16. Seconda Parte

Perché sto lasciando Salem?
Questa fu la domanda che comparve nella mia mente come un flash luminoso e accecante.
Fino a qualche mese prima pensavo di farlo per la mia famiglia, per proteggerli da un volubile principe che aveva scoperto il nostro segreto. Però poi, il giorno del ballo, avevo visto nei suoi occhi il desiderio di tenermi al sicuro e avevo compreso, con assoluta certezza, che non mi avrebbe mai denunciata. Eppure invece di diminuire, il mio desiderio di fuga era aumentato e i miei incubi erano peggiorati. Ormai non erano più le fiamme o i cappi a terrorizzarmi, ma donne con occhi penetranti che cercavano in tutti i modi di afferrarmi. Ecco da chi stavo scappando! Io, Marilyn Osborne, stavo scappando da loro. Io strega per diritto di nascita stavo scappando dalle mie sorelle, perché mi spaventavano più del re.
O forse mi spaventavano le parole di mamma, ancora non le comprendevo, eppure sentivo il desiderio costante di tenere Everard al sicuro. Infatti quando mi girai a guardarlo, con il cuore che martellava nel petto, mi resi conto che stavo scappando perché mia madre mi aveva chiesto di farlo. Non so come, non so perché... ma mia madre aveva creato in me quel desiderio attraverso quella lettera, o forse aveva incantato anche le sue parole. In fondo, pensandoci ora, avremmo potuto lasciare Salem anni prima. Avrei potuto desiderare di farlo io anni prima... invece non ci avevo mai minimamente pensato. Io volevo vivere qui con la mia famiglia, non oltre le mura di Salem.
«Everard» mormorai con la gola in fiamme e il desiderio di correre via. Il principe, forse notando il mio tono triste e spaventato, si alzò di scatto stringendomi in un forte e rassicurante abbraccio. «Non voglio sposare un uomo che non amo.»
«Capisco come ti senti...» sussurrò lui stringendomi più forte a sé e appoggiando le labbra sulla mia fronte. A quel punto ricambiai il gesto, avevo la netta sensazione che tutte le parole dei giornali fossero false. Everard non amava Adelaide e non la voleva sposare, stranamente cominciai a sentirmi euforica.
«È l'unico modo vero?» chiesi in un sospiro allontanandomi da lui. Volevo guardarlo negli occhi, volevo sentirmi a casa per un attimo. Come avevo fatto a non notarlo da ragazzina? Come avevo fatto a innamorarmi di Phil quando potevo perdermi in quegli occhi così verdi?
«No, però questo è il più sicuro» sospirò Everard. «Con Lord Bradstreet, Mary, non dovrai mai fingere di essere una di noi, potrai usare la magia... potrai essere te stessa. Sa chi sei ed è felice di aiutarti. Inoltre ho già chiesto il permesso a tuo padre e a Gilbert, se non l'avessi fatto probabilmente mi avrebbe spaccato la faccia, ad ogni modo, se è per la tua felicità sono d'accordo.»
«Gilbert è contento di questo?» domandai quasi delusa, credevo che mio fratello non avrebbe mai permesso a uno sconosciuto di portarmi via da lui e invece mi aveva venduta al miglior offerente senza parlarmene.
«Assolutamente no» rise Everard ed io tirai un sospiro di sollievo. «Sono contento di aver parlato con lui al telefono... se lo avessi fatto di persona mi avrebbe preso a pugni.»
«Voglio mostrarti una cosa» dissi piegandomi per raccogliere da sotto il letto la lettera di mia madre, poi con mani tremanti la porsi a Everard, il quale, visibilmente confuso, l'afferrò e iniziò a leggere le ultime confessioni di Lucia Osborne.
Parola dopo parola il suo viso divenne più duro e i suoi occhi lucidi, infine abbassò il foglio e puntò quei due smeraldi nei miei zaffiri, come li aveva definiti la stampa. Perché Everard doveva essere sempre così bello?
«Sii onesta con me, Mary, te ne vuoi andare da Salem per questo?» chiese quasi digrignando i denti, come se fosse stato colto da una furia improvvisa. In realtà mi spaventò non poco, sentivo quasi il mio potere bussare per avvisarmi che era pronto ad intervenire, ma non contro di lui. Il mio potere stava reagendo ai suoi sentimenti, come se potesse nutrirsi di essi esattamente come faceva con i miei.
«All'inizio pensavo che questa idea mi fosse arrivata perché avevi scoperto il mio segreto» mormorai decidendo di essere totalmente onesta con lui. «Avevo paura che ci denunciassi e volevo scappare prima che succedesse.»
«Non l'avrei mai fatto, Mary!» dichiarò lui, offeso dal fatto che ci avessi anche solo pensato, ed io cominciai a sentirmi in colpa per averlo fatto.
«Quando ho capito che non sei come tuo padre, ho cominciato anche a realizzare che erano quelle parole che mi spaventavano» dissi senza guardarlo.
«Se è per questo, non devi partire, Mary» dichiarò lui con tono pieno di speranza. «Ti posso proteggere dalle streghe. Qui non sei sola, qui hai la tua famiglia e me... là solo un uomo che non hai mai visto. Io ti posso proteggere, lasciami questo onore, ti prego!»
«E se dovessero scoprire che sono viva? Voglio dire, mia madre ha mentito. Ci siamo promesse di non usare mai più la nostra magia, ma lei la usava sempre su di me. Mi ha trasformata in un fantasma, mi ha costretta a non soffrire per la sua morte... forse mi ha anche convinta che partire sia la scelta giusta. E chissà cos'altro ha combinato con la mia mente» dissi ormai fuori di me. «Ma, vedi Everard, se questo è vero, significa che riteneva che dopo la sua morte le streghe che vogliono il trono di tuo padre avrebbero potuto trovarmi, magari senza la sua protezione mi riteneva indifesa e debole. In fondo Charlotte ha ragione, mamma aveva paura di me! Io non posso e non voglio essere la causa della vostra sofferenza, quindi se mia madre vuole la mia partenza non ho altra scelta se non assecondarla.»
«Abbiamo sempre un'altra scelta» precisò Everard scuotendo la testa. Chiusi gli occhi e tirai un profondo respiro lasciando che la magia defluisse in me e, per la prima volta da anni, cominciai a sentirmi rigenerata, come un fiore che torna a splendere. Sorrisi puntando i miei occhi in quelli di Everard e afferrando le sue mani.
«Se avessi un'altra scelta, quella saresti tu» dissi con un sorriso complice, ma senza far uscire alcun suono dalla mie labbra. Avevo usato la mia magia dopo tanti anni, ma era stato semplice come respirare... così naturale che mi chiesi perché avessi smesso. Anche in quello non c'era nulla di sbagliato, era solo un'altra parte di me. Everard sorrise come se gli avessi appena fatto il più bello dei regali a mi appoggiò una mano sul fianco per attirarmi a sé.
«Devo confessarti una cosa, Mary» disse un po' titubante e visibilmente a disagio. «Quando eravamo piccoli io avevo veramente una cotta per te. Era questo che volevo dirti quando sono corso da te il giorno del compleanno di Thomas, sono uscito talmente in fretta che il mio sarto ha dato di matto. Però quando ti ho guardata negli occhi non ci sono riuscito, mi sembravi felice e ho pensato che non fosse giusto. Perciò ho semplicemente espresso la mia opinione su Phil, quello lo potevo fare.»
Scoppiai a ridere proprio come avevo fatto quel giorno procurandomi da parte sua lo stesso identico sguardo, era carino esattamente come undici anni prima.
«Non ero felice, Everard! Me lo ricordo chiaramente: stavo sorridendo perché eri buffissimo! Avevi i vestiti tutti storti e i capelli scombinati... ho riso fino a star male dopo che sei andato via.»
«Non credo che questo sia di gran sollievo» borbottò lui ancora con sguardo cupo. Così lo colpii a un braccio per farlo sorridere, ma Everard si limitò a stendersi sul letto.
«Avresti dovuto dirmelo» lo rimproverai sistemandomi accanto a lui, sapevo che le stelle non le avevo fatte apparire e che il soffitto era brutto come sempre, ma io le potevo quasi vedere e sentivo anche il vento gelido che ci accompagnava i capelli in quelle nottate invernali. Eravamo folli!
«Avresti lasciato Phil per me?» chiese Everard quasi amaramente. «Avrei fatto solo la figura dello stupido.»
«Non lo so...» dissi appoggiandomi al suo torace per poterlo guardare negli occhi, sentivo il suo petto alzarsi e abbassarsi sotto la mia mano ed era stranamente piacevole. «Non hai paura di quello che ti potrebbe fare tuo padre se scoprisse che mi hai aiutato a scappare?» domandai di getto sfiorando con un dito il livido sulla sua guancia. Fortunatamente era quasi guarito, tuttavia io percepivo comunque il dolore che aveva provato e le emozioni che aveva sentito in quel momento. Ricordavo ancora con estrema inquietudine i lividi e i labbri spaccati che fingevo di ignorare quando abitavo a Salem Village. Avevo parlato con mio padre di questo e ricordavo esattamente il suo consiglio, forse perché ai tempi mi era apparso privo d'importanza, eppure ora sembrava così saggio: resta accanto a lui. E poi non aveva aggiunto altro. Tredici anni prima pensavo che volesse dire gioca con lui, parla con lui... sii sua amica. Ora capivo che intendeva resta letteralmente al suo fianco, allevia la sua sofferenza con la tua presenza. Questo pensiero però mi riportò ancora una volta alla lettera di mia madre.
«Sopravvivrò» disse Everard con le labbra a un soffio dalle mie. Un attimo dopo ci stavamo baciando con passione e desiderio. Le nostre mani scivolarono alla scoperta del corpo dell'altro nella speranza di poter imprimere a fuoco, nelle nostre menti, ogni sospiro di quel momento. Lo stesso fuoco che bruciava sotto la mia pelle nuda dove le sue mani scorrevano con calma. I nostri cuori battevano uno accanto all'altro. Lentamente e presa da un istinto incontrollabile, iniziai a sbottonare la camicia di Everard mentre i suoi baci scendevano lungo il mio collo e verso il mio petto. Mai in vita mia avevo provato emozioni simili. Il principe mi strinse a sé facendo scivolare via la sua camicia, mentre le mie mani seguivano il contorno dei suoi muscoli scolpiti (doveva allenarsi parecchio). La mia magia, poi, sembrava impazzita, come se non riuscisse a decidersi: nutrirsi delle emozioni di Everard o delle mie? In effetti sembrava quasi muoversi tra noi come un avvolgente drappo dorato.
Eppure nonostante tutto, ancora non riuscivo a trovare quella situazione sbagliata, anzi ora che sapevo con assoluta certezza che non era innamorato di Adelaide, era semplicemente perfetta.
A quel punto, come se la Dea avesse voluto proteggerci da qualche futura delusione, bussarono alla porta due volte. Istintivamente, confusa e accaldata, mi spostai da Everard, il quale mi guardò con un sorriso ammiccante... era irresistibile.
«Mary» chiamò Gilbert bussando ancora due volte.
«Oh no!» sussurrai sistemandomi i vestiti decisamente imbarazzata, l'ultima cosa che volevo era essere beccata dal mio irruento fratello con il futuro re di Salem in una situazione a dir poco compromettente!
«Mary» sussurrò con voce roca Everard baciandomi un'altra volta: sembrava quasi che non riuscisse a staccarsi da me. Poi, con molta fatica, si allontanò infilandosi la camicia e mi guardò per un lungo momento, quasi stesse meditando su qualcosa di estremamente profondo. «Andrà tutto bene» disse invece, ma ero sicura che non stesse veramente pensando a quello. Lo capii dal velo di tristezza che riempì i suoi occhi.
«Andrà bene. Grazie, Everard» dissi ancora una volta nella sua mente, cercando di non leggere quello che veramente lo tormentava. Everard sorrise debolmente baciandomi sulla fronte.
«Dimmi quando sarai al sicuro. Aspetterò» mi ordinò mentre io aprivo di nuovo il passaggio segreto. Poi, senza aspettare risposta, uscì dalla mia camera e aprì la finestra, mentre mio fratello bussava ancora alla porta. Everard mi lasciò un altro lungo bacio che disse esattamente tutto quello che entrambi non avevamo il coraggio di pronunciare. Poi si calò dalla finestra, rischiando quasi di cadere per raggiungere il tronco dell'albero. Trattenni il fiato guardando verso la porta, per paura che Gilbert riuscisse a entrare. Quando mi girai di nuovo verso l'esterno trovai Everard fermo sul prato che mi guardava sorridendo, mi fece l'occhiolino e se andò nel buio della notte. Stranamente mi trovai a chiedermi quante volte lo avesse fatto o quante ragazze avesse incontrato in questo modo, sentendo un forte nodo allo stomaco.
Cercando di eliminare quel terribile pensiero e riordinandomi il più possibile, aprii la porta e guardai Gilbert con finto sbigottimento.
«Cosa succede?» domandai.
«Everard mi ha chiamato oggi pomeriggio. Abbiamo parlato di una cosa molto importante che riguarda il tuo futuro, so che avrei dovuto dirtelo prima ma Everard voleva farlo di persona. Ormai però dubito che farà in...» tuttavia Gilbert non finì la frase, con passo deciso mi superò e raggiunse la finestra. Io mi sentii sbiancare: non poteva averlo capito! «Immagino che tu sappia già tutto, ma forse dovremmo parlarne comunque» concluse con un sorriso impertinente, facendomi divampare.
Come aveva fatto a capirlo?!
«Sono uscito anch'io qualche volta dalla finestra da giovane, in realtà ho insegnato io a Everard questo trucchetto» spiegò Gilbert con un sogghigno, forse notando la mia espressione. Ridendo chiuse la finestra, ma quando i suoi occhi si scontrarono di nuovo con i miei tutta la sua allegria scomparve.
«Stai bene?» chiese afferrandomi il viso con le mani, quasi volesse leggere i miei pensieri attraverso i miei occhi.
«Hai una brutta influenza sul principe» dichiarai per smorzare il mio imbarazzo. «Forse è meglio se parliamo anche con Edwin.»
«Sì, forse è meglio» disse Gilbert abbracciandomi.

Buongiorno!
Ecco la seconda parte! Cosa ne pensate di questi due matrimoni?
Secondo voi perché la madre di Mary vuole che lei lasci Salem?
Lucia ha veramente incantato la lettera?
Riuscirà Mary a lasciare Salem?
Spero vivamente che il racconto vi stia piacendo o anche, perché no, emozionando e che non risulti noioso. Dal prossimo capitolo si entrerà nel finale della storia (anche se la fine è ancora lontana😉) e ci saranno più scene movimentate.
Fatemi sapere le vostre impressioni!
Ancora una volta vi ringrazio per i commenti, le stelline e le visualizzazioni! ❤️
Baci.❤️
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