Prologo

Esistevano solo due tipi di persone al mondo: Noi e Loro.

Quando ero piccola mia nonna mi raccontava spesso del periodo in cui la magia era solo mistero e miscredenza... ora invece tutti sapevano della sua esistenza, tutti ci credevano. Ecco chi erano Loro. Streghe, donne malvagie che operavano contro la natura e contro l'uomo... donne che non meritavano di vivere su questa Terra con noi.

Mamma ripeteva sempre che era la paura a trasformare quella conoscenza in odio e disgusto, loro avevano paura delle streghe e quindi le condannavano a morte. E quando dico "a morte" intendo nel senso letterale della parola. Morte. Le streghe venivano impiccate in piazza, arse vive sulle colline poco lontano dalla città, ammazzate nelle proprie case dai loro adorabili vicini... ormai poco importava se fossero veramente delle streghe. Con il tempo però le cose sfuggirono di mano al popolo di Salem, o la paura divenne talmente incontrollabile, che il Sovrano fu costretto ad annunciare una nuova legge: chiunque fosse a conoscenza o fosse parente di una strega sarebbe morto con lei.

Questa era la paura nel regno di Salem, questa era la mia paura.

Sì, perché io sono una di loro, come mia madre e sua madre prima di lei.

Per mamma però fu diverso, quando era giovane a Salem la vita era più tranquilla, le persone non conoscevano la magia e non avevano paura delle streghe, anzi si vestivano come loro in alcune ricorrenze! Poi però alcune decisero che era arrivato il momento di risalire in ribalta, condannando tutte a morte certa. Ricordo ancora il primo vero attacco: le case in fiamme e la paura dipinta sui volti dei cittadini, le aure nere che circondavano i miei vicini erano quasi soffocanti.

Eppure fu un altro l'evento che mi spinse ad avere veramente paura. Accadde una sera d'estate: erano circa le nove ed io ero appena rientrata dalla finestra, dato che ero rimasta fuori più del dovuto con un ragazzo. Ricordo la porta della mia stanza che si spalancava di getto facendomi temere di essere in seri guai, in fondo dovevo essere a casa da una mezz'ora abbondante! Con il senno di poi avrei decisamente preferito una punizione a quello che successe negli attimi a seguire. Mio padre mi guardò con occhi fuori dalle orbite e il petto che si alzava e abbassava freneticamente. Aveva paura, lo potevo sentire chiaramente. D'altronde faceva parte dei miei poteri percepire le emozioni umane: quelle di papà, quella notte, avevano l'aspetto di un'ombra nera e inquietante che lo avvolgeva stringendolo in una morsa letale. Era spaventosa, soprattutto per una ragazzina di quasi tredici anni.

Senza dire nulla mi afferrò trascinandomi fuori di casa con mia madre e i miei fratelli più grandi. Dei minuti a seguire ricordo solo le fiamme dalle venature blu che divoravano la nostra abitazione, che si nutrivano di essa salendo dritte al cielo nero. Ricordo il fumo denso che oscurava ogni cosa e mi bruciava la gola. Poi ricordo mia madre, splendida come un angelo, che si avvicinava mormorando parole sommesse e infine il buio.

Quando mi risvegliai ero a casa di mia zio, a qualche ora di distanza da Salem Village, stesa sul letto di mia cugina. Ricordo che mamma entrò un attimo dopo, portandosi appresso un'aura che sapeva di fumo e terrore. Mi guardò negli occhi e disse quello che nessuna ragazzina vorrebbe mai sentirsi dire: "bambina mia, tu sei morta."

Le emozioni che mi avvolsero in quel momento furono tante: paura, ansia, angoscia... solitudine.

Ovviamente non ero davvero morta, ma i miei genitori ritennero che fosse il modo più veloce per proteggermi dal cappio che pendeva sulla mia testa. Non potevo essere una strega se ero morta.

Forse per questo all'inizio pensai che i soldati avessero incendiato casa nostra su ordine del Sovrano, poi crescendo compresi che non era stata una sua disposizione, ma la decisione dei miei genitori. Per proteggermi dalla morte avevano finto la mia dipartita trasformandomi così in un fantasma. Tutt'ora non so se essere grata di tutto ciò...

Ovviamente dopo aver passato nove anni nascosta nell'intercapedine del muro ci si abitua ad essere morte... però la solitudine, quella non passerà mai. La voglia di poter uscire da quella casa, di vedere ancora una volta il cielo azzurro, poter andare a scuola o a lavoro, quelli erano desideri costanti.

Ma cosa pretendevo? In fondo ero morta da nove anni.

Buonasera!❤️

Sono tornata con una piccola anticipazione della mia nuova storia. So che per ora non dice granché ma sono curiosa di sapere la vostra impressione, quindi: cosa ne pensate?

Spero di rivedervi la settimana prossima con il primo vero capitolo di questa nuova avventura!

Baci.

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