MISTAKE, PART ONE.

«Tutto bene ora, Sammie?»
La ragazza annuisce. Tyler le mette davanti una tazza di latte caldo.
«Tyler, non ti ho mai visto così gentile. Che cosa è successo?»
Lui alza le spalle. «Sai, bisogna stare vicino alle persone a cui si vuole bene.»
«Che cosa intendi?»
«... Niente. Io torno a casa, Kaylee.»
Lei gli dà un bacio e lo saluta. «Mi fermo un attimo da loro e poi ti raggiungo.»
Samantha fa un lungo, profondo respiro.
«Posso dirvi perché sono venuta qui?»
Kurt si gira, confuso. «Uh, se lo vuoi dire tu va bene.»
«Sai, Kaylee, perché assomiglio così tanto a Candace Davis?»
«No, dicci, perché?»
Risponde sottovoce: «... Sono sua figlia. E Oliver Brown... Lui è mio padre.»
Kaylee sussulta. Kurt aggrotta le sopracciglia, ancora più atterrito.
«Scusa, Samantha, tu hai...?»
«Undici anni.»
«E Candace ne ha venti... No, aspetta. Non è possibile...»
«Lo è.»
«Samantha, non lo è. Ti ha partorito a nove anni? Poi con Oliver Brown che ne ha tipo quaranta!? Non dire queste cose», le dice Kurt.
«E tu, scusami, cosa sai dell'uomo che è mio padre!?»
«Se parli di Brown, so soltanto che è un uomo onesto e una brava persona! Ti ha pagato qualcuno per diffondere queste notizie su di lui!? Dimmelo!»
«Questo è ciò che fanno vedere le telecamere! Ma tu non sai che persona sia nella realtà! Io vedevo Candace piangere nel loro letto quando ero piccola! Il giorno che sono scappata doveva dire tutta la verità in un'intervista!»
Kaylee sta scorrendo sul profilo Facebook di Brown con espressione preoccupata.
«Kurt, so che tu sei un grande fan delle sue serie, ma potrebbe avere ragione. Ti ricordi quando Candace diceva che si scrivevano alle quattro del mattino?»
Kurt guarda il vuoto in silenzio.
«E ricordi quando Brown ha detto che se Candace avesse la sua età la sposerebbe? Eh?»
«Già il fatto che vivano insieme nella sua villa dovrebbe dire qualcosa», aggiunge Samantha.
Kurt, finalmente fuori dalla sua trance, chiede: «E come ha fatto nessuno a saperlo?»
«Facevo finta di essere la figlia di un'amica di Candace. La gente a Kerman mi conosce come Samantha Winfield, e mi stanno ancora cercando sotto quel nome.»
L'uomo si alza dalla sedia.
«Dobbiamo indagare su questa cosa. Una bambina...»
«Ragazza», lo interrompe Samantha stizzita.
Kurt accenna un sorriso. «Questa ragazzina sostiene che Oliver Brown abbia messo incinta la sua apprendista quando lei era minorenne e che lei sia loro figlia. Sei scappata senza dire niente a nessuno?»
«No, nemmeno a Viktor. È il manager di mio padre e mi fido di lui, ma se gli dico che sono qui lui viene a prendermi e mi riporta a Kerman... Da mio padre.»
Intanto Kaylee ha acceso la televisione. «Alle quattro c'è un'intervista a Oliver Brown sul canale 64.»
Sul canale, invece, c'è ancora il telegiornale. Una signora bianca con i capelli castani racconta: «Celebre regista e conduttore Oliver Brown è stato accoltellato nello stomaco, apparentemente in casa sua, e ricoverato all'ospedale Saint Agnes. Le riprese delle telecamere mostrano fino a pochi minuti prima dell'accaduto, potrebbero essere state oscurate o messe fuori servizio. Sospettato Viktor Mikhaylov, il suo manager, il quale sarebbe dovuto andare a trovarlo quello stesso pomeriggio. Continuano intanto le ricerche per Samantha Winfield, scomparsa in zona Kerman...»
Un sorriso si forma sulle labbra di Kurt. «Vedo che qualcuno si è messo in moto.»
«Cosa ne sappiamo noi? Magari era solo un pazzo o qualcuno con cui aveva un debito», dice Kaylee.
«Questo lo dici tu. E se fosse stata Davis?»
Sammie lo guarda male. «Mamma non lo farebbe mai.»
«Mamma dovrebbe farlo», ribatte l'uomo.

Forse adesso ce la farà. Candace digita il numero del suo manager.
«Salve, signorina! Ho buone notizie per lei!», esordisce Owen con la sua solita voce entusiasta.
«Mi dica tutto, signore», risponde lei cercando di non tradire l'emozione.
«Sarà intervistata mercoledì prossimo dalla BBC. Speriamo che nessun incidente si verifichi e non le permetta di venire, sarebbe bellissimo averla-»
Candace, senza accorgersene, lancia un grido di gioia.
«Tutto bene?»
«Ehm, sì, è solo che ho aspettato un sacco per questa intervista.»
Owen ridacchia. «Capisco, signorina. Mi dispiace ancora per la figlia della tua amica. Notizie su di lei?»
La figlia della sua amica... Certo.
«Purtroppo no. Ce la stiamo mettendo tutta per trovarla, ma non sappiamo davvero cosa le possa essere successo...»
«Ne sono desolato. Tornando a noi, ci incontreremo l'undici novembre alle quattro e mezza, davanti al Compton Union Building. Le va bene?»
Candace è confusa. «Compton? È un po' lontano...»
«Non si preoccupi, ho già prenotato il suo biglietto per il treno. Sarà lì in non più di tre ore.»
Pur di fare quella dannata intervista e rivelare tutte le cose che quell'uomo disgustoso ha fatto a lei e probabilmente anche altre donne, le va bene.
«Perfetto. Ci vediamo lì.»
Dopo essersi congedato, Owen riattacca.
Sta per uscire di casa, quando sente un rumore strano... Come se qualcuno stesse respirando dietro di lei.
Come è possibile? Oliver è in ospedale...
Non più; Oliver è proprio davanti a lei. I suoi vestiti sono stropicciati, i suoi occhi circondati di viola e il sangue gli esce da sotto la camicia, dalla ferita di Viktor non ancora del tutto rimarginata.
Ha sentito tutta la conversazione.
«Candace, so cosa vuoi dire. Tu non andrai a quell'intervista.»
Per la prima volta in quasi dodici anni, la donna trova il coraggio di rispondergli:
«Sì che ci andrò! Non puoi fermarmi!»
Questa improvvisa risposta si rivela un fatale errore.

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