Capitolo 18
Quando ripresi i sensi, mi ritrovai in auto. Ero bendata e avevo mani e piedi legati. Sicuramente mi aveva messa nel bagagliaio perché se muovevo i piedi sentivo dei rumori metallici, simili a degli attrezzi da lavoro che sbattono tra loro.
Decisi di non muovermi anche se provavo molta difficoltà: avevo mal di testa e sentivo i crampi alle gambe.
E tremavo, molto.
Volevo solo essere a casa, tra le braccia di Salvatore.. e invece? Ero là. Rapita, da quel pervertito di mio zio.
Non so quanto tempo passò prima che arrivassimo, ma a me sembrò un'eternità.
L'auto si fermò e sentii mio zio scendere. Sentii un altro rumore e capii che aveva aperto il bagagliaio.
-Bene, sei sveglia.- disse.
Io non parlai e lui mi prese in braccio, mi allontanò dall'auto di qualche metro, mi tolse la benda e slegò le gambe.
"Che sollievo poter muovere le gambe!"
Anche se era sera, i miei occhi ci misero un po' a focalizzare la scena.. ma poi ho visto tutto con chiarezza. La BMW con i vetri oscurati che avevo visto giorni prima.. e poi lui.
Mio zio, Giuseppe, non era cambiato molto negli anni.
Era un po' più grasso, ma continuava a puzzare di alcool e sigarette e aveva lo stesso orribile sguardo di sempre.
Mi osservava, quasi incantato.
-Sei sempre più bella Enny- disse.
Odiavo quel soprannome. Odiavo quel soprannome detto da lui. Odiavo lui.
Non gli risposi e lui continuò:
-Non potevi scappare per sempre da me, tesoro- sorrise, quel sorriso maligno che solo a pensarci mi incuteva terrore.
Io mi limitavo a guardarlo e per un po' continuammo a fissarci.
Poi mi prese per un braccio e mi trascinò in quella che era una casa.
Appena entrati sentii i brividi lungo la schiena.
La casa, da fuori sembrava vecchia e disabitata, e dentro non era da meno.
Vi era un lungo corridoio, e le stanze di ramificavano in esso.
In tutto vi erano 5 stanze.
Il salotto era al quanto misero: vi erano un divano e una poltrona di pelle, un tavolo, tre sedie e un mobiletto dove ci era appoggiata la televisione.
La cucina invece era un po' più accogliente, come anche il bagno.
Infine vi erano due camere da letto: quella matrimoniale era in stile antico, mentre la stanza singola era spoglia, con solo un letto, un comodino e un piccolo armadio.
Finito il giro turistico, che avvenne con il mio silenzio e la sua spiegazione al quanto dettagliata, come se fossi non vedente, mi fece sedere sul divano e lui si accomodò vicino a me.
Mi guardò e mi sorrise.
Io abbassai lo sguardo sui miei polsi, ancora legati e arrossati.
"Potrebbe anche slegarmi, no?
Dove voleva che andassi se non sapevo nemmeno se ero ancora nella mia regione, o peggio, fuori Italia?"
-No Enny, non posso slegarti al momento- disse rispondendo alla mia domanda inespressa.
-Devo prima potermi fidare di te-
La rabbia mi travolse e non potevo più trattenermi:
-Dove vuoi che vada?- sbottai.
-Oh, allora il colpo in testa non ti ha tolto la voce- esclamò sarcastico mentre io lo guardavo piuttosto male.
Quantomeno avevo scoperto la causa del mio mal di testa.
-Comunque- disse -Non penso potresti andare lontano. Ma se può esserti di conforto, siamo ancora in Lombardia tesoro, solo un po' più lontani da Milano, ma niente di chè- mi spiegò.
Voleva disorientarmi, era ovvio, ma forse dimenticava che non avevo più 10/12 anni.
-Che cosa vuoi da me, ancora?- gli chiesi.
Inizialmente sembrò sorpreso dalla mia domanda improvvisa, poi si ricompose subito.
-Vedi Enny, è semplice. Tu sei mia.-
Mi accigliai.
"Cosa? Io sarei sua? Non sono di nessuno... Forse di Ciccio, ma non sua!"
Mi scappò una risata isterica.
-Trovi che sia divertente?- mi chiese al quanto infastidito dalla mia reazione.
Non gli risposi e lui si accigliò:
-Quando ti faccio una domanda devi rispondere Enny, certo non devi rispondere male, ma devi sempre dirmi tutto ciò che ti passa per la testa. E se fossi in te non farei molto la sarcastica, a meno che non vuoi che ti ricordi le buone maniere.- disse.
Aveva un ghigno divertito sul viso, che io avrei voluto prendere a pugni.
Continuai a non parlargli così parlò lui.
-So che stai pensando che cosa succederà o cose del genere. Bene, è semplice. Tu adesso sei mia. Anche se lo sei sempre stata, adesso lo sarai per sempre. Abiterai qui con me, farai i lavori di casa e cucinerai, come una brava casalinga..-
-Vuoi che ti faccia da schiava?- gli chiesi infastidita.
-Oh si, sarai anche la mia schiava sessuale, ma non sarà un piacere solo per me. Credimi Enia.- disse soddisfatto di ciò che stava immaginando.
Non volevo nemmeno pensarci.
Il mio passato era tornato, pensavo fosse finita e invece era di nuovo lì, davanti ai miei occhi.
Il mio incubo peggiore.
-Coraggio tesoro, và a darti una rinfrescata e poi và a letto. Oggi voglio che dormi nella camera singola.
Più in là dormirai con me- mi disse.
-Se pensi di darmi ordini sei fuori strada. Quel tempo è finito, mio caro zietto- sputai.
-Se pensi che io sia un incapace sei fuori strada ragazzina. Portami rispetto oppure succederanno cose molto brutte, e non solo a te.- mi ricattò utilizzando le mie stesse parole.
Io lo guardai, non capendo bene cosa voleva dire e lui, ovviamente, si spiegò:
-Salvatore Ricciardi ti dice qualcosa? Oh si cara.. So di lui, di Giulia, Maria, David.. Tutti mia cara. E se non vuoi che succeda loro qualcosa, ti conviene obbedirmi- disse, abbastanza irritato.
Non sapevo fino a quando potevo spingermi oltre così mi limitai a guardarlo.
-Sei ancora qui? Mi pare di averti ordinato di fare qualcosa- disse alzando un sopracciglio.
-Come faccio a obbedirti con le mani legate?- gli chiesi, cercando di essere il più dolce possibile.
-Oh,che sbadato- uscì dalla tasca un coltellino e tagliò la corda che stringeva i miei polsi.
"Che sollievo.. Ma anche che dolore!"
Sui miei polsi vi erano delle strisce rosse e scavate nella carne. Le toccai.
-Non è niente- disse lui irritato -Ora và- mi ordinò.
Mi incamminai verso il bagno e chiusi la porta a chiave.
Aprii la finestra e con mia sorpresa notai che vi erano le sbarre, ovviamente per non farmi scappare.
Mi rassegnai al mio destino e mi spogliai. Dalla tasca dei miei jeans cadde il mio cellulare.
Me ne ero completamente dimenticata, ma che sollievo vederlo con il 75% di batteria.
Lo presi fra le mani e vi trovai tre messaggi e una chiamata persa di Salvatore.
Scrissi un messaggio veloce:
A Ciccio❤️:
Sono con mio zio. Mi ha rapita. Non so dove mi trovo e nemmeno quanto mi durerà la batteria del telefono, ma posso dirti che staremo qui.
Vienimi a salvare, oh mio Salvatore!
Lo inviai e entrai nella doccia.
Quando uscii, notai che il display del mio cellulare era illuminato.
Un messaggio da Salvatore.
Da Ciccio❤️:
Oh, tesoro. Spero non ti sfiori nemmeno con un dito, altrimenti lo ucciderò con le mie mani.
Comunque stai tranquilla, andrà tutto bene. Arriverò presto.
Il tuo Salvatore.❤️
Non gli risposi, ma quelle parole mi diedero un po' di forza in più.
Mi misi un accappatoio e andai nella camera singola, che era diventata la mia camera.
Aprii l'armadio e vidi che vi era qualche vestito, così indossai un paio di leggins neri e una maglia lunga bianca.
Nascosi il cellulare sotto il materasso e andai in cucina.
Vi trovai mio zio che guardava la televisione, ma appena mi vide la sua espressione cambiò.
-Ti avevo detto di andare a dormire- disse seccamente.
-Volevo solo darti la buonanotte- dissi io, prendendolo in giro.
Fortunatamente non colse l'ironia e mi si avvicinò dandomi un bacio sulla guancia.
-Buonanotte Enny- disse sorridendo mentre io mi avviavo verso la mia stanza.
Presi il cellulare per controllare l'orario. Erano le 23:25 e mi sentivo molto stanca, così mi coricai.
Il mio cellulare vibrò.
Era un altro messaggio da Salvatore.
Da Ciccio❤️:
Spero passerai una notte tranquilla.
Io non credo di riuscire a chiedere occhio.
Buonanotte amore mio, e ricorda che ti amo. A presto.❤️
Sorrisi al suo messaggio.
Era incredibile come riusciva a darmi conforto anche in una situazione e come quella.
Pensai di spegnere il cellulare, ma non potevo rischiare, così lo misi in modalità 'Risparmio Energetico' e lo sistemai di nuovo sotto il materasso.
Quella notte sognai il mio bel principe, che mi Salvava dallo stregone cattivo.
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