XVII. L'appuntamento

Mangiai poco a cena. Per fortuna mio padre e Abel non c'erano. Mia nonna si trovava nelle sue stanze. Ero libera. Il cuore mi batteva tanto forte da farmi pensare che sarebbe esploso. Le mani mi tremavano. Per fortuna nessuno sembrava far caso a me. Lanciai uno sguardo a Basilius, lo sguardo davanti a sé. Tra poche ore lo avrei stretto tra le braccia. Il pensiero mi dava le vertigini. Tutto si sarebbe risolto per il meglio, ne ero certa.

Qualcuno cominciò a ballare. Un nobiluomo e una servetta. L'uomo rideva. Altre coppie si formarono. Io attesi, lo sguardo su Basilius, il cuore che mi batteva ferocemente. Lasciai scorrere gli occhi sui lineamenti. Tesi, ecco come mi sembravano. A cosa stava pensando? Decisi che non potevo più stare seduta lì, in attesa. Mi alzai. La sedia barcollò. Non mi fermai. Mi diressi, cercando di sembrare spontanea, al tavolo di Basilius. Non appena comprese che gli stavo andando incontro lui si alzò. Il respiro mi mancò. Volevo stringerlo. Volevo stare solo tra le sue braccia.

-Che fai?- Basilius mi passò dietro. Mi sfiorò.

-Non potevo stare seduta- non potevo rimanere in semplice attesa.

-Non dovresti stare qua- la sua mano cercò la mia. Il suo palmo ruvido sfregò contro il mio dorso. Io agganciai le nostre dita.

-Non lasciarmi- una preghiera.

Basilius serrò la stretta. -Vuoi ballare?-

-Non ti piace ballare-

-Ha importanza?- il suo braccio corse ad avvolgermi. Mi fece girare e potei incontrare i suoi occhi neri come il buio. Tremai. Lasciai che portasse la mia mano al sui collo. La sala scomparve. Mi sfuggì un sospiro. Ricordavo i balli fatti con Basilius. Tanti. Troppi secondo lui. Pochi per me. Mi aggrappai al suo braccio. Mosse fatte mille volte, eppure mi sembrarono diverse. L'ultimo ballo in pubblico. La sua stretta si serrò. Mi mancò il respiro. Stelle mi esplosero davanti. Mi concentrai sul suo viso. Gli occhi indecifrabili, gli zigomi pronunciati, la mascella contratta. Avrei voluto baciarla. Tempestarla con piccoli e delicati baci. Mi aggrappai con più forza al suo braccio. Non mi resi quasi conto che ci muovevamo nella sala. Conoscevo i passi di quella danza. La conoscevo da quando ero piccola. Era la nostra danza. Uno scivolare sul pavimento di pietra, uno stringersi attenti a non essere notati, un respirare vicini, tanto vicini da mischiare i nostri sospiri.

-Sii puntuale- mi sussurrò lui.

-Alla torre- confermai, le ginocchia molli. Sentii il desiderio di baciarlo. Lo soffocai. Avrei solo dovuto aspettare qualche ora. Il pensiero mi rassicurò. Continuai a lasciarmi condurre. Gli avrei permesso di condurmi per sempre.

Più tardi mi recai all'appuntamento nella torre. Le parole di mia nonna mi risuonavano nella mente. Dovevo ignorarle... ma come potevo? Certe cose rimangono impresse in noi come disegni. Non potevo sfuggirgli.

Salii le scale con attenzione, la tenue luce della luna che mi faceva strada. L'aria frizzante mi costrinse a stringermi nel mantello. Presto mi avrebbe scaldata Basilius. Il pensiero m'incendiò le guance. Ancora un paio di scalini e...

Un fruscio. C'era qualcuno che si muoveva furtivo nel buio, vestito di nero, tanto che si confondeva con le ombre. Basilius. Doveva essere Basilius. Mi spinsi in avanti, il respiro accelerato... e mi ritrovai tra un paio di braccia che mi si serrarono intorno alla vita. Con troppa forza. Non era Basilius. Sobbalzai, incredula, il cuore sfarfallante in gola. Cosa...

-Alinoir- Abel mi strinse con forza. Il mio corpo aderì al suo. Fui percorsa da pezzi di ghiaccio. Perché mi stringeva in quel modo? E soprattutto perché era lì?

-Cosa ci fate qua?- gli domandai, il cervello che cercava disperatamente di mettere i pezzi in ordine, ma tutto era confuso.

-Io... volevo vederti- sussurrò lui.

-Qua?- non era possibile che sapesse, solo Basilius sapeva che mi trovavo lì, non poteva averlo detto a qualcuno. Eppure... non c'era altra spiegazione possibile. Doveva aver parlato. Il pensiero mi agghiacciò. No, non era vero.

Lui sembrò leggermi nel pensiero. -Basilius non verrà, ci ha ripensato, non vuole disonorarti- la stretta di Abel era sempre più forte. Le ossa scricchiolarono. O così mi parve. Non che la cosa avesse importanza. Avrebbe potuto farmi a pezzi.

Resistetti all'impulso di divincolarmi. Se avessi urlato nessuno mi avrebbe sentita. Il pensiero per poco non mi fece sentire male. Inspirai a fondo, mi sforzai di mantenere la calma, ma non ci riuscii. Cominciai a tremare.

-Non devi aver paura, Alinoir, io ti amo, ti sposerò, staremo insieme per sempre- le sue labbra si posarono sul mio collo e cominciò a tempestarlo di baci. Era come se non lo sentissi però. Pensavo a Basilius. Sarebbe arrivato, certo, nulla avrebbe potuto impedirgli di arrivare. Basilius però non arrivò. E compresi la triste verità. Non sarebbe venuto. E fu come se il mondo finisse.



Le nozze furono celebrate cinque giorni dopo. Un matrimonio che era già stato deciso da tempo. Mio padre era davvero contento di quell'unione. Dal nostro mancato incontro non avevo più visto Basilius. Partito, così dicevano tutti. Io non sapevo cosa pensare. Non era da lui allontanarsi senza dire nulla. Possibile che Abel avesse ragione? Non lo sapevo. Il terrore che in realtà fosse successo qualcosa a Basilius si fece strada in me. Forse lo avevano seppellito da qualche parte in cortile. Forse il suo spirito si aggirava nel castello urlando vendetta. Forse se n'era semplicemente andato. Magari con un'altra. Non mi passò inosservata la mancanza d'Yvonne. Non si vedeva da nessuna parte.

La sera fui accompagnata nella camera di mio marito. Sapevo quello che sarebbe successo. Lo accolsi senza desiderio. Era un dovere, non un piacere.

Mia nonna volle vedermi prima che ce ne andassimo. Mi convocò nel suo salottino. Il colore che dominava era il blu. Il colore dell'acqua, delle sirene, della fluidità. Non appena entrai, il cuore traballante e l'abito troppo stretto, mi fece segno di sedermi di fronte a lei, su una poltroncina che aveva gli stessi braccioli alti del divano in cui era affondata lei.

-Mi mancherai- esordì. Quelle due parole, così semplici, eppure così atipiche tra le sue labbra, mi sorpresero e mi fecero tremare.

-Anche voi mi mancherete- gemetti, le lacrime che mi bruciavano gli occhi. Avrei voluto gettarmi tra le sue braccia, ma sapevo bene che lei non avrebbe mai approvato. Una dama non piange mai. Bisogna riuscire a sopportare il dolore. Io non sapevo se ci sarei riuscita. Forse non ero una dama.

-C'è una cosa che ti devo dare prima della partenza- frugò in tasca ed estrasse un sacchettino azzurro pallido che mi porse.

Io la presi tra le mani a coppa, sorpresa. Fui subito aggredita da molti profumi di erbe. -Rosmarino- riconobbi.

-Non solo- m'incalzò mia nonna, un sorriso dolce sulle labbra.

-Prezzemolo- riconobbi e poi andai per intuizione -salvia e timo... cos'è?-

-Un incantesimo d'amore, devi fare in modo che tuo marito apra quel sacchetto, hai capito?-

-Ma lui è già innamorato di me- protestai.

-Oh, gli uomini sono volubili e quello lo è più degli altri, ti ha vista e gli piaci, ma non durerà molto, presto vedrà un'altra bella ragazza e s'invaghirà, questo lo terrà legato a te per sempre-

Un brivido gelido mi corse lungo la schiena. Era sbagliato. Non si poteva costringere una persona ad amare. Non era naturale.

-Conosco quello sguardo, non essere ingenua e ascolta il consiglio di una vecchia, gli uomini amano le conquiste... e nessuna dura mai, credimi-

Notai delle crepe. Frammenti di un passato che non mi aveva mai raccontato, che forse la facevano soffrire ancora ora, che la vecchiaia le sfigurava il viso.

-Devi giurarmelo, Alinoir-

-Io... - non potevo. Non volevo usare quelle cose.

-Giuralo-

E alla fine lo feci, giurai. Solo a quel punto mia nonna sospirò di sollievo. -Brava ragazza-

Ci abbracciammo e ci congedammo così. Sentivo il cuore stretto in una morsa. Avrebbe potuto essere l'ultima volta in cui ci vedevamo, ne ero consapevole.

Quella sera Sophie bussò alla mia porta.

-Che bella sorpresa- mormorai, una mano aggrappata allo stipite.

Mi sorrise da sotto il cappuccio che le copriva i capelli biondi. -Ti dimenticavi di salutare me-

-Sarei venuta domattina- mentii. In realtà non avevo voglia di dirle addio. Volevo solo scomparire nella mia nuova vita.

Sophie annuì lentamente. -Mi dispiace per Basilius-

Le sue parole mi sorpresero. -Grazie- abbassai lo sguardo -vuoi entrare?-

-No, non importa- mi sorrise e mi prese la mano -scrivimi-

-Lo farò- le strinsi la mano. Sophie forse era davvero la mia unica amica. La guardai voltarsi e sparire nel corridoio, il passo goffo. Mi sarebbe mancata. Speravo solo che Yvonne non fosse troppo crudele con lei. Non se lo meritava.

 

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