IX. Chi bussa alla porta?
Toc, toc. Un leggero bussare alla porta. Un colpetto, una breve pausa, un altro colpetto. Sorrisi, un sorriso che nacque spontaneo. Era Basilius, quello era il nostro codice. Non lo avevo più visto dall'incontro della sera precedente. Mi ero tormentata. Temevo che avesse fatto qualche sciocchezza. O che avesse deciso di non parlarmi più. Entrambe le cose mi ferivano come lame. Corsi ad aprirgli, senza rendermi conto che indossavo solo la camicia da notte. Era tutto così naturale tra di noi.
-Disturbo?- chiese lui, un sorriso divertito sulle labbra carnose. I capelli scuri gli scivolavano sulla fronte.
Lui non disturbava mai. -Non saprei, cosa ti porta qua?-
-Volevo vederti- diretto, i suoi occhi cozzarono contro i miei. Sentii il cuore battermi forte.
-Davvero?- sperai che la voce non mi uscisse esile.
-Sì, non desideravo altro- si passò una mano tra i capelli -posso entrare?-
Mi spostai di lato, facendogli un cenno con il capo. Sapevo che correvo un rischio. C'era sempre la possibilità che qualcuno potesse vedere. E cosa sarebbe successo in quel caso?
-Adoro la tua stanza- Basilius mi passò vicino. L'aria si spostò, accarezzandomi la pelle nuda del collo. Fu come se me l'avesse toccata lui. -Ha il tuo profumo-
-Oh, sei un pessimo adulatore- mentii. Il cuore mi cavalcava nel petto. Puntini scuri mi lampeggiavano davanti. Dovevo chiedergli dov'era stato tutto il giorno.
-Non ti sto adulando- si voltò di scatto verso di me. I suoi occhi lampeggiavano come lanterne nella notte più nera. Alto, bello, perfetto, lì, in mezzo alla mia stanza, a pochi metri dal mio baldacchino. Come se potesse essere parte della mia vita. Naturalmente non era così. Basilius era solo una figura sfuggente. Mi affrettai a chiudere la porta e mi appoggiai contro. -Pensi davvero che ti stia solo adulando?- mi chiese lui.
-Forse... sì... non so- ammisi. Domande difficili a cui non avrei potuto dare una risposta. No, non avrei dovuto. Perché io la risposta la conoscevo, ma sapevo che era sbagliata. Mi sforzai di sorridere. -Ma ora dimmi perché sei qua-
-Ho scoperto delle cose- rispose, la voce seria.
-Quali?- mi costrinsi a domande. La risposta non mi sarebbe piaciuta.
-Ho fatto delle domande su mio padre-
Lo stomaco mi si strinse. Era quello il motivo per cui era venuto? Nulla di romantico? Ingoiai la delusione. -Cos'hai scoperto?-
-Mio padre aveva fatto testamento al tuo- guardò altrove -in caso di sua morte prematura le terre sarebbero andate a lui, insieme alla mia custodia-
Un movente più che valido. Non replicai. Cosa si può replicare in una simile situazione? Esistono parole adatte?
-Questo non cambia nulla di ciò che provo per te-
Lo fissai e annuii, il cuore formicolante. Era una dichiarazione? Mia nonna avrebbe detto di non crederci. Agli uomini non bisogna credere. Mai. Soprattutto di quelli che ami. Aveva ragione e io non lo sapevo.
Basilius si spinse in avanti e mi posò un bacio sulla guancia. Le sue braccia mi strinsero e mi spostò dalla porta. -Grazie- e sgusciò fuori dalla stanza.
Io mi sfiorai il punto su cui lui aveva premuto le labbra. Chiusi la porta, traballante sulle gambe. Tra noi non sarebbe cambiato nulla. Sorrisi.
Feci un passo verso il letto. L'euforia mi scuoteva come...
Sentii dei leggeri colpetti. Mi sfuggì un sorriso. Basilius doveva essersi dimenticato qualcosa. Con tutto il corpo che tremava aprii la porta.
-Cosa... - le parole mi morirono in bocca. Davanti a me c'era un uomo con la pelle scura e lo sguardo sorpreso. Von Neuberg. Chiaramente non riusciva proprio a capire come avessi potuto aprire la porta in camicia da notte. Ero in camicia da notte! Il pensiero mi folgorò, arretrai con un mezzo gemito. Un disastro, ecco cos'era. Farfugliai qualcosa, ma non riuscii a dire nulla di sensato. Ero imbarazzata, terrorizzata, incredula. -Scusate- sussurrai infine, abbassando lo sguardo. Cosa sarebbe successo se avesse detto qualcosa a mio padre? E se lo avesse saputo mia nonna? Non volevo neppure saperlo.
-Non scusatevi, al contrario, siete un gran belvedere-
Quelle parole, tanto impreviste quanto accompagnate dal luccichio del suo sguardo, mi confusero. Mi sentivo svenire. Non attesi altro. Chiusi la porta, contro cui mi appoggiai. Tremai. Inspirai a fondo. Dall'altra parte sentii la risata di von Neuberg.
-Ho sbagliato porta, ma ammetto che quello che vedo è molto meglio di cosa mi aspettavo... non fate così, qualsiasi uomo sarebbe stato felice di assistere a un simile spettacolo- e lo sentii allontanarsi, fischiettando una canzone, i passi che riecheggiavano nel corridoio. Attesi che scomparissero, poi mi lasciai scivolare a terra, sul pavimento gelido e ruvido. Affondai il viso nelle mani. Mille pensieri sgomitavano nella mia mente. Nessuno riusciva a prendere il sopravvento. Forse era meglio così. Forse non ci sarebbero state conseguenze. Perché avrebbero dovuto essercene in fondo? Non pensavo che sarebbe davvero andato a dirlo a mio padre. Non immaginavo che avrebbe potuto succedere qualcosa di molto più pericoloso.
NOTE DELL'AUTRICE:
Ciao!
Cosa ne pensate dell'incontro con con Neuberg?
A presto!
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