Risvegli inaspettati

Pov Catherine

Immobile, seduta su una sedia di legno affianco ad un materasso, ecco dove mi ritrovavo.

Il corpo inerme di Sam premeva contro la stoffa mentre Dean dall'altro lato disperato cercava un modo per accettare la situazione.

Le lacrime non potevano essere placate, niente avrebbe permesso ad entrambi di stare meglio, specialmente al maggiore.

Sospirai alzandomi e andai verso di lui per poi posare una mano sulla sua spalla.

Non ottenendo nessuna reazione mi inginocchiai verso il pavimento poi lo abbraccia senza dire una parola.

Non volevo sentirmi dire nulla da Dean, il dolore era troppo forte.

Spostai lo sguardo verso Sam, il suo viso pallido e le labbra leggermente violacee rendevano la visuale ancora più atroce.

Mi allontanai da Dean tornando in piedi e lui, proprio come prima, non mosse un muscolo.

Decisi così di andare nel salone, da sola, avere quella scena davanti agli occhi era straziate.

Mi passai le mani sul viso cercando di evitare le lacrime, ma non ci riuscii, più le asciugavo più esse scendevano lungo le mie gote.

Diedi un pugno contro al muro a causa della rabbia, ma anche della frustrazione.

Non avevamo potuto fare nulla per Sam, c'eravamo quasi, era così vicino, ma purtroppo anche lontano.

Il ricordo di quegli attimi precedenti crearono una cicatrice ancora più profonda nel mio petto.

Non sapevo come affrontare la situazione, come affrontare Dean, come affrontare Bobby, ma soprattutto, come affrontare la morte di Sam.

Non vedere più il suo viso sorridente, non sentire più la sua risata e osservare quei suoi modi di fare da gentiluomo mi risultava impossibile al momento.

Era uno della famiglia per me, come io lo ero per lui, una famiglia unita dall'amore e non dal sangue.

Sospirai camminando avanti e indietro tra le tenebre, la stanza possedeva solo un bagliore di luce grazie alla luna che concedeva attraverso la finestra un po' di visuale.

Improvvisamente sentii Dean alzarsi dalla sua sedia per poi camminare con velocità verso il portone.

Subito lo raggiunsi e lo bloccai per il polso.

«Dean, dove stai andando?» chiesi cercando il suo sguardo.

Lui rimase di spalle e si fermò divenendo quasi di ghiaccio.

«Lasciami andare» rispose freddamente.

Non capivo il suo atteggiamento, solitamente in situazioni di questo genere era furioso.

«Non posso Dean, ti andrai a fare del male da solo, ti conosco, per favore» dissi stringendo la presa sul suo polso.

Lui si voltò di scatto guardandomi dritto negli occhi, i suoi sembravano quasi infuocati.

Per un secondo mi fece quasi timore, ma non potevo permettergli di spaventarmi.

«Lasciami andare subito!» gridò ad un tratto.

Rimasi immobile, mi aveva appena urlato faccia a faccia quasi con odio.

«Sto solo cercando di aiutar-» Dean non mi fece finire e strattonò il braccio facendomi sbattere contro ad un muro.

Purtroppo, era più forte di me.

Sentii il dolore espandersi lungo la schiena e feci un lamento a causa di quel fastidio.

«Non puoi aiutarmi! Nessuno può! Quindi lasciami andare e fottitene di me capito?!» gridò nuovamente.

La schiena mi doleva a causa dell'impatto avvenuto con il muro e trattenni tutta me stessa dal dargli uno spintone.

«Proprio non lo capisci vero? Come faccio a non fregarmene di te Dean? Sei fuori di testa? Non ti permetterò di andartene via, non ti farò fare cazzate solo perché stai provando dolore. E sappi che non sei l'unico. Quindi lascia che io pos-» anche questa volta non riuscii a finire la frase.

Dean strattonò il braccio facendomi sbattere nuovamente la schiena e così riuscì a liberarsi dalla mia presa.

Per un secondo mi guardò, senza cambiare espressione, sembrava completamente indifferente nei confronti delle sue stesse azioni.

Senza rispondere uscì fuori dal casolare e lo sentii partire con l'Impala per poi allontanarsi.

Lentamente scivolai verso il pavimento e scoppiai in un pianto quasi infinito.

Portai le ginocchia al petto e guardai quella maledetta porta in attesa del suo ritorno.

Non avevo forze per inseguirlo, ma allo stesso tempo avrei voluto farlo.

Posai il capo sulle ginocchia e rimasi lì, immobile, non seppi per quanto, ma il tempo giusto per riprendermi da quella discussione.

Quando riuscii finalmente ad alzarmi andai verso lo specchio del corridoio, ormai vecchio e arrugginito, ma con ancora una buona visuale.

Alzai la maglietta girandomi di spalle e quando voltai il capo vidi un paio di lividi sulla schiena.

"Come se fossero i primi che ho" pensai scuotendo la testa e maledicendomi per averlo provato a fermare.

Dissi quella frase a me stessa, cercando di autoconvincermi, ma infondo, sapevo che quei lividi facevano più male di quelli fatti durante uno scontro.

Sospirai posando una mano sulla mia fronte poi decisi di tornare da Sam.

Mi sedetti sul materasso accanto a lui e gli presi la mano ormai fredda.

Rabbrividii a quel contatto e strinsi ancora maggiormente la presa.

«Non è giusto che te ne sei andato così sai? Non ti meritavi tutto questo...non lo hai scelto tu, lo so» ammisi abbassando lo sguardo.

«So che sei buono Sammy, lo sei sempre stato, anche con me, e questo tuo lato oscuro non ti ha mai tolto la tua vera natura. Capisco ogni cosa che hai fatto e anche perché l'hai fatta, scegliere il proprio destino non è possibile, ma cambiarlo si. E tu sei riuscito a dimostrare che nessun lato oscuro può occultare il vero Sammy. Quello che ti sorride sempre, che ti aiuta in qualsiasi occasione e che riesce a essere gentile anche quando non è possibile» continuai osservando il suo viso e posai la mano libera sulla sua guancia.

Non riuscivo a vederlo in quel modo, ma allo stesso tempo sentivo la necessità di stare lì, con lui, perché sapevo che il giorno dopo probabilmente non l'avrei più rivisto.

«Ti prometto che mi prenderò cura di Dean, non gli permetterò di rovinarsi la vita, perché so che tu non vorresti questo per lui. Quindi non preoccuparti okay?» feci una promessa e decidi di mantenerla a qualsiasi costo.

«Ovunque tu sei, se esiste un paradiso, spero tu sia felice, è ciò che ti meriti» conclusi dandogli un bacio sulla fronte come segno di saluto.

Mi allontanai leggermente e continuai a stringere la sua mano, molto più grande della mia.

Le lacrime non lasciavano tregua ai miei occhi e il bruciore ormai stava diventando insopportabile.

Sospirai decidendo di alzarmi quando improvvisamente Sam si mise seduto di scatto.

Istintivamente urlai per lo spavento e lui mi guardò boccheggiando come in cerca di aria.

«SAM?!» gridai con tono scioccato ma anche stupito.

«Caty...io...» lui si guardò intorno stordito e io gli saltai addosso abbracciandolo.

«Non ci posso credere Sammy, pensavo...non importa, ora sei qui» sussurrai stringendolo.

Sam rimase fermo per qualche istante poi ricambiò il mio abbraccio stringendomi a lui.

Dopo pochi minuti mi allontanai e lo guardai dritto infaccia vedendo nuovamente il suo bel colorito.

Gli occhi brillanti e le labbra rosee proprio come i giorni precedenti.

«Caty ma...io non ero...» Sam alzò un sopracciglio e si toccò dietro alla schiena come per cercare la ferita.

In quell'istante però, capii ciò che era appena successo.

Scattai in piedi maledicendo me stessa per non aver fermato Dean.

"Non può averlo fatto davvero..." pensai guardando fuori dalla finestra.

In lontananza vidi l'Impala raggiungere il casolare e istintivamente corsi di fuori.

Quando Dean scese dalla macchina mi passò di fianco quasi senza notarmi e gli urlai contro.

«Ti rendi conto di quello che hai fatto?!» non riuscii a tenere un tono di voce basso, sapevo a cosa andava incontro.

«Ne parliamo dopo» concluse Dean correndo in casa.

Io rimasi ferma, sui gradini del casolare e mi sedetti con ancora più dolore nel petto.

Lui aveva stretto un patto con un demone degli incroci e questo non poteva essere spezzato.

Sapevo cosa gli attendeva, dieci anni di vita per altri migliaia di secoli all'inferno.

Scossi la testa cercando di trattenere le lacrime e presi a correre lontano da quel luogo.

Non potevo guardarlo negli occhi con la consapevolezza che un giorno sarebbe morto.

Corsi, corsi lontano, con le gambe a pezzi e doloranti.

Quando fui ormai senza forze mi appoggiai con la mano ad palo della luce e mi sdraiai a terra tra l'erba.

Guardai in alto, nel cielo, c'erano poche stelle, forse a causa della luminosità.

Le fissai, fino a quando gli occhi si stancarono e si chiusero facendomi abbandonare, anche solo per poco tempo, la realtà.


∞∞∞∞

Ecco il nuovo capitolo!

Spero vi sia piaciuto e se volete lasciate un commento per dirmi cosa ne pensate.

Cercherò di aggiornare il prima possibile!

Baci 😊.

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