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Mi svegliai di pessimo umore: non solo avevo sognato di morire impiccata in piazza, ma quella notte aveva anche cominciato a fare particolarmente freddo, specialmente in quel muro umido.

Charlotte bussò più volte alla porta, poi entrò e mi passò un pezzo di pane e un bicchiere di latte che accettai ben volentieri. «Fa freddino qui dentro» disse stringendosi nella vestaglia.

«Abbastanza» mormorai con la bocca piena.

«Perché non vieni di là? Così ti scaldi un po': ci mettiamo nel letto sotto le coperte e leggiamo il giornale se ti va» disse ammiccando.

«Mi sembra un'idea fantastica!» esclamai scattando in piedi e uscendo da quel buco infernale. Poi mi sistemai nel letto con Charlotte, che accese la luce e afferrò il giornale.

«Zio ha chiamato stamattina» disse mia cugina all'improvviso girandosi verso di me, sul volto un gran sorriso.

«Davvero?» domandai emozionata. Papà era partito il giorno prima per raggiungere il palazzo. Noi non avevamo un'auto, quindi aveva preso due treni e un autobus per arrivare a destinazione... il che poteva risultare parecchio dispendioso nella nostra situazione economica. Il principe non poteva mandare qualcuno a prenderlo dato che lo voleva assolutamente al suo servizio per il matrimonio? Era un piccolo ipocrita.

Charlotte annuì convinta. «Ha detto che il viaggio è andato benissimo e la paga sarà veramente buona, così buona che per Natale comprerà un televisore!»

«Un televisore?» chiesi ridendo. L'ultima volta che ne avevo visto uno avevo dodici anni, quegli affari costavano veramente troppo e mi sembravano un vero spreco di denaro... però forse questa famiglia si meritava qualche vizio.

«Sì! Oh, Mary, sapessi quanto sono belli!» disse con aria sognante ed io scoppiai a ridere procurandomi un'occhiataccia da parte sua. «Il padre di Alan ha comprato uno strano coso, me lo ha mostrato l'altro giorno. È una specie di schermo rettangolare, grande quanto questo libro» spiegò prendendo in mano il volume che mi aveva regalato mia madre il giorno che era... improvvisamente mi si formò un grosso nodo alla base della gola, eppure ancora una volta le lacrime e la sofferenza che sentivo sparirono, esattamente come erano arrivate.

«Tutto bene?» chiese Charlotte preoccupata.

«Sto bene! Continua» dissi sorridendo e strappandole di mano il mio libro.

«Il padre di Alan lì dentro ci legge il giornale e ha un sacco di libri... tutti in quello strano aggeggio... ed è estremamente fino. Sembra quasi una magia! E il televisore, oh Mary, le persone sembrano vive lì dentro, nulla a che vedere con quello che avevamo noi da piccole! Non vedo l'ora di guardare una serie televisiva, Alan le chiama così, sono elettrizzanti!» spiegò Charlotte, ormai persa nel suo mondo. Nella nostra zona, non esistevano scuole private, quindi era facile ritrovarsi in classe con persone molto più ricche, il che poteva essere un grosso problema. Per fortuna Charlotte aveva gestito bene la cosa, forse essere molto belle aiutava. Al contrario, Gilbert, nonostante avesse finito il percorso scolastico l'anno precedente al nostro arrivo, non aveva ottenuto lo stesso risultato ed era arrivato alle mani con alcuni suoi coetanei ricchi conosciuti chissà come... mamma e papà erano furiosi quel giorno. Io la trovai solo una cosa strana, dato che a Salem Village frequentava quasi esclusivamente la nobiltà, probabilmente perché usciva spesso con il futuro re di Salem. Tuttavia non era altrettanto difficile pensare che lo avesse fatto solo per difendere Edwin, o il principe stesso, da qualche calunnia. Da giovane aveva fatto spesso a botte per questo motivo...

«Avremo un televisore! Ci credi?» chiese Charlotte euforica attirando nuovamente la mia attenzione. Io però non riuscivo a godere di quella notizia, d'altronde, chiusa nel mio muro, non avrei potuto beneficiare nemmeno di quel piccolo lusso. «Mary, per favore, fai un sorriso ogni tanto!»

«Scusa, Charlotte, è una notizia bellissima. Vi farà bene avere qualcosa di bello.»

«Hai fatto ancora un brutto sogno? Sono sempre più frequenti...» osservò lei studiandomi preoccupata. «Hai delle bruttissime occhiaie!»

«Non è questo che mi tiene sveglia. Stavo pensando a quando è morto tuo padre» confessai e l'espressione di Charlotte divenne triste. «In quel periodo tu piangevi quasi tutte le notti ed eri sempre arrabbiata... io non mi sento allo stesso modo per la morte di mamma. Le volevo bene, devi credermi.»

«Ti credo!» esclamò Charlotte afferrandomi le mani, le sue a differenza delle mie erano molto calde e fu piacevole dopo una notte passata a congelare. «Ognuno affronta il lutto a modo suo.»

«Charlotte, tu hai fatto pazzie, hai buttato a terra tutto... ti sei ubriacata alla festa di Alan!» osservai sconfortata.

«E sono riuscita a farla franca solo perché Gilbert è venuto a prendermi e mi ha portato qui di nascosto» continuò lei con un sorriso caldo.

«Lui sa cosa significa fare festa...» dissi scuotendo la testa.

«Quindi mi stai dicendo che vorresti rompere tutte le mie cose per poi uscire di nascosto, bere fino a star male e baciare un ragazzo che non hai mai visto prima?» chiese con un sorrisetto.

«Hai... sul serio?» domandai ridendo. Questa sì che è nuova!

«Mica ti racconto tutto, mia dolce cuginetta!» disse facendomi l'occhiolino. Scossi la testa ridendo.

«Edwin mi ha confessato che mamma mi ha fatto un incantesimo il giorno dell'incendio» ammisi, quasi fosse una mia colpa, quasi sentissi di aver deluso la famiglia. «Dice che mi hanno seppellito...»

«Sì lo so» sussurrò Charlotte turbata. La guardai sbarrando la bocca. Non potevo crederci! Charlotte lo sapeva e non mi aveva detto nulla? Questo era un tradimento in piena regola! Un fantasma aveva il diritto di sapere di essere stato seppellito!

«Non sei stata sepolta veramente» si affrettò ad aggiungere, forse notando il mio sguardo minaccioso. «Voglio dire: la bara era vuota, ma il funerale doveva sembrare autentico. Sei rimasta sotto incantesimo per tre giorni. Ho dovuto dormire con i tuoi fratelli... quello sì che è stato un incubo!» aggiunse schifata.

«Edwin sostiene che mamma mi abbia incantato anche prima di morire... per non farmi soffrire» dissi tenendo lo sguardo fisso sul suo ultimo regalo. E se quello fosse stato solo un modo per dirmi addio? Se avesse saputo cosa stava per succedere? La tristezza si impossessò di me un'altra volta, sparendo subito dopo.

«Non sarebbe tanto sbagliato» disse Charlotte con voce rassicurante. «Le tue emozioni sono pericolose per noi, stava cercando di proteggerci.»

«Forse...» sussurrai. «Pensaci, mamma usava la magia, eppure io non posso. Non solo! Lei ha vissuto la sua vita da donna libera, io invece dentro un muro. Perché, Charlotte? Capisco che il palazzo poteva essere pericoloso per noi dopo gli attacchi e la scoperta della magia, ma non era sufficiente venire a vivere qui? Ordinarmi di fingere di essere una Noi e basta. Potevo farcela, sicuramente meglio di lei!»

«Posso confessarti una cosa?» chiese piegandosi verso di me. «Mi domando la stessa cosa da nove anni... è molto più pericoloso nasconderti qui che reprimere la tua natura. Ho elaborato una teoria, magari qualcuno a palazzo sapeva di cosa eri capace, ma non ne aveva le prove. Così hanno finto l'attacco di una strega per allontanare il sospetto dalla famiglia.»

«Non ho mai usato la mia magia con nessuno fuori casa!» dissi seccata. Ero stufa di tutta quella storia, ero stufa di essere morta... quanto avrei voluto tornare in vita e uscire da quella casa.

«Quando zio tornerà chiederemo a lui» disse Charlotte con il tono di chi vuole chiudere un discorso. «Ora leggiamo il giornale!»

«Ormai è diventato una rivista mondana!» dissi battendo un dito sulla foto in primo piano.

«Per questo mi piace» confermò Charlotte leggendo l'articolo collegato a quella foto. «Non ci credo! Questa ragazza è la principessa Adelaide Meyer! È veramente bellissima!»

«Immagino che dovrei sapere chi sia» borbottai osservando la foto. Charlotte aveva ragione, era stupenda: grandi occhi grigi di una tonalità particolare, quasi unica, e capelli biondi estremamente luminosi. Oltretutto il viso non aveva un'imperfezione nemmeno a pagarla!

«Secondo me hanno ritoccato l'immagine, Alan dice che lo possono fare» disse Charlotte un attimo dopo riprendendo la lettura dell'articolo. Non avevo idea di cosa significasse, ma ero sicura che fosse come diceva Charlotte. Nessuno poteva essere così perfetto!

«Ascolta!» esclamò mia cugina. «Secondo le ultime notizie rilasciate da Salem Palace, il principe che noi tutti credevamo "alla disperata ricerca di una moglie" altri non era che un uomo timido e innamorato. A quanto dicono fonti ufficiali della casa reale, il nostro amatissimo principe Everard ha conosciuto la principessa Adelaide a un tè di beneficenza qualche anno fa ed è nata subito tra di loro una forte intesa. Dopo vari appuntamenti segreti, e con molto coraggio, il principe Everard ha confessato il suo amore alla meravigliosa principessa Adelaide, unica erede al trono di Trier, chiedendo la mano della giovane al padre, il quale risulta molto onorato di queste nozze.»

In un primo momento restai rapita dalle sue parole, quasi avessero un suono strano alle mie orecchie. In fondo il ragazzino che conoscevo io non era affatto timido, anzi, riusciva a spiegarti per ore intere perché il cielo fosse azzurro e l'erba verde senza stancarsi, anche se nessuno lo stava ad ascoltare. Beh, io lo facevo...

A tal proposito, dovete sapere che il principe Everard disponeva dei migliori insegnanti e frequentava un prestigioso istituto che gli forniva infinite conoscenze, sicuramente molte più di quante ne avrei potute apprendere io nella mia decadente scuola. Trovavo assurdo che un semplice ragazzino spettinato potesse conservare tutte quelle informazioni nella mente. Oltretutto, ai tempi, non amavo leggere, preferivo utilizzare il mio tempo per ballare con Gilbert o giocare all'aperto, però amavo ascoltare Everard e imparare cose nuove attraverso di lui. In realtà adoravo ascoltarlo anche quando si perdeva nel suo mondo o quando parlava di cose inutili. Insomma amavo passare il mio tempo con lui.

«Onorato mi sembra la parola giusta» mormorai riprendendo la lettura del mio libro e ignorando quella strana sensazione alla bocca dello stomaco, sicuramente un romanzo era meglio di quell'articolo.

«È così romantico!» disse Charlotte girando pagina.

«Romantico? Stiamo parlando dello stesso principe che ama tutte le donne, ricordi? Quello con il nome strano!» le feci notare con una punta di ironia guardandola sbigottita.

«Magari erano solo voci o una fase... questa cosa sembra una favola» disse Charlotte. «Qui afferma che il principe ha scelto personalmente il colore delle tovaglie. A quanto pare ama il porpora.»

«Che colore è il porpora?» chiesi scuotendo la testa. «No, Charlotte! Non mi interessa veramente» risi bloccandola prima che si perdesse in un lungo discorso sulle varie tonalità.

«Sei troppo cinica figliola» disse facendomi una linguaccia. Risi strappandole di mano il giornale.

«Ho solo qualche anno in più di te e so che tutti questi bei pettegolezzi servono solo a nascondere questo schifo!» dissi andando all'ultima pagina e indicando l'articolo che riguardava loro.

Il cuore mi si fermò nel petto e le mani presero a tremare.

«Mary, tutto bene?» chiese Charlotte appoggiandomi una mano sulla spalla.

No, non stavo affatto bene. La foto ritraeva la stessa scena che avevo visto nel mio incubo, anche le donne vicino a me erano le stesse! Le persone...

Ricordavo di aver detto qualcosa, di aver implorato perché non mi uccidessero, ma non le esatte parole che avevo usato. Sapevo solo che qualcuno stava urlando il mio nome.


Buonasera!

Come sta procedendo la lettura? Come avrete notato, entrambi i protagonisti sono stati forviati da notizie false. Everard ha creduto alla morte di Mary e lei ha creduto alle parole del giornale. Riusciranno ad andare oltre le impressioni e a ritrovarsi prima del matrimonio? O il principe sposerà la perfetta Adelaide?

Secondo voi perché la madre di Mary ha deciso di compiere un atto così estremo?

Grazie per essere qui con me a seguire questa nuova avventura. Spero che la storia vi stia piacendo, fatemi sapere! Ci vediamo nel prossimo capitolo con Everard!

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