Cap. 18: Sconvolto

Timmi si mise freneticamente a quattro zampe con una rapidità innaturale, come un animale che si prepara ad attaccare, scrutando freneticamente a destra e a sinistra alla ricerca di qualcosa.

Alla ricerca di una preda.

Nadine lo guardò preoccupata, ancora stesa dove Kyle l'aveva lasciata cadere, ma era di spalle e non riusciva a vederlo in faccia. Pur non conoscendolo a fondo, credeva di saper riconoscere i suoi "attacchi", oramai. Decisamente, quello era qualcosa di diverso.

Ne ebbe la conferma quando lui si voltò, permettendole di vederlo.

Sul suo volto era presente (ne fu assolutamente certa) almeno una traccia del mostro che l'amico aveva dentro: gli occhi, prima neri, adesso erano diventati due punti luminosi e ardenti, due intensi globi fatti di feroci fiamme arancioni. La faccia si era leggermente allungata, diventando più simile a un muso, e la bocca non era più piena di denti, ma di zanne. Il suo respiro era rapido e pesante, profondamente rauco come il suono di un enorme mantice al lavoro. Persino la postura era diversa: sembrava essere diventato un vero animale, con le dita delle mani contratte in quel modo e i gomiti leggermente piegati, o i piedi appoggiati a terra solo per le punte, così in equilibrio che le ginocchia nemmeno toccavano terra, sollevate di un centimetro scarso dal suolo.

Aveva un aspetto e un'espressione talmente feroce che pareva impossibile che fosse davvero lui, nonostante il cambiamento fosse minimo.

- Timmi...- lo chiamò Nadine.

Lui si voltò rapidamente verso di lei e ancor più rapidamente le si gettò addosso, mandandola lunga distesa a terra, poggiando le mani sopra le sue spalle.

La prese per la gola, ringhiando sommessamente. Non strinse così forte da soffocarla, ma quanto bastava per farle sentire la pressione delle sue dita sulla pelle. L'aria attorno a lui tremolò mentre sotto i suoi occhi la vedeva scurirsi, perdere luce.

Imputridire.

Successivamente non seppe spiegare bene cosa la spinse ad agire come agì. Non capì mai quale idea le fosse passata per la testa, mentre posava con calma le mani sulle sue guance e lo fissava negli occhi.

- Va tutto bene.- disse piano. Si sentiva stranamente calma, al sicuro. Non aveva paura - Non c'è più. Siamo al sicuro.-

Inizialmente non successe nulla, e per qualche altro secondo rimase sopra di lei, mentre la ragazza continuava a tenere le mani sul suo viso.

Poi lentamente, molto lentamente, i suoi occhi ritornarono del solito colore scuro e profondo; i denti e la faccia recuperarono la loro forma consueta, e il respiro si fece più basso, lento e regolare.
Rimasero l'uno sopra l'altra per qualche istante, fissandosi negli occhi, il tempo che ci mise Timmi a riprendersi; per la prima volta non era impassibile, imperscrutabile, imperturbabile, e neanche imbronciato, seccato o irritato. Era teso, pallido e spaventato, decisamente sconvolto.

Finalmente (quando il collo di Nadine iniziò a gridare a viva voce la propria collera) scese da sopra di lei, prese il collare, che era caduto lì vicino, e lo sistemò alla meglio. Glielo porse e lei se lo rimise, il collo rigido e indolenzito come non mai.

- Stai bene?- chiese al ragazzo.

Timmi non rispose, ma fece alcuni respiri profondi ad occhi chiusi. Si ripulì il mento dal sangue e si rialzò, appoggiandosi alla macchina che aveva dietro. Nadine lo imitò.

- Stai bene?- chiese ancora.

Lentamente, Timmi annuì.

- No, non è vero.- disse lei - Tu sei sconvolto. Cos'è successo? E chi accidenti era quello?-

Rimettendosi eretto, il ragazzo guardò Nadine, di nuovo serio e impassibile.

- Quello era Kyle William Anderson... mio fratello maggiore.-

***

Subito dopo aver medicato la propria spalla, Kyle raggiunse l'ufficio del signor Ducan, arrabbiato e scosso al tempo stesso. Fino a quel momento non gli era mai successo di ritrovarsi in una situazione simile, e non si meravigliò quando spalancò la porta con più violenza di quanto avrebbe voluto: era scosso, e molto, anche.

- Kyle!- esclamò il signor Ducan, da dietro la scrivania, vedendolo entrare - Ti aspettavo molto prima! Com'è andata?-

Sembrava davvero preoccupato, come se avesse temuto per lui. Non era solo per l'eliminazione fisica dei bersagli, si era spaventato sul serio. Forse aveva creduto di averlo perso.

- Male.- sbottò lui, sedendosi - Io sto bene, ma posso dire di avere fallito.-

- Ti ha sconfitto?- chiese, stupito.

- No, non proprio. Mi ha ferito in modo lieve, ma me ne sono andato da solo.-

Seguì un breve silenzio teso, durante il quale la faccia dell'uomo passava dalla preoccupazione all'irritazione.

- E dimmi...- brontolò Ducan, la voce trattenuta a stento - Se hai fallito... se il ragazzo è ancora vivo, perché te ne sei andato? Perché diamine non hai finito il lavoro?- si lasciò scappare un sospiro rabbioso - Almeno, hai eliminato l'agente del Sommo Concilio? Quello che lo sta proteggendo?-

- No. Non l'ho combattuto.-

- E perché?-

Kyle lo guardò.

- Perché volevo lasciarlo vivere.-

- Cosa?- esclamò, strabuzzando gli occhi - L'hai lasciato vivere... perché volevi?- si alzò in piedi, guardandolo furioso - Cosa t'è saltato in mente, accidenti?- sbottò, balzando in piedi - Ti avevo detto di ucciderlo! Di levarmelo dai maledettissimi piedi! Mi spieghi che sta succedendo?-

- Ehi, cerchiamo di moderare i toni!- esclamò Kyle, animandosi.

Per riflesso le sue mani, serrate sopra le ginocchia, vennero avvolte da una malsana e gelida fiamma azzurro biancastra. A quella vista, Ducan sembrò rimpicciolirsi.

- S... scusa.- brontolò l'uomo, rimettendosi a sedere con la fronte sudaticcia, cercando di allentare il colletto della camicia col dito - È che... non capisco: perché l'hai lasciato vivere? Cos'è questa storia? La sua magia era poco appetitosa, per te?-

- No... a dire il vero lo era anche troppo, sinceramente.- spiegò, calmandosi a propria volta e spegnendo la fiamma magica che aveva involontariamente acceso - Vede, il fatto è che quello era Timothy Anderson, mio fratello minore.-

- Tuo fratello?- ripeté Ducan stupito - Ma... non era sparito? Non lo abbiamo mai trovato, credevamo fosse morto!-

Kyle si strinse nelle spalle.

- Ci eravamo sbagliati. A quanto pare l'aveva preso il Sommo Concilio. Credo che sia lui quello che chiamano "Artiglio Nero".-

Il signor Ducan rimase in silenzio per qualche secondo, pensieroso

- Può diventare uno dei nostri?- chiese infine.

- Sicuramente.- rispose Kyle - Si tratta di un demone, dopotutto. Avrò solo bisogno di un po' di tempo per convincerlo.-

***

Xander misurava a grandi passi il poco spazio libero sul pavimento della casa, tra il tavolo e l'angolo cottura, con l'aria di un leone chiuso in gabbia.

Nadine e Timmi non erano ancora tornati, pur essendo usciti da più di due ore. Avevano provato a chiamarli sui rispettivi cellulari, ma entrambi erano spenti, e non sapevano dove fossero andati a finire i due amici.

Persino Jo, che (almeno a sentir lui) aveva ancora molta paura di Timmi, si stava sforzando di non mostrarsi preoccupato per il mezzodemone tanto quanto per Nadine.

- Magari sono andati a prendere una cioccolata calda...- tentò alla fine Alis, che si era accoccolata sul divano, tormentandosi le mani.

- Se è così, allora il cacao lo stanno ancora macinando...- rispose Jo, affacciandosi alla porta per vedere se arrivavano. Ritirò dentro la testa e guardò Xander - Non puoi trovarli con la magia?-

Lui, senza smettere di andare avanti e indietro, scosse la testa.

- Per chi mi hai preso, per un cane da tartufo?- chiese - So a malapena fare esplodere le cose, che ti aspetti?-

- Nulla!- ribatté Jo, irritato - Ma speravo solo che...-

Xander scosse la testa.

- Lascia perdere... scusa...- lo interruppe - Sono solo nervoso.-

Per ancora diversi minuti rimasero in silenziosa attesa, pregando con tutto il cuore che stessero bene. Finalmente, un rumore sommesso si fece sentire sempre più vicino: era il motore di una macchina che si accostava al marciapiede e si fermava.

- Eccoli!- esclamò Alis, correndo ad aprire.

I due entrarono e i ragazzi, dapprima molto sollevati, trattennero a stento un grido, vedendo che il maglione di Timmi era sporco di quello che senza dubbio era sangue, mentre Nadine sfoggiava un collare da incidentata mezzo scassato.

- Oddio!- sussurrò Alis, coprendosi la bocca con le mani.

- Ma cosa accidenti vi è successo?- chiese Jo, che era rimasto a bocca aperta.

- Di tutto.- rispose Timmi, cupo.

Xander ormai lo conosceva abbastanza per sapere che quelle parole non significavano niente di buono.

- Siete stati attaccati?- chiese.

- In un certo senso...- sbottò il mezzodemone in risposta, posando il pane sul tavolo.

- Prima ho preso un colpo di frusta, guidando.- spiegò Nadine - E poi, all'ospedale, siamo stati aggrediti... ma non siamo feriti!- si affrettò ad aggiungere, vedendo le loro facce spaventate.

- E allora il sangue?- fece Jo, indicando Timmi.

Nadine lo guardò, aspettando che fosse lui a rispondere. Il ragazzo rimase girato di spalle, le mani sui fianchi, e passò del tempo prima che parlasse.

- È di Kyle.-

- Di chi?- chiese Xander, senza capire.

Lentamente, Timmi alzò la testa, ma non si voltò.

- Mio fratello.-

A Xander caddero le braccia.

- Tuo...?-

- Fratello, sì.- sbottò Timmi, togliendosi il maglione e andando in camera sua, a cercarne uno pulito.

- Non sapevo che avessi un fratello!- gli gridò dietro Jo.

- Bene. Siamo in due!- rispose dall'altra stanza.

- Come?- Alis guardò Nadine, in attesa di spiegazioni.

Lei sospirò.

- Non si ricordava di lui, fino a poco fa... lo aveva completamente rimosso dalla memoria, credo. Quando l'ha rivisto non è riuscito a riconoscerlo. C'è voluto un po' perché si rendesse conto di chi fosse.-

- E quando entra in scena il sangue?- chiese Jo.

- Quando lui ha tentato di strozzarla.- rispose Timmi, passando. In mano, teneva stretta una bottiglia piena di un liquido trasparente che, a giudicare dall'etichetta, era vodka - Prendo una boccata d'aria.- e uscì sbattendo la porta.

- Oh... mio... Dio!- esclamò Alis - Ti ha aggredita?- chiese, rivolta all'amica.

- Sì... ma sto bene!- rispose - Era venuto per Timmi...-

- Voleva uccidere suo fratello?- chiese incredulo Xander.

- Sì... beh, no... ha detto che la sua missione era quella, ma che non sapeva chi fosse l'obbiettivo... e che aveva deciso di non ucciderlo...-

- Ma ora avrà decisamente qualcosa da ridire, scommetto...- brontolò cupamente Jo - Era un mezzodemone anche lui?-

Nadine esitò, incerta: non ci aveva pensato.

- Non lo so.- ammise - Forse sì.-

Sospirò, facendo un gesto sconsolato con le mani: ne stavano succedendo davvero troppe tutte insieme.

- Sentite... io vado a parlare con Timmi.- annunciò, voltandosi.

- Sì... divertiti!- le augurò sarcasticamente Jo.

- Vuoi che veniamo con te?- chiese Alis.

Lei scosse la testa.

- No, meglio di no.- rispose - Gli è successo... qualcosa, prima. Non era uno dei suoi soliti attacchi... era diverso. È molto scosso, se lo assilliamo potrebbe chiudersi. Fate provare me.-

I tre amici annuirono, lasciandole raggiungere l'amico.

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