XVI CAPITOLO

La Marianne si avvicinò alla Fray, aiutandola a sostenere Sky.

-Annarita, scusa eh, ma perché non andiamo nella tua stanza? Sta cominciando a piovere e chissà cosa staranno facendo quei due ragazzi là dentro!-

Domandò quindi.

L'altra volse lo sguardo verso la porta, il volto indecifrabile.

-No. Sarebbe troppo pericoloso. Fidati di me, per favore. Non voglio che qualcuno si faccia male.-

La Marianne alzò gli occhi al cielo e con noncuranza lasciò andare Sky, mettendola nelle braccia dell'altra che piegò le gambe dal peso aggiunto a quello che già sosteneva.

-Non ho voglia di perdere il lavoro per una stupidata del genere. Io entro. Chissà che stanno combinando quei due.-

La Marianne, dopo aver evitato lo sguardo supplicante dell'altra professoressa, girò i tacchi, avviandosi anch'essa verso la stanza aperta, incosciente del pericolo che stava correndo.

La Fray, capito ciò che sarebbe potuto accadere se l'altra avesse fatto irruzione, chiese a Sky se riuscisse a reggersi in piedi da sola. Annuì, mormorando:-Vada a vendicarmi.-

La Fray si avviò con quelle parole che le martellavano la mente verso la famigerata porta scardinata, lanciando uno sguardo ai ragazzi che stavano osservando la scena con occhi languidi. Gli si leggeva in volto che non stavano capendo più nulla, e la Fray non poteva biasimarli: ancora stentava anche lei a credere a ciò che stava accadendo.

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-Mostra il tuo vero volto, impostore!- Sam ruggì quelle parole all'uomo che aveva davanti cercando dietro di sé la mano della sua ragazza. Sarebbero rimasti uniti per sempre, qualsiasi cosa fosse accaduta.

Le mani si incontrarono.

Quella calda e morbida di lei in quella possente e callosa di lui.

Questo contatto gli diede un pizzico di coraggio in più: era pronto a distruggere quell'aura, chiunque essa sia.

-Ah, allora ce l'hai fatta a capire che non sono il vero Marco.- l'impostore calcò le ultime parole con sdegno, per poi sputare per terra.

-Ho aspettato per anni prima di arrivare a questo momento. Finalmente posso attuare la mia vendetta!-

Rise, ma fu interrotto da una quarta voce, estranea, dietro ai due ragazzi:-Bene bene. Che succede qui?-

La Marianne spintonò i due ragazzi su un lato così che lei riuscisse a passare davanti.

-No...- iniziò a mormorare Sam, schioccando la lingua sul palato. -...questa non ci voleva proprio.-

Per tutta risposta Jessie scrollò le spalle, la paura la stava consumando dal midollo, a poco a poco.

-Marco, eccot...- la Marianne fu interrotta a sua volta dalla Fray, che entrò come una furia nella stanza, il petto che si alzava e abbassava velocemente e i capelli scompigliati dal vento.

-Ferma!!- urlò, capendo subito dopo che il danno ormai era stato fatto: ogni tentativo di fermare la Marianne sarebbe stato inutile.

La donna si fermò a fianco dell'Angelo Custode, che, notato lo sguardo desiderante che il falso Moroni aveva lanciato alla professoressa, si parò davanti al suo scricciolo di corpo, e, rivolgendosi a Sam, affermò:

-Sai che forse sto cominciando a capire che è questo impostore?-

-Ah, sì?- fece Sam, avvicinandosi alla sua amata e riprendendole una mano accennando un mezzo sorriso.

La Marianne non ci stava capendo più nulla, si sentiva come un'intrusa, come un terzo incomodo in un appuntamento al lume di candela tra due innamorati, e questo la metteva a disagio.

-Dai, sentiamo, signorina.- la schernì l'impostore.

Jessie sorrise maliziosa facendo un passo in avanti, lasciando andare la mano di Sam e alzando il mento, come se andasse orgogliosa di qualcosa.

-Tu, brutto essere infernale, sei colui che ha tentato di impossessarsi di me e...-

Sam, come avuta un'illuminazione, con uno scintillio negli occhi dolci interruppe la ragazza:

-Ma certo! Scusa Jess se ti interrompo, ma io ho capito: Moroni mi aveva raccontato di te. Sei quell'Angelo che stava per distruggere la vita della Fray e di Moroni. Tu sei l'ex Arcangelo Leviel.-

Il falso Moroni rise amaramente e la Fray vacillò d'un poco: ora ricordava, ora capiva! Quell'anima era Louis, ma perché era tornato? Cosa voleva da loro? Cosa voleva da lei?

Leviel si avvicinò alle figure. Solo la Fray, però, non cedette alla tentazione di indietreggiare: passò davanti a Jessie che tese i muscoli, pronta all'azione, mentre la Marianne si faceva piccola piccola nelle sue spalle 

-Louis. Lasciaci vivere in pace. Va' via, fallo per me.-

Gli occhi della Fray erano velati di lacrime, la mente invasa da vecchi ricordi. Lei però non lo amava più. Si ricordava ancora la notte in cui gli Angeli avevano fatto irruzione nella sua casa, e come Moroni l'avesse protetta dalle grinfie di Louis.

Sono quella sera aveva capito veramente che persona fosse l'uomo con cui aveva condiviso il suo cuore nel periodo della pubertà.

-Annie mia.- mormorò, avvicinandosi a lei, le braccia protese in avanti, pronte ad afferarle il viso, pronto a baciarla.

Un gesto estremo che fece scattare qualcosa dentro l'Angelo Custode che arrivò da dietro le spalle della don a, quindi spinse indietro il corpo impossessato, che quasi non cadde di schiena per terra.

-Giusto che se la sfiori soltanto con un dito ti ammazzo.- ringhiò.

Sam, guardando la sua ragazza in azione, abbozzò un mezzo sorriso soddisfatto pensando:"Questa sì che è la mia Jess!" Quindi la raggiunse mettendosi a suo fianco.

I due Angeli erano come uno scudo umano, o meglio, angelico, per la professoressa. La Marianne, spaventata, arretró di un altro po', quasi urtando un comodino dietro di lei, nella speranza di raggiungere il prima possibile l'uscita.

-Jessie. Ci penso io.- la Fray poggiò una mano sulla spalla della ragazza, come a volerle intimare di spostarsi.

Sam la fermò:-Stia ferma. Qua ci dobbiamo pensare noi.-

-È troppo pericoloso per lei.- rincarò la dose la ragazza, dando man forte al Cherubino e senza staccare lo sguardo dall'impostore, che si stava guardando le unghie con noncuranza.

-Avete finito di fare i sentimentali? Mi sta venendo il diabete.-

Sputò le parole con odio, e prima che gli altri potessero replicare, il professore impossessato rivelò le sue ali nere come la pece. Nere come l'anima di Leviel, imbruttita e danneggiata dall'odio e dal suo cuore spezzato.

Le piume erano illuminate dalla luce fioca che filtrava dalla finestra dietro di lui. Un sorriso sghembo gli si dipinse in volto. Era pronto a combattere.

-Jessie. Recupera il libro e trova un modo per uccidere Leviel senza danneggiare il professore. Porta con te la Fray. Qua ci penso io.-

Nonostante l'Arcangelo avesse soltanto mormorato quelle parole, il suo tono autoritario aveva mosso qualcosa in Jessie, che annuì piano prendendo la Fray per mano e trascindandola di corsa fuori dalla stanza.

-Annie!!- la voce del falso Moroni si erse disperata, seguita da un urlo di rabbia, di frustazione.

Nel cuore di Jessie l'amore per Sam la faceva andare avanti nella speranza che entrambi sarebbero usciti incolumi da quella storia.

Gli sguardi curiosi dei ragazzi scrutarono le due mentre la Marianne gli diceva di andarsene e tornare a giocare in piazzetta davanti al ristorante come poco prima.

Raggiunta la porta della sua stanza, Jessie scavò nelle sue tasche per trovare la chiave. Fortuna vuole che le sue compagne di stanza la ritenessero più responsabile  e gliele avessero affidate.

Con le mani tremanti la ragazza afferrò l'arnese e lo infilò nella serratura, e la Fray, accorgendosi del suo nervosismo, le poggiò una mano sulla spalla, mormorando di stare tranquilla, che tutto andrà bene, nonostante non ci credesse neanche lei.

La ragazza annuì piano, quindi, aperta la porta, le due si fiondarono dentro la stanza pronte a cercare le famigerate risposte nel libro ricamato.

L'Angelo Supremo solo sapeva la tensione che stavano provando in quel momento le due: i loro amati erano impegnati in una guerra in cui erano involontariamente nemici, e questo faceva soffrire i quattro di paura, dolore, ma un piccolo pezzo di loro credeva, sperava in un lieto fine in cui tutti ne sarebbero usciti felici e contenti.

Tutti, tranne Leviel, colui che in quelle giornate stava spargendo negatività a tutto spiano.

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Sam, dopo che Jessie e la Fray se ne erano andate, aveva velocemente spiegato le sue splendide ali bianche per contrastare quelle nere del nemico.

Combattere contro il corpo di colui che aveva considerato un padre lo fece vacillare di un poco, ma non si perse d'animo, né lo diede a vedere.

"Lui non è il Michael che conosco"

Si ripetè in mente. "Lui è Leviel e la sua influenza negativa va arginata."

Il ragazzo schivò una serie di pugni che gli arrivarono al petto balzando di lato, ma all'atterraggio perse con un'imprecazione l'equilibrio, finendo per terra.

Il Serafino tentò di rialzarsi, ma il corpo impossessato si fiondò sull'avversario che per la seconda volta schivò un'altra mossa offensiva rotolando su un fianco e urtando il mobile che aveva vicino, facendo traballare pericolosamente una lampada che si schiantò al suolo infrangendosi in mille pezzi affilati, perfetti per ferire.

L'impostore urlò di dolore: un pezzo di vetro gli aveva trafitto il fianco, macchiando di sangue scarlatto i suoi indumenti.

Approfittando di quell'attimo di distrazione, Sam si issò sui gomiti, quindi si mise a cartoni sul corpo del nemico ancorandogli i polsi per terra.

-Sei solo un verme. Hai perso questa battaglia. Michael tornerà a risplendere in questo corpo, e io lo aiuterò. Fosse l'ultima azione che compirò nella mia vita immortale.-

Il Serafino sputó quelle parole con rabbia, le labbra che sfioravano l'orecchio dell'altro.

-Adesso sei sotto il mio controllo.- concluse quindi, accennando un sorriso soddisfatto.

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Jessie si lanciò in una ricerca sfrenata del libro che avrebbe potuto, con le sue risposte, mettere fine alla battaglia tra l'Angelo Michael e Leviel.

Le mani rovistavano nella sua valigia, il corpo scosso da brividi la distraeva dalla sua ricerca disperata: le sue dita ancora non avevano sfiorato la copertina ricamata, e questo la innervosì a tal punto che sprofondò le mani tra i suoi capelli, mormorando:-Dov'è? Dov'è...?-

La voce della Fray giunse da dietro la Cherubina, il tono controllato la tranquillizzò di poco, ma nel profondo percepiva che la donna fosse terrorizzata a sua volta da quella situazione.

Jessie avrebbe voluto abbracciarla, supportarla con dolci parole sospirate, o piccole e delicate carezze, ma in quel momento doveva agire e non perdersi in smancerie.

-Jessie, non è forse quello il libro che stiamo cercando?-

La ragazza girò il volto posando lo sguardo dove stava indicando il dito della professoressa. Da sotto le coperte della Serafina spuntava un oggetto rosso.

-Sì! Sì, è quello, ma... cosa ci fa là sotto? Ah, al Diavolo! Basta averlo trovato.- le due corsero ai lati del letto  quindi Jessie afferrò il libro, accarezzandone velocemente la copertina, quasi a premiarlo di essere lì con loro.

La ragazza prese a sfogliare le pagine ingiallite dal tempo.

Sfortunatamente per le due, il libro non aveva un indice, quindi trovare la parte utile era un'impresa.

Le pagine antiche producevano un rumore simile a quello delle foglie secche quando venivano schiacciate ogni volta che la ragazza ne girava una.

La mente della professoressa era invasa da pensieri negativi. Il terrore le stava avvolgendo l'anima, ora stretta in una potente e stretta morsa.

Cosa ne sarebbe stato di lei se Moroni fosse morto?

Si diceva che gli Angeli fossero creature immortali, imbattibili, ma cosa sarebbe successo se fosse stato un Angelo a ferire o trafiggere un suo pari?

In quel caso il Serafino potrebbe realmente perdere la vita e la sua anima farebbe da Angelo Custode alle persone che ha amato nella sua vita, proteggendole da Mali invisibili e, nei casi più estremi, dalla morte.

-Ecco!- Jessie puntò il dito indice su una frase che aveva catturato la sua attenzione e la professoressa spostò lo sguardo sul volto dell'altra, abbozzando un sorriso accorgendosi del bagliore dei suoi occhi.

Era fantastico come quella ragazza si rallegrasse per così "poco"..

La donna quasi invidiava il modo di essere dell'altra: sorrideva sempre e prendeva la vita con leggerezza, come voleva fare lei.

Jessie iniziò a recitare la frase, la voce tremante:-"Ma cosa fare in caso di possessione? Le possibilità sono tre: il possessore abbandona il corpo; il Grandissimo Angelo lo salva attraverso un rito; un Angelo scende all'Inferno e recupera la pietra benedetta da Lucifero..."- la Serafina sospirò, mentre lo sconforto la pervase.

La prima opzione era da scartare: Leviel non avrebbe mai permesso a nessuno di levargli la vendetta dalle mani. Rimanevano la seconda e la terza scelta, solo che nessuno aveva idea di come mettersi in contatto con Samaniel né avevano idea di come arrivare all'Inferno.

Forse l'unico modo di sconfiggere l'anima era uccidere il professore, che probabilmente avrebbe accettato quella condizione: non voleva che le persone che amava soffrissero a causa dell'aura, ma probabilmente sarebbe stato peggio se fosse morto Moroni, che il tormento dell'aura negativa.

Forse in quel momento la cosa migliore da fare era sperare. Il pensiero crea, no? Forse con la sola forza del pensiero sarebbe andato tutto per il meglio.

Magari fosse tutto così semplice...

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