V CAPITOLO
-Raphael, mi hai fatto credere che quello che è successo fosse molto più grave di questo.-
La professoressa Fray indicò il "disastro" descritto dal ragazzo: il letto a castello si era semplicemente rotto e i ragazzi che ci stavano sopra avevano urlato per la sorpresa.
-Prof., sa com'è, se succede qualcosa e non avvertiamo subito, poi voi professori vi arrabbiate.- Fu Giordano a parlare, il cocco della Marianne: era bravissimo nelle sue materie ed era molto educato con quest'ultima.
Con un sospiro, la Fray guardò prima il letto rotto, poi Giordano, e con la sua voce suadente decretó:
-Okay, ora lo andiamo a dire al personale, eh? Dai, andiamo.-
E si avviò all'uscita seguita da Giordano, Raphael e altri due ragazzi della banda.
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-Per le ali di Samaniel... c'è mancato poco.-
Mormorò Moroni mentre si avviava verso le scale della torre e mentre scorgeva delle figure che scendevano da esse.
Appena furono del tutto scese, mentre andavano nella reception la Fray spiegò cosa fosse successo al professore, che ascoltava attento le parole dell'amata.
Quando ebbe finito di illustrare la situazione, dal professore uscì un lieve "mh". Con questo "disastro" aveva pensato che c'entrasse l'aura negativa, e invece potette tirare un sospiro di sollievo.
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-Uffa, si stanno recando in reception. -
Sbuffò Jessie, incrociando le braccia al petto e seguendo con lo sguardo i professori e i ragazzi che si allontanavano.
-Ehi Jess, guarda il lato positivo: La Fray e Moroni stanno di nuovo insieme!-
-Che il loro amore possa prosperare. Che carini che sono!-
-Sì, è vero, ma tu non stai bene Jessie.- la schernì Sam.
La ragazza lo incenerì con lo sguardo, e avanzando di pochi passi, si mise a guardare il sole che splendeva felice in cielo.
Da piccola amava osservare quella grande sfera luminosa. Non le interessava se le dava fastidio agli occhi o se la faceva lacrimare, a lei piaceva chiedersi se ci fossero delle forme di vita lassù, ma, andando avanti nelle sue conoscenze, capì che questo era impossibile. Niente o nessuno sarebbe potuto resistere a tanto calore.
-Ehi Sammy- lo chiamò Jessie.
-Mh?- -Secondo te che ci danno per pranzo?-
- E lo chiedi a me? Che ne so!-
Sbuffando, Jessie si girò verso di lui, e gli disse:
-Prova a immaginare... duh, sei un caso perso.-
A quest'ultima affermazione sorrisero entrambi, e per cambiare argomento Sam le chiese se volessero fare una partitina a ping-pong: dietro alla torre c'era una grande e alta struttura all'aperto con un tavolo da ping-pong, una piccola rete da calcio e un canestro da basket.
Appena arrivarono, lo trovarono stranamente vuoto, probabilmente i loro compagni si stavano ancora ambientando nele loro stanze. Prese una racchetta a testa e una pallina, iniziarono a giocare.
Dopo una serie di battute, schiacciate, dritti, rovesci e qualche frecciatina, dopo una battaglia all'ultimo sangue, piena di pareggi e recuperi, vinse Jessie, con un mitico 15 a 13.
-Grande Jess.- Sam porse la mano alla ragazza, che la strinse con fare superiore, e con un sorriso beffardo stampato in volto.
-Levati immediatamente quell'espressione dal viso o... o...-
-O cosa, Sammy?-
-O la prossima volta ti distruggo!-
-Sì, sì. Sogna Sam.-
Il sorriso della ragazza si allargò un altro po'.
-Jess...- la voce di Sam si fece d'un tratto più seria, e il ragazzo la prese per un braccio, trascinandola dietro di sè. Aveva di nuovo avvertito quella strana sensazione al petto, qualcosa non andava. Sarà di nuovo quell'aura negativa?
-Sam... la sento pure io...- la voce di Jessie tradiva della paura.
-Ragazzi!- Sky spuntò da dietro l'angolo, con sottobraccio un pallone da basket.
-Partitina?-
Alla vista della ragazza, Jessie si tranquillizzò, mentre Sam teneva ancora i muscoli tesi e la mascella contratta. Non avrebbe permesso a niente o a nessuno di fare del male alla sua Jessie.
Accorgendosene, la ragazza gli sorrise dolcemente dicendogli:
-Tranquillo, è solo Sky.-
Ma Sam non era affatto tranquillo: avvertiva un pericolo immenso, e quella sensazione proveniva dalla ragazza che aveva là davanti, che ora sorrideva a lui e a Jessie. Sam tentò di calmarsi, più che altro per non far capire a Sky che non si fidava affatto di lei. Almeno, non più.
-Al volo!- Sky lanciò la palla, che dopo aver compiuto un arco per aria finì nelle mani di Jessie.
-Che presa!!- una voce maschile, profonda, fece sobbalzare tutti e tre i ragazzi, che si girarono contemporaneamente verso Moroni, che gli sorrise dolcemente.
-Gli unici tre sportivi, eh?- da dietro Moroni spuntò la Fray, seguita poi da Giordano, Raphael, e gli altri ragazzi che erano insieme ai professori, che insieme a Sam, Jessie e Sky si misero a giocare con la palla.
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-Sam, puoi venire un attimo?- Moroni richiamó l'attenzione del ragazzo, il quale annuì e lo seguì docilmente nella stanza del professore.
-Tutto apposto prof.?- domandò Sam, guardando interrogativo l'uomo che aveva davanti.
-Lo so che anche tu percepisci questa aura negativa. Voglio dirti che è davvero troppo potente, e che dobbiamo fare qualcosa.-
-Noi...?-
-Senti, non fare il finto tonto. Un Angelo Vendicatore capisce quando ha un Arcangelo davanti. Smettila di fingere. Da ora in poi, dobbiamo collaborare. -
Con un sospiro, Sam poggió la sua schiena possente al muro, e passandosi una mano tra i capelli corvini, sorrise.
-Beccato. Ha ragione, in Paradiso sono Samuel, uno degli Arcangeli più potenti. L'Angelo Supremo Samaniel mi ha fatto scendere in Terra per la protezione di Jessie.-
-Lei... l'Angelo Custode...-
-Esatto, ma non sa di esserlo. Io devo proteggerla da questo mondo e da quell'aura.-
Con un sorriso Moroni diede una pacca sulla spalla al ragazzo, affermando:
-Felice di collaborare con te, ragazzo, che poi, ragazzo, avrai molti più anni di quelli che dimostri, non è vero?-
-Ha ragione, ho perso il conto ai miei cent'anni... pure lei deve avere molta esperienza, vero?-
Allargando il sorriso, Moroni non rispose, ma fece segno al ragazzo di uscire.
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-Sam!- Jessie, appena il ragazzo mise piede alla fine delle scale, lo travolse con la sua voce.
-Cielo, mi hai fatto preoccupare! Non sparire mai più!-
Detto questo, gli diede un pugnetto sulla spalla, e lui le rispose con un buffetto affettuoso sulla guancia di lei, che gli buttò le braccia al collo in un caldo abbraccio.
-È ora di pranzo!-
Una voce maschile, profonda, fece staccare i due ragazzi dal loro abbraccio.
-Dai, andiamo. Dov'è Moroni?-
-È rimasto dentro la sua stanza... non so bene cosa dovesse fare. Ci raggiungerà. -
-Okay...- Jessie sembrava incerta, ma non avrebbe fatto altre domande. Almeno per il momento.
Appena entrarono nel ristorante, non c'era traccia neanche della Fray.
La Marianne controllava i ragazzi che le passavano davanti. Aveva i muscoli tesi, sembrava quasi... nervosa, e pronta all'azione.
Il ristorante era diviso in due parti: una parte con il bar e pochi tavoli dove avrebbero mangiato i turisti e i professori, e l'altra più grande un cui avrebbero mangiato le scolaresche come quella di Jessie.
C'erano solo cinque tavoli, di cui uno era il doppio dell'altro, e ognuno conteneva almeno una decina di persone.
Appena entrati, Sam e Jessie furono investiti da un profumo di pasta al ragù e da tanto, tanto calore, così tanto che la ragazza si levò la felpa legandosela lungo i fianchi.
-Dove ci sediamo Jess?-
Con sguardo attento, la ragazza scrutò tutto il locale, soprattutto per vedere se ci fosse lei. Gaia. Con un sospiro di sollievo, Jessie affermò nella sua mente che non c'era traccia della ragazza.
-Dove vuoi tu.-
Rispose allora. Con un sospiro, neanche fosse la scelta più difficile del mondo, Sam fece cenno col capo di seguirlo, e così si andarono a sedere in un tavolo a fianco alla finestra, quello in fondo alla stanza, all'angoletto.
Si misero l'uno a fianco all'altra e cominciarono a parlare, mentre con gli occhi seguivano il via vai dei ragazzi.
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"Dove cavolo si è cacciato?: Queste furono le parole nella mente della Fray, mentre percorreva per la seconda volta la strada per andare da camera sua a quella del professore.
I suoi passi producevano un rumore secco quando smuovevano i sassolini, e il suo andamento deciso, sicuro di sè, intimava a tutti quelli che le stavano intorno di stare in guardia: niente e nessuno l'avrebbe potuta fermare.
Il suo corpo era ancora caldo di quel tenero abbraccio di poco prima con il professore, ovvero colui che ora la donna stava cercando con foga.
Un lieve fruscio fece sobbalzare la Fray, che tese le orecchie per captare un nuovo segnale. Impossibile che fosse stato il vento: in quel momento era fermo.
La donna iniziò ad aprire per bene gli occhi guardando prima a destra, poi a sinistra, per poi girandosi e rivoltando lo sguardo davanti a sè. Chi l'avrebbe vista avrebbe pensato che fosse in preda alle allucinazioni, finché...
-Santo Cielo!!- esclamò, poggiando una mano sulle sue labbra.
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