XIV. La prigione
Ero chiusa nella torre da ormai diverse ore. Lanciai uno sguardo al cielo che si stava colorando della luce rossa del tramonto. Rossa come il sangue. Ironico. L'alba mi aveva sorpresa felice, il tramonto mi trovava disperata. Non sapevo cosa stesse succedendo là fuori. Dal luogo in cui ero io non potevo sentire nulla. Inspirai a fondo, cercando di mantenere la calma. La cosa non era semplice. Mi alzai dal letto a baldacchino in cui ero sprofondata. Perlomeno quella era una prigione per personaggi illustri. C'erano tutte le comodità che avrei potuto desiderare. Accarezzai con la punta delle dita il baule di legno. Mio padre avrebbe anche potuto decidere di buttarmi nelle segrete. No, forse non lo avrebbe fatto. Perché io interessavo a von Neuberg e non poteva rischiare che mi ammalassi. Basilius però... lui non era importante. Fui scossa da un brivido. No, non gli avrebbe fatto nulla. Mio padre lo considerava un figlio. Mi concentrai su questo pensiero, perché se mi fossi lasciata trasportare dalla paura... sarebbe davvero stata la fine.
La porta si aprì con un forte cigolio. Trasalii e mi misi dritta, pronta all'attacco. Un viso... la mia istitutrice. Mi sfuggì un gemito di sollievo e sentii gli occhi riempirsi di lacrime. Bryanna mi sorrise, il viso solcato dalle rughe, i capelli grigi che le ricadevano sulla fronte alta. Una figura amica. Fu molto peggio di vedere un nemico. Deglutii, ma non riuscii a smettere di tremare.
-Bambina mia- sussurrò lei, allargando le braccia e venendomi incontro.
Corsi verso di lei, le braccia spalancate. Ci aggrappammo l'una all'altra come se fossimo in alto mare e stessimo per affogare.
-Alinor- il viso affondò nell'incavo del mio collo.
Singhiozzai, incontrollabile. Non volevo farmi vedere debole, ma fu più forte di me. Non sapevo cosa mi sarebbe successo. –Oh, io non ho fatto nulla- gemetti –non capisco perché sono stata chiusa qua dentro-
-Tua sorella sostiene di avervi vista ieri notte insieme a Basilius- qualcosa scivolò tra le sue parole. Ricordai che lei aveva sempre preferito Yvonne. -Lo ha detto a vostro padre-
Come sospettavo. Mi morsi la lingua per trattenere una risatina isterica. Yvonne. Me l'avrebbe pagata. –Non è vero- sussurrai.
-Lo so, ma lei è insistente... vogliono una prova-
-Come posso provare una cosa che non c'è stata?- domandai.
-Non lo so, piccola mia- sussurrò, accarezzandomi i capelli come quando ero una bambina.
Avrei voluto chiederle di Basilius, ma avrebbe potuto essere una prova di colpevolezza. Forse era una trappola, forse era una spia. –Von Neuberg... io sono dispiaciuta che questa situazione sia sorta con lui qua- mormorai.
-Ha chiesto di voi-
Queste parole aprirono di fronte a me mille orizzonti. Se von Neuberg aveva chiesto di me... beh, c'erano buone speranze che mio padre riducesse la pena. E poi ripensai alla richiesta di von Neuberg. Voleva sposarmi. Deglutii cocci d'amarezza che mi ferirono la gola. Non c'era molta soluzione mi ritrovai a riflettere. E poi mi venne un'idea. –Voglio vederlo- sussurrai.
-Non potete, vostro padre... -
-Vi prego, ditegli che voglio vederlo... mio padre non glielo negherà mai- e se fossi riuscita a uscire da lì sarei riuscita ad aiutare Basilius... o perlomeno lo speravo.
-Cercherò di dirglielo- cedette.
Mi sentii un po' meglio. Per quanto mi potessi sentire vista la situazione. Non dovetti attendere molto. Supposi che von Neuberg non avesse mai creduto alle parole della mia sorellastra, che attendesse solo che lo facessi chiamare per correre da me come un cavaliere senza macchie e senza paure. Quando arrivò la pioggia batteva furiosa come il mio cuore. Era in corso un temporale che durava da ore, come se ci fosse qualche strano collegamento tra me e il cielo. Ricordai le parole di mia nonna. La stirpe di Melusina è legata all'acqua.
Von Neuberg aprì la porta da solo. Nessuna guardia era con lui. Si fidava di me. Ottimo. Si abbassò il cappuccio e mi sorrise. Gli occhi brillavano.
-Oh- mi alzai in piedi.
Lui si lanciò verso di me, il viso preoccupato. –Mia diletta... sono così felice di vedervi-
-Oh, c'è stato un errore- gemetti. Lasciai che mi stringesse tra le braccia, io eccessivamente esile tra le sue braccia di uomo che aveva affrontato battaglie e dolori.
-Lo so, lo so- sussurrò lui, le sue labbra contro il mio orecchio. Potei inspirare il suo odore. –Io non credo neppure a una parola di vostra sorella, certamente si è sentita messa in disparte perché ho preferito voi- mi attirò a sé fino a quando i nostri corpi non aderirono.
Sapere di avere l'appoggio di un uomo così potente mi fece sentire meglio. –Yvonne è sempre stata invidiosa- e la mia non era una bugia detta per difendermi. Era la verità.
-Sì, le accuse sono assolutamente infondate- von Neuberg si spinse indietro per guardarmi in faccia –voi una strega... -
-Strega?- m'irrigidii. L'accusa era quindi quella? Non solo essermi intrattenuta con Basilius?
-Non lo sapevate? Vi accusano di aver stregato quel ragazzo, il protetto di vostro padre- sembrava a disagio, le sue mani comunque non mi lasciarono, i suoi occhi correvano sul mio viso.
Basilius, il mio Basilius. –E lui cosa dice?- domandai. Dovevo sapere, era quella la cosa più importante.
-Nega tutto, dice che... i sentimenti che prova per voi sono reali- e la voce vibrò di una collera appena trattenuta –ma non potete essere responsabile di questo- si affrettò ad aggiungere –la vostra bellezza spiega tutto senza bisogno di sortilegi-
Non parlai, abbassai timidamente gli occhi. Dovevo sembrare remissiva. Una timida fanciulla. Non una strega.
-Non dovete temere, conosco casi simili, si può dimostrare che non siete colpevole, ne ho già parlato con vostro padre e lui è d'accordo-
-Come?- chiesi in un soffio, il cuore ruggente di speranza. Mi vedevo già libera, percorrere il cortile, la schiena dritta, sotto lo sguardo di tutti. Una vincente. Come Yvonne.
-Un'ordalia-
Sentii il mio corpo diventare di ghiaccio. Ordalia. Il giudizio di Dio. Era lo stesso a cui si sottoponevano le vestali accusate di tradimento. Ricordai vagamente la storia di Tristano e Isotta, dove lei è costretta all'ordalia per dimostrare di non aver mai giaciuto con uomo che non fosse il marito... c'era però un inganno che in quel momento mi sfuggiva.
-Sarebbe il modo più rapido per mostrare la vostra innocenza- continuò von Neuberg. E con delicatezza mi spinse verso il letto, dove ci sedemmo entrambi.
Certo, ma un'ordalia poteva essere pericolosa, dolorosa, letale, a volte persino inutile. -E se mi rivolgessi all'imperatore?- mi spinsi avanti.
-Siete sotto l'autorità di vostro padre- mi ricordò. Un modo gentile per dire che l'imperatore non sarebbe intervenuto. Troppo impegnato per salvare una strega.
Le tempie mi pulsavano. Fitte di dolore mi toglievano il respiro. –Che genere di ordalia sarebbe?- affondai le dita nella stoffa dell'abito. Soppresi l'impeto di farlo a pezzi.
L'uomo indugiò, come se non sapesse da dove iniziare.
-Ditemelo- gli presi la mano. Lui sussultò e strinse le sue dita ruvide nelle mie. –Vi prego-
-Il fuoco-
Inspirai a fondo, ignorando il panico che minaccia di stringermi la gola. Il fuoco. Mi era capitato di assistere a un'ordalia simile quando ero piccola. L'odore e lo sfrigolio della pelle che bruciava mi tornò alla mente con una violenza tale da darmi la nausea.
-Posso fare qualcosa- le sue dita mi affondarono nel palmo -sposatemi, Alinor, penserò io a tutto-
L'offerta risultò orribilmente allettante. Un modo per salvarmi.
I suoi occhi brillavano, la sua stretta si fece più forte. –Alinor... non c'è una soluzione migliore-
No, ma avrei potuto sottopormi all'ordalia. Mi resi conto solo in quel momento che stavo tremando. Cercai di controllarmi, ma inutilmente. Basilius non me lo avrebbe mai perdonato. Ma forse già dubitava di me.
-Sposatemi- continuò.
-Io... non posso umiliarvi in questo modo... devo dimostrare che le accuse che mi rivolgono... non sono reali- sì, così avrei preso tempo, avrei potuto meditare una soluzione. Forse addirittura una fuga. Basilius avrebbe potuto aiutarmi. Il mio Basilius. Eppure non c'era Basilius davanti a me, ad offrirmi una soluzione. No, c'era von Neuberg. La luce della lanterna disegnava ombre scure sul suo viso. Non era brutto, no, era di una bellezza cruda, maschile. Zigomi sporgenti, pelle rovinata, sopracciglia folte. Meno elegante di quella di Basilius. Basilius, Basilius... pensavo sempre a lui, come il ritornello di una vecchia poesia. Forse però era l'amore a rendermelo bello.
-Posso procurarvi una crema speciale- sussurrò von Neuberg –qualcosa con cui non vi brucerete-
Esitai. Quella poteva davvero essere la soluzione. Forse l'unico modo per salvarmi senza nessun dubbio.
-Sposatemi e ve la darò- si sporse avanti, il respiro contro il mio orecchio.
-Sì- le parole mi uscirono senza che potessi controllarmi, le parole di una condannata a morte –vi sposerò-
Von Neuberg sorrise. Un sorriso che preannunciava molte cose. Stavo facendo la cosa giusta? No, probabilmente no, ne ero consapevole. Ero però altrettanto consapevole di non avere alleati. Forse neppure Basilius che aveva detto di amarmi. Se avesse creduto che fossi una strega... oh, non ci volevo neppure pensare! Avrebbe forse creduto che lo avessi legato a me con un incantesimo? No, non poteva essere così ingenuo.
-Mi rendete l'uomo più felice del mondo- dichiarò, poi fece per accarezzarmi, ma la sua mano restò sospesa a mezz'aria. –Non ve ne pentirete- la fece ricadere al suo fianco –ora devo andare, tornerò domani- si alzò in piedi.
Lo imitai, con il batticuore che mi spaccava il petto. Mi sentivo svenire. Cos'avevo accettato? Mi sentivo sporca, come se avessi fatto qualcosa di sbagliato. Lasciai che si congedasse da me dandomi un bacio sulla guancia che mi bruciò.
-Penserò io a voi- e si voltò, il mantello che frusciava. Lo guardai andare via, il respiro affannoso. Mi sentivo debole, vinta, confusa. Barcollai e mi lasciai scivolare sul letto. Le lacrime che mi bruciavano gli occhi, cosa...
-Traditrice!-
Quell'unica parola, detta con dolore e rabbia, mi fece sobbalzare. Mi voltai, come tirata indietro da un filo invisibile e lo vidi. Basilius era in piedi davanti alla finestra. L'acqua scivolava lungo i suoi abiti e cadeva sul pavimento di pietra, creando delle pozze. Dietro di lui la pioggia batteva. Non lo avevo sentito entrare. Alzai lo sguardo e il mio cozzò contro il suo. Nero, profondo, furioso. Ne ebbi paura. L'istinto di scappare mi scosse, accompagnato da quello di arrendermi. Non m'importava quello che mi avrebbe fatto. Desiderai, follemente e sconsideratamente, di sentire le sue mani su di me. Volevo che mi afferrasse, che mi stringesse, che mi mordesse. Il mio Basilius. Lo avevo tradito. E il mio mondo andava a pezzi con il suo.
NOTE DELL'AUTRICE:
Ciao!
Cosa ne pensate di questo capitolo?
A presto!
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