Tyson 5
Il terrore stava dilagando sempre di più nella barriera corallina con la voce che si diffondeva a macchia d'olio di una gang di squali pericolosa e inarrestabile che distruggeva tutto quello che incontrava al suo passaggio.
Tyson aveva predisposto le cose in modo da evitare sospetti. I suoi sottoposti non attaccavano unicamente dove lui era presente, ma anche dove non c'era, seguendo sempre le istruzioni che gli recapitava, lasciando altri superstiti in modo che non sembrasse strano che fosse il solo a sopravvivere a quegli attacchi. Tutto stava andando meglio del previsto e Tyson adorava la sensazione di potere che gli dava spargere tutto quel terrore usando solo la mente.
In quel momento era rannicchiato in un buco, recitando la parte del povero pesciolino traumatizzato e impaurito, pensando alla sua prossima mossa quando all'improvviso sentì delle voci chiamarlo, anche se non con il suo nome.
"Alfie eccoti finalmente. Ma dove eri finito?"
"Eravamo così preoccupati. Guarda come sei ridotto. Perché non sei tornato da noi?"
Tyson vide un pesce palla, un pesce chirurgo, un pesce volante, e un pesce pagliaccio. Il loro atteggiamento preoccupato e amichevole fu la peggiore delle notizie. Quelli dovevano essere dei pesci che conoscevano il vero proprietario di quel corpo. Se avesse parlato avrebbero potuto smascherarlo, avendo ancora la sua voce.
Gli dissero che lo avevano cercato in lungo e in largo e dello squalo che aveva tentato di imbrogliarli imitando la sua voce e di come avessero sentito di un pesce angelo smarrito da quelle parti.
"Ma perché gli altri ti chiamano Tyson?" gli chiese Aaron. "C'è qualche motivo in particolare?"
"Su, dicci qualcosa." gli disse Billy.
Tyson rimase zitto senza mascherare la sua preoccupazione. Come poteva rispondergli?
"Ah." udì la voce di Olaf. "Voi dovete essere suoi amici. Lieto che vi siete fatti vivi."
"E tu chi sei?" chiese Lampo "Non ti abbiamo mai visto."
"Scusate, non ci siamo presentati. Mi chiamo Olaf e sono un amico del vostro Alfie."
"Allora puoi darci delle spiegazioni." disse Fedro "Perché non parla? Perché è così spaventato? E perché i pesci di queste parti dicono che si chiama Tyson?"
"Semplice." rispose il pesce pilota. "Quando l'ho trovato aveva sbattuto la testa perdendo la memoria. Ricordava solo di essere scappato da uno squalo. Così l'ho chiamato Tyson in attesa di scoprire il suo vero nome. Questi terribili attacchi di squali lo hanno spaventato ancora di più e adesso non riesce a parlare."
"Povero Alfie, come è potuto succedergli questo?" commentò Billy rattristato.
"Ma adesso ci siamo noi. Grazie per quello che hai fatto ma ora lo riporteremo a casa." disse Aaron.
"Bene, ma è meglio che vi accompagni. Non si sa mai cosa potrebbe accadere."
Tyson tirò un sospiro di sollievo per come le cose si fossero sistemate. Non doveva temere di essere scoperto per il momento. Bastava reggere quella storia e tutto sarebbe andato bene.
Quando partirono, il pesce pilota si mise accanto al suo padrone e, assicurandosi che non lo sentissero, bisbigliò:
"Immagino che avrai già un piano in mente."
"Ovvio." rispose "Quei ficcanaso sanno chi è questo pesce. Dobbiamo sbarazzarcene per continuare a spadroneggiare per i mari."
"Ok. Informerò gli altri appena ne avrò l'occasione."
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