XIV. Prima Parte

La lussuosa sala da pranzo situata nell'ala ovest del Salem Palace era, secondo il popolo, il luogo in cui la stirpe reale si riuniva da generazioni, ogni sera, per celebrare il momento della cena come una vera famiglia, con lussuosi banchetti e calici di cristallo pieni di buon vino. In realtà, era sempre stata la stanza meno usata della dimora Wardwell.
Infatti nessuno dei camerieri si sorprese nel constatare che gli unici a sedere a quell'immenso tavolo, quella sera, fossero Mirielda e Everard. Né tantomeno del silenzio pieno di tensione che galleggiava tra i due.
«Sai che fine ha fatto Tom?» domandò Everard all'improvviso appoggiando la posata d'argento accanto al piatto praticamente pieno. Mirielda, seduta a qualche posto da lui, sul lato opposto del tavolo, si limitò a scuotere la testa. «Hai intenzione di dirmi almeno che cosa ti turba, Elda, o devo scoprirlo da solo?»
«Davvero non ci arrivi?» domandò Mirielda, a quel punto appoggiando con foga la forchetta sul tavolo e facendo traballare il piatto. Per un attimo restò a fissare il suo amico e la sua espressione chiaramente confusa, cercando di trattenersi dal rubare il vassoio al cameriere, fermo in un angolo, per sbatterlo sul capo di Everard. Così prese un profondo respiro e riprese: «Sei il peggiore degli idioti, Evert! Non capisco a quale gioco perverso tu stia giocando, ma spero almeno che...» tuttavia non riuscì a finire la frase perché Richard entrò nella stanza sfoggiando un perfetto stile da pazzo furioso.
Everard scoppiò a ridere guardandolo. «Richard, che cos'è successo ai vostri vestiti?»
Il consigliere, per un attimo, apparve quasi confuso, o disorientato, infatti guardò i suoi abiti quasi non comprendesse il problema e questo strappò un sorriso anche a Mirielda.
«Ho una notizia pessima e una ancora più terribile, Vostra Altezza» mormorò Richard stringendo tra le mani quella che a Mirielda apparve come una rivista mondana. «Con quale volete che inizi?»
«Non importa, tanto ci ha già pensato Mirielda a rendere questa cena uno strazio» commentò il principe guardando la sua amica con la coda dell'occhio e accennando un sorriso divertito.
«Sei fortunato che non ho nulla a portata di mano da lanciarti in faccia!» borbottò lei acidamente, facendo ridere Everard. Risata che morì appena i suoi occhi incrociarono lo sguardo preoccupato di Richard.
«Partiamo con questa, allora» disse il consigliere appoggiando sul tavolo la rivista. Everard la guardò per qualche secondo, con evidente confusione prima di alzare lo sguardo verso Mirielda, che aveva scalato qualche posto e ora sedeva davanti a lui. Sembrava molto seccata e lo fissava con chiaro rimprovero.
«Non mi sono mai piaciute queste riviste, forse sarebbe meglio se parlaste con Audry o con Amelina» riprese Everard cercando di sfuggire alle occhiatacce di Mirielda.
«Non fare l'idiota!» lo rimproverò lei chiaramente irritata.
«Non sto facendo l'idiota, Elda!» protestò Everard ormai infastidito dall'atteggiamento scontroso dell'amica.
«Quindi è vero?» chiese Mirielda visibilmente sorpresa. «Non sai perché Richard ti ha portato questa rivista?»
Everard posò di nuovo lo sguardo su di lei. «No, Elda. Sai che non leggo queste cose» borbottò ancora seccato.
Mirielda, a quel punto, spostò il piatto del principe e aprì la rivista picchiettando un dito su una foto di Everard in compagnia di Adelaide, scattata qualche giorno prima nel giardino reale, poco lontano da dove giocava con Mary da ragazzino. Tuttavia, Everard, ancora non comprendeva il turbamento di Richard o il nervosismo di Mirielda o almeno non lo capì finché i suoi occhi non si imbatterono nel titolo dell'articolo.
Il principe che cerca disperatamente moglie anticipa le nozze alla prossima settimana, dato che non sta più nella pelle. "Non posso vivere senza di lei" questa è la dichiarazione ufficiale.
«Pensi che io abbia detto davvero una cosa simile?» chiese Everard picchiettando sul titolo, ma guardando Mirielda dritta negli occhi. Era indignato e arrabbiato! Lui non voleva sposare Adelaide, non così presto almeno, e non avrebbe mai, nemmeno se costretto, rilasciato una simile intervista!
«Stai facendo delle pessime scelte, Everard! Stai ferendo delle persone. Stai ferendo una persona, ma a quanto pare mi sbagliavo: nemmeno di lei ti frega poi tanto» commentò acidamente Mirielda.
«Non ho rilasciato nessuna intervista, Elda!» urlò il principe, ormai offeso.
Mirielda fece roteare gli occhi. «Poco importa, dato che il risultato non cambia. Ti chiedo solo di essere un po' più onesto con te stesso...»
Everard fece per ribattere, ma Richard fu più veloce. «Sua Altezza ha ragione, il re ha dato ordine di scriverlo e ha anticipato veramente le nozze alla settimana prossima. Lady Adelaide ha parlato con il signor Osborne giusto qualche ora fa...»
«Cosa?» domandarono in coro Mirielda e Everard. «Quella smorfiosa biondina sta cominciando a scocciarmi! Per di più scommetto che questa non è nemmeno la notizia più terribile...» aggiunse Mirielda subito dopo.
«Mi rammarica dirlo, ma avete ragione, Milady» mormorò Richard. «L'impiccagione di Alice Foster è stata fissata ad oggi, esattamente tra un'ora in piazza. Il re è uscito qualche minuto fa con il resto della vostra famiglia.»
«Foster non era il nome che hai usato per...?» mormorò Mirielda piegandosi verso Everard. «Sì, insomma hai capito.»
Everard, ormai pallido in volto, non riuscì a rispondere alla domanda anche se questa gli esplodeva nella testa ormai da diversi giorni. Per l'esattezza da quando aveva letto il nome della ragazza sul foglio che gli aveva consegnato Richard, o per meglio dire da quando, subito dopo averlo letto, era corso nell'ufficio di suo padre per chiedere spiegazioni o per dissuaderlo.
«Aveva detto che non avrebbe condannato Alice...» mormorò Everard osservando il viso perplesso di Mirielda, anche se non riusciva a metterne a fuoco i contorni.
«Temo che abbia cambiato idea» rispose Richard. «Ha ordinato questa esecuzione stamani, tuttavia mi hanno riferito questo dettaglio solo qualche minuto fa» aggiunse e a Mirielda apparve quasi indignato o forse lo era veramente, dato che ogni esecuzione collegata alla caccia alle streghe era sempre passata da lui prima di essere approvata.
«Che prove hanno contro Alice Foster?» chiese Mirielda spostando lo sguardo da Everard a Richard. Dentro di lei però una strana e sconosciuta emozione, che le comprimeva fastidiosamente il petto, aveva già dato una risposta al suo quesito: era collegato al ritorno di Mary a corte. Ancora non riusciva a crederci che quella fastidiosa ragazzina fosse viva, anche se questo, per qualche assurda ragione, le aveva fatto piacere. Per anni si era ritrovata a pensare a quale orrore doveva aver vissuto Gilbert perdendo sua sorella in quel terribile incendio e rivedendola accanto a suo fratello si era sentita finalmente libera, forse perché lo era il maggiore dei fratelli Osborne. Ora però si rendeva conto che Gilbert aveva affrontato una guerra ancora più profonda e terribile di quella di un lutto: aveva lottato contro la caccia alle streghe.
Perché sì, lui era il fratello di una strega e quasi certamente anche il figlio di una strega. Lui era quello che Salem considerava sangue impuro, portatore di disgrazia e morte. Eppure a lei non importava. Mirielda voleva solo liberare Mary dalle sue pene, cosicché anche Gilbert fosse libero.
«Nulla. Non è certificata certo, ma la sua condotta è impeccabile se non per...» mormorò Richard a disagio.
«Era presente alla prima festa a cui ho partecipato» rispose in fretta Everard. Mirielda alzò un sopracciglio osservandolo, così si affrettò ad aggiungere: «Non è successo nulla, abbiamo solo ballato!»
«Quindi la impiccano perché è stata con Everard? Se dovessimo davvero giustiziare tutte le donne che hanno passato una notte con lui non avremmo più corde a Salem» disse Mirielda con un leggero sorriso che però non fu ricambiato dai due.
«Il re ritiene che il loro vantarsi di questo fatto sia un segno di disonore e mancata lealtà a Salem...» mormorò Richard.
«Non è affatto vero! Mio padre vuole solo trovare la ragazza che ha danzato con me, per via dei giornali o per le battute degli altri regnanti. Voleva dare a Salem l'idea che ci fosse ancora qualcosa di puro qui a corte... i nostri sudditi lo hanno trovato, ma non era quello che aveva pianificato lui» ribatté Everard seccato e nervoso. Poteva quasi sentire il livido bruciare sul braccio, quasi le mani di suo padre fossero ancora adagiate su di lui. Poteva vedere la rabbia dipinta nei suoi occhi scuri mentre sollevava gli stessi dubbi.
"Sono terribilmente ingenuo" pensò ricordando la promessa che lui gli aveva fatto: risparmiare Alice e Emeline. Tuttavia, anche a distanza di giorni, Everard non riusciva a spiegarsi come avesse fatto il re a scoprire quei due nomi e ancor meno come avesse fatto a collegarli alla misteriosa ragazza che aveva danzato con lui.
Subito, vedendo i due nominativi su quella lista, uno accanto all'altro, aveva pensato a una terribile coincidenza o a uno scherzo del fato. Tuttavia dopo aver visto la determinazione dipinta sul volto di suo padre nel voler trovare e giustiziare quelle due donne, si era trovato a chiedersi se non ci fosse altro sotto. Magari il re aveva capito, o magari lo stava solo punendo, a modo suo, per aver distrutto ciò che lui aveva creato... in quel caso ci era riuscito benissimo: Everard si sentiva terribilmente in colpa per le sorti di quelle due ragazze. In fondo, se non avesse usato i loro nomi per potare Mary a corte, loro sarebbero state al sicuro.
"Se non fosse per me sarebbero salve" pensò mentre una morsa letale, come un pugno in pieno petto, gli comprimeva le budella.
«Everard...» mormorò Mirielda adagiando una mano sul suo braccio per cercare di catturare la sua attenzione. Tuttavia il principe di Salem sembrava smarrito da qualche parte tra la ragione e il sentimento. Un luogo, a detta di Mirielda, in cui un semplice sotterfugio può spezzare più vite di quante ne possa salvare. E il principe, questo, lo aveva compreso nei peggiore dei modi.
«Vostra Altezza?» domandò Richard sedendosi accanto al futuro re di Salem, il quale, ancora profondamente scosso, si limitò a girare il viso verso di lui. «So che è un enorme sforzo, ma il re ha chiesto la vostra presenza. Vi attende sul posto.»
«È inaudito!» esclamò Mirielda. «Partecipare a questa esecuzione equivarrebbe a dire al popolo che Everard è d'accordo, che ogni donna stata con lui meriterebbe quella fine. Vi rendete conto che ormai non stiamo più parlando nemmeno di loro! Si parla di ammazzare chiunque ci dia noia! Non si tratta di sopravvivere. Non si tratta di paura...»
«Concordo con voi, Milady» disse Richard riordinando la cravatta. «Tuttavia il re ha chiesto la sua presenza.»
«Può chiedere quello che vuole il re» borbottò Mirielda. «Everard non andrà!»
«Voglio andare...» sussurrò lui alzando gli occhi e posandoli di nuovo su Mirielda, la quale lo guardò con profonda tristezza. «Voglio esserci...»

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