XVII CAPITOLO
Sam trattenne un'imprecazione portandosi una mano al naso sanguinante: l'impostore era riuscito a liberarsi dalle grinfie dell'Angelo menando un fendente al naso di quest'ultimo.
L'Arcangelo tentò di bloccare nuovamente il corpo dell'uomo, ma era come un fulmine: la figura sguisciava intorno al ragazzo, che si ritrovò a compiere diversi giri su sé stesso, come una trottola, quindi gli cominciò a girare la testa.
L'impostore, cogliendo l'attimo in cui Sam era stordito gli rifilò un pugno in pieno petto, lasciandolo senza fiato e con la schiena sbattuta al muro, che dato l'impatto fece tremare la parete.
-Speravi fossi più forte di me, eh? Ti c'ho fatto credere, nevvero? Cucciolo, hai ancora molto da imparare.-
Un ghigno si fece strada sul volto del falso Moroni, che corse fuori dalla stanza.
Sam, ripreso dalla botta, scagliò un pugno al muro dalla frustazione. Era così vicino alla vittoria, invece si era fatto sfuggire l'occasione.
Le nocche iniziarono a tingersi di scarlatto, come il punto in cui la parete era stata colpita.
Il ragazzo doveva domare la sua forza e la sua frustazione, sennò sarebbe finita male per lui e le persone che aveva intorno.
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La Fray si alzò dal letto, le mano strette una dentro l'altra per nascondere il tremore.
Jessie la seguì, il libricino rosso stretto al petto e il dito indice che faceva da segnalibro per la pagina che tanto le serviva.
Aveva lo stomaco in un subbuglio per la tensione accumulata quei giorni, ma tentò di non darle troppo peso e di andare avanti seguendo la professoressa che aveva aperto la porta, il volto in una maschera di terrore.
Appena fuori videro una figura allontanarsi di corsa dalla stanza 11, e le due quasi non si lasciarono sfuggire un urlo di frustazione: avevano intuito che Moroni, o meglio, il falso Moroni fosse scappato.
Un pensiero funesto si insinuò nella mente di Jessie.
-Oh... e Sam? Se il prof. è scappato vuol dire che Sam..- la voce tremante della ragazza fu fermata dell'apparizione del ragazzo che, senza più energie, poggiò le mani sulle ginocchia curvando la schiena in avanti e arricciando il naso arrossato e incrostato di sangue.
-Mi sembra che stia abbastanza bene. Almeno è tutto intero...- sospirò la Fray avvicinandosi all'Arcangelo insieme a Jessie, che gli si accovacciò vicino facendo allineare i loro sguardi:
-Sammy... ehi, stai bene? Che t'ha fatto quel bastardo?-
Appena gli occhi del ragazzo incontrarono quelli di lei, la Fray dovette distogliere lo sguardo dai due: se al posto dei due ragazzi si fosse ritrovata lei con il professore, probabilmente non avrebbe gradito attenzioni "estranee", così si ritrovò a contemplare la vegetazione davanti a lei, la mente che ritornava alla sera in cui Moroni e Leviel erano stati portati via dagli Angeli.
All'epoca non aveva idea chi fossero quelle figure e la sua mente aveva creduto che erano ladri o uomini che si occupavano del traffico delle persone, ma invece erano Angeli. Chi l'avrebbe mai detto? La Fray si ritrovò a sorridere. Era tutto troppo strano, sembrava quasi una barzelletta la sua vita.
-È scappato, sì. Pensavo di avere tutto sotto controllo, e invece...- il Cherubino sospirò, le ali bianche e soffici che scintillavano al sole pomeridiano ora coperto da nuvoloni grigi.
-...sta diventando troppo forte.- concluse.
Jessie a quelle parole rabbrividì, quindi gli poggiò una mano sulla spalla, l'altra ancora stretta sul libricino che catturò l'attenzione del ragazzo che drizzò la schiena, un bagliore negli occhi.
-Avete trovato delle risposte?- Sam tiró su di naso, la voce intinta di un barlume di speranza.
-Sì... e no.- sospirò la ragazza che fece cenno alla Fray e a Sam di seguirla nella stanza 11. Forse l'unione di tre menti avrebbe aiutato a trovare una risposta alla domanda che tormentava le teste dei due Angeli e della professoressa.
Come avrebbero potuto sconfiggere Leviel senza uccidere Moroni?
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Sky si portò le mani chiuse a pugno alle labbra, un improvviso gelo si era infiltrato nelle sue vene. Rabbrividendo soffiò sulle dita che stavano prendendo un colore bluastro. Gli occhi iniziarono a muoversi velocemente, prima a destra, poi a sinistra, e la ragazza ebbe un impulso improvviso di usare tutta l'energia che aveva nel corpo.
Fosse quello un sintomo di post-possessione? In tutta la sua vita d'Angelo non le era mai capitato di provare una sensazione del genere.
La ragazza si guardò intorno, e capendo di non essere osservata si mise a correre veloce verso la sua stanza. Non voleva più pensieri nella testa, che ora sembrava trafitto da migliaia di aghi affilati.
Sky aprì la porta, e mentre questa si richiudeva alle sue spalle, lanciò le chiavi della stanza sul comodino e si buttò sul letto affondando le unghie e il volto nel cuscino soffice, chiudendo gli occhi sperando di cadere in un sonno profondo e di risvegliarsi solo quando tutto quello fosse passato.
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Non mi porterai di nuovo in quella putrida casupola, vero?
La voce di Moroni schernì il suo possessore che ebbe l'impulso di tirargli un pugno, solo che sarebbe stata una mossa controproducente: considerando che i due Angeli condividevano lo stesso corpo, si sarebbero fatti male entrambi.
Dai, almeno non hai fatto troppo male a Sam... quel ragazzetto sa difendersi, eh?
La voce di Moroni si lasciò andare ad un lungo sospiro e Leviel fermò il corpo impossessato che ora si trovava in mezzo all'erba alta.
-Potresti azzittirti?! Già è tanto che non abbia fatto niente a tua figlia!- la voce dell'Angelo tuonò quelle parole, e Moroni, o meglio, la sua anima tremò, il pensiero che sua figlia si facesse male o morisse lo colpì così tanto che smise di proferire parola.
-Meglio così, Michael. Ricordati che ora ho io il potere. Ti conviene abbassare la cresta.- ringhiò Leviel, quindi continuò il suo cammino verso un luogo ignoto all'anima del professore.
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La ragazza correva tra le stanze del camposcuola, tutte chiuse a chiave. Il terrore le stava rodendo le budella, era come se qualcosa la stesse consumando dall'interno.
Era inseguita da qualcosa. Da qualcuno.
Chi era quell'anima, quella figura oscura che la stava inseguendo?
Ali nere spuntavano dal volto irriconoscibile e nascosto dal cappuccio nero che si amalgamavano perfettamente all'oscurità della notte.
L'entità la guardava, immobile, quasi come a prendersi silenziosamente gioco della paura che stava provando la ragazza. Come a trarne piacere.
La ragazza continuava a correre tra le stanze nella speranza di trovare almeno una porta aperta, ma invano. L'unica cosa anomala che riuscì a scorgere fu una luce, un bagliore accecante nel cielo.
-Figlia mia.- tuonò quella luce con voce profonda.
La ragazza volse lo sguardo verso l'alto, non curante della figura nera che stava contuando ad avvicinarsi col passo felpato.
Nel cuore di lei qualcosa si accese, un sentimento di amore e di speranza si accese verso quella luce, e quasi non si dimenticò del pericolo alle sue spalle.
-Come hai potuto tradire la tua stirpe vendendo il tuo corpo ad un criminale?!- la voce ringhiò di nuovo, sempre più vicina.
La luce diventò più intensa e la ragazza si ritrovò a schermare i suoi occhi con un braccio. Due ali maestose, dorate e bianche, spuntarono dalla luce.
-Traditrice!- urlò quest'ultima, e la ragazza si tappò le orecchie in agonia, mentre questa parola veniva ripetuta all'infinito.
La luce sparì, e mentre la ragazza si girava per guardare l'ombra, mormorò, con voce tremante:-Papà?-
Quindi si udì uno scoppio. Come quello di uno sparo. O forse era quello di uno sparo? La ragazza rimase senza fiato vedendo l'ombra puntarle una pistola all'altezza del cuore.
La ragazza cadde in ginocchio mentre il mondo attorno a lei iniziava a girare vertiginosamente.
Traditrice!
Nella sua mente quella parola risuonava inarrestabile, il sangue scarlatto le macchiò i vestiti.
Ormai la ragazza non aveva più speranze. La morte era vicina.
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-Andrò io all'Inferno, se ce ne sarà il bisogno.- Sam guardò le die negli occhi soffermandosi in quelli di Jessie, quasi a sfidarla a contrariarlo.
-Assolutamente no.- la Cherubina rabbrividì a quelle parole, la paura di perdere Sam che le gelata il sangue nelle vene.
-Sono d'accordo con Jessie. Sam, non penso che tu sia mai stato all'Inferno. Non sappiamo quanto sia grande. Potresti perderti, o peggio, morire.- gli occhi di ghiaccio della Fray si posarono in quelli del ragazzo, quasi a sottolineare la solennità delle parole della professoressa un tuono squarciò la quiete che si era creata nella stanza.
-E oggi l'uscita è saltata.- sospirò la Serafina tentando do scorgere la finestra dietro al corpo possente di Sam che aveva ritirato le sue ali.
Non gli era mai piaciuto tenerle fuori per molto tempo: aveva paura che qualcuno le trafigesse, o, peggio, gliele staccasse o strappasse dal corpo.b
Ci teneva alle sue ali: lo definivano come Angelo, e insieme a lui avevano passato una lunga vita, vedendole di belle e di brutte.
-PER SAMANIEL!- un urlo giunse da fuori la stanza e tra i tre ci fu un giro di sguardi, all'erta. Non ci fu neanche bisogno di dirlo che già si erano alzati per andare a controllare cosa fosse successo.
Jessie accennò un sorriso pensando a come, quei due giorni, lei, Sam e la Fray avessero potuto legare così tanto: ormai non c'era più bisogno di spacciare parola che già si erano capiti.
Appena fuori una leggera pioggerellina iniziò a ticchettare sui volti dei tre che si affrettarono a raggiungere la fonte del grido, anche se non avevano idea da dove iniziare.
-Annarita!- la voce della Marianne fece sobbalzare la professoressa e i due Serafini che si girarono verso la fonte della voce.
-Sì?- la Fray tentò di nascondere il disturbo che questa interruzione le aveva provocato.
-Dobbiamo parlare. Vieni.- la Marianne sembrava impaziente e nervosa. Non faceva che tormentare la fede che aveva al dito. Non si era neanche resa conto della presenza dei due Cherubini, che, dopo un sospiro e un cenno d'assenso della Fray, rimasero soli davanti alla stanza 17, probabilmente quello da dove era stato lanciato il grido.
-Caspita, Sam...- l'Angelo Custode guardò la Fray mentre si allontanava con la Marianne. Vista da un'altra situazione quella scena poteva rivelarsi comica: la Fray faticava a tenere il passo della Marianne, la professoressa dalle "lunghe gambe" che non sembrava neanche fare caso alla difficoltà dell'altra tanto era assorta nei suoi pensieri e nelle sue domande.
-Speriamo che la Fray non si faccia sfuggire niente... hai visto come la guardava la Marianne: sembrava pronta a tutto solo per ricevere delle informazioni.-
Sam scrollò le spalle, ricambiando lo sguardo della ragazza:-La Fray non si farà scappare nulla. È forte, resisterà all'interrogatorio a cui la sottoporrà la Marianne.-
La Cherubina annuì, pensando che Sam avesse ragione: la Fray è forse la donna più forte spiritualmente che avesse mai incontrato.
Sopravviverà alle domande. Poco, ma sicuro.
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