Capitolo 11.
Devo dire che Roma mi piace parecchio. Mi piace sia come luogo che come persone, e inoltre il cibo era ottimo e le cose belle da vedere erano in molte. Era un vero peccato che la vacanza fosse finita. È stata davvero una vacanza rilassante e inoltre, Salvatore si era letteralmente preso cura di me.. è stato gentile, premuroso e affettuosissimo. Mi ha fatto stare bene, ma d'altronde è impossibile stare male se si è con lui.
Eravamo in treno, io tenevo gli occhi chiusi e meditavo sui giorni passati. Quando li riaprii notai che Salvatore mi guardava.
-Che c'è?- chiesi imbarazzata, e sentii le mie guance infuocarsi.
-Niente.. Solo che.. Sei bellissima e io sono fortunato ad averti accanto..- ammise.
"Wow!"
Questa è la prova che lui a me ci tiene, ma allora perché non pronuncia le fatidiche parole? Forse sto fantasticando troppo...
-Anch'io sono contenta, specialmente se ci sei tu con me.- ammisi arrossendo.
-Non andare mai via... Non lasciarmi mai, Enia.- la sua era quasi una supplica.
-Te l'ho già detto.. Non vado da nessuna parte.- dissi io appoggiando la testa sulla sua spalla mentre lui mi cinse le spalle con un braccio.
-Ehi, avete finito di fare i piccioncini?-
Una voce femminile dietro di noi, attirò la nostra attenzione.
Era Maria, che insieme a David, avevano deciso di venire con noi a Milano.
Ridemmo un po' imbarazzati e lei scosse il capo.
Ritornammo, poi, ai nostri pensieri e calò il silenzio tra noi.
Quando scendemmo dal treno mi sgranchii le gambe. Stare 4 ore seduta non era proprio il massimo.
Dopodiché aiutai gli altri a caricare le valigie in auto e parremmo per andare a casa. In macchina, il silenzio era quasi assordante. Tutti eravamo concentrati sui nostri pensieri e la cosa non mi dispiacque. Anzi, mi dispiacque più che altro, il fatto di ritornare alla vecchia vita. Inoltre, domani era domenica, giorno in cui avrei dovuto affrontare Donato una volta per tutte.
-Ti lascio a casa e poi vado a lasciare loro nel mio appartamento.- disse Salvatore. Io annuii semplicemente.
Visto che lui si era trasferito da me, Maria e David potevano benissimo stare nel suo appartamento.
Mi lasciò davanti casa e notai che il cielo si era coperto di nuvole. Tipico clima di Milano. Anche se siamo quasi a metà aprile, qui sembra che la primavera non voglia arrivare.
Scaricai la mia valigia e quella di Salvatore e mi avviai all'entrata.
La porta era socchiusa.
"Oddio!"
Mi sembrava la scena di qualche film horror, e io come la stupida protagonista, vi entrai.
Capii subito di chi si trattasse, anche perché non mi ci volle molto ad individuarlo.. seduto sul mio divano con una sigaretta in bocca.. Donato!
-Come è andata la vacanza?- mi chiese sorridendo.
-Come sei entrato?- contraccambiai io.
-Oh Enia, tesoro.. Forse non lo sai ma visto che sono stata io a procurarti questa casa, ovviamente ho anche una copia della chiave.-
"Presuntuoso del cazzo."
-E cosa vuoi esattamente?- gli chiesi.
Sentivo le mani tremare e le gambe sembravano di gelatina, ma non dovevo mostrarmi vulnerabile. Io odio esserlo, soprattutto con chi mi è nemico. E anche se Donato non è un mio nemico, non mi è nemmeno amico e.. come si dice? Prevenire è meglio che curare!
-È semplice. Voglio che rispondi a qualche mia domanda.- continuava a sorridere. Un ghigno diabolico.
Mi maledissi di non essere andata con Salvatore a lasciare gli altri. A quest'ora sarei insieme a lui, che premuroso e geloso com'è, mi avrebbe comunque difesa.
-Dimmi- risposi gelida.
-Beh, la prima domanda è abbastanza ovvia. Perché vuoi smettere?-
Dovevo aspettarmela.
-Non è la cosa giusta, almeno non per me.- gli risposi, misurando le parole.
Meno sa meglio è.
-E come mai hai cambiato idea di punto in bianco? Qualcosa, o qualcuno ti ha aperto gli occhi?-
Perché si comporta come se sapesse?
-Si e no. Cioè, è già da un po' che ci penso.. e poi è arrivata la goccia che ha fatto traboccare il vaso.- dissi.
-Oh Enia, sai che io so molte cose su di te. E sai anche, che se voglio, posso scoprire altre cose. Parli tu o parlo io?-
-Parla tu- dissi velocemente. Volevo sapere cosa avesse scoperto.
-Allora.. ti racconterò tutto dall'inizio- disse per aumentare la suspense e io annuii impaziente.
-Tutto cominciò con l'arrivo di un uomo al mio locale. Egli si diresse rapidamente al bancone, chiedendo di una ragazza. Enia. Allora mi avvicinai a lui e gli chiesi di più. Mi disse che era un tuo parente, tuo zio per l'esattezza, e che voleva parlarti e magari anche fare altro. Mi disgustai a quella confessione ma poi mi offrì molto denaro e io ti chiamai.- si fermò, come si era fermato il mio cuore quando nominò mi zio.
Mi osservò e io rimasi pietrificata, così proseguì.
-La parte della telefonata la sai quindi la salto.- sorrise -Comunque, lui mi lasciò il suo numero dicendo che voleva essere avvertito se tu fossi entrata nel mio locale. Ora, ricordi quando ti chiesi di parlarmi di te? Ero molto curioso e tu ti apristi con me raccontandomi che eri stata violentata da un tuo parente. Io ovviamente non sono stupido. Ho fatto due più due e beh, eccomi qui.-
Mi sembrava come se mi avesse colpito con un pugno in pieno viso. Credetemi, se l'avesse fatto, mi avrebbe fatto meno male.
-E quindi?- riuscii a biascicare.
-E niente, ho pensato che volessi sapere che il tuo caro zio è in città e vuole parlarti.-
-Non dargli il mio indirizzo- lo minacciai, ma poi mi ricordai con chi stavo parlando -per favore- aggiunsi.
-Certo che non lo farò, ma dimmi una cosa. Salvatore lo sa?- sorrise.
"Cosa?"
Come diavolo fa a sapere di Salvatore?
-Tu che ne sai?- chiesi gelida.
-Oh Enia cara, devo ricordarti che io so sempre tutto? Non penso c'è ne sia il bisogno.. Quindi dimmi, Salvatore lo sa?- insistette.
-Certo che non lo sa!- sbottai -E non dovrà saperlo, almeno per ora!-
Vidi il suo volto illuminarsi.
-Ops.. Troppo tardi.- disse.
"Cosa?"
Vidi il suo sguardo oltrepassarmi e mi girai. Salvatore era all'entrata della porta e ci osservava senza capire.
"Oh no!''
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top