XXVII. Liberazione

Fui svegliata dal rumore della porta della cella che si apriva. L'inquisitore era fermo davanti a me. Il suo sguardo mi faceva l'effetto della neve sul corpo.

-Cosa volete?-

-Siete libera-

Lo fissai incredula. Libera? Non era vero. Doveva trattarsi di una trappola. E poi compresi. Un sorriso mi aprì le labbra.  -Temete una rivolta?- domandai.

L'uomo non mi rispose.

-Lo temete?- lo incalzai.  

-Non mi era mai successo prima-

-Che il popolo si ribellasse?- sorrisi, divertita dal suo orrore.

Lui non parlò. Sembrava furioso.

-Non importa- mormorai debolmente -va bene così- ora volevo solo riposare.

-È stata vostra sorella Yvonne, lei ha fatto il vostro nome-

Sentii il mio corpo diventare di ghiaccio.

-Penso che dobbiate saperlo-

Perché non riusciva a lasciarmi stare? Perché mi odiava così tanto? Lo avrei mai capito? In momenti come quelli lo dubitavo. No, probabilmente non avrei mai compreso un odio velenoso e pungente, che non guardava in faccia nessuno.

-Guardatevi da lei- e se ne andò, lasciandomi sola con i miei pensieri e le mie angoscie.

Me ne rimasi lì, a terra. Esausta. Avevo la nausea.

-Alinoir- gemette Wulf.

Sollevai la testa, il cuore esploso in gola.

-Alinoir-

-Sono qua- gemetti e mi sollevai.

-Arrivo-

Un'ombra sulla porta. Wulf. Traballante, lanciai un urlo... e corsi ad abbracciarlo. Lo strinsi con forza a me, la testa che mi girava. Mi sentivo esausta, i muscoli che mi dolevano, la nausea che mi rendeva difficile respirare.

-È tutto finito- mi sussurrò Wulf, sostenendomi.

Non mi mossi. Volevo solo stare tra le sue braccia. Non desideravo che quello.

Quanto tempo ci misi a riprendermi? Non lo so, ma la mia esistenza prese una piega diversa. Wulf mi fu vicino. Fu la cosa più preziosa che avessi in quei giorni. Mi rese felice. Molto felice. Mi potei quasi illudere in quei giorni dorati che fosse lui mio marito. Ogni tanto mi fermavo a guardarlo, una bellezza fredda, quasi lunare. Era bello, la statua di un personaggio antico. Il nostro rapporto si fece più stretto. Quasi come se fossimo una sola persona.

Fu un giorno di quelli che la mia vita prese l'ennesima svolta. Ero nello studio di mio marito e mi dedicavo alle carte.

-Una giovane chiede di voi- mi annunciò la guardia.

Aggrottai la fronte. –Di chi si tratta?- indagai. Ero troppo indaffarata con gli incartamenti per ricevere qualcuno se non era una questione urgente. Non c'era nemmeno Wulf. Si era allontanato per risolvere un problema in paese. Questione di terre, sembrava che la gente potesse anche impazzire per le questioni di terre. I padri non riconoscevano i figli e i figli i padri. I fratelli si uccidevano a vicenda. Le donne venivano rapite e costrette al matrimonio.

-Non ha voluto dirmi il suo nome, ma mi ha dato questo- mi mostrò qualcosa di luccicante, che teneva tra le mani. Lo guardai sorpresa e poi ci riconobbi il ciondolo a forma di cuore di Sophie. Mi sfuggì un sorriso. Mia cugina era sempre una lieta sorpresa.

-Fatela entrare- mi affrettai a dire, alzandomi. La sedia si trascinò per terra, barcollò e io mi affrettai a tenerla perché non cadesse sul pavimento di pietra.

-Come desiderate- rispose la guardia, prima di uscire.

Attesi con il cuore che schizzava in gola. Sophie era venuta per un motivo. E probabilmente non era per un buon motivo, altrimenti mi avrebbe mandato una lettera per farsi annunciare. Inspirai a fondo, l'aria che sembrava bruciare come fuoco. Tremavo. Appoggiai i palmi delle mani sulla scrivania. E se fosse successo qualcosa a mio padre? O alla nonna? No, mi avrebbero comunque mandato un messaggio. Deglutii, impossibilitata a stare ferma.

Sophie entrò, strappandomi dai miei pensieri. Quasi non la riconobbi. Aveva il cappuccio sollevato a coprirle parte del viso e a nasconderle i capelli dorati. Bellissima. Sophie era davvero bellissima, con un viso d'angelo e grandi occhi color topazio. Occhi che erano gonfi e arrossati. Una brutta notizia. Scivolai sulla sedia, le ginocchia troppo molli per reggermi.

-Mi dispiace, Ali- fece un passo avanti –mi dispiace-

Ghiaccio. Nelle vene, nella carne, nelle ossa. Mi sentivo una morta. –Chi è?- ma già lo sapevo. Perché avrebbe dovuto venire Sophie? Perché nessuno voleva che sapessi di quella cosa.

-Basilius... mi dispiace-

Il mondo divenne nero. Mi sentii mancare, fu solo la voce di Sophie, il suo scuotermi, i suoi capelli che sferzavano il mio viso, a tenermi cosciente.

-Non può essere vero- mormorai.

-In battaglia... dicono che lo hanno visto cadere- tremava, un singhiozzo la scosse. -È morto-

Le ultime parole mi rimbombarono nella mente. Avevano artigli e ferivano. –Lo hanno visto... il suo corpo?-

-Non lo hanno trovato... c'erano così tanti morti-

Un barlume di speranza si accese in me. –Allora potrebbe essere vivo, ferito, magari gravemente, ma vivo-

-No, Ali, lui è morto... lo hanno colpito in petto, al cuore, non potrebbe essere vivo-

Sì, invece. Sapevo  che Basilius era vivo. Certo, Sophie non ci credeva, ma lei non era innamorata. Lei non poteva capire... io lo avrei sentito... io dovevo sentirlo, perché la mia anima era legata alla sua per sempre.

-Devi farti forza... io dovevo dirtelo-

E se anche fosse stato morto... c'era un modo per salvarlo. –Ti ricordi il vecchio incantesimo di nonna?-

-Quale?- un leggero sorriso che mostrò i denti storti, unica pecca di quel viso perfetto –Ne ha così tanti-

-Quello dei morti- mormorai. La voce mi tremava.

-No, non possiamo- scosse la testa e si fece il segno della croce –lo sai che è proibito-

Lo sapevo bene, ma non m'importava. Avrei fatto qualsiasi cosa per riavere Basilius. Per poterlo abbracciare un'ultima volta.

-Una magia simile ha un prezzo alto- continuò Sophie.

-Lo so... pagherò quello che devo pagare- ero decisa.

Sophie scosse la testa, i capelli che le cadevano davanti agli occhi dandole l'aspetto di una bambina. –Non sai quello che dici, se lo sapessi non parleresti così- e gli occhi le si riempirono di lacrime, brillanti come stelle.

-Oh, non fare così- la strinsi con forza a me.

Lei singhiozzò. –Non puoi farlo, non puoi rischiare-

-Devo, lo devo fare per lui... e tu mi aiuterai- e sapevo che l'avrei convinta.

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