Capitolo 26
Passarono i giorni, i mesi, gli anni.
Salvatore fu trasferito in Tunisia dove scoppiò la guerra e non ne seppi più nulla.
Nel frattempo nacque Carmen.
Era una bellissima bambina: i capelli ricci e scuri come i miei, le labbra carnose e gli stessi occhi di suo padre.
Suo padre. Salvatore. Colui che mi promise tante cose. Colui che mi salvò, colui che doveva sposarmi, dovevamo dare un buon futuro a nostra figlia.. Ma cosa più importante: mi aveva promesso che sarebbe tornato.
Io non volevo accettare tutto questo!
Non era tornato e non aveva nemmeno conosciuto sua figlia.
E no, non lo accettavo.. Anzi, non lo accettai mai.
Ogni giorno mi recavo alla stazione, all'orario degli arrivi: speravo di vederlo scendere da quel treno con il suo splendido sorriso. Ma lui non scendeva mai da quel fottuto treno. E io continuavo ad aspettarlo, nonostante tutto.
Iniziarono a dire che ero pazza.
E quando mia figlia crebbe mi portò in un centro per anziani. Ma io non ne avevo bisogno, io ero semplicemente innamorata.
E solo adesso capisco l'importanza dell'amore.. Perché la vita è troppo crudele e invece l'amore è una cosa bella.. E non avrebbe senso vivere senza amore.
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