Capitolo 17

Quella notte, i miei sogni furono tormentati da grandi occhi neri ed enormi mani.

Mi svegliai e Salvatore non era a letto con me. Mi alzai subito e andai a cercarlo, ma non era né in bagno né in cucina. Sul tavolo del salotto trovai un biglietto:

"Spero di esserci al tuo risveglio. In caso contrario, Buongiorno Principessa!❤️"

Troppo tardi, pensai tra me e me, ma in fondo era stato dolce.

Ma dove sarà andato? Non l'aveva specificato nel messaggio e questo scaturì in me milioni di film mentali.

Mi sentivo terribilmente debole e avevo mal di testa, così decisi di fare una bella doccia rilassante.

Appena uscii dalla doccia, sentii la porta chiudersi e così fasciai il mio corpo con un asciugamano e andai da Salvatore.

-Dove sei stato?- chiesi.

-Wow! Che bella accoglienza!- esclamò lui sorridendomi e guardandomi maliziosamente vista la mia mise.

-Fanculo- gli dissi e ritornai in bagno.

Ovviamente scherzavamo entrambi, e mi spuntò un sorriso al pensiero.

Quando uscii dal bagno, indossavo l'intimo e andai in camera da letto per vestirmi. Salvatore era seduto sul letto che sfogliava un vecchio quaderno.

-Oggi Ciccio mi ha baciata. L'ho respinto subito dopo aver ricambiato. Non so perché l'ho fatto, anche perché il bacio mi è piaciuto. Ma che dico? Mi piace lui!- esclamò leggendo il contenuto di quello che era il 'diario' della mia adolescenza.

Mi catapultai su di lui, riconoscendo le parole e strappandogli il quaderno tra le mani.

-Ma che fai?- ero irritata.

-Ehi, stai tranquilla. In fondo, non c'è scritto niente che io non sappia già.-

-Lo so- ammisi -Ma non mi va che i miei pensieri siano letti..- continuai.

-Nemmeno io posso?- mi chiese facendo il broncio.

-No. Piuttosto dove l'hai trovato?- chiesi cercando di sviare il discorso su quello che aveva appena letto.

-Dentro il tuo comodino. Stavo cercando le sigarette e l'ho trovato.- si spiegò.

-Giusto- dissi io ricordandomi che lo avevo messo lì l'ultima volta che avevo scritto.

-Non sapevo avessi un diario- disse Ciccio.

-Me l'ha consigliato Rosamaria- gli risposi alzando le spalle.

Mi guardò senza capire e mi spiegai meglio:

-Ricordi Rosamaria? La psicologa?- gli chiesi e lui annuì così continuai:

-Me l'ha consigliato lei, quando un giorno mi chiese com'era andata la giornata con mio zio e io scoppiai a piangere. Ha detto che pensava mi avrebbe fatto bene e che mi sarei sfogata. Aveva ragione, ma non cambiò le cose comunque.-

-Aspetta un attimo.. Lei sapeva?- mi chiese cercando di capire, gli occhi che bramavano la verità.

Io annuii e lui mi chiese:

-E non ha fatto niente? Non ti ha aiutata? L'unica cosa che ha fatto è stata consigliarti di scrivere su un libretto del cazzo?-

Aveva gli occhi sgranati, evidentemente non riusciva a credere a quello che stava sentendo e in fondo, non aveva tutti i torti.

-Si. Ha detto che era tutto ciò che poteva fare.. Ma credo che lui la minacciasse.- chiarii i suoi dubbi.

Si alzò dal letto, esasperato.

Non voleva crederci.

Iniziò a fare avanti e in dietro per la stanza e io lo osservavo di tanto in tanto mentre mi vestivo.

Indossai un paio di pantaloncini neri e una maglietta a maniche corte bianca.

-Se solo lo avessi saputo prima.. Se avessi saputo tutto fin dall'inizio.. Non avrei lasciato perdere questa mattina.-

Aveva gli occhi lucidi ma nascondevano una rabbia che mai avevo visto nei suoi occhi. Mi accigliai.

-Cosa hai fatto stamattina?- gli chiesi.

-Sono andato a cercarlo, Enia. Sono andato a cercarlo per spaccargli la faccia. Ieri quando tremavi ed eri terrorizzata... Non puoi capire che tristezza e amarezza provavo. Ciò che ti ha fatto passare lui... è orribile. Avrei voluto ucciderlo.- mi rispose e mi zittì.

Non riuscivo a parlare.

Dopo anni, finalmente una persona che mi capiva. E questa persona era proprio lui!

Lo abbracciai forte e lui ricambiò la mia stretta. Avevo gli occhi umidi, ma lui non diede il tempo alle lacrime di rigarmi il viso, che me le asciugò con il pollice accarezzandomi poi le guance.

Rimanemmo così per un bel pezzo, e sinceramente, avrei voluto rimanere fra le sue braccia per sempre.

****

La giornata era trascorse bene, nonostante tutto.

Non avevamo più preso il discorso di mio zio e io ne ero abbastanza felice.

Avevamo passato una giornata tranquilla.. Scherzando, ridendo, amandoci.

Ciccio era andato a prendere Maria e David quella sera, che avrebbero dovuto cenare da noi.

Io mi lavai e indossai un paio di jeans chiari e una maglia a maniche lunghe rossa, e avevo legato i capelli in una coda un po' disordinata.

Suonarono alla mia porta, e io sorrisi pensando a Salvatore che dimenticava sempre le chiavi.

Andai ad aprire e sussultai.

Avrei riconosciuto quegli occhi ovunque.

-Ciao Enny- disse.
Poi il nulla.

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