VI CAPITOLO

-Mio Dio... cosa... cosa stavi facendo là dietro? E... oh, Cielo, sei ferito?!-

-Annie... è tutto apposto... andiamo a pranzare.-

Il professore era stato sorpreso dalla professoressa mentre stava inseguendo un qualcosa di anomalo. Fosse stata quell'aura che tanto lo perseguitava?

Nel frattempo che la seguiva era inciampato e con un'imprecazione era cascato per terra, ferendosi un braccio di poco strusciando contro un tronco particolarmente scheggiato.

-No. Ora vieni con me che ti medico le ferite.-

-Oh, Annie...tranquilla, sto bene, e poi basta che mi metto la felpa e puf! I ragazzi non si accorgeranno di nie...-

-Non è dei ragazzi che mi preouccupo.-

La Fray si fece improvvisamente seria.

-È per te. Non sopporto di vederti in questo stato...-

-Annie, ti prego! Ci staranno aspettando!-

La voce del professore ora pregava la donna di dargli retta.

Dopo aver discusso un altro po', la professoressa cedette e andarono a mangiare.

Fortunatamente la donna non gli aveva chiesto cosa stesse facendo, almeno per il momento.

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-Ehi, senti Sam, stavi con Moroni, giusto? È tutto okay?- si incuriosì Jessie, mentre Sam girava lentamente la testa verso la ragazza tentando di trovare una scusa plausibile per non dirle la verità.

Lui era un Arcangelo, e lei un Angelo Custode, e per di più da soli 16 anni, mentre Sam...

Oh, Sam sì che ne aveva di anni! Non poteva rivelarle la sua natura. Non era ancora pronta.

-Ehm...cose nostre.- rispose vago.

Jessie alzò un sopracciglio e fissò i suoi occhi in quelli verdi del ragazzo.

-Sam, lo sai che a me puoi dire tutto, okay?-

Il ragazzo non poté rispondere perché era il loro turno per andare a prendere il cibo. A quanto pare, erano gli unici in quel tavolo, quindi potevano andare con il gruppo prima di loro.

Ebbene sì, c'era il self-service: i ragazzi dovevano prendere un vassoio, le posate, il bicchiere e infine il piatto con dentro ciò che dovevano mangiare.

Sam ringraziò tacitamente la persona che aveva dato il via per prendere il cibo. Non gli piaceva mentire a Jessie, nè tantomeno omettere delle cose.

Quando passarono davanti alla porta d'ingresso, il ragazzo allungò lo sguardo per vedere cosa succedesse dall'altra parte, nel bar, e quasi non svenne: vide Moroni che arrivava con un grande graffio sul braccio, e che tentava di coprirselo con la sua felpa nera, e la Fray che lo scrutava in maniera protettiva. La donna, quindi, spostó lo sguardo dinanzi a sè e lo incrociò con quello di Sam, che guardava lei e il professore in maniera indecifrabile. La Fray sembrò sbiancare alla notizia che il ragazzo aveva visto lo squarcio sul braccio di Moroni, ma andò avanti per far sedere il professore a tavola, ripromettendosi di spiegargli, almeno in parte, del perché dello stato del professore, nonostante alla fin fine non lo sapesse neanche lei.

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-Marco, Annarita, come va?- la Marianne sedeva di fronte alla Fray, che le stava sorridendo lievemente tentando di mascherare la sua agitazione.

-Beh, come va... siamo in questo camposcuola, all'ora di pranzo, ci dobbiamo prendere cura di una quarantina di ragazzi che conosciamo da tre annetti... direi che va una via tra il bene, e il male.-

Sospiró Moroni, e la Fray spostó lo sguardo dalla Marianne, al professore, tentando di incorciarlo con quest'ultimo, ma invano.

Lui fissava enigmatico la Marianne, che si voltó lentamente verso la Fray, dicendo in tono scherzoso:

-Mi sta preouccupando! Sta bene oggi?-

-Sta benissimo, è soltanto entrato nel suo mood enigmatico, poi gli passa.-

Sospirò la Fray di rimando. Finalmente Moroni spostò lo sguardo negli occhi della Fray, sorridendole. La professoressa non ricambiò del tutto il sorriso, ma lo guardò preoccupata. Nei suoi occhi una domanda implicita che solo Moroni poteva cogliere.

"Tutto bene?"

Il professore, sospirando, fece cenno di sì con la testa, pensando a quanto sia stato da una parte fortunato a conoscere quella donna che gli aveva aperto il cuore, ma allo stesso tempo sfortunato:

Da Angelo Vendicatore che era, correva un enorme rischio ad avere una relazione con la Fray: gli Arcangeli sarebbero arrivati in Terra per prenderlo, e oltre a strappargli le ali lo avrebbero incatenato per l'eternità all'Inferno.

D'altronde le ali non fanno di te un Angelo, quello che ne fa di te realmente uno è la tua anima pura, il tuo sangue, e Moroni era più Angelo di qualunque altro, così come Sam, che se avessero scoperto Moroni, lui sarebbe stato giudicato come traditore e probabilmente avrebbe scontato una pena simile a quella del professore, dalla fustigazione al cambio d'ali da Arcangelo a Vendicatore.

Tutto dipendeva dalla gravità del tradimento, ma d'altronde gli Angeli non capivano che al cuore non si comanda, quindi tutti coloro che andavano in Terra e si innamoravano di una donna o di un uomo mondano, beh, se veniva scoperto era a dir poco in un mare di guai.

L'urlo della Marianne lo svegliò dai suoi pensieri, sobbalzando.

Moroni non si era accorto che le professoresse si fossero alzate per vedere cosa fosse successo nell'ala dedicata ai ragazzi, d'altronde fino al bar era arrivata un'imprecazione da parte di una voce femminile, seguita da un clangore metallico e da tante, tante risate.

-RAGAZZI!- gli occhi della Marianne lampeggiarono per la seconda volta nello stesso giorno di rabbia, mentre pian piano capiva cosa fosse successo:

(Con grande piacere di Jessie) Gaia era inciampata in chissà che, e cascando aveva imprecato e aveva lanciato il suo vassoio pieno di cibo lontano da sè così da non sporcarsi.

-È LA SECONDA VOLTA CHE VI RIPRENDO OGGI. MA VI PARE MODO QUESTO? RIDERE QUANDO UNA COMPAGNA INCIAMPA E CADE INVECE DI AIUTARLA? VI GIURO, IO NON VI CAPISCO!!-

I ragazzi ammutolirono soffocando le risate che uscivano come un fiume in piena dalle loro labbra, e alcuni andarono ad aiutare la mal capitata che si lamentava di essersi sporcata con il cibo nonostante l'avesse lanciato lontano da sè.

Moroni raggiunse la porta e si affiancò alla Fray, e appena la varcò la sensazione negativa, quella che avevano avuto sia Jessie che Sam, si fece più intensa, tanto che dovette indietreggiare e cingersi lo stomaco con un braccio.

"È uno di loro..." pensò, disperato. "Mananiel aveva ragione! Per Samaniel, sono circa 48 ragazzi, chi sarà l'aura?"

-Marco!- la Fray corse verso l'uomo, piegato in due dalla potenza di quell'aura. Davvero si doveva far trovare così? Lui, l'ex Arcangelo Michael che soccombeva alla potenza di un suo nemico? Davvero?

-Sto... sto bene.- boccheggió per riprendere fiato, drizzando la schiena e guardando la figura minuta che ora lo fissava ammonitrice.

-Marco, adesso basta bugie. Che ti prende? Cos'hai?-

-Annie...- Moroni le prese una mano con fare affettuoso, fregandosene dei ragazzi, della Marianne, che potevano vederli.

-Lo sai che ti puoi fidare di me. Se ti dico che sto bene, vuol dire che è tutto apposto.-

Il professore sorrise alla Fray, la quale non riuscì a ricambiare. Non era una stupida: lei conosceva bene il professore , e lo vedeva nei suoi occhi che c'era qualcosa che non andava, e questo era iniziato poco fa, quando sul pullman i suoi occhi si erano fatti più vitrei, assenti.

Il problema era che la professoressa non sapeva il perché di questo distacco, e questo la faceva stare male.

Amava con tutto il suo cuore Moroni, ma se non era un rapporto di fiducia reciproca, non poteva andare. Con un sospiro, si ripromise a se stessa di chiarire questo punto più tardi, in privato.

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