XIII

Everard sbloccò lo schermo e guardò ancora una volta la foto che aveva scattato sul tetto del palazzo e una profonda amarezza si impossessò di lui per l'ennesima volta. Sapeva perfettamente che guardarla lo faceva soffrire e che forse era anche sbagliato, ma non poteva farne a meno. Ogni volta che si trovava da solo, nella sua stanza enorme, il ricordo di quella sera tornava vivido nella sua mente... così si ritrovava, senza sapere esattamente come, a bere guardando quella foto. Sapeva di averle promesso di portarla via da Salem, ma stava cercando di procrastinare l'inevitabile con scuse assurde a cui sicuramente Gilbert non stava credendo più di tanto. Fortunatamente per entrambi, nemmeno al suo vecchio amico piaceva l'idea di saperla così lontana.

Due colpi decisi alla sua porta lo destarono improvvisamente dai suoi pensieri, così nascose il telefono e si scolò la fine del bicchiere prima di girarsi verso la porta.

«Avanti!» disse e, senza tante cerimonie, la figura snella di Adelaide superò la porta, la chiuse alle sue spalle e si sedette sulla poltrona accanto alla sua. Il fuoco del camino acceso le illuminava il volto in modo quasi divino, tuttavia Everard si sentiva privato di qualsiasi sentimento.

«Sei ubriaco?» chiese Adelaide indicando il bicchiere adagiato sul tavolino davanti a loro.

«Non ancora, sfortunatamente» rispose Everard con rammarico, tornando a guardare il fuoco.

«Allora possiamo parlare» dichiarò lei sistemandosi il vestito.

«Di cosa esattamente?» domandò lui incuriosito. Da quando Adelaide era arrivata a palazzo avevano parlato solo lo stretto necessario e mai di qualcosa che non riguardasse il matrimonio. «Problemi con la disposizione dei tavoli?» scherzò versandosi un altro drink.

«Voglio parlare di noi due» precisò Adelaide rubandogli il bicchiere dalle mani e scolandoselo di colpo. Poi con un gesto secco lo appoggiò sul tavolino facendo sorridere Everard, certamente non si aspettava nulla di simile da Adelaide.

«Esiste un noi due?» domandò Everard con una strana espressione mentre si indicava con un dito.

«Potrebbe» disse Adelaide sciogliendosi i capelli e togliendosi le scarpe. Everard restò a guardarla tra la sorpresa e la curiosità. «So che siamo partiti con il piede sbagliato, d'altronde tu sei chiaramente innamorato di un'altra ed io sono solo un rimpiazzo indesiderato.»

«Io non sono innamorato» borbottò Everard spostando lo sguardo.

«Oh... sì che lo sei!» precisò Adelaide. «Sei innamorato della misteriosa ragazza con cui hai danzato al ballo, mancava solo che lasciasse una scarpetta di cristallo scappando via. Dai, Everard, i giornali non parlano d'altro da mesi... i nostri sudditi cominciano ormai a pensare che tra noi non ci sia nulla.»

«Se lo pensano hanno ragione» disse Everard distrattamente, «tra noi non c'è assolutamente nulla.»

«Questo è il problema!» dichiarò Adelaide quasi esasperata. «Io ti capisco, Everard. Quando sono arrivata qui anch'io ero innamorata di un altro uomo, ma tu mi piaci e forse potrebbe piacermi anche passare del tempo con te. Se non ci diamo una possibilità finiremo come i nostri genitori... alla disperata ricerca di un erede maschio.»

Everard la guardò: per quanto apprezzasse la sua onestà non gli andava proprio di dare una possibilità a Adelaide, tanto quanto non voleva sposarsi.

«Non fare quella faccia. È chiaro che tra noi un minimo di attrazione ci sia... magari al momento è solo fisica, ma abbiamo tempo per conoscerci prima di arrivare alle nozze» disse Adelaide. «Quando mio padre mi ha informato di questo matrimonio non ne ero molto entusiasta, girano tante voci sul tuo conto e alcune di queste non sono solo voci... bevi decisamente troppo. Però una cosa non l'hai mai fatta dal mio arrivo: uscire con una donna. Non mi hai neppure baciata, nonostante il fidanzamento ufficiale.»

Everard la guardò con un sorriso malizioso, che però gli morì sulle labbra praticamente subito, forse perché il suo pensiero era tornato, chissà come, a Mary.

«Quella misteriosa ragazza, Everard, non potrà mai prendere il mio posto; a meno che lei non sia veramente una principessa... cosa che dubito» rise Adelaide alzandosi in piedi e avvicinandosi a Everard, il quale alzò lo sguardo per osservarla. «Perciò, perché non lasciare da parte vecchie storie d'amore per concentrarsi su qualcosa di nuovo?» domandò sedendosi a cavalcioni del principe, che la guardò sorridendo divertito. Gli capitava spesso di ottenere certi tipi di attenzioni da parte di molte donne, ma mai avrebbe detto che Adelaide fosse una di queste.

Senza aggiungere altro Adelaide abbassò il viso posandolo proprio davanti a quello del principe e lo baciò lasciandosi trasportare da quel fuoco che bruciava dentro di lei da ormai diversi mesi. Tuttavia Everard non era altrettanto preso. Di solito, momenti simili, li aveva sempre vissuti come in modo travolgente e passionale, ma che non creavano alcun tipo di legame... mentre ora le labbra di Adelaide avevano il sapore del tradimento. Come se quel gesto stesse ferendo qualcuno che viveva nel suo cuore e con lei anche se stesso. Così quando le mani di Adelaide sfiorarono il bottone dei suoi pantaloni Everard la afferrò per i fianchi con decisione e la rimise in piedi, lasciando la ragazza completamente esterrefatta. O forse lo era perché il principe era balzato in piedi altrettanto velocemente spostandosi di scatto verso la porta.

«Dove stai andando?» domandò Adelaide chiudendosi la camicia. Everard la guardò confuso: lo aveva fatto lui? Era così ubriaco? Eppure era sicuro che le sue mani non avessero nemmeno sfiorato la sua futura moglie.

«Non posso» sussurrò Everard ancora sopraffatto da emozioni contrastanti. Senza aggiungere altro si infilò le scarpe e afferrò il cappotto uscendo di corsa dalla sua camera.

***

Everard non sapeva esattamente come fosse arrivato lì, sapeva solo che dopo l'incontro con Adelaide aveva bisogno di lasciare il palazzo, così era uscito e aveva iniziato a camminare senza una meta precisa fermandosi solo quando si era ritrovato davanti alla casa bruciata della famiglia Osborne. Salem Village si trovava ancora dentro le mura principali del castello, anche se era appena fuori dalla proprietà del palazzo, in pratica era collocata appena oltre il suo giardino. E questo era anche il motivo per cui riusciva a passare molto tempo con Mary e Gilbert da ragazzo.

Improvvisamente nella sua mente tornarono vividi i ricordi di quando da bambino passava lì davanti "per caso", ma in realtà era solo per poter parlare con Gilbert o per vedere Mary e rimpianse amaramente quei dolci momenti. Probabilmente perché la casa bruciata e quei solchi blu tra il nero del legno, evidente segno di fuoco magico, rendevano chiaro a Everard perché non potesse tenere Mary con sé. Perché doveva mettere da parte le sue emozioni e trovare il modo per farla uscire da Salem in tutta sicurezza.

"Non posso proteggerla qui..."

Everard stava tornando verso il palazzo quando il suo sguardo si scontrò con una finestra dalle tende aperte, la luce del soggiorno illuminava la strada e una figura che si muoveva all'interno.

Everard si bloccò all'istante, quasi incapace di muovere un muscolo. Conosceva bene quella casa dato che apparteneva alla famiglia Martin. Inaspettatamente sentii dentro di sé un crescente senso di rabbia non solo nei confronti di Phil, ma anche verso Salem... così, senza rendersene conto, si trovò a bussare alla vecchia porta. Non aveva idea di cosa volesse dirgli, né se fosse saggio parlare con lui visto che conosceva il segreto di Mary... ma forse proprio per quello era arrivato il momento di farlo.

«Vostra Altezza!» esclamò Phil sorpreso quando aprì la porta, tuttavia si guardò bene dal piegarsi in un inchino. «Cosa ci fate a casa mia?» domandò invece con tono sfottente.

Everard, senza molti complimenti, lo superò ed entrò nella dimora, trovandola subito minuscola e mal arredata. Storse il naso tornando a guardare il padrone di casa. «Dove si trova vostra moglie?» domandò di getto. Sapeva che i suoi genitori erano al momento di servizio al palazzo, ma Ann Martin avrebbe dovuto essere libera quella sera, come il marito.

«Probabilmente nel vostro letto» rispose Phil con sguardo truce. Everard sentiva di meritarsi quell'astio, tuttavia restò ad osservarlo come se non comprendesse o probabilmente si stava ancora chiedendo cosa ci avesse trovato Mary in lui. Era molto più basso di Everard e, anche se non portava più gli occhiali, aveva comunque un'espressione ebete. Era sicuramente tutto tranne che attraente!

«Fatemi indovinare, siete qui per Mary Osborne?» chiese Phil sedendosi al piccolo tavolo e facendo segno a Everard di accomodarsi, ma lui non si mosse. Fermo immobile con la schiena dritta come gli avevano insegnato nell'addestramento militare. "Sto facendo tutto questo solo per sembrare migliore di lui" pensò tra sé, "eppure Phil è sicuramente migliore di me, io sono stato a letto con sua moglie e lui non ha ancora denunciato Mary."

«Eravate innamorato di Mary?» chiese Everard incapace di trattenere quella domanda. Voleva sapere.

Phil scoppiò a ridere. «Ero un ragazzino non particolarmente apprezzato, mentre Mary era bellissima e ambita da molti. Mi piaceva come mi faceva sentire baciarla o dire che stavamo insieme e sì, mi piaceva sapere che io, figlio di un maggiordomo, avevo qualcosa che il principe di Salem desiderava disperatamente. Di solito siamo noi a bramare quello che voi date per scontato.»

«Quindi Mary era solo un trofeo?» domandò Everard quasi schifato. "Forse non siamo tanto diversi" pensò quasi sollevato.

«No, non ero innamorato di Mary» precisò Phil. «Però Mary non era solo un trofeo, era anche un'amica e la sua morte mi perseguita da anni. Vedete, ero con lei la sera dell'incendio. Eravamo nascosti nel nostro posto segreto a... baciarci e avevamo perso la cognizione del tempo, così quando siamo tornati al villaggio Mary è entrata dalla finestra per non ricevere una punizione. Io sono rincasato subito dopo di lei e mi sono messo a letto... mezz'ora più tardi mia madre mi svegliò dicendomi che la casa di Mary stava andando a fuoco, fuoco magico ha detto: si capisce dalle venature blu tra il rosso delle fiamme. A quel punto sono uscito di casa con i miei genitori e ho trovato Gilbert e Edwin disperati. Mamma gli chiese cosa fosse successo, così Gilbert le spiegò che le streghe avevano bruciato la loro dimora e che Mary non era riuscita a scappare in tempo. Da quel giorno mi sono chiesto spesso se non avessi potuto evitare quella catastrofe: avrei potuto convincere Mary ad entrare dalla porta, forse sarebbe ancora viva.»

«Non è colpa vostra...» mormorò Everard pentendosi subito dopo per la sua gentilezza, in fondo lui odiava Phil Martin.

«Lo so!» rispose Phil con un sorriso ampio. «D'altronde Mary non è veramente morta quella notte. Anzi è la misteriosa ragazza di cui tutti ormai sono innamorati.»

«Non so di cosa parliate» dichiarò Everard con uno strano fuoco negli occhi.

«State tranquillo, non ho intenzione di rivelare il vostro segreto al momento... so perfettamente che la corda accanto a quella di Mary sarebbe la mia se aprissi bocca.»

Everard annuì convinto. In fondo aveva già pensato a un piano per incastrarlo nel caso avesse aperto bocca: degli antichi gemelli rubati e ritrovati magicamente tra le cose di Phil.

«Però vedete, non siete l'unico con il coltello dalla parte del manico» precisò Phil un attimo dopo. «Voi potete impiccare me, ma se questa storia uscisse o arrivasse alle orecchie del re non potreste salvare Mary e la sua famiglia. Mi piacerebbe vedere Gilbert con un cappio al collo... era odioso.»

«Cosa volete?» domandò Everard rabbioso, quasi Phil avesse minacciato di far del male alla sua famiglia... in realtà se avesse minacciato la famiglia reale non sarebbe stato così arrabbiato, se non per Lia. Lei era l'unica che avrebbe difeso a costo della sua vita.

«Lasciare Salem» rispose Phil subito, come se avesse pensato molte volte a quella conversazione. Everard lo guardò confuso: perché voler lasciare Salem? Era certificato e aveva un buon lavoro, era tra i più ricchi nel villaggio. La sua vita era quasi perfetta a Salem.

«Non solo, vogliamo un posto sicuro in cui nasconderci fuori dalle mura» precisò Phil. «So per certo che avete amici potenti, alcuni dei quali non approvano i modi di vostro padre.»

«Volete? Voi e chi esattamente?» domandò Everard corrugando la fronte. In un primo momento gli era passato per la mente che si stesse riferendo a Mary, ma non poteva essere così.

«Chissà cosa direbbe il re se scoprisse che il principe, suo figlio e suo erede, ha un debole per le streghe» rise Phil.

A quel punto tutto divenne chiaro agli occhi di Everard, il perché Ann si fosse presentata nella sua stanza e perché avesse cercato di sedurlo, riuscendoci senza molta fatica. Voleva conquistare il cuore del principe, il suo cuore, per non essere scoperta. Voleva qualcuno di potente dalla sua parte...

«Quindi è per questo che vi siete sposati? Perché una di loro potesse ottenere la certificazione?» chiese Everard ridendo. Sapeva che il metodo di suo padre non funzionava davvero: come puoi riconoscere una strega da una visita medica? Poteva dire con assoluta certezza che non avevano nulla di diverso da qualsiasi altra ragazza, nulla di demoniaco...

D'altronde come potevano pensare di capire la loro natura dai capelli o da strani segni sul corpo in punti poco appropriati. Pensavano veramente che avessero la cicatrice della coda? Queste cose avevano sempre fatto ridere Everard ed ora si sentiva fiero di se stesso per esserci arrivato prima del padre.

«Quindi volete solo lasciare Salem?» chiese Everard sorridendo. «Credo che sarà un enorme piacere per me spedirvi oltre le mura del mio regno!»

«Sapevo che saremmo stati d'accordo» disse Phil.

«Dovete amarla tanto, Ann, per consentire tutto questo» disse Everard raggiungendo la porta.

«Non particolarmente, il nostro è stato un matrimonio di necessità... mia madre era molto amica di sua madre e lei aveva bisogno di una certificazione che non prevedesse molti controlli e quelle si ottengono solo con i soldi. I nostri» precisò Phil. «Sarebbe stato strano se non ci fosse stato un matrimonio di mezzo, così ho assecondato la richiesta dei miei. Tuttavia voglio bene a Ann.»

«Per quel che vale avete fatto una cosa onorevole» disse Everard. «Non è giusto che tutte le donne paghino per l'errore di poche.»

«Lo credo anch'io» disse Phil aprendo la porta al principe. «Sono contento che Mary sia viva, ma non avrei mai detto che fosse una strega. Ovviamente però, se hanno finto la sua morte, deve esserlo per forza.»

«Buonanotte» disse Everard lasciando la casa e ritrovandosi così in una via fredda e buia. Improvvisamente si rese conto di aver trovato il modo per far uscire Mary da Salem in sicurezza, ma non era sicuro di esserne felice.

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