XI CAPITOLO

La Fray, appena la sveglia suonò, con un verso contrariato si girò su un fianco, guardando l'ora proiettata sul cellulare.

Erano le sei e mezza del mattino, solo mezz'ora prima di andare a svegliare i ragazzi.

Con un sospiro poggiò un braccio davanti a sè, pensando al giorno prima e a Moroni.

I suoi baci bruciavano ancora sulla pelle della donna che sorrise a quel pensiero.

Chissà come aveva passato la sua prima notte in quel posto, chissà come si era trovato.

La professoressa si sedette sul letto, liberandosi dall'abbraccio del piumone che l'aveva avvolta tutta la notte, come una specie di protezione.

Fatto un sospiro profondo si massaggiò le tempie e finalmente s'alzò per dirigersi al bagno e prepararsi, non avendo idea della giornata che avrebbe passato.

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Sam, dopo l'accaduto della sera prima, non chiuse occhio. Appena il raggio di sole s'infiltrò tra le tende della stanza, il ragazzo s'alzò senza controllare l'ora dirigendosi verso la porta e uscendo.

Sbuffò piano non appena il freddo della mattina gli punse la pelle. Appena uscito si affacciò dalle scale aguzzando lo sguardo per scorgere qualcosa di anomalo nell'alta vegetazione dove avevano avvistato le due figure nella sera prima.

Niente.

Solo piante di tutti i tipi.

Sam voleva chiamare Moroni, ma non era ancora il momento di svegliarlo, e voleva lasciargli il meritato riposo.

Poggiò i gomiti sul parapetto abbassando la testa finché la fronte non sfiorò le sue braccia.

Faceva freddo là fuori, ma al ragazzo non importava. Ripensandoci, aveva solo paura, tanta paura di perdere Jessie, di perdere i suoi professori, le persone a cui voleva bene. Ancora non avevano capito cosa o chi fosse quell'aura, e soprattutto cosa volesse da loro, e questo lo terrorizzava.

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-Ragazze, è ora di svegliarsi!- la voce della Fray s'infiltrò, ovattata dallo spessore della porta, nella camera di Jessie che si girò di fianco pregandola mentalmente di darle ancora cinque minuti.

-Sì, siamo sveglie.- la voce di Lara risuonò secca dall'alto del letto a castello mentre scendeva. A quanto pare era sveglia da un po'.

-Ehi.- due mani mossero il corpo di Jessie che piagniucolò piano. -Sei proprio una dormigliona.- sbuffò Lara, andando da Tessa e accendendo la lampada.

Gemendo, Jessie si sedette sul letto, passandosi una mano nei capelli arruffati e mentre gli occhi mettevano a fuoco la stanza. La luce glieli feriva, facendola lacrimare. Odiava quando per svegliarla accendevano la luce. Per lei era proprio una cattiveria.

Sbuffò e si alzò per prepararsi. -Buongiorno.- disse poi, la bocca ancora impastata. Le due non risposero: avevano iniziato a chiaccherare animatamente di chissà che e non avevano avvertito la voce flebile della ragazza. Finito di prepararsi, Jessie si infilò una felpa e uscì, prendendo le chiavi. Appena fuori si scontró addosso ad un corpo possente.

Il profumo che avrebbe potuto riconoscere ovunque.

Quel qualcuno era Sam.

-Oh!- esclamò la ragazza dopo essere stata avvolta nell'abbraccio del ragazzo. -Buondì.- la baciò.

-Sam... non dovremmo avvertire i professori di ciò che è successo ieri?- Jessie lo guardò.

-Sì. Hai ragione. Chi sa se stanno ancora amoreggiando.- scherzò lui, sorridendo, mentre i due si avviavano alla ricerca dei professori.

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Non sapeva perché lo faceva. Non sapeva perché pensava quelle cose.

Era come se un qualcosa di più forte la controllasse, le dicesse di compiere azioni che non avrebbe mai voluto compiere nella sua vita. Quando mai avrebbe pensato di rapire una persona? La mente della ragazza era invasa da questi pensieri mentre il suo corpo impossessato si muoveva. Aveva paura, tanta, di fare azioni di cui si sarebbe potuta pentire, nonostante non avesse colpe: non era lei che faceva o pensava quelle cose, ma era un'altra entità superiore. Questa persona le trasmetteva tante emozioni, tra cui la rabbia e la voglia di assaporare vendetta.

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Dopo aver svegliato tutti i ragazzi, la Fray tornò nuovamente nella sua stanza aspettando che il professore arrivasse per avvolgeva nuovamente nel suo dolce abbraccio.

Pensava alla sera prima, quando avevano discusso sul fatto degli Angeli. Da una parte era spaventata da questo mondo ignoto: non lo conosceva, e sinceramente, un po' come tutta l'umanità, era spaventata dalle cose che non conosce, come per esempio la morte. Forse è per questo che gli umani ne scansano il pensiero e tentano di concentrarsi al presente, d'altronde, non sapendo la pericolosità di quel mondo invisibile, come avrebbe capito quanto rischiava in realtà?

Un lieve bussare la risvegliò dai suoi più profondi pensieri, quindi andò ad aprire aspettandosi di ritrovarsi davanti Moroni, ma rimase delusa: sull'uscio della porta apparvero i due giovani visi di Sam e Jessie. Negli occhi della donna passò un veloce guizzo di sorpresa.

Accorgendosene, Sam sorrise e anticipando la Fray domandò:-Stava aspettando Moroni, non è vero?-

La donna sussultò e senti affluire il sangue alle gote. Strano come un ragazzo poteva capirla così bene, nonostante non avessero un rapporto troppo stretto.

Certo, se il ragazzo in questione aveva più d'un secolo di esperienza, forse non doveva stupirsi così tanto. Forse aveva visto più visi di quanti granelli di sabbia ci fossero nel mare imparando a leggerli come un libro aperto.

-Ehm, sì.- ammise lei, facendo cenno con il capo d'entrare.

Notando la sua vulnerabilità Jessie sorrise dolcemente tentando di incrociare lo sguardo con la donna, tentando di infondere sicurezza, ma senza riuscirci.

Buffo come una donna forte d'animo come lei si perdesse in situazioni come quelle.

-Oggi l'avete visto?- gli occhi della Fray tentarono di scavare nel profondo delle anime dei due, ma i ragazzi scossero leggermente la testa mentre la donna pensava che erano in buona fede e che non le avrebbero mentito. In questa battaglia erano alleati, e gli alleati si aiutano tra di loro, senza tradimenti o pugnalate.

-Però... strano che non si sia ancora presentato.- nella mente della donna cominciarono ad affluire diversi pensieri terribili di ciò che poteva essergli successo, ma tentò di tranquillizzarsi pensando che anche lui avesse bisogno di passare un po' di tempo in intimità con se stesso e che non poteva passare ventiquattrore su ventiquattro con la Fray. Anche lui aveva la sua vita, no?

Stringendosi nelle spalle, Jessie rispose:-Penso che lo troveremo a colazione che c'aspetta con il suo solito sorriso raggiante. Comunque, io e Sam dobbiamo dirvi una cosa.-

-Per giunta molto importante.- si insinuó Sam tra le parole di Jessie che guardò con aria grave la Fray.

-È così importante che ci dobbiamo essere entrambi?- la Fray alzò un sopracciglio.

-Assolutamente sì, riguarda ieri notte e sinceramente... oh...- una sensazione terribile, oscura, penetró il petto della ragazza che si cinse lo stomaco con un braccio, il viso impallidito al solo pensiero di ciò che stava per dire.

-Jess... tutto...?- Sam iniziò a parlare e preoccupato le mise una mano sulla spalla.

-No Sam, aspetta... e se... una di quelle due figure fosse Moroni?-

Il ragazzo a quella domanda scattò in piedi fissando gli occhi in quelli di lei. -Oh, per Samaniel... dimmi... dimmi che stai scherzando.-

-Ti sembra un argomento su cui scherzare?- anche la ragazza scattò in piedi, il dolore affievolito dalla paura, uno scintillio terrorizzato nei suoi occhi.

La Fray vacillò d'un poco, lo sguardo indecifrabile che scrutava i due. -Ragazzi, che state dicendo?- la voce le si incrinò leggermente sull'ultima parola, avendo paura della risposta.

Lo sguardo dei ragazzi si spostò in quello della professoressa che guardò Jessie.

Lei, la ragazza che non aveva esperienza con le bugie, la ragazza a cui si leggeva tutto negli occhi. -Prof....-
Iniziò quindi, la voce impregnata di compassione. -Ieri io e Sam abbiamo intravisto due figure nell'erba alta, una che trascinava l'altra. All'inizio volevamo andare a controllare, ma sa com'è: c'è sempre quella vocina fastidiosa che ti dice di stare attento, che ci potresti rimettere le penne, e poi era così buio, un gioco tra luci e ombre, sembrava tutto così surreale, sembrava quasi un sogno... poi ci siamo girati un attimo ed erano sparite. Io... noi non volevamo svegliarvi, o meglio, disturbarvi, quindi ci siamo ripromessi di avvertirvi l'indomani, cioè... oggi.-

Finito di parlare, la ragazza riprese fiato mentre Sam la guardava tentando di capire quale fosse il suo stato d'animo, se turbata o triste per la professoressa. Con un gemito, la professoressa si lasciò andare indietro, sedendosi sul letto e nascondendosi il volto tra le mani. La luce fioca della mattina rendeva il tutto più cupo utilizzando giochi di colore sulle sfumature grigiastre che venivano proiettate sulle mura, scurendo i volti di tutti.

A vedere la scena da lontano, poteva sembrare un film in bianco e nero.

Un lieve singhiozzo scosse il corpo della donna, e i due ragazzi, accorgendosene, si lanciarono uno sguardo d'intesa sedendosi ai fianchi di lei.

Jessie poggiò timidamente una mano sulla spalla della donna tentando di trovare le parole giuste per consolarla, nonostante la sua parlantina non fosse delle migliori.

-Prof., ehi, stia tranquilla, magari io e Sam ci siamo sbagliati e Moroni ci sta aspettando per la colazione. Approposito, che ore sono? Ieri a cena non abbiamo messo niente sotto ai denti... forse mangiare qualcosa ci schiarirà le idee, no? Vogliamo andare?- Jessie tentò di colorare le parole con tutta la dolcezza che aveva nel corpo e nel cuore.

Odiava vedere la sua professoressa preferita in quello stato. Era come se tanti aghetti le si conficcavano nell'anima, come se quel dolore lo stessero provando entrambe.

-Non lo so... ormai non so più cosa sia giusto o sbagliato. Io... sì, ho paura, ma va bene così. Andiamo al ristorante, sennò si preoccupano.-

La Fray alzò lo sguardo di ghiaccio davanti a sè rivelando il volto rigato da calde lacrime. Odiava farsi vedere in quello stato, soprattutto da degli alunni, ma quando la tempesta di emozioni che avevi dentro al cuore esplode, non si può far altro che lasciarlo sfogare.

Solo i più forti interiormente avrebbero potuto reprimerla, il problema è che poi quelle emozioni implodono e non possono fare altro che più male. La donna, quindi, si alzò seguita dai due ragazzi pregandoli di uscire.

-Vi raggiungerò tra poco.- affermò. -Solo io tempo di sistemarmi.-

I due avevano acconsentito ed erano usciti fuori, decidendo di discutere dell'accaduto a colazione, d'altronde avevano la "fortuna" di stare a tavola da solo, quindi potevano parlare di qualsiasi cosa senza interruzioni.

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