Speme
Sono davvero morto?
Finalmente sono stato punito?
Esiste un luogo che ancora più in basso
dell'inferno giace?
No purtroppo la mia vita continua,
gli occhi si riaprono
come torce che tornano a lampeggiare,
i sensi si riprendono
e le mani arraspano il terriccio
marrone, morbido sollievo al tormento del luogo
Le mie mani indugiano nel terriccio,
lo accarezzano e strofinano finché
vedo un'ombra,
sussulto,
salto dalla paura
e a terra mi schianto.
Sollevo gli occhi e lo esamino.
Quest'essere dal volto piccolo e sottile,
dalla barba spinosa,
avvolto in una tunica marrone
che copre in parte i piedi ossuti,
mi fissa e si avvicina
all'orecchio mio, a cui con una rilassante
e profonda voce sussurra:
" Sono qui per farti risalire lo strapiombo,
mi ci ha mandato la tua dea.
Seguimi e ti porterò ove il buio
lascia il posto alla luce,
il caldo al fresco,
le grida ai canti"
Una speme entrò nel mio petto
col mio respiro,
percorse la laringe, la trachea,
i bronchi, i bronchioli
e negli alveoli si insediò,
ma non seguì più il respiro nell'uscita.
Altro non potevo fare se non sperare.
Altro non potevo se non avere fede.
La mia voce non uscì,
semplicemente il vecchio fissai,
ma a parlare iniziai quando
una nebbia, una tempesta di nebbia,
vidi venire verso di noi,
sradicando e portando via quel mondo,
per cui ora provavo pena.
Il motivo non so, ma non volevo venisse distrutto.
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