Capitolo 6
Mi svegliai da quel incubo con gli occhi sgranati e qualche goccia di sudore sulla fronte.
-Ehi.. Che ti succede?- mi chiese Salvatore dolcemente.
Non riuscivo a parlare...
-Enia, cos'hai? Parlami.-
E a quelle parole scoppiai a piangere.
Mi strinse forte a se e mi consolò.
-Non piangere.. Era solo un incubo.- disse lui ed era come se fossimo tornati bambini.
Ricordo ancora quando eravamo all'orfanotrofio e io avevo gli incubi.
Mi alzavo e sgattaiolavo nel suo letto e lui mì cullava e mi rassicurava.
"Bei tempi.."
Rimanemmo attaccati l'uno all'altra per non so quanto tempo mentre io piangevo a dirotto.
Quando smisi di piangere e ci staccammo, guardai la sveglia ed erano le otto.
Mi alzai e mi chiusi in bagno.
Non avevo il coraggio di guardarlo negli occhi... Non so perché ma ero più che imbarazzata.
Quando uscii dalla doccia mi sentivo un altra persona. Lo stress causato da quell'incubo era quasi svanito e mi sentivo meglio.
Uscii dal bagno e Salvatore non era in camera. Andai in cucina e lo trovai a tavola che faceva colazione che lui stesso aveva preparato.
"Wow!"
Mi sedetti accanto a lui e con gli occhi bassi iniziai a mangiare uno yogurt con cereali e mirtilli.
C'era un silenzio assordante tra noi che per fortuna lui ruppe.
-Cosa vuoi fare oggi?- chiese tranquillo.
Io sobbalzai e arrossii, ma non so il perché. Poi riuscii a balbettare qualcosa..
-Oggi è domenica e di fronte il Duomo ci sarà il mercatino.. come fanno ogni domenica. Potremmo andarci se ti va.- conclusi arrossendo.
Lui annuì e poi aggiunse:
-Io devo andare un attimo alla fermata dell'autobus, dopodiché possiamo fare tutto quello che vuoi.- disse facendomi l'occhiolino.
Arrossii ancora di più e sentii il mio corpo fremere.
"Ma cosa..?"
-Okay- dissi io con un filo di voce.
***
Salvatore è andato alla fermata. Ma perché? Ero così presa da ciò che aveva detto che mi sono dimenticata di chiederglielo. Scuoto la testa. Non può essere. Non può succedere tutto adesso e all'improvviso. Io non sono pronta. Non sono pronta ad aprire il mio cuore.. anche se lui è il mio Ciccio. Ma cosa posso fare? Cosa?
Il suono del campanello mi strappò via dai miei pensieri.
Andai ad aprire e vidi Salvatore con tre valigie in mano.
"Ma cosa...?"
È andato a prendere qualcuno? Chi? Come può portarlo a casa mia? Sempre che sia un uomo... E se fosse una donna? Mi sentii invadere dalla gelosia.
-Se hai finito di fissarmi.. Potresti farmi entrare?- chiese lui con un sorriso strappandomi di nuovo dai miei pensieri.
-Oh.. Si scusa.- mi spostai.
Entrò con le valigie e io chiesi con un filo di voce: -C'è qualcuno con te?-
-No. Chi vuoi che ci sia?- mi chiese stupito. Io esitai guardandolo negli occhi, che mi fissavano con attenzione.
-Non lo so... Ma tutte queste valigie... Di chi sono?-
-Due sono mie...- e per un attimo esitò, e il mio cuore balzò via dal mio petto.
-... E una è tua.- concluse.
Io feci un respiro profondo. Non mi ero nemmeno resa conto che trattenevo il respiro.
-E a cosa mi serve una valigia?- chiesi io.
-Sei mai stata a Roma?-
-No.-
-L'ho immaginavo.. Beh, voglio portarti lì per quattro giorni. Partiamo martedì e ritorniamo sabato. Che ne dici?- era entusiasto. È anch'io lo ero.. Ma non ne ero molto sicura.
-Non so se posso permettermelo...- dissi abbassando gli occhi.
-Oh.. A quello non devi preoccuparti. Ho già pensato a tutto io. E non accetterò nemmeno un 'no' come risposta.- disse sorridendo e prendendo dalla tasca posteriore dei suoi jeans due biglietti.
Io scoppiai a ridere di gioia e mi catapultai su di lui. Lui non riuscì a prendermi in tempo e cademmo a terra, io su di lui.
Ci guardammo negli occhi.
"Oddio!"
Lui sorrise, io arrossii e le nostre bocche si unirono.
All'improvviso fu come se fossimo una cosa sola, un insieme di mani,braccia,bocca...
Lui si fermò, cercando il mio consenso.
Io sorrisi, e anche lui sorridendo fece l'amore con me.
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