. Salì lentamente le scale, reggendosi al corrimano. La luce lì c'era, ma era guasta, funzionava a intermittenza.
Anche la porta di casa era scardinata. Entrò.
***
Timmi scosse la testa, frustrato: per la prima volta in tutta la sua vita stava ricordando con esattezza cos'era successo. Fino a poco tempo prima avrebbe dato qualsiasi cosa per riuscirci, per fare chiarezza su quella notte maledetta.
Ora, però, iniziava ad avere seriamente paura del passato.
***
C'era qualcuno all'altro lato della stanza, sdraiato per terra. Corse verso suo padre, che giaceva su un fianco, zuppo di sangue. Era pieno di ferite, la gola squarciata, e non respirava più. Poco più in là c'era un altro corpo, decisamente irriconoscibile... poteva essere solo sua madre.
Le ginocchia gli cedettero, mentre cominciava a piangere sui resti dei suoi genitori...
***
- No...- ringhiò, mettendosi una mano nei capelli - Non adesso, cazzo...-
***
- No...- gemette, rialzandosi - No...-
Era sporco di sangue... tutta la stanza era stata devastata. Gli schizzi arrivavano fino al soffitto, ancora freschi. Un ragazzino entrò di corsa nella stanza, attirato dai suoi lamenti.
- Timmi!- gridò.
Aveva i vestiti zuppi di sangue secco, e un po' gli era rimasto anche sulle mani e sul viso, ma sulla spalla destra era appoggiato un grosso asciugamano. Era diventato color rubino, a furia di passaggi per togliere tutto quell'orrore.
- Kyle...- singhiozzò - Kyle...-
- Sono qui...- lo abbracciò, tenendolo stretto - Non temere... non ti faccio niente. Ora siamo solo noi. Ci penso io a te. Ti proteggerò per sempre.-
Il corpo di Timmi cominciò a sussultare, scosso da un tremito irrefrenabile, mentre una rabbia che non aveva mai provato prima di allora lo invadeva, divorando tutto il resto: la paura, l'orrore, il dolore, svanirono nelle ardenti fiamme dell'ira.
Kyle lo lasciò subito andare, mentre lui cresceva sotto i suoi occhi sgranati. Sentì chiaramente il suo corpo cambiare, ingrossarsi, diventare più robusto, superando in altezza suo fratello di almeno un metro.
E quando ebbe finito non c'era più un bambino, lì in quella stanza, ma una creatura terrificante.
***
Con uno sforzo immenso, Timmi riuscì ad arrestare il flusso dei ricordi, costringendosi a pensare solamente al presente. La rabbia era ancora dentro di lui, come lava bollente che gli attraversava le vene, scorrendo al posto del sangue.
Eppure, non provava più dolore.
Si rialzò lentamente, liberandosi dello zaino. Il lungo gilet scivolò con lui, impigliato in una cinghia. Non se ne curò.
- Ora ti ricordi? - chiese Kyle, guardandolo.
Timmi non rispose, ma strinse le palpebre e cercò di snebbiarsi la mente. Come da un'enorme distanza, sentì Xander fare un passo avanti.
- Tu sei pazzo!- gridò - Hai ucciso mille persone per una cosa così?-
- Mi hai dato del pazzo?- chiese lui, calmo.
- Sì, direi proprio di sì.- rispose Xander, senza indietreggiare né abbassare lo sguardo.
Kyle sbuffò quello che poteva essere sia un insulto, sia una risata.
- E tu che ne sai?- chiese - Hai mai subito una continua campagna di insulti, prepotenze e prese in giro?-
- SÌ!- urlò - Continuamente, ogni santo giorno! Ma non ho mai voluto ammazzare nessuno, io!-
- E allora sei un debole.- sbottò Kyle - Se non sei disposto a combattere, non potrai mai farti rispettare. Non posso credere che il Sommo Concilio si aspetti seriamente che tu spenga la Fornace!-
- Stai zitto!- gridò Nadine, infuriata, cominciando ad avanzare verso di lui - Tu sei un mostro! Come puoi parlare...- si bloccò perché Timmi stese di scatto il braccio, impedendole di andare avanti.
- Come posso parlare così?- rise Kyle, ignorando l'interruzione - Ragazza mia, tu non hai idea di quello che ho dovuto fare per sopravvivere. Io...-
Xander non gli diede modo di finire, lanciando con rabbia una palla di fuoco. Lui alzò la mano destra senza scomporsi, mentre una fiamma lucente, azzurro biancastro, circondava il palmo. La magia venne come attirata, sparendo senza lasciare tracce, lasciandolo totalmente illeso.
- Sei un idiota.- disse quietamente, osservando la sua faccia stupita senza sorridere - Tu non hai idea di cosa posso fare, ragazzino.-
Xander si sentì una mano che gli calava sulla spalla. Era quella di Timmi.
- Restate indietro.- mormorò tra i denti il mezzodemone.
- Perché?- sussurrò Nadine.
Lui scoccò uno sguardo furente a Kyle, che lo osservava con la fronte aggrottata.
Stavolta non ci fu solo un lampo, una scintilla fiammeggiante. I suoi occhi erano accesi, ardenti come braci.
- Perché sono diventato coraggioso.-
Nadine intuì cosa stava per succedere poco prima che accadesse.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top