Capitolo 3

Non lo avevo mai visto così. Mi fece quasi paura. Aveva un bicchiere in mano e sul tavolo c'era una bottiglia di Jack Daniels. Non ricordo di averla mai avuta a casa, probabilmente l'ha comprata lui.
Mi guardava con uno sguardo che non lasciava trasparire nulla, come se fosse vuoto. Ma non lo era. Era pieno di risentimento, di dolore.. Di tutte quelle emozioni provate ma mai espresse.
"Oh, il mio Ciccio. Sembra così piccolo."
Mi avvicinai a lui con cautela, senza che i nostri occhi si staccassero. Poi parlò
-Che hai intenzione di fare della tua vita?- fu la sua domanda, ma sapevo che c'è ne sarebbero state altre e che dovevo rispondere sinceramente.. Non potevo mentire, né a me né a lui.
-Non lo so.- ed era vero. Non avevo idea di cosa fare.
-Ti rendi conto che la cosa è grave? È questa la bambina che è cresciuta con me? Quella che danzava e rideva spensierata nel giardino dell'orfanotrofio?- mi fissava impassibile.
-Senti, io non voglio discutere con te di questo. È la mia vita. Sono le mie decisioni ed i miei sbagli. Tu non puoi venire qui da me dopo anni e farmi la morale, perché tu non sai un cazzo!- Ero.. esasperata? Arrabbiata? Non lo so proprio.
-Parlami allora. Dimmi tutto quello che c'è da sapere. Io ti aiuterò sempre, lo sai.- disse lui, con gli occhi di chi prega in un miracolo e sul viso l'esasperazione.
"Se solo potessi, ti racconterei tutto. Ma non posso e non voglio rivivere nulla di quei giorni.."
Le lacrime mi invasero gli occhi e tutto quello che riuscii a dire fu -No. Non ne voglio parlare okay? Non sei nessuno per dirmi che ti devo raccontare le mie cose perché non ne ho nessuna intenzione!-
Stavo urlando. Ero esasperata ma non dal suo comportamento, lui non centrava. Ero io il problema.. il disastro ero io! Sbattei la porta della mia camera con tutta la forza che avevo e mi chiusi dentro.
-Enia per favore non fare così. Se non vuoi parlare per me va bene, ma non arrabbiarti con me. Io non so cosa mi nascondi ma so che è una cosa importante per te e.. Va bene ho esagerato ma cazzo! Non puoi fare la sgualdrina! Non puoi usare il tuo bellissimo corpo per accontentare gli altri! Sei una ragazza brillante, divertente, solare.. Ma non rovinarti la vita così cazzo!- era disperato. E anch'io. Le lacrime scorrevano sul mio viso al solo ricordo.
-Enia, apri questa cazzo di porta per favore!-
So che pensa al peggio. Lui è sempre stato così.
Mi chiusi in bagno e guardai allo specchio la figura che mi fissava.
I miei occhi verdi sono cerchiati e rossi, i miei capelli sono ricci e ribelli, ma non è una novità. La mia bocca carnosa è stata torturata dai miei denti e per poco non sanguina.
Ritornai nella mia camera. Non sentivo più Salvatore alla porta, forse è andato via. Apro il cassetto per prendere le sigarette e trovo un braccialetto con i cuori e la scritta 'Ciccio'.
"Il bracciale che mi ha regalato prima di partire!!"
Le lacrime scorrono ancora di più sul mio viso e mi precipitai alla porta. Lui è seduto a terra, proprio accanto, ad aspettare che io esca dalla mia camera.
"Oh, il mio Ciccio"
Si alzò e mi prese tra le braccia.
È stato l'abbraccio più confortevole che avessi mai ricevuto in vita mia.
E improvvisamente le nostre labbra si unirono, e le nostre lingue si esplorarono a vicenda. In quel bacio furono racchiuse tutte le emozioni delle ultime ore: Rabbia. Delusione. Esasperazione. Amore.
Ci staccammo e continuammo ad abbracciarci, in mezzo alla stanza da pranzo.. La mia testa sul suo petto e le sue braccia salde attorno a me. È tornato. Ed è venuto a salvarmi.
Il Mio Salvatore.

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