18. Terza Parte

Mi girai un'altra volta verso mio fratello e lo guardai per un lungo momento senza dir nulla, poi mi lasciai condurre da Ann verso il treno che ora stava arrestando la sua corsa proprio davanti a noi. Prima di rendermene conto, Thomas mi spinse dentro la vettura e mi condusse verso una cabina. Mi osservai attorno: c'erano due piccoli divanetti rossi che avevano tutta l'aria di essere molto comodi e un tavolino appoggiato sotto il finestrino, addobbato con pesanti tende color kaki. Il pavimento era ricoperto da una moquette così soffice che le mie scarpe ci affondarono dentro. Restai meravigliata dallo splendore di quel cubicolo, avevo preso un treno da bambina, ma questo sembrava una stanza reale al confronto.

«Benvenuta nella prima classe!» disse Thomas appoggiando la mia valigia a terra. Io mi avvicinai alla finestra per poter ammirare la banchina della stazione, probabilmente perché desideravo vedere di nuovo il viso di mio fratello, ma lui sembrava scomparso nel nulla.

«Carino» disse Lia sedendosi sul divano con un balzo e guardandomi sorridendo. Non mi ero nemmeno accorta che ci stesse seguendo. Perché l'aveva portata? Everard lo aveva davvero acconsentito? Il re lo uccide...

«Ci possiamo permettere tutto questo?» chiesi invece girandomi di scatto verso Thomas, il quale mi guardò per qualche secondo, come colto alla sprovvista, poi scoppiò a ridere divertito.

«Stavi dicendo sul serio?» domandò scuotendo la testa e versandosi qualcosa da bere, certamente non era acqua, anche se il colore poteva trarre in inganno. «Sei così dolce.»

Stavo per ribattere decisamente irritata, quando la porta si aprì ed io scattai come una molla sbattendo il fianco contro il tavolino. Mi piegai dal dolore spostandomi verso il divano facendo scoppiare Lia in una risata divertita.

«State bene, Madam?» chiese Thomas mentre io scivolavo sul divano mormorando un: "Sì, grazie" praticamente incomprensibile. Thomas restò a fissarmi con il bicchiere a mezz'aria e l'aria di chi sta guardando un piccolo cucciolo. Il che fece solamente accrescere la mia frustrazione.

«Vostra Grazia» disse l'uomo che aveva aperto la porta. Indossava la divisa rossa delle guardie reali e portava dei strani baffetti a contornarli il labbro superiore. «Abbiamo controllato la zona. Nessuna di loro è nei dintorni.»

«Grazie» disse Thomas con risolutezza mentre io riprendevo a respirare. Studiai la guardia uscire con un moto di pietà nei suoi confronti: una loro era certamente nei paraggi, proprio lì davanti a lui. Sicuramente le tecniche del re per riconoscere le streghe non erano molto efficaci.

«Servono solo per rendere tutto più credibile» disse Thomas scuotendo la testa, come se mi avesse letto nella mente. «Stiamo portando una Lady fuori da Salem e siamo accompagnati dalla principessa, nessuno attraverserebbe tutto il regno senza scorta. E, per rispondere alla tua domanda, no non esiste un vero modo per riconoscere una strega se non quando compie un incantesimo. Quello lascia sempre un segno...» spiegò con fare annoiato, ma io conoscevo bene i rischi.

«Il re è d'accordo con questo?» domandai. «Voglio dire: davvero non sa che non esiste nessuna Lady Margaret, figlia del Marchese di Willson?»

«Nessuno lo ha detto al re» disse Thomas con fare confuso. «Everard e Richard si occupano di queste cose... negli ultimi anni l'unico vero interesse di sua maestà sono le streghe. O meglio, partecipa solo alla loro condanna, perché Everard si occupa anche degli arresti.»

«Se Everard fa tutte queste cose, esattamente cosa fa il re?» domandai un po' turbata.

«Di solito dorme fino a tardi» intervenne Lia. «Poi va ai patiboli o parla con i giornalisti per rassicurare il popolo.»

«Mangia e dorme» riassunse Thomas con un'occhiata complice.

«Gli piace anche sgridare Everard, a tutti piace sgridarlo... ecco perché sposa quella vipera oggi» disse Lia con rammarico ed io provai un forte senso di compassione per lui. Quanto doveva essere difficile fare il principe?

«Ultimamente lavora sempre!» continuò Lia balzando in piedi. «Ogni volta che sbircio nella sua stanza è davanti a fogli e carte o al computer. E quando non è lì lo vedo che parla con ambasciatori esteri o cerca di risolvere il problema delle streghe. Però ogni volta che le mie sorelle o i miei genitori lo incontrano gli rammentano che non fa mai nulla per Salem.»

Thomas restò a fissarla come se la vedesse per la prima volta. «Vedi un sacco di cose, piccola Lia» disse semplicemente.

«Forse non ama questo lavoro e forse beve troppo la sera, ma non ha mai abbandonato Salem né il suo popolo» precisò Lia. «Infatti sposa Lady Adelaide.»

Thomas, a quel punto, sembrò sul punto di dire qualcosa, ma venne bloccato dall'entrata di Ann. Era così raggiante che faceva quasi paura.

«Domani mattina presto saremo a Amesbury» disse sedendosi sul divano accanto a Lia. Phil entrò in quel momento con la valigia di Thomas che depositò sul portaoggetti prima di chiudendosi delicatamente la porta alle spalle.

«Forse dovremmo usare un po' di magia per modificare il suo aspetto» propose Ann fissandomi così intensamente da mettermi a disagio. «Non credo che a Lord Bradstreet piacerà.»

«Per me è perfetta così» dissero contemporaneamente Phil e Thomas facendo sorridere Lia che mi diede una gomitata. Io li guardai un po' intimorita: avevano usato le stesse identiche parole!

«Se a voi sta bene!» disse Ann con un'alzata di spalle. «Per me ha gli occhi troppo grandi e i capelli sembrano un ammasso informe. La fronte è forse troppo larga e...»

«Ho capito» la bloccai di getto, un po' irritata.

«Sei veramente una di loro?» domandò Lia appoggiandosi al mio petto, aveva anche cominciato a tremare. «Non farmi del male.»

Ann scoppiò a ridere puntando i suoi occhi su di me, come se stesse cercando di farmi sentire in colpa, in fondo Lia stava chiedendo riparo a un'altra strega. Tirai un profondo respiro cercando un modo per essere onesta con Lia senza spaventarla, quando percepii la magia di Ann entrare nel corpo del piccolo batuffolo rosa stretto tra le mie braccia. Stava cercando di leggerle dentro! Non potevo permetterlo!

Il mio potere cominciò a muoversi denso e caldo tra le mie vene ed io sentii la sua energia invadermi scivolando poi nel piccolo corpo di Lia. Bloccai la sua mente, ma per farlo fui costretta a vivere dei suoi ricordi: vidi Everard e Lia gridare nel buio del palazzo e vidi Lia correre per il castello inseguita dal fratello, sembravano felici e dentro di me si creò un'emozione piacevole, quasi amorevole. Poi però arrivai a quello che Ann stava veramente cercando: le streghe. O per meglio dire i ricordi di Lia su questi esseri demoniaci. Il mio stomaco si strinse in una morsa letale quando vidi Everard urlare il mio nome verso una donna che non avevo mai visto prima... e lì compresi che Ann non era l'unica a essergli entrata nella mente. Avrei dovuto raccontare ogni cosa a Everard nove anni prima, avrei dovuto insegnare anche a lui come difendersi da loro.

Rabbiosa e spaventata lasciai che il mio potere prendesse il sopravvento e la mente di Lia divenne una tela vuota, chiunque ci avesse guardato dentro avrebbe visto solo il nero più oscuro. Non ero sicura che quell'incantesimo sarebbe durato, mamma diceva sempre che per le magie vere servivano delle parole magiche. Io non le avevo mai usate e questo aveva sempre spaventato un po' nonna. Ovviamente anche loro due usavano incantesimi "silenziosi", ma avevano dovuto studiare a lungo per ottenere qualcosa che a me risultava invece del tutto naturale e questo non riuscivano a comprenderlo.

Ann scoppiò a ridere alzandosi di scatto. «La tua magia è veramente sorprendente, mia madre non scherzava affatto!» disse osservandomi compiaciuta. «Bloccare l'incantesimo di un'altra strega, una sorella come ama chiamarle il nostro re, necessita di molto lavoro e concentrazione. Da quanti anni hai detto che non usi la magia?»

«Di cosa sta parlando?» chiese Lia girandosi verso di me spaventata.

«Già mi piaci, piccola Osborne» disse Ann battendo le mani e rivolgendo un ampio sorriso a Phil. «Amore, non credi anche tu che sia fantastica?»

«Esattamente cosa stai cercando di fare?» domandai scattando in piedi, ma tenendo Lia seduta. Qualcosa in Ann non mi piaceva per nulla.

«Pensi che non sappia perché i tuoi genitori hanno finto la tua morte?» chiese Ann e la sua espressione divenne così rabbiosa da far accigliare Thomas. Sembrava sul punto di cacciarla fuori malamente. «La mente di Everard è sempre aperta per me. Ogni suo pensiero mi appartiene... anche il perché della tua partenza. Se le streghe coinvolte nella ribellione ti stanno cercando, Mary, devo sapere che sei capace di usare la tua magia. Non voglio morire cercando di salvare un fantasma o una traditrice

Lia dietro di me si irrigidì ed io vidi la sua paura seduta accanto a lei, era orribile... un misto di colori tetri che ne creavano uno ancora peggiore, ma quasi luminoso. Un'ombra che mi fece venire la pelle d'oca su tutto il corpo.

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