Cap. 17: Il dolore dei ricordi
A Orenthal non c'era un ospedale: il più vicino si trovava a Whitehurst, a dieci minuti di macchina da lì. La scoperta per Timmi, che per tutto il viaggio continuò a brontolare contro medici e affini, fu accolta con nuovi grugniti di disapprovazione ed espressioni seccate.
Ma c'è qualcosa che non lo faccia bubbolare? Pensò Nadine, cercando di sopportare sia lui che il dolore al collo.
La visita non durò molto a lungo, ma le venne diagnosticato un lieve stiramento dei muscoli cervicali e le fu ordinato di evitare qualsiasi sforzo che potesse interessare quella regione del corpo. Il dottore, un uomo di mezza età dai capelli bianchi ancora fluenti e un paio di occhiali quadrati sul naso, eseguì la visita senza risparmiarsi in seccanti commenti di vario genere sul codice della strada e le norme di sicurezza, insistente quanto un vecchio disco rotto.
- Devi considerarti fortunata.- stava dicendo, mentre le metteva il collare - Se la neve fosse ghiacciata, avresti messo sotto quel poveraccio. Inoltre, se fosse stato un palo, non te la saresti cavata così a buon mercato, perché non si sarebbe spostato, a differenza dei pedoni. Quando si guida non ci si può distrarre nemmeno per un momento, altrimenti...-
- Sì, abbiamo capito!- sbottò Timmi, dopo un quarto d'ora di borbottii di quell'uomo - Ma le prometto che se dirà ancora un'altra parola sarà lei ad avere bisogno del medico!-
Il dottore lo guardò attonito. Nadine, invece, lo guardò esasperata.
- Come?- chiese l'uomo.
- Faccia il suo lavoro, e si limiti a quello!- rispose Timmi - La fortunata non è lei, ma quel cretino che s'è buttato nel mezzo della strada.-
- Non c'è bisogno di essere maleducati!- disse il dottore, indignato - Stavo solo dicendo...-
L'occhiata che Timmi gli lanciò lo convinse a badare di più al collare non ancora del tutto allacciato e di meno alla dinamica dell'incidente. Le uniche altre parole che pronunciò furono la raccomandazione di non muovere la testa per nessun motivo per almeno due settimane ed un meccanico "buona giornata".
- Sei stato alquanto sgarbato, sai?- disse Nadine, quando furono nel parcheggio.
- Sono abbastanza scocciato di mio, grazie.- rispose lui, senza guardarla - E poi non è stata affatto colpa tua, nemmeno io l'avevo visto, è sbucato fuori dal nulla. E credimi, non mi hai ancora visto da sgarbato!-
Se avesse potuto, Nadine avrebbe scosso la testa.
A dir la verità, ci provò, ma quando sentì un acuto dolore sotto la nuca decise di rinunciare.
- Cos'hai contro i dottori?-
- A parte il fatto che li vedi solo se stai male, sono geneticamente incapaci di dire "non lo so" e se la tirano come se fossero Dio in persona? Boh, chi lo sa?- esclamò seccato.
I due proseguirono lungo il parcheggio coperto, diretti verso la macchina; c'erano poche auto, dentro, e non si vedeva nessuno in giro. Tuttavia, all'improvviso l'atteggiamento di Timmi cambiò drasticamente: la sua espressione ringhiosa scomparve, facendosi più guardinga, e il suo linguaggio corporeo rivelò preoccupazione. Tese immediatamente un braccio per fermarla, guardandosi attorno.
- Cosa c'è?- chiese lei.
Il mezzodemone scosse lentamente la testa: non era tranquillo.
- Non siamo soli.- rispose.
- Come lo sai?-
- So fare il mio lavoro.- rispose - Qui c'è qualcuno.-
Nadine tese l'orecchio; le parve di sentire un fruscio, come di stoffa smossa, ma in giro non vedeva nessuno.
- Chi c'è?- gridò Timmi, guardandosi attorno - Esci fuori o vengo a cercarti io!-
Per un istante non successe nulla, e Nadine credette che Timmi si fosse veramente sbagliato; tuttavia, poco dopo l'uomo con il cappotto, lo stesso che per poco Nadine non aveva investito, svoltò l'angolo e avanzò nel bel mezzo del parcheggio, comparendo da dietro una colonna.
- Ancora tu?- sbottò Timmi - Ma si può sapere che vuoi?-
L'uomo fece un sorriso tirato e mosse qualche altro passo lento. Era a circa sei metri da loro.
- Non mi riconosci, vero?- chiese.
Timmi inarcò un sopracciglio.
- Dovrei?- disse - Ti ho già riempito di botte?-
- Sì, a dire il vero.- rispose - Sono passati anni, ma... non mi pare di essere cambiato molto.- guardò Timmi negli occhi - Tu no di certo. Sei solo più alto. E hai anche più capelli.- il suo sorriso si allargò appena un po' di più - Non riesci più a nasconderne il colore?-
Nadine guardò l'uomo senza capire.
- Ma lei chi è?- chiese.
Lui si voltò lentamente verso di lei, guardandola negli occhi, e improvvisamente un brivido le corse lungo la schiena. Aveva uno sguardo talmente gelido da far condensare il vapore.
- Timmi...- mormorò, tirandolo per una manica - Timmi, per favore, andiamo via.-
Il ragazzo si voltò a guardarla.
- Andare via? E per...-
Si interruppe quando colse il suo sguardo: era terrorizzata. Annuì.
- D'accordo.-
La prese per un braccio e si voltarono per andare verso la macchina ma, incredibilmente, si ritrovarono ancora la strada sbarrata da quell'uomo strano.
- Cosa...?- esclamò Timmi, guardando dietro di sé. Riportò lo sguardo sull'uomo, lentamente, serrando le mascelle - Fammi indovinare... non sei un essere umano.- sbuffò.
- Sì e no.- rispose - Sono... un po' come te, Timmi.-
Lui si accigliò ulteriormente.
- Mi sembra di averti detto di chiamarmi signor Anderson.- sbottò.
L'uomo scosse la testa.
- Timmi, Timmi, Timmi...- mormorò in tono sconsolato - Proprio non ti ricordi di me?-
- No!- esclamò Timmi, esasperato - Le facce di culo non le dimentico!-
L'uomo ridacchiò.
- Buona questa... devo segnarmela.- commentò. Subito dopo comunque tornò a incupirsi con un sospiro - Fai uno sforzo... ripensa a quando vivevi a Sleepy Creek...-
- Tempo sprecato.- rispose Timmi - Non ricordo granché dei miei primi quattro anni di vita... e purtroppo sei andato a pescare il momento peggiore. Ci siamo visti quando ero piccolo?-
L'uomo sospirò ancora.
- Timmi... sono io... Kyle.-
Timmi strinse gli occhi: quel nome non gli era nuovo... eppure non riusciva a ricollegarlo a niente che potesse riconoscere.
- Mi hai rimosso, vero?- chiese l'uomo - Prevedibile, in effetti.-
- In che senso, prevedibile?- sbottò Timmi, ignorando Nadine che continuava a tirarlo per la manica.
L'uomo si sbottonò la giacca, scoprendo del tutto il dolcevita bianco. Sollevò il maglione e la maglia che aveva sotto fin sopra lo sterno, mostrando una lunga e profonda cicatrice sul busto, che partiva dalla parte in basso a destra e andava verso l'alto, a sinistra.
- Questa, almeno, te la ricordi?- chiese.
Nadine smise di tirare Timmi: quella ferita, pur vecchia e totalmente chiusa, aveva un aspetto orribile: la pelle di quell'uomo, di Kyle, era solcata da numerose linee frastagliate e irregolari, insieme a segni di artigli e di morsi ancora chiaramente visibili su quasi tutto il torso. Pareva che fosse stata inflitta da una bestia impazzita, che aveva artigliato a più non posso la sua pelle lasciando un segno raggrinzito che risaltava sulla carne come un tatuaggio orribilmente realistico.
Era uno sfregio tremendo.
- Ricordarmi di una ferita?- mormorò Timmi - Perché... dovrei...-
Ma la voce cominciò a scemare... qualcosa gli diede un capogiro.
Il flash di un ricordo che non sapeva di possedere gli passò improvvisamente davanti agli occhi...
Era lui, quella notte, quattordici anni prima, che feriva gravemente un ragazzino di dieci anni. Il ragazzino aveva gli stessi occhiali metallici dell'uomo che aveva davanti.
- Tu...- si prese la testa, che improvvisamente aveva iniziato a girargli più violentemente di prima.
Il ricordo andava avanti... o indietro?
Il sangue scorreva attorno a lui... gocciolava addirittura dal soffitto... una furia immensa aveva fatto a pezzi tutti coloro che erano nella stanza...
Le ginocchia gli cedettero e si accasciò a terra, lasciandosi sfuggire un gemito.
- Timmi!- esclamò Nadine, inginocchiandosi al suo fianco.
Era sporco di sangue non suo e di fango... le sue mani ne erano fradice... ne sentiva il sapore in bocca.
Cercò di snebbiarsi la mente, di interrompere il flusso di ricordi, ma era inutile. A fatica sentì la voce di Nadine.
- Timmi!-
- Timmi!- gridava il ragazzino, che era uscito fuori da chissà dove...
Rapidamente, si avvicinava a lui... lo abbracciava...
- Tranquillo...- diceva - Ci penso io, a te...-
Timmi scosse la testa a scatti.
- Allontanati...- gemette - Allontanati...-
- Allontanati...- gemeva - Allontanati...-
- Timmi... stai calmo...-
Il nome che gli veniva alle labbra... lo conosceva da tanto... da troppo tempo.
- Kyle...- singhiozzava - Kyle...-
- Sono qui...-
Il corpo di Timmi sussultava, scosso da un tremito irrefrenabile... Kyle lo lasciava andare, mentre lui cresceva... un essere mostruoso era ora al suo posto...
- Kyle...- diceva, con una voce pesante e gutturale - Kyle...-
- KYLE! - il grido gli uscì dalle labbra, impossibile da soffocare, mentre il ragazzo sbatteva i pugni a terra.
Il suolo di asfalto crepò in entrambi i punti, spandendo piccole fenditure attorno alle sue mani. Il soffitto tremò, mentre piccoli granelli di polvere e sabbia piovevano sulle auto e sulle loro teste.
Spaventata e sorpresa, Nadine fece un balzo indietro, il collo che protestava per il brusco movimento.
***
- Interessante...- commentò l'uomo - La tua forza è dimezzata. Cos'è, ti hanno sigillato i poteri? È per questo che fai fatica coi capelli?-
Nessuno rispose. Timmi rimase a terra, scosso da un tremore gelido, che nulla aveva a che fare con il freddo.
- Ti ricordi, adesso?- chiese l'uomo, che a differenza di Nadine era rimasto impassibile.
- Ti ho ucciso...- ringhiò con voce tremante Timmi, senza alzarsi - Io ti ho ucciso...-
- Ci hai provato, sì.- annuì serio l'altro, abbassando il maglione - Però non abbastanza... immagino che debba ritenermi fortunato... sono sopravvissuto per miracolo. Eri fuori di te. Non sarei mai riuscito a fermarti.-
Timmi rimase a terra, ansimando e tremando leggermente. Nadine gli si avvicinò e gli cinse le spalle con un braccio.
- Tranquillo...- gli sussurrò all'orecchio - Va tutto bene... è tutto a posto... ci sono qua io...-
- Già, tu.- disse Kyle - Non ho idea di chi tu sia.-
Nadine gli lanciò un'occhiata irosa, poi si alzò in piedi e fronteggiò lo sconosciuto faccia a faccia.
- Un'amica di Timmi. E sono anche quella che lo porterà via, ora, in questo preciso istante!-
Kyle rise, una risata fredda e priva di allegria.
- Scusami, amica di Timmi, ma non posso lasciartelo fare.-
- E perché mai? Vuoi ucciderlo?-
- A dire il vero no.- rispose lui, sorridendo ancora - Ma ammetto che il mio compito originale era proprio quello.-
- E cosa ti avrebbe fatto cambiare idea?-
L'uomo la fissò con uno sguardo di ghiaccio, reso ancor più inquietante dal sorriso tirato che aveva stampato in faccia. Senza che potesse accorgersene le era arrivato di fronte e l'aveva afferrata per il collo con la mano sinistra, stringendo tanto forte che slacciò i lacci del collare, schiacciandole la trachea, impedendole di respirare.
- Questi, mia cara, non sono affari tuoi.-
Nadine cercò di divincolarsi, ma la stretta era fortissima: le mancava l'aria, il collo le faceva male...
Con un ruggito di rabbia, Timmi si lanciò su Kyle, affondando i denti nella sua spalla destra, fino a farla sanguinare.
Lui, un po' per sorpresa, un po' per dolore, lasciò la presa su Nadine, cercando di strapparsi di dosso Timmi, che però non pareva intenzionato a mollare troppo facilmente: si aggrappò con tutta la forza che aveva all'avversario, scuotendo la spalla che aveva addentato. Ringhiò come un animale, abbarbicandosi a lui. Sembrava aver perso la testa, era diventato una belva. Lo voleva letteralmente sbranare.
I due rotolarono a terra, finché Timmi non fu sopra e Kyle sotto. L'uomo si liberò di lui con un calcio che lo spedì un paio di metri indietro, facendogli colpire una colonna, che s'incrinò per l'urto.
Un istante dopo, lo straniero di nome Kyle era sparito.
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