Il mio sguardo si spostò meccanicamente verso mio fratello, che fissava la ragazza con occhi sbarrati e il suo petto si alzava e abbassava freneticamente. In fondo la donna accusata di stregoneria era una delle due ragazze che avevano dato il nome alla loro presunta cugina.
«Non può essere lei...» mormorò sbattendo le palpebre diverse volte. «Non l'ho nemmeno riconosciuta» aggiunse come se fosse una mancanza grave, anche se dovevano essere passati molti anni dal loro incontro.
«Non sono una strega» pianse la ragazza. «Non sono stata io a creare quei documenti, mi hanno detto che ero ricercata... dopo il ballo in maschera a palazzo! Una strega mi ha promesso che sarei stata libera oltre i confini. Non ho partecipato a quel ballo e non ho stregato il principe, il re si sbaglia!»
«Secondo questi documenti» disse il controllore esaminando uno schermo piatto e sottile che teneva tra le mani, «voi avete sedotto il principe quattordici anni fa. Abbiamo ricevuto una soffiata, quindi non mentite. La vostra complice Alice Foster è stata impiccata per la stessa condanna. Nessuno può vantarsi di aver corrotto la purezza di Salem, solo una strega oserebbe tanto!»
Il mio cuore perse un altro colpo e nella mia mente tornò chiara quella replica televisiva e lo sguardo sconvolto di Gilbert. Conosceva quella ragazza, ecco perché non riusciva a staccare gli occhi dallo schermo! Ecco perché mi aveva chiesto di che colore fosse il senso di colpa...
«Ho passato una sera con il principe, anni fa come avete detto... ad una festa! Ma non mi sono mai vantata di questo! Sono una donna sposata... vi prego! Vi dirò il nome della strega che ha organizzato la mia fuga oggi se mi lasciate andare, ho un figlio!» riprese Emeline singhiozzando. Dentro di me iniziai a sentire un terribile freddo, chissà perché ma avevo la spiacevole sensazione che la morte di Alice e questo arresto fossero fin troppo direttamente collegati alla mia presenza a corte.
«Perché una strega vi avrebbe aiutato a scappare se non siete una loro sorella?» domandò la guardia mandata da Thomas.
«Everard ha provato a fermare l'esecuzione di Alice, ma non c'è stato verso di convincere il re... ha messo suo figlio all'angolo con queste condanne» intervenne il duca sottovoce girandosi verso Gilbert e appoggiandogli una mano sulla spalla. «Non è colpa tua...»
«Chi ha fatto la spia?» domandò mio fratello girando appena lo sguardo verso di lui. I suoi occhi emanavano qualcosa di furioso come la sua ombra. «Nessuno, a parte noi tre, sapeva di quella festa.»
Thomas però non riuscì a rispondere perché Emeline finalmente smise di piangere e di dimenarsi nel tentativo di sfuggire alla presa, fin troppo stretta, del soldato sul suo braccio esile. «Mi hanno detto di prendere questo treno e di uscire da Salem. Hanno detto che dopo il matrimonio sarei potuta tornare dalla mia famiglia, che non sarebbe stato più pericoloso!»
«Bugiarda!» urlò il soldato corpulento colpendola in pieno viso. «Strega! Dimmi perché non ti dovrei sparare in testa subito!» domandò estraendo l'arma e puntandola alla tempia della giovane e tremante ragazza, la quale iniziò a singhiozzare nuovamente. Gilbert accanto a me strinse ancora di più Lia al petto.
«Se questa ragazza dicesse il vero» intervenne la guardia reale mandata da Thomas, «vorrebbe dire che questa fanciulla possedeva qualcosa che loro stavano cercando!»
Emeline alzò lo sguardo, ormai livido per la botta e rosso per il pianto, verso la guardia reale e la sua aura assunse un colore che ricordava la gratitudine. «Volevano la chiave di Salem, mi hanno chiesto dove fosse!»
«Che chiave?» domandò il soldato che le stava puntando la pistola alla testa.
«Non è una vera chiave, loro cercavano la persona che ha rubato il cuore di Salem. Cercavano una strega, credo...» mormorò la donna con fare supplichevole e il mio cuore iniziò a battermi freneticamente nel petto. Stavano cercando me, esattamente come aveva previsto mia madre. Secondo la sua lettera ero io la chiave di Salem.
«Le streghe cercavano un'altra strega? Perché?» domandò il soldato visibilmente sorpreso, avvicinando ancora di più la pistola alla testa della donna che riprese a singhiozzare.
«Non lo so! Non mi hanno detto perché la cercassero, pensavano che io la conoscessi! Erano sicure di questo!» ribatté Emeline.
«Dunque, chi è?» domandò il soldato più mingherlino. Sembrava diffidente, quasi non credesse a quella versione.
«Non lo so!» pianse lei. «Ho mentito e loro mi hanno creduta! Mi hanno assicurato che il mio nome non sarebbe arrivato a palazzo, ma ieri ho ricevuto una lettera che mi diceva di presentarmi qui oggi e di scappare da Salem. Tuttavia conosco il nome della strega che è venuta a casa mia!»
«Fate questo nome, strega, ed io non vi sparerò in testa, ma sarà il nostro re a decidere se vivrete» dichiarò il soldato drizzando la schiena e stringendo il dito sul grilletto. Avevo visto qualche strega condotta nelle segrete del castello, quando abitavo a Salem Village, il volto sfigurato e la paura stampata nei loro occhi, ma non era nulla paragonato a quel momento. Alla paura che avvolgeva tutti i presenti, all'odio che si mescolava a quel nero denso. Al terrore della povera gente di Salem che diventava sete di sangue. Quasi tutti loro fossero in trepidante attesa di vederla stramazzare al suolo bagnandosi nel suo sangue. Quasi si fossero convinti che la morte di quella giovane innocente ragazza potesse risolvere tutti i loro problemi. "Ancora un'ultima morte e Salem sarà libera" ecco cosa gridavano i loro cuori. "Ancora una e noi saremo salvi."
«Il re capirà! Io sono una vittima come lo era Alice Foster» disse Emeline drizzando la schiena e smettendo di piangere. «La strega si chiama...» ma a quel punto si bloccò e le sue pupille divennero grandi quanto due monetine. Era sotto l'influenza di una strega non ne avevo dubbi, ma non potevo aiutarla senza usare la mia magia.
«Gil...» mormorai e mio fratello girò appena lo sguardo verso di me.
«Lascia stare, Mary» mormorò attirando l'attenzione di Thomas, che mi afferrò girandomi verso di lui.
«Stai camminando sul filo molto sottile, Marilyn» disse con voce fin troppo decisa. «Everard ha eliminato il nome di Emeline dalla lista dopo l'esecuzione di Alice, sfidando il volere del re. Se è tornato su quel tablet vuol dire qualcun altro è intervenuto e non è il nostro amato re William, altrimenti Richard ci avrebbe informati della cosa! Questo vuol dire che la stessa strega che l'ha condotta qui e che ha spento la magia che la stava proteggendo è, probabilmente, la stessa persona che l'ha denunciata alla corte di Salem e che ha fatto tornare a galla il suo nome. E questo vuol dire che la vogliono vedere morta, ma non vogliono sporcarsi le mani. Un'altra morte per la corona e zero per le streghe.»
Per un attimo restai a fissarlo, come aveva fatto a capire tutte quelle cose da due frasi singhiozzate, per di più da una ragazza spaventata? Stavo per ribattere quando il mio sguardo si scontrò con quello di Gilbert: anche lui era d'accordo con il fastidioso duca.
«Una donna umana che ha tentato di fregarle, certo che la vogliono vedere morta!» intervenne Ann con gli occhi puntati verso da ragazza, nemmeno si girò a guardarci. «Vedi di starne fuori, Mary, se non vuoi inimicarti tutte le streghe di Salem!»
«In questo caso ha ragione Ann» mormorò Gilbert deglutendo e tornando a guardare Emeline. Il fatto che fosse d'accordo non voleva dire che lo trovasse giusto. Il suo compito principale però era quello di proteggere me... il mio compito era quello di restare lontano dall'ira delle streghe. Tuttavia io vedevo, in quella ironica coincidenza, un piano più grande, forse era un loro modo per mostrarmi che potevano arrivare ovunque e che la vita degli umani dipendeva dalla loro volontà tanto quanto a quella del nostro amato re.
E questo vorrebbe dire che erano molto vicine e molto potenti. Per di più l'idea che facessero ricadere queste morti sul piatto della bilancia del re le rendeva, ai miei occhi, ancora più spietate. Una vera piaga...
«Vi concedo altri due secondi per dirci il nome!» disse il soldato con la pistola, che sembrava aver ormai perso la pazienza. Gli occhi di Emeline intanto erano tornati normali, ma sembrava ancora confusa e la sua aura era diversa, appena percettibile ai miei occhi.
«Ho mentito!» rise lei, a quel punto, piegandosi in avanti. Era una risata strana, quasi maligna e totalmente diversa dal timbro tremolante che aveva sfoggiato fino ad un attimo prima. Sembrava sicura e spietata. «Io, Emeline Foster, sono una strega e spero che il principe bruci tra le fiamme come siamo bruciate noi in questi anni. L'odore della sua carne cotta sarà il profumo più bello che Salem abbia mai sentito!»
A quel punto percepii appena il movimento del dito del soldato che stingeva il grilletto e chiusi gli occhi giusto un attimo prima di sentire il rumore dello sparo. E li tenni chiusi, nonostante le grida soffocate dei presenti e il chiacchiericcio. Nonostante le guardie del re cercassero di spingere Thomas a lasciare la stazione, ritenendola pericolosa, restai immobile, isolandomi da quel mondo e pregando di raggiungere il prima possibile il confine, sognando di essere già oltre le alte mura di quel regno putrefatto. Li tenni chiusi finché non sentii davanti a me la presenza del controllore e la sua fastidiosa voce, che ora sapeva di morte.
«Mi scuso per la spiacevole situazione, Lord Toothaker. Spero che la principessa Lia non sia rimasta troppo traumatizzata» disse con voce sgradevolmente premurosa.
«La principessa sta bene» dichiarò mio fratello con voce secca e a quel punto aprii gli occhi posandoli sul corpicino tremante di Lia stretto ora nelle braccia di Thomas, poi sul cadavere della strega coperto da un lenzuolo rosso con lo stemma reale. E, per finire, sul controllore che osservava mio fratello con sospetto. A quel punto le mie mani presero a tremare il cuore si bloccò nel petto. La magia, che fino a quel momento ero riuscita a controllare, cominciò a solleticarmi il corpo chiedendomi di poter intervenire.
«Posso chiedere il vostro nome?» domandò osservando prima Gilbert e poi il suo schermo azzurro.
«Potete» intervenne Thomas passandomi Lia, la quale sembrava quasi meno spaventata di me. «Tuttavia il nostro treno è in ritardo di un'ora, le nostre guardie sono andate a controllare che non ci siano altre streghe nella zona... una strega ha appena descritto alla perfezione un rogo, minacciando il nostro amato principe, o fratello, nel caso della principessa Lia, e lì davanti a noi si trova un corpo coperto da un semplice telo. Perciò, forse, invece ci recarci ulteriori fastidi -che poi dovrei riferire al principe Everard, dato che la duchessa dovrebbe arrivare sana e salva e per nulla traumatizzata al suo matrimonio- sarebbe meglio se vi limitaste a guardare i nostri biglietti annuendo con la testa» ringhiò Thomas indicando Phil, che estrasse i biglietti dalla tasca e li posò al controllore. «Non credo che vogliate essere richiamato dal re per aver causato un incidente diplomatico. In fondo, quale uomo vuole una sposa nervosa e sconvolta il giorno prima delle nozze?»
Il controllore mi osservò intensamente. «Non vi ho mai vista, Milady. Qual è il vostro nome?»
Thomas alzò un sopracciglio. «Da quando vi è consentito fare certe domande?» domandò sfottente e con una certa ira nella voce. «Ad ogni modo, lei è Lady Margaret, figlia del Marchese di Willson. Cugino del cugino della regina Agatha. Volete altri dettagli? Possiamo chiamare il principe Everard, sono sicuro che sarà molto contento di spiegarvi nei minimi particolari il loro grado di parentela.»
Il controllore mi studiò un altro secondo con evidente cinismo, prima di esaminare i biglietti. Secondo in cui mi trovai a trattenere il fiato. «Manca quello della principessa Lia e del garzone» disse indicando i fogli. Mio fratello increspò le sopracciglia.
«Annuisca e se ne vada, per favore» ribatté Thomas seccato e il controllore fece come gli venne chiesto senza fiatare.
«Tutto questo potere e non avere la possibilità di usarlo per fare davvero qualcosa di buono» disse Ann girandosi verso Thomas, il quale la osservò malamente. Sembrava agitato e nervoso, per nulla incline alle battute.
«Secondo l'ufficio il treno arriverà a momenti, hanno avuto un caso simile qualche stazione più in là... tuttavia non si è risolta così pacificamente» disse Phil allontanandosi per afferrare la valigia di Thomas accanto alla panchina ed io feci lo stesso con la mia. Tutto pur di allontanarmi da quel corpo e dal chiacchiericcio della gente indignata, non tanto per lo sparo, quanto per le parole di quella che per loro era una perfida strega. Un demonio che non meritava nulla da quella vita...
«Tutto bene?» domandò Phil. Si era fatto più vicino e stringeva con forza la minuscola valigia di Thomas.
«Non c'è nulla di pacifico in quello che è appena successo, Phil! Forse per voi tutto questo è normale ormai. Non per me però... uccidere così non dovrebbe essere legale, nemmeno per un re» mormorai allontanandomi da lui verso mio fratello. Stavano portando via il corpo e una grossa chiazza rossa copriva il pavimento di cocci scuri.
«Non preoccupatevi» disse Ann sorridendo. «Dicono che pioverà oggi!»
Thomas la guardò malamente, poi si girò verso di me e, sorridendo, afferrò la mia valigia. «Vi do una mano, Madam» disse facendo un leggero inchino e alzando il cappuccio del mio mantello.
Gilbert sbuffò infastidito prima di inginocchiarsi per guardare Lia dritto negli occhi. «Tutto bene?»
«Sto bene» disse lei accennando un leggero sorriso. «Ho già visto delle streghe morire. E poi Everard ha promesso di proteggermi, perciò non ho paura.»
Thomas, al suono di quelle parole abbassò lo sguardo verso di lei prima di posarlo su mio fratello. «Gil, dovresti andare da Everard» disse, porgendogli poi un foglietto. «Te lo avrei chiesto lo stesso, ma date le circostanze...»
Mio fratello si alzò in piedi e guardò quel piccolo pezzo di carta per qualche secondo prima di posare il suo sguardo su di me ed io capii, da come brillavano i suoi occhi, che non era pronto a lasciarmi andare... non dopo quello che aveva appena visto. D'altro canto, nemmeno io ero pronta a lasciarmi alle spalle la mia famiglia, cominciava già a mancarmi anche zia Susannah.
«Il treno arriverà a minuti» disse Phil, forse per mettere fretta a mio fratello. Istintivamente mi buttai in avanti e lo abbracciai, gesto che lui ricambiò.
«Manterrai la promessa vero?» mi chiese Gilbert ancora una volta con un certo panico nella voce. La sua presa si fece più solita attorno al mio corpo.
«L'ho già fatto» dissi spostandomi da lui.
«E distruggi quel terribile abito da sposa, mia sorella deve essere una principessa non una...» borbottò rabbioso, ma fortunatamente non riuscì a finire la frase perché Lia intervenne.
«Io sono una principessa!» disse. «Se devi essere una principessa io ti posso insegnare ogni cosa!»
Thomas scoppiò a ridere. «L'idea non è poi così terribile.»
«Volete rapire la principessa Lia?» domandai girandomi verso di lui di scatto. «Lo sapete, vero, che dovrebbe essere con Everard al momento, nei primi banchi per il matrimonio. Dopo quello che abbiamo appena visto...»
«E chi vuoi che se ne accorga se viene con noi?» domandò Ann ridendo.
«Io non voglio andare al matrimonio di Everard!» dichiarò Lia fin troppo decisa. «Quello che è appena successo è stato orribile, ma a Salem capita. Inoltre, se devi fingere di essere una reale prima del confine, non puoi certo chiedere consiglio a loro, o a Thomas!»
«Grazie tante!» protestò il diretto interessato. «Io so esattamente come essere un nobile, ci sono nato.»
Lia rise. «Non sai nulla di merletti e vestiti o come si beve il tè! Fatemi venire con voi! Ti preeeeeggoooo!» disse incrociando le mani e facendo gli occhi dolci a Thomas, il quale sbuffando afferrò il telefono. Io non riuscivo a credere che, dopo quello che era appena successo, nessuno fosse sconvolto o impaurito. Come poteva Thomas pensare di proteggere Lia lì fuori? Tra streghe arrabbiate e soldati con il grilletto facile?
Gilbert approfittò di quella distrazione per allontanarmi dal gruppo, in modo da avere un ultimo momento tutto nostro.
«Mi dispiace per quello che è successo....» mormorai con le lacrime agli occhi. Gil sorrise, anche se era chiaramente triste.
«Non conoscevo quella ragazza, come non conoscevo Alice, le ho incontrate una volta a quella festa. Però il fatto che la stessero cercando dal ballo mi mette in allarme: è te che il re vuole!» mormorò massaggiandosi il mento. «Credo che Thomas abbia ragione sul perché Emeline era qui oggi: volevano darla in pasto ai lupi... non si scherza con le streghe. Questa è l'unica paura di nostra madre che riesco a comprendere.»
«Dimmi che andrà tutto bene, Gil!» mormorai trattenendo le lacrime.
«Non importa come andrà, perché noi lo faremo andar bene. Siamo Osborne! Cammineremo verso la corda a testa alta, Mary, se fosse necessario» disse con fin troppa convinzione. «Devo andare» aggiunse subito dopo afferrandomi il viso tra le mani. «Sta' attenta.»
«Anche voi state attenti! Prenditi cura di Edwin e Charlotte, Gil! Buona fortuna per tutto» mormorai lasciandogli un bacio sulla guancia.
«Buona fortuna anche a te, sorellina» disse lui adagiando le sue labbra sulla mia fronte. «Ti voglio bene» sussurrò stringendo la presa e facendomi piangere di nuovo.
«Anch'io. Edwin ha detto che mi scriverà e anche Charlotte... credi che riceverò mai lettere da parte tua?» domandai con un sorrisetto. Gilbert non amava quel genere di cose.
«Non credo, ma aprirò la mia mente ogni volta che vorrai entrarci» scherzò sistemandomi i capelli dietro l'orecchio. «Sarà molto meglio di una stupida lettera!»
«Mary, andiamo!» disse Ann afferrandomi per un braccio. «Sta arrivando il treno!» continuò indicando in lontananza la locomotiva che si stava avvicinando. Il suo fischiò mi arrivò alle orecchie come un grido d'allarme, qualcosa che sapeva di orrore e solitudine.
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