4. Tutto a rotoli?

Decisamente le cose non erano andate come previsto.

Il suo obiettivo era "perdersi" nella folla della serata e dire tanti saluti all'uscita fra fratelli, invece Thor lo aveva trascinato a Midgard nel pomeriggio e ancora non si capacitava come fosse riuscito a fare amicizia con uno dei compagni di Stark in pochi secondi. Nel giro di dieci minuti si era trovato letteralmente trascinato alla villa della persona dei suoi "incubi" e ora li fissava giocare sulla spiaggia a pallavolo, in attesa del buio per dare inizio al falò.

Aveva detto sì e no due parole in tutta la giornata, cosa assai strana per lui, che di solito veniva zittito per via della sua parlantina, e in più erano risultate supponenti e astiose. Stare così vicino all'oggetto dei suoi dubbi gli mandava in tilt il cervello. Aveva la risposta pronta quando gli parlavano gli altri, ma se era Tony a rivolgergliela diventava più saccente del solito, quando in realtà avrebbe voluto solo baciarlo e dire addio a ogni briciola di buon senso.

Appoggiato al muro a osservarli giocare, Loki emise un sospiro pesante.

Invidiava il fratello in quei momenti e non solo per la sua semplicità, ma soprattutto perché poteva risultare un midgardiano senza fatica, stando anche vicino all'acqua senza problemi. Thor riusciva a controllare perfettamente la trasformazione da umano a tritone, al contrario di lui a cui bastava una goccia per fargli spuntare le pinne.

Per tale motivo suo padre voleva togliergli la possibilità di andare in superficie e lo avrebbe fatto se non fosse intervenuta sua madre; certo lei sapeva che sarebbe andato comunque, come già faceva, ma con il fratello in giro sarebbe stato più complicato nascondersi e poi... beh! Era un suo diritto! Non era certo colpa sua se non aveva il controllo su quella trasformazione, al contrario del suo perfetto fratello e della maggior parte degli asgardiani.

Perso in quei pensieri non sentì avvicinarsi Tony, che gli sfiorò la spalla facendolo sussultare.

Fissò con astio il moro per poi portare l'attenzione alla bibita che teneva in mano e che gli porgeva con un ampio sorriso.

Loki la prese, annusandola istintivamente prima di assaggiarla.

«Non ho intenzione di avvelenarti, è una normale birra.»

Il corvino ignorò la battuta e ne bevve quasi la metà in un sorso, peccato che reggesse fin troppo bene l'alcol avrebbe tanto voluto spegnere il cervello quel giorno, specialmente ora che Stark si era appoggiato al muro standogli affianco ad osservare la partita.

Era così vicino che poteva sentire il suo profumo. Agrumi, misto a salsedine.

«Tuo fratello ha accennato che siete di qui, ma non vi ho mai visto, eppure vengo ogni estate da quando avevo dieci anni.»

«Non viviamo esattamente qui...» Cosa doveva dire? Che vivevano in mezzo all'oceano, sotto una cupola, in una città d'oro, in fondo al mare?! «Paese vicino... fuori mano... molto fuori mano...»

Tony annuì senza perdere il suo sorriso strafottente, il suo adorabile sorriso strafottente.

Mentalmente Loki si diede uno schiaffo: cosa diamine gli passava per la testa?!

Il ragazzo rimase al suo fianco parlando del più e del meno, stuzzicandolo con il suo modo di fare e quando la conversazione passò alla letteratura Loki iniziò a parlare con tale passione da ipnotizzare e affascinare chiunque lo ascoltasse.

L'asgardiano si era perso in quel discorso, aveva anche sorriso spontaneamente un paio di volte e per quanto una parte di lui volesse mantenere le distanze e gli urlasse che ciò era pericoloso, l'altra parte desiderava conoscerlo sapere di più su quel ragazzo, molto di più di quello che aveva imparato osservandolo da lontano, e che abitava nei suoi sogni da anni.

Più parlavano più desiderava che il tempo smettesse di scorrere.

Tony non solo era affascinante, ma era anche intelligente, più della media midgardiana di certo, e stare in sua compagnia era più piacevole di quanto pensasse.

Quando si fece buio i festeggiamenti iniziarono e l'alcol a disposizione aumentò di certo, eppure né lui ne Tony ne bevvero molto. Guardavano distrattamente i falò continuando a parlare di libri, di teorie, di scienza, di ogni argomento possibile ed immaginabile, forse entrambi cercavano di conoscersi il più possibile e desideravano che quella serata non finisse mai.

A notte inoltrata fu la rossa a riportarli a terra indicandogli un Thor ubriaco che abbracciava una lampada dichiarandole il suo amore.

Ora si ricordava perché era meglio non uscire con suo fratello. Prevedeva guai in arrivo, grossi guai, per quanto la scena era abbastanza divertente e certamente gliela avrebbe rinfacciata per parecchio tempo.

«Sarà meglio che porti a casa il bestione.»

Dicendo ciò si avvicinò a Thor, portandosi un suo braccio sulle spalle e, reggendolo per la vita, iniziarono a camminare entrambi con passo incerto.

Quanto pesava, suo fratello.

«Posso darti un passaggio? Non ho bev-»

«No!»

Era stata una risposta istintiva e pronunciata con un tono un po' spaventato. Anche se gli piaceva stare con lui, in sua compagnia, non poteva permettere che scoprisse il loro segreto.

Si schiarì la voce e mise su un sorriso affabile.

«Andremo a piedi, così magari questo idiota smaltisce la sbornia, meglio che nostro padre non lo trovi in questo stato... beh... ciao.»

Anthony annuì osservandoli.

«Sai dove abito... sei il benvenuto quando vuoi... anche tuo fratello ovviamente.»

«Okay... ciao.»

Lentamente e con fatica, Loki, reggendo suo fratello, si diresse alla capanna nascosta che avevano a disposizione.

Un piccolo angolo di spiaggia privata appartenente agli asgardiani per permettergli di entrare e uscire dall'acqua qualora fosse necessario. Lì si trovava anche una capanna dove potersi cambiare o lasciare oggetti alla bisogna.

Loki sperò con tutto il cuore che la nuotata fino ad Asgard avrebbe aiutato Thor a riprendersi, anche se non era per quello che il cuore gli batteva a mille.

Tony gli aveva chiesto di tornare: non erano le parole esatte, ma il significato era quello e ciò gli faceva venire voglia di far salti di gioia.

Gioia che scomparve appena le guardie li sorpresero mentre cercava di riportare in camera il fratello.

Ora era decisamente nei guai.

In punizione.

Lui era sobrio, si era preso cura di quell'idiota del fratello ed era in punizione nella sua stanza con l'impossibilità di andare su Midgard per chissà quanto tempo, mentre Thor aveva ricevuto uno "schiaffetto sulle mani" e poteva fare quel che voleva. In realtà suo padre aveva aumentato gli allenamenti di Thor lasciandogli pochissimo tempo libero, ma in quel tempo poteva andare anche in superficie.

Tutto ciò era ingiusto!

Chiuso nella sua stanza, pensava solo a come uscire ingannando le guardie alla porta; aveva ricevuto un invito e non avrebbe sprecato altro tempo lì solo per aver aiutato suo fratello.

Avrebbe dovuto controllare che non bevesse?!

Cos'era? La sua badante?!

Non era colpa sua se quello scimmione era un ubriacone.

La porta si aprì lentamente e una voce soave pronunciò il suo nome. Appena vide sua madre che lo guardava dolcemente un leggero sorriso fece capolino sulle labbra di Loki, facendolo subito sedere e posare il bicchiere con cui stava giocando.

«Non ho mai capito cosa trovassi di interessante nel lanciare un bicchiere in aria facendolo ruotare, ma suppongo ti sia sempre stato di aiuto per i tuoi piani.»

Lentamente si avvicinò e fermandosi di fronte al figlio gli accarezzò i capelli.

«Ricordo quando eri bambino. Nuotavi felice e fingevi che i tuoi capelli fossero i filamenti di una medusa. Chissà perché ti eri fissato di volerne diventarne una.»

Sorrisero leggermente, entrambi nostalgici.

Nel suo tono si scorgeva la malinconia di quell'innocenza e, preoccupata, la donna gli accarezzò con tocco leggero la guancia, per poi sollevargli il viso delicatamente con due dita sotto il mento.

«I tuoi pensieri sono un mare in tempesta... Cosa ti turba realmente?»

Loki la fissò, incerto se parlarle di Anthony, di quella serata per lui speciale, del bacio che gli aveva dato anni prima o di quanto fosse idiota suo fratello, dell'ingiustizia della punizione, della severità del padre sempre solo nei suoi confronti.

Non disse nulla, si limitò a osservare la donna negli occhi e lei annuì.

«Tuo padre ha agito così solo per proteggerti, per quanto tu sappia controllare l'acqua non puoi impedire a un genitore di temere-»

«Che diventi un mostro agli occhi dei midgardiani, che mi faccia scoprire e che distrugga così Asgard?!»

Si alzò furioso andando dall'altra parte della stanza, dando le spalle a sua madre.

«Non essere sciocco! Nessuno ha paura di ciò!»

Una risata sarcastica lasciò la gola del giovane. Per tutta la vita si era dovuto difendere solo perché non era come gli altri. Poteva controllare l'oceano, parlare con i pesci, ma non riusciva a controllare se stesso, la sua trasformazione. Un solo passo falso avrebbe messo in pericolo tutto il regno.

«Mi vede come un mostro! Pronto a distruggere questo palazzo e far schiavizzare questi sudditi idioti!»

Frigga lo osservò rammaricata, odiava che suo figlio avesse certi pensieri e che il popolo potesse anche solo pensare ciò, ma soprattutto non sopportava che il suo Loki potesse credere che i suoi genitori lo temevano e per questo lo tenessero in qualche modo "rinchiuso".

Loki si voltò immediatamente verso la porta, ma sua madre era già uscita. Non ci voleva molto per capire che la bevanda avrebbe avuto un effetto soporifero, addormentando così le guardie, per dargli la possibilità di uscire, doveva solo aspettare.





Canzone: Fuckin' Perfect - P!nk

Della canzone, essendo in inglese, ho tradotto la parte che serviva per la storia; ovviamente c'è qualche modifica come nelle altre per attenersi alla trama, ma ho cercato di cambiarla il meno possibile. Amo questa canzone e ci sono molto legata, per cui pensare che Frigga possa dedicarla a suo figlio mi piaceva molto come idea, ovviamente ho tolto il "fottutamene" perché non ce la vedo dirlo...

Per concludere una bellissima fanart di  Snarky_Ship (tumblr https://snarkyship.tumblr.com/). Loki che finge di essere una medusa davanti allo specchio, non è adorabile? *_*

 Grazie sweetie ♡

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