Follia omicida
Pov Catherine
Il sangue, il sangue sui muri, sul pavimento, sui vestiti e sul mio viso.
Il sangue era l'unica cosa che riuscivo a vedere e percepire intorno a me dopo aver sterminato un covo di vampiri.
Osservai la lama e fissai per qualche secondo le piccole gocce che con velocità colavano sul pavimento e sulle mie scarpe.
«La...pagherai per tutto questo» una voce tremolante attirò la mia attenzione e con uno scatto mi voltai vedendo uno dei vampiri ancora in vita sdraiato a terra.
«E sarai tu a fermarmi?» domandai avvicinandomi all'essere e posando un piede sopra al suo petto.
«La tua follia omicida sarà la tua rovina» sussurrò quest'ultimo cercando con le poche forze rimaste di mordermi la caviglia.
«Sogni d'oro» spostai il piede e appena il vampiro alzò la testa con un colpo netto gliela tagliai.
Rimasi ferma nella mia posizione poi feci un piccolo sorriso pieno di soddisfazione.
Mi misi in piedi, uscii fuori da quella casa ormai priva di vita e dopo aver preso uno straccio dalla mia cintura pulii la lama.
Il rumore del sangue mi sembrò quasi familiare e chiusi gli occhi ricordandomi anche solo per un istante di Dean.
Combattere, proteggerci le spalle a vicenda, pulire le armi insieme e scherzare, mi mancava tutto di lui.
Lanciai il machete nel bagagliaio una volta giunta vicino la mia macchina e appoggiai i gomiti sul tettuccio.
«Non c'è più spazio per i ricordi, non c'è più spazio per nulla ormai, vivo per uccidere e se morire mi porterà all'inferno da te, allora sono contenta di farlo» mi accorsi di aver pensato ad alta voce e abbassai il capo.
L'odore del sangue aveva impregnato i miei capelli e alcune parti dei vestiti in pelle.
In quell'istante sentii il cellulare squillare e controllai il display, appena vidi il nome del contatto rimisi in tasca il dispositivo e salii in auto.
Ormai erano tre mesi che Sam mi cercava, ogni volta non rispondevo alle chiamate e mi nascondevo.
Non volevo vederlo, era un pensiero altamente egoista e questo lo sapevo bene, ma restare in contatto con lui non avrebbe fatto altro che crearmi ricordi in ogni secondo.
Avrei pensato continuamente a tutti i miei rimpianti, soprattutto a quello di non aver lasciato andare Dean senza avergli dimostrato ciò che provavo per lui.
Ormai era troppo tardi, non volevo, anzi, non potevo rimuginare sul passato.
"Ora conta solo il presente" pensai annuendo a me stessa e poi misi in moto la macchina.
Feci retromarcia e dopo essere uscita da un viottolo tornai in strada cominciando una nuova caccia.
Ogni settimana era così, un circolo vizioso che non si sarebbe mai concluso senza la mia morte.
Cacciare, pedinare e uccidere, tre azioni che al momento erano diventate il mio scopo di vita.
Il cellulare squillò nuovamente e decisi di non controllare nemmeno chi fosse, lo sapevo già.
Un altro caso mi aspettava, avevo cercato informazioni così da non fermarmi in un luogo per tanto tempo.
Non volevo smettere, smettere avrebbe significato riposarsi, rilassarsi, e rilassarsi a sua volta significava pensieri liberi.
La mia mente doveva essere sempre occupata, da qualsiasi cosa.
Accesi la radio e sentii le melodie di "Sweet Child O' Mine" dei Guns N' Roses.
Iniziai a cantare guardando la strada davanti a me e più il tempo passava più vedevo il sole tramontare fino a sparire.
La luce della Luna illuminava il mio cammino e grazie ai fari dell'auto riuscii a trovare un capannone abbandonato in mezzo alla campagna.
Un altro covo di vampiri da eliminare e un altra battaglia da cominciare.
Scesi dalla macchina senza fare troppo rumore e presi dal bagagliaio due machete poi con passo docile mi avvicinai all'entrata.
Potevo sentire alcune voci in lontananza e nonostante fossi in silenzio sapevo bene che loro già avevano udito il mio cuore pulsante.
Con energia diedi un calcio alla leggera porta di legno e circa venti vampiri mi si mostrarono davanti.
Potei notare il capo posto un passo avanti rispetto a tutti gli altri.
«Sei così pazza come dicono da venire qui da sola?» domandò lui inclinando il capo da un lato.
«E tu sei così sicuro di te da dare per scontato che morirò?» chiesi a mia volta facendo un piccolo sorrisetto beffardo.
«Non rimane altro che scoprirlo» concluse lui indietreggiando e facendo segno con la mano ad alcuni di avanzare.
Con uno scatto mozzai la testa al primo e poi al secondo continuando con ogni vampiro che cercava di uccidermi.
Il sangue scorreva lungo la lama, potevo sentire le gocce di sudore che si mescolavano a quelle rosse del sangue e i piedi bloccati al terreno si muovevano solo per attaccare o parare i colpi.
Mi guardai intorno notando che avevo già ucciso quindici vampiri e sorrisi vedendo il capo con altri quattro al suo fianco che digrignavano i denti.
«Allora? Che cosa stai aspettando?» domandai con tono di sfida.
Quelli affianco a lui si mossero in avanti e il moro lì fermò con una mossa della mano.
«Aspettate» i suoi denti sparirono e si avvicinò di un passo.
«Perché non ti unisci a noi? Sei una ottima combattente e te la caveresti benissimo contro altri cacciatori» disse lui incrociando le braccia al petto.
Non risposi e rimasi sull'attenti senza muovermi di un solo millimetro.
«Cosa ne dici? Ti risparmio la vita e tu la risparmi a noi, collaboriamo» continuò il vampiro aprendo le braccia e facendo un ampio sorriso.
In quell'istante scoppiai a ridere e mi rigirai nelle mani i machete impugnandoli poi con forza.
«Piuttosto la morte» conclusi andandogli addosso.
Lui si spostò mandando avanti gli altri quattro vampiri e tagliai la testa a due di loro in un secondo.
"Prevedibili, sono tutti quanti prevedibili ormai" pensai voltandomi verso il capo gruppo.
«Cosa aspettate?! Muovetevi!» gridò lui incitando gli altri due rimasti al suo fianco.
Quest'ultimi mi saltarono addosso in contemporanea così feci un salto di lato e mozzai il capo a quello più vicino.
L'altro senza esitare mi venne incontro e con forza mi fece cadere dalle mani uno dei due machete.
Stringeva con forza il mio polso e soddisfatto per ciò che aveva fatto non si accorse che ne possedevo un'altra.
Gli diedi un calcio nello stomaco facendolo piegare leggermente poi gli feci volare via la testa con ormai il fiatone.
«Allora...adesso che sei solo scappi o combatti?» domandai ridendo più con me stessa che contro il vampiro.
Lui digrignò i denti e mi balzò addosso facendomi cadere a terra.
Subito sentii una forte fitta alla schiena ma mi accorsi di aver tenuto la lama vicino al collo e così entrambi eravamo in una posizione fatale.
Lui poteva mordermi e io potevo fargli saltare la testa in un secondo.
Il vampiro esitò ma ormai dentro di me non albergava neanche un po' di pietà, con forza spinsi la lama verso l'alto stringendola con l'altra mano dalla parte tagliente e dopo momenti di strazianti urli il mostro morì.
Era solo un mostro, non una persona.
Mi guardai la mano e vidi un profondo taglio causato dalla mia stretta.
«Merda» dissi spostando il corpo ormai inerme del vampiro.
«Catherine...» una voce, quella voce, stavo sicuramente avendo delle allucinazioni.
Con uno scatto mi alzai in piedi e mi voltai verso l'entrata del capannone.
In quell'istante vidi Sam con gli occhi sgranati, poi Dean al suo fianco, che mi fissava quasi scioccato.
Il mio cuore perse un battito, non poteva essere vero, non poteva essere lui.
«D-dean...?» la lama nella mia mano cadde a terra creando un tintinnio a contatto con il pavimento.
"Non è possibile, è una finzione, lui è morto, l'ho visto morire e l'ho sepolto..." pensai ricordandomi di ciò che era successo.
Avevo cercato di dimenticarmi di lui, ma la realtà era che stavo solo scappando da tutto.
«Sono io Caty, sono tornato, ti spiegherò ogni cosa te lo prometto» la sua voce calma e tranquilla mi fece venire la pelle d'oca.
Ogni sua parola, ogni suono creato dalla sua voce e ogni suo piccolo movimento mi sembrava un miracolo.
«Non...non è possibile....tu...tu» indietreggiai leggermente, la testa iniziò a farmi male e la vista mi si annebbiò a causa delle lacrime.
«Sono qui davvero Caty, sono io e non me ne andrò di nuovo te lo prometto.
Ti ricordi cosa ti avevo promesso? Che ci sarei stato per sempre, e tu che cosa mi hai risposto? Di non prometterti certe cose perché sapevo di non potere mantenere la mia parola...» disse lui avanzando con piccoli passi verso di me.
Dopo quelle parole mi fermai e i piedi si incollarono al pavimento, le lacrime scesero lungo le mie guance e crollai in ginocchio a terra.
Tutto ciò che avevo creato, la mia corazza, la mia distanza e la mia durezza, ora era sparita.
Posai le mani in avanti per non cadere con tutto il corpo e subito lui si avvicinò a me posando una mano sulla mia spalla.
«Caty...» sussurrò il mio nome e poi mi prese il viso tra le mani guardandomi negli occhi.
Il respiro mi sembrò mancare quando sentii i palmi delle sue mani entrare in contatto con le mie guance.
Nonostante avessi la vista annebbiata potei vedere i suoi grandi occhi verdi fissarmi e presi a piangere con ancora più foga.
«Non ti preoccupare, ci sono qui io adesso» le sue parole mi rincuorarono e mi prese per la vita stringendomi tra le sue braccia.
Subito a mia volta mi strinsi a lui riconoscendo il suo profumo e per un piccolo istante mi sembrò che nulla fosse cambiato.
Non sapevo cos'era successo o perché fosse lì in quell'istante, ma l'importante per me ora era averlo vicino senza lasciarlo più andare.
∞∞∞∞
Ecco il nuovo capitolo!
Spero vi sia piaciuto e se volete lasciate un commento per dirmi cosa ne pensate.
Cercherò di aggiornare il prima possibile!
Grazie e baci 😊.
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