XIX CAPITOLO
Per l'amor del cielo, mi spieghi dove mi stai portando per favore?
La voce di Moroni era seccata. Lo seccava l'idea di essere impotente com'era e lo seccava che un altro individuo avesse il pieno controllo del suo corpo.
Si era stancato di quella situazione.
Almeno copri il mio corpo! Andando avanti così mi prenderò una bella polmonite.
Effettivamente la pioggia si era infiltrata negli abiti dell'Angelo gelandogli il corpo così tanto che se qualcuno gli avesse preso una mano lo avrebbe scambiato per un morto.
Il corpo di Moroni pestò un piede per terra, con fare rabbioso.
-Ma tu, quella fogna che ti ritrovi per bocca, non la chiudi mai? Lo scoprirai presto dove ti sto portando.-
Senti, io qua intorno vedo soltanto arbusti, erba, alberi e vegetazione alta fino al mio ginocchio. Se non vuoi passare la notte in questa foresta, spero per te che qua vicino ci sia un'abitazione.
-E se abbandonassi qua in mezzo al nulla il tuo corpo incosciente mentre la mia anima vaga per impossessarsi di altri Angeli Vendicatori?-
Non lo faresti.
-E perchè mai?-
Moroni tutubò un attimo.
Perchè non ti conviene. Se lo facessi Annarita non ti farebbe neanche avvicinare. Invece, se consegni il mio corpo...
-STA' ZITTO!- tuonò la voce di Leviel, e l'anima di Moroni ammutolì. Aveva tanta paura, ma avrebbe tenuto duro e se non per lui, l'avrebbe fatto per la Fray, per sentire le sue labbra morbide anche solo un'ultima volta.
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Sky aveva perso i sensi. Era come scivolata nel buio, in un limbo da cui era impossibile sottrarsi. L'unica cosa che la rincuorava era il fatto di non sentire più il dolore lancinante al petto dove lo squarcio aveva miracolosamente smesso di sanguinare.
Era forse morta? Non lo capiva neanche lei.
Si sentiva come sospesa tra due mondi. Quello reale e l'Aldilà. In tutto quel buio la ragazza scorse un bagliore lontano, una luce che le diede una piccola speranza di trovare risposte.
Quella luce era come la luna in una nottata senza stelle. L'unico punto di riferimento da seguire in quel buio eterno.
Con gli occhi gonfi di lacrime si ricordò della luce nel suo sogno e di nuovo la sua testa venne invasa dalla parole:"Traditrice".
Si prese il volto tra le mani, inginocchiandosi per terra.
-Papà... papà, perchè? Salvami, papà, Salvami, mio Angelo.-
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Sam teneva la testa di Sky sul suo grembo mentre le sentiva il battito con due dita sul collo. Con un sospiro di sollievo drecretò:-È viva.-
Jessie espirò, buttando fuori tutta la tensione e rilassando di un poco i muscoli inginocchiandosi vicino all'Arcangelo e posandogli una mano sulla spalla.
-Cosa le è successo secondo te?-
Sam scosse la testa e alcuni capelli corvini gli solleticarono la fronte imperlata di pioggia.
-Non lo so, Jess. So solo che ha bisogno di aiuto. Direi di chiamare la Fray, forse lei sa cose fare in questi casi, anche se ne dubito...-
Sam si sfilò la felpa e la arrotolò sul petto di Sky all'altezza della ferita così da bloccare il flusso di sangue che stava uscendo a fiotti, inarrestabile come l'acqua di un torrente in una giornata di piena.
-È debole. Troppo. Dobbiamo agire in fretta: non resisterá a lungo.- sospirò Sam.
-Vado dalla Fray.- Jessie scattò in piedi e mentre Sam le urlava dietro di fare attenzione la ragazza iniziò a correre fuori dalla stanza, il cuore in gola.
Nonostante non avesse un grande rapporto con Sky, le dispiaceva il fatto che stava in fin di vita. Le stava cominciando a piacere, quella ragazza, nonostante si fosse venduta al nemico.
Poco prima aveva provato una sensazione di deja vù: le era sembrato di rivivere il momento in cui Sky giaceva supina sul pavimento della casupola dove era stato impossessato Moroni. Le pareva di risentire le sue parole:
"Quel bastardo mi ha tradita!"
Non doveva essere facile venir pugnalati alle spalle dalla persona che si amava di più al mondo. Era come se quel qualcuno avesse infilato la propria mano nel tuo petto, avesse afferrato il cuore e lo avesse scaraventato contro un muro con violenza guardandolo spaccarsi in mille pezzettini minuscoli, sanguinanti.
No, non doveva essere affatto semplicd sopportare tutto quel dolore, ma Sky ce la stava facendo.
Quella ragazza era forte e probabilmente sarebbe riuscita a superare anche quella disgrazia.
-Prof.!- Jessie chiamò la Fray, lo sguardo di ghiaccio perso nel vuoto. Dopo attimi che alla ragazza sembrarono ore, la professoressa ancorò il suo sguardo in quello della Cherubina, abbozzando un sorriso.
-Jessie?- pronunciò quel nome con una curiosità velata. Probabilmente si stava chiedendo cosa volesse quella ragazza da lei.
Qualunque cosa le avesse detto la Serafina la donna non si sarebbe stupita: ormai avrebbero potuto anche rapirla gli alieni. Non avrebbe mostrato segni di sorpresa.
Jessie le fece segno di avvicinarsi e la professoressa scattò in piedi dirigendosi verso di lei, la pioggia che iniziava a ticchettare più forte al suolo.
-Prof...- mormorò di nuovo l'Angelo, la mente in subbuglio. Come avrebbe potuto dirle che Sky stava per morire? Non era una cosa leggera da pronunciare e non aveva neanche idea di come l'avrebbe presa la Fray. Cosa doveva fare? Quali parole avrebbe dovuto scegliere?
Sotto lo sguardo incalzante della professoressa, la ragazza si riscosse dai suoi pensieri e parlò lentamente scandendo per bene le parole scelte forse con non troppa cura:
-Sky è stata ferita al petto gravemente. Ha perso i sensi, le rimane poco tempo. Abbiamo bisogno di aiuto.-
Un lampo di terrore attraversò gli occhi della professoressa che afferrò la ragazza per un gomito, intimandole:
-Portami da lei. Ora.-
E così fece. Sotto gli sguardi curiosi di alcuni ragazzi, le due iniziarono a correre sotto la pioggia. Non avrebbero perso Sky. Non quel giorno.
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La ragazza posò lo sguardo su Jessie e la Fray allontanarsi di corsa dalla piazzetta. Anche altri ragazzi le stavano guardando, chi curioso, chi ignaro di ciò che stava accadendo.
Certe volte avrebbe voluto urlargli di farsi gli affari propri, di non infrangere il momento di intesa tra la professoressa e la ragazza, però era troppo timida per far sentire la sua voce, quindi ogni volta ammutoliva e spostava lo sguardo per terra immergendosi nei suoi più oscuri pensieri.
Certo è, però, che anche lei avrebbe voluto capire cosa stesse accadendo, non le piaceva non essere al corrente di ciò che le stava accadendo intorno, neanche se era una questione che non la riguardava per niente.
Per lei era molto meglio vivere in un'amara verità che in una bellissima bugia.
-Ehi... Giu? Giuly?- la ragazza alzò lo sguardo nocciola fissando gli occhi in quelli dell'amica che aveva affianco.
Giuly alzò le sopracciglia in attesa delle parole dell'altra.
-Tesoro, stai bene? Ti vedo più pensierosa del solito.-
La pioggia iniziò a ticchettare più forte al suolo, ma a Giuly andava bene così: le piaceva la pioggia, era una delle poche cose che la faceva sentire meno sola.
-Come se non fossi mai piena di pensieri.- la voce di Giuly uscì dura e fredda, più di quanto avesse voluto. Si morse il labbro inferiore pensando che l'altra aveva semplicemente espresso una sua preoccupazione. Non c'era il bisogno di essere così duri.
-Scusa Val, sono solo un po' nervosa...- sospirò pochi secondi dopo.
-Meglio se ti lascio sola.- mormorò di rimando Valeria alzandosi dalla sua seduta e unendosi ad un gruppetto di ragazzi che stava giocando dinanzi a loro.
Il cuore di Giuly ebbe un sussulto: avrebbe dovuto essere più dolce, con Val. Era una delle sue amiche più strette, più care, e aveva davvero tanta paura di perderla.
Doveva stare più attenta, pesare di più le parole e contare diversi secondi prima di pronunciarle.
In passato le era capitato di perdere una sua cara amica.
Era una giornata fredda e piovosa e Giuly stava tranquillamente leggendo un libro stesa sul suo letto quando le arrivò una notifica sul cellulare: era una foto della sua migliore amica insieme ad altre due persone a cui si era affezionata molto nel corso del suo percorso scolastico, e invece l'avevano pugnalata così, alle spalle.
Era il 31 ottobre, era Halloween e quelle tre l'avevano esclusa dalla loro uscita. Scorrendo nelle storie della sua migliore amica, poi, aveva scoperto che non era stata l'unica volta in cui era stata tenuta fuori da un'uscita di gruppo. Si era sentita malissimo, quel giorno.
Come se il suo cuore fosse stato squarciato, massacrato e poi buttato in discarica. Quelle erano le ragazze di cui si fidava di più, e l'avevano tradita.
A quel pensiero, gli occhi di Giuly si gonfiarono di lacrime. Per non dare spettacolo decise di alzarsi e dirigersi verso la sua stanza. Fortuna vuole che avesse le chiavi con sé.
La ragazza corse sotto la pioggia, quella forza della natura inarrestabile e appena si rifugiò sotto una tettoia gocciolante d'acqua piovana quasi non svenne.
Cosa era accaduto nella stanza di Sky?
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