XX CAPITOLO
Sam aveva preso il corpo supino di Sky e lo aveva adagiato sul letto della ragazza facendo attenzione a non muoverla troppo: qualunque passo sbagliato, anche se piccolo, le avrebbe giocato la vita.
Sky era sotto la sua protezione, che lo volesse o meno.
Sam si sedette sul letto di Sky, affianco alle sue lunghe gambe, quindi, pensieroso, poggiò i suoi gomiti sulle ginocchia e si prese la testa tra le mani iniziando a ragionare.
Perché Sky era stata aggredita? E come, soprattutto? Non c'erano segni di lotta nè di un tentativo di entrare dalla porta o dalla finestra della stanza. L'unico oggetto che provava ciò che era accaduto era il coltello macchiato di sangue scarlatto che ora giaceva ai piedi del letto della vittima.
Lo sguardo di Sam si fermò sul viso di Sky contemplandone i contorni, la linea delle labbra che si protendeva di un poco verso il basso, quasi come in una smorfia di dolore.
Sembrava così innocente, così vulnerabile, così fragile... come un bicchiere in equilibrio precario su un comodino. Una sola vibrazione, e la sua esistenza sarebbe finita.
Delle voci lo riscossero da quei pensieri, e Sam scattò in piedi, i muscoli contratti delle braccia contratti, pronti all'azione.
-Sam...- il volto familiare e arrossato di Jessie fece capolino dalla porta della stanza seguito da quella della Fray, la preoccupazione che le si leggeva nello scintillio dei suoi occhi.
-Sam.- ripetè la professoressa. Il Cherubino si spostò di lato, così da far intravedere il corpo di Sky adagiato nel letto. La Fray si avvicinò lentamente e Jessie si affiancò a Sam, come se la sua sola vicinanza potesse proteggerla da tutti i mali di quella fredda giornata plumbea.
La donna si sedette affianco a Sky, studiandone il volto cereo, esangue. Sotto le palpebre c'erano dei piccoli, fugaci movimenti, come se Sky stesse sognando qualcosa.
La professoressa le prese il polso nelle mani fredde e le controllò il battito. Era regolare. Ormai il sangue non fuoriusciva più copiosamente dalla sua ferita, anzi, ormai si era incrostato. Era merito della sua natura angelica che le faceva guarire le ferite più in fretta rispetto alla norma.
I due Serafini guardavano la donna con attenzione, come se a momenti fosse scattata in piedi e avesse iniziato ad urlare ordini da eseguire immediatamente. A Jessie scappò un sorriso: adorava come la donna, nonostante tutti gli avvenimenti di quei due giorni continuasse a sedere con la schiena dritta e ad avere il suo solito portamento sicuro di sé.
Probabilmente, se l'Angelo Custode fosse stata al suo posto avrebbe assunto una postura con la schiena curvata in avanti e lo sguardo fisso al terreno. Sam, invece, aveva il volto rivolto verso la porta aperta della stanza e osservava la pioggia che cadeva al suolo ticchettando rumorosamente, come un metronomo amplificato tante volte quante erano le gocce pesanti che si infrangevano per terra donando la loro vita per crearne altre, più piccole.
Ad un certo punto, però, l'Arcangelo scorse con la coda dell'occhio un movimento veloce, fugace, quindi udì un verso stupito. Sam, dopo aver mormorato un:"Torno subito" a Jessie, che lo guardò interrogativa senza però insistere per rivevere una risposta alla domanda implicita che i suoi occhi avevano posto all'altro, si avvicinò alla porta, piano piano, con il passo felpato, come un leone che si avvicinava alla sua preda: silenzioso e pronto a scattare ad ogni evenienza.
Non appena avvertì un altro piccolo movimento alla porta, il ragazzo si protese verso l'esterno della porta e la sua mano afferrò qualcosa di vivo, di umano.
Un urlo di terrore, femminile, uscì dalle labbra della ragazza che aveva catturato l'Arcangelo, che la spinse contro al muro della stanza premendole una mano sulla bocca.
-Santi gli Angeli, Giuly!- Sam quasi non svenne dal sollievo quando riconobbe gli occhi terrorizzati della ragazza che aveva davanti.
Sam la liberò levandole la mano dalle labbra mentre lei si stringeva sempre di più al muro umido e freddo, come se le servisse un appiglio per non cadere nel baratro della paura che aveva provato poco tempo prima.
Jessie uscì dalla stanza di corsa, affiancandosi a Sam mentre gli chiedeva cosa fosse successo e cosa fosse stato quell'urlo.
Rimase anche lei di stucco quando le apparve davanti il volto di Giuly, una delle loro compagne di classe. Con un sospiro, Sam le domandò:
-Quanto hai visto di quel che sta accadendo nella stanza di Sky?-
La ragazza passava velocemente lo sguardo tra i due Angeli, quasi si sentisse in trappola e maledettamente a disagio con quelle due paia di occhi puntati addosso, come se le volessero scavare nell'anima per capire perché stava mettendo il naso in una questione che non le riguardava per niente.
-Abbastanza da voler capire di più di cosa sta accadendo.-
Il battito impazzito del suo cuore si era placato, quindi dopo quella risposta Giuly gonfiò il petto e alzò il mento fissando lo sguardo color nocciola in quello verde di Sam, quasi a sfidarlo a controbbattere.
-Giuly...- Jessie si intromise in quella che sembrava una gara di sguardi tra Sam e l'altra ragazza che si girò verso di lei.
-Se non ti facciamo immischiare in certe faccende vuol dire che sono pericolose e che sono molto più grandi di noi messi insieme... e che forse potresti uscirne ferita, o peggio, mor...-
-No, sono tutte sciocchezze!- Giuly interruppe l'Angelo Custode, la mente che sembrava stare esplodendo dati tutti i pensieri che le stavano frullando dentro.
Perché non potevano dirle cosa stava accadendo? Perché tutta quella omertà? Lei voleva sapere. Stavano accadendo troppe cose strane in quel camposcuola: primo, era sparito Moroni, come se fosse stato risucchiato da un buco nero; secondo, la Fray faceva avanti e indietro dalla piazzetta ai dormitori; terzo, era crollata la porta della camera della Fray... sì. Voleva assolutamente capire cosa stesse accadendo, quindi prese una decisione che le cambiò radicalmente la vita: sotto i due sguardi attenti dei Serafini, la ragazza scattò verso la porta alla sua destra, ancora aperta, il cuore a mille.
Sam tentò di afferrarla per un braccio, ma mancò con una imprecazione la presa sulla ragazza che rimase immobilizzata, pietrificata sull'uscio della porta, come se avesse incrociato lo sguardo con Medusa.
Una sensazione di gelo la invase, provocandole un leggero tremore in tutto il corpo. Dovette appogiare una mano al muro affianco a lei per sorregersi e non crollare per terra.
Una mano le si poggiò sulla spalla, ma Giuly faticò ad avvertirla.
-Che ti avevo detto? Sarebbe stato meglio se non fossi entrata...-
Jessie sospirò, e Giuly si passò una mano tra i capelli castani, in preda allo shock. Cosa era successo a Sky?
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Il sole era ormai calato e aveva lasciato posto ad una fredda serata. La luna aveva iniziato a fare timidamente capolino all'orizzonte e la vista di Moroni cominciava a faticare a mettere a fuoco gli oggetti, le piante, la vegetazione che aveva davanti.
La pioggia aveva smesso di cadere dal cielo e un lieve profumo di petricore iniziò a solleticare le narici dell'uomo. Moroni non sapeva dove Leviel lo stesse portando, e forse era meglio così. Forse non voleva saperlo. Forse era meglio rimanere nell'ignoranza.
-Non parli più?- Leviel schernì Moroni, che ribatté come se avesse avuto già la risposta pronta da tempo.
Beh, sei tu quello che continua ad azzittirmi, Louis, e comunque se non vuoi dirmi dove stiamo andando, io non sono tenuto a proferire parola.
Moroni si sentì come un bambino capriccioso in quel momento, di quelli che non si arrendono facilmente se non ottengono qualcosa che desideravano molto.
Come aveva fatto a ridursi così, lui, Angelo Vendicatore, a soccombere al sul nemico? Probabilmente la vecchiaia gli stava giocando brutti scherzi. Certo, l'Angelo era immortale, ma ciò non voleva dire che le sue forze e le sue energie fossero sempre quelle di quando era un ragazzino, anzi, il contrario.
-Ah, risparmiati la fatica. Siamo arrivati.- Leviel fermò il corpo di Moroni in mezzo alla foresta in cui era scappato dopo aver combattuto contro Sam.
Moroni aveva un brutto presentimento: perché lo aveva portato in quel posto sperduto? Cosa aveva intenzione di fare Leviel? Quella notte sarebbe stata l'ultima di Moroni?
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Davanti ai suoi occhi c'era un gioco di luci e ombre. Luci e ombre che proiettavano al suolo immagini e scenari, per poi distruggerli e crearne altri. Luci e ombre che si muovevano alternandosi nella mente della ragazza finché ad un certo punto non si fermarono: una scena vivida, in bianco e nero, le si stagliò davanti.
Un uomo camminava in mezzo ad una foresta, le mani che affondavano nelle tasche della felpa, le labbra che si muovevano per formulare parole silenziose, non udibili da Sky.
Era come guardare una pellicola muta in bianco e nero, come guardare uno di quei vecchi film del secolo scorso. Era tutto così strano, tutto così surreale... il cuore di Sky perse un colpo: l'uomo si era fermato davanti a due alberi le cui fronde rigogliose si muovevano a ritmo di una sinfonia dettata dal vento, quindi l'uomo prese a gesticolare in una maniera strana, quasi buffa, come se stesse eseguendo un qualche tipo di rituale, e successe l'impossibile: tra i due alberi si aprì un portale, uno di quelli grandi, in cui sarebbero potute passare due macchine affiancate.
Un portale di quelli che portavano all'Inferno.
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-Cosa sta succedendo?- Giuly era come pietrificata davanti alla figura della Fray e di Sky. Vedere la ragazza stesa nel suo letto, il volto esangue, come se fosse con un piede nel baratro le fece provare degli strani sentimenti: era come se qualcuno le avesse squarciato il petto con un coltellaccio e ne avesse fatto sgorgare tutto il sangue che era dentro al suo corpo per poi buttarlo in mare, facendolo galleggiare perso e isolato.
Sì, Giuly si sentiva persa e sola, come se un pezzettino della sua anima si fosse staccato. Non cadde in ginocchio solo grazie a Jessie, che l'afferrò prontamente da sotto le spalle per poi portarla a sedere su uno dei letti di fronte a quello di Sky.
Sam, invece, andò a chiudere la porta così da evitare che altri sguardi estranei irrompessero nella stanza. La Fray posò il suo sguardo di ghiaccio su Giuly, rizzando la schiena e dicendo, con voce ferma:-Che ci facevi tu lì fuori? Non dovresti essere con i tuoi compagni?-
Mentre Sam e Jessie si andavano a sedere su un terzo letto, lacrime amare iniziarono a pungere la gola e gli occhi di Giuly, che abbassò lo sguardo per terra, sul pavimento di legno, stringendosi nelle spalle e sentendo nel petto una terribile sensazione di paura, terrore, vergogna e senso di colpa. Non voleva più stare in quella stanza. Quelle sensazioni la stavano opprimendo, il peso sul suo cuore quasi le impediva di respirare, e sentiva come se il suo collo fosse stretto da una corda.
Iniziando a giocherellare con il laccio della sua felpa, fece, incerta:-Volevo solo trovare Sky...-
Un tuono squarciò il silenzio che era calato tra i presenti e la mano di Sky ebbe un guizzo, chiudendosi e riaprendosi velocemente lungo il suo fianco.
-Reagisce! Quindi non è morta, ha ancora un briciolo di forze!-
Jessie scattò in piedi seguita da Sam che incrociò le braccia al petto stringendo le labbra, mentre la Fray rimase seduta a guardare la bionda.
Giuly si sentì sollevata da fatto che l'attenzione si fosse spostata sull'altra, almeno poteva rilassare i muscoli e perdersi nella violenta corrente dei suoi pensieri che ora scorrevano veloci come un fiume in piena nella sua mente.
In quel momento si sentiva maledettamente impotente. Voleva salvare Sky, ma non poteva fare niente, però una domanda continuava a tormentarla:
-Come è successo?-
Pronunciò quelle parole ad alta voce, senza neanche accorgersene e aggrottando le sopracciglia in una espressione quasi confusa.
Di nuovo, sentì lo sguardo dei due Angeli e dell'umana su di sé e si pentì di essersi fatta sfuggire quelle tre parole dalle labbra.
-Già è tanto se stai qua con noi. Non pretendere che ti venga detto niente.- Sam rispose istintivamente, serrando la mascela e la Fray e Jessie gli lanciarono uno sguardo incredulo: era davvero necessario rispondere così freddamente?
Un brivido percorse la schiena di Giuly mentre Jessie poggiava una mano sul braccio dell'Arcangelo e gli mormorava attenta a non farsi sentire dagli altri presenti:
-Capisco il fatto che siamo tutti nervosi, ma non c'è bisogno di essere così duri. Siamo tutti nella stessa barca.-
Gli occhi verdi di Sam a quelle parole si incupirono, e l'Arcangelo annuì quasi impercettibilmente lasciandosi cadere di nuovo sul letto con un leggero lamento delle assi di legno che si piegarono sotto al peso del materasso.
-No...- la voce di Sky raggiunse in una sorta di sussurro le orecchie dei quattro presenti.
-Non... non entrare, no...-
-Che sta dicendo?- Jessie rabbrividì pronunciando quelle parole. Forse il suo cuore, la sua anima, ancora non erano pronte per sapere cosa stessero mormorando le labbra di Sky.
Giuly, dall'altra parte della stanza, si strinse nelle spalle. Tutto quello che stava accadendo la stava mandando al manicomio: sembrava un film di fantascienza, oppure un thriller... era tutto troppo strano, ma nel profondo la ragazza sapeva che tutto ciò che stava accadendo era reale.
-Sta dicendo di non entrare... ma dove? E chi non dovrebbe entrare?-
La Fray parlò mentre chinava il busto sul corpo della ragazza, come a volerne studiare i dettagli da più vicino.
-No...- continuò a farfugliare Sky. -...non... no... non entrare, NO!-
Un tuono squarciò nuovamente l'atmosfera che si era creata mentre gli occhi castani di Sky si spalancavano in preda alla paura seguiti da un grido che le sfuggì dalla gola.
La luce della stanza saltò, e i presenti rimasero al buio e al silenzio con il solo rumore dei loro respiri affannati, del loro cuore impazzito nel petto e del ticchettio della pioggia che aveva ricominciato a battere insistentemente sul vetro della finestra.
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