Cap. 19: Nella neve


Timmi si era sdraiato sull'aiuola coperta di neve che si trovava proprio al centro della piazza. Giaceva di schiena, immobile, gli occhi chiusi come se dormisse, la bottiglia di vodka già mezza vuota stretta nella sua mano. Controvoglia, Nadine si avvicinò e si lasciò cadere accanto a lui, alla sua destra.

- Prenderai freddo.- le disse, senza aprire gli occhi.

Stranamente, la sua voce era perfettamente normale, come se non avesse bevuto un solo goccio d'alcool. Il che era strano, vista la quantità che aveva buttato giù: conosceva gente più grossa di lui che non reggeva la metà.

- E tu no?- chiese di rimando.

- No. Resisto alle temperature molto meglio di te. Perché credi che me ne vada in giro tanto scoperto, sennò?- rispose - Se non andiamo sotto i meno cinque nemmeno mi accorgo che fa freddo.-

Seguì qualche istante di silenzio, rotto solo dal rumore delle auto che ogni tanto passavano da quelle parti.

- Come ti senti?- chiese Nadine.

- Vuoi davvero saperlo?-

Ignorò la risposta.

- Io sarei a pezzi, al tuo posto.-

- Al mio posto saresti morta da anni, credimi.-

- Oh, ma vai a quel paese!- sbottò lei, fissando il cielo nuvoloso - Sto cercando di esserti di conforto, nel caso non l'avessi notato. Il minimo che puoi fare è assecondarmi.-

- Ehi, ragazzina, io...-

- E ho un nome. Usalo.-

- Sennò che fai, mi picchi?-

- Potrei farlo.- rispose Nadine, scocciata.

Timmi cominciò a ridere.

- Ah, ma per favore!- esclamò - Sai bene che...-

- Cosa? Se ti prendo a ceffoni che fai? Mi scarichi addosso Riflusso?-

Lui esitò, e Nadine sorrise soddisfatta. Seguì un silenzio scocciato, durante il quale lui si portò la bottiglia alle labbra ancora una volta.

- Vuoi proprio ubriacarti?-

- Hai mai visto un demone ubriaco?- chiese Timmi in risposta.

- Non ho mai visto nemmeno un demone.-

- Già... beh, in ogni caso, io non mi ubriaco. Guarisco in fretta, abbastanza da rigenerare le cellule epatiche prima che possano svilupparsi problemi. In parole povere, per quanto mi sforzi riesco appena a farmi venire qualche sintomo leggero.-

Avvicinò di nuovo la bottiglia alla bocca, borbottando qualcosa che suonò come un'imprecazione. Le parve anche di sentire il nome "Kyle".

- Cosa ricordi di lui?- chiese alla fine Nadine.

- Ti interessa sul serio?-

- Non è per questo.- rispose lei - Ma parlarne ti farà bene.-

Timmi sospirò e aprì finalmente gli occhi.

- Già, magari hai ragione.-

Rimase in silenzio ancora un poco, prima di decidersi a parlare. Probabilmente stava riordinando le idee.

- Ancora non ricordo granché di lui.- disse dopo quasi un minuto - Tutto è... parecchio nebuloso. Ma quando ci ripenso... sento come se qualcosa di molto bello cercasse di tornare. La sola cosa certa è che gli volevo bene.- voltò la testa dall'altra parte, accigliandosi - Poi ricordo solo come s'è fatto quella cicatrice.-

- D'accordo, questo puoi saltarlo.-

Timmi ridacchiò sommessamente.

- Ero certo che fosse morto.- proseguì - Una ferita del genere... l'ho praticamente aperto in due. Se anche avessi saputo di lui, avrei pensato che fosse sparso lì in giro con gli altri che ho...-

- Okay, basta!-

Timmi rise di nuovo.

- Proprio non le sopporti certe immagini, eh?-

- No!- esclamò lei, leggermente infastidita - Scemo.- sbottò, mentre lui ridacchiava.

Ci fu una breve pausa di silenzio, durante la quale si udì un rumore di ceramica infranta provenire da uno dei palazzi vicini, segno evidente che qualcuno aveva rotto un piatto. Lui bevve ancora qualche sorso di vodka, senza aggiungere più niente. La bottiglia era quasi vuota, ormai.

- Perché è dalla loro parte?- chiese ad alta voce Timmi, rivolto a nessuno in particolare - Perché è un nemico?-

- Pensi che lavori per quella... Alleanza delle Ombre?-

- Non lo so.- ammise - I loro uomini vestono sempre di nero... ma non è nel loro stile affrontarci così.- si lasciò scappare un sospiro, scuotendo la testa - Cosa ci faceva lì? Perché avrebbe dovuto uccidermi?-

Nadine scosse la testa, voltandosi quanto più glie lo permetteva il collare per guardare l'amico, ignorando il dolore sordo sul collo.

- Non so. Avrà le sue ragioni.-

- Spero che siano buone.- ribatté lui - Sennò, questa volta, le budella gliele strappo davvero.-

Nadine rabbrividì. Evidentemente, Timmi se ne accorse, perché gli scappò un'altra breve risata.

- Scusa.- disse.

Lei non lo degnò d'una risposta. Di nuovo, il silenzio calò sui due, rotto soltanto dai rumori che faceva lui quando buttava giù qualche altro sorso di vodka.

- Posso farti una domanda?- chiese all'improvviso Timmi.

- Certo.- rispose lei, sorpresa.

- Hai presente prima, nel parcheggio? Quando ti ho atterrata?-

- Suppongo di sì.- ammise, pensando di non potersi scordare tanto presto quell'episodio.

- Perché eri... così calma?- chiese, in tono curioso - Non ricordo di averti vista spaventata... insomma, non è che connettessi molto, ma...-

Ecco... questa è una domanda interessante... Pensò Nadine.

Stava per ripeterlo ad alta voce, ma all'ultimo decise di non rischiare: probabilmente, stavolta l'avrebbe ammazzata davvero.

- Credo...- esitò - Ero sicura che non l'avresti fatto.- rispose.

- Ah, certo... ho quasi sventrato mio fratello, ma non l'avrei fatto a te, eh?- grugnì sarcastico.

- Senti, non lo so perché l'ho pensato... mi sono fidata di te, ecco.-

Lui si alzò a sedere, guardandola con la fronte aggrottata.

- Tu devi essere pazza.- sbottò, mentre lei si alzò a sua volta - Fidarti di me... ora non rinfacciarmi il mio stesso discorso della fiducia, me lo ricordo bene... ma cosa cavolo ti dice il cervello? Ho ammazzato già un bel po' di persone, per la miseria! Perché avrei dovuto risparmiare te?-

- Non lo so...- sbuffò Nadine - Magari perché è proprio quello che hai fatto?-

- Beh, questa non è una risposta!- ribatté lui, alzandosi in piedi

Anche Nadine si alzò, un po' meno agilmente a causa del dolore al collo, e quando fu in piedi si ritrovò a fronteggiare Timmi faccia a faccia. Si capiva che era irritato.

- Come sapevi che non ti avrei uccisa?- chiese lui - Voglio una risposta chiara, Nadine... non posso rischiare che risucceda.-

- Senti... non lo so.- sospirò stancamente - Io... credo che non lo faresti. Non sei un assassino.-

- Ah, certo, non lo sono!- sbottò furente - Certo, come no! Mi conosci benissimo!- urlò, buttando la bottiglia per terra e mandandola in frantumi.

Si voltò come per calmarsi, passandosi una mano tra i capelli, poi tornò a guardarla.

- Mi hai visto!- esclamò furioso - Hai visto cosa mi succede quando inizio a perdere il controllo... quando mi arrabbio! Crollo come una pera cotta, sto male! Soffro come un cane per tenere quella cosa dentro di me, e ogni volta il dolore peggiora. Liberarlo... liberare quel... quel mostro... mi darebbe sollievo, so che lo farebbe... e non sai quanto sia tentato di lasciarlo andare! E oggi ci sono andato vicino!-

Si prese la testa tra le mani, gli occhi chiusi.

- Hai presente la schizofrenia?- grugnì - Il disturbo dissociativo? Sono pericolose condizioni di alterazione della personalità, forme di psicosi estremamente gravi. La schizofrenia ti fa sentire cose, voci nella testa... il disturbo dissociativo ti fa commettere azioni incontrollate, anche violente... non è la stessa cosa, perché non sono malato... ma io sono io, e lui è lui... il demone è il demone! È parte di me, ma non è... me!-

Nadine scosse la testa: nonostante tutto il suo discorso, non si sentiva minimamente impressionata. Per lei non cambiava nulla.

- Non mi è sembrato un problema, prima.- osservò, accigliandosi - Avrai anche rischiato di trasformarti, ma non ho nemmeno un graffio. Hai visto Kyle che mi attaccava e hai reagito, poi ti sei accorto che il pericolo era cessato e sei tornato in te.-

- Sì, ma l'ho fatto perché...-

- Sì?- chiese Nadine, aggrottando la fronte, quando lo sentì esitare - Dai, cosa stavi dicendo?-

Timmi strinse i pugni tanto forte che cominciò a tremare.

- Perché...- ringhiò, a denti stretti - Perché... lo volevo... però...-

- Allora non serve a niente stare a discutere!- lo interruppe Nadine - Ti sei fermato... perché lo volevi.-

Timmi rimase rigido per qualche altro istante, poi si rilassò e abbassò gli occhi a terra.

Nadine rimase a guardarlo per un momento e poi, lentamente, lo abbracciò. Lo sentì irrigidirsi di nuovo, ma non durò a lungo. Poco dopo, ricambiò la stretta.

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