12. Seconda Parte

Eravamo arrivate da diverse ore e Charlotte aveva passato gran parte di quel tempo a ballare con Alan o con altri ragazzi e anche con qualche sua amica. Sembrava divertirsi tantissimo. Al contrario, io avevo danzato solo una volta con lei e una con i miei fratelli per poi rintanarmi su un piccolo divano nell'angolo della stanza. Forse non ero realmente morta, ma lì dentro ero un fantasma... nessuno mi aveva invitata a ballare. Così ero rimasta a fissare i miei fratelli danzare con diverse ragazze (sicuramente Gilbert stava avendo più successo) o Charlotte. Qualche volta mi ero concessa di studiare anche il principe, esattamente come stavo facendo in quel momento. Era bellissimo, sembrava quasi perfetto... il che non era una buona cosa, dal mio punto di vista la perfezione porta con sé qualcosa di oscuro che finisce sempre per ferire chi la circonda.

Un po' come guardare un perfetto principe danzare con la sua futura splendida moglie.

Il primo ballo di un evento mondano come quello, da tradizione, era riservato al re e alla sua regina. Poi veniva il principe ereditario con la futura moglie, in questo caso, e a seguire i suoi fratelli. Era stato bello vedere la piccola Lia ballare con un bambino poco più grande di lei. Anche Everard li guardava sorridendo.

Solo quando il re lasciava la stanza iniziavano le vere danze. Infatti non fece nemmeno in tempo a chiudersi la grande porta alle spalle che la musica era già cambiata e i ragazzi si erano buttati in pista. Da quello che sapevo, per esperienza, i reali a quel punto raggiungevano il lato opposto del castello dove passavano il resto della serata con gli amici più intimi. Solo ai principi era concesso restare. Una volta, con Everard, ci eravamo intrufolati in una di quelle feste esclusive, nascondendoci sotto un tavolo, ma era così noiosa che ci eravamo addormentati uno sull'altro. Fortunatamente ci aveva scoperto mia madre, che si era limitata a farci uscire di nascosto. Al tempo ero poco più piccola della principessa Lia.

Stranamente il ricordo mi fece sorridere più di quanto credessi, chissà perché lo avevo scordato. Mi ero divertita veramente tanto con Everard.

«Come va, Emeline?» chiese Charlotte sedendosi accanto a me, era accaldata e si sventolava una mano inguantata davanti al viso.

«Mi sento invisibile» mormorai facendola ridere. «Posso farti una domanda, Charlotte?»

«Certo» rispose lei bloccandosi di colpo.

«Come hai fatto a capire che non stavate più giocando, tu e Alan?» domandai ripensando al suo discorso di poco prima.

«Ad un certo punto abbiamo smesso di rincorrerci e ci siamo fermati a parlare, a quel punto ho capito di essere innamorata di lui» rispose con un sorriso ampio e le guance preso un tocco di rosso più intenso.

«Forse fuori da Salem c'è un Alan anche per me» sussurrai abbassando lo sguardo.

«Ne sono certa!» disse Charlotte rassicurante. «E quando il principe Everard sistemerà le cose con loro, potrai tornare qui con il tuo Alan e saremo di nuovo una famiglia. Passeremo il Natale insieme.»

Io annuii, incapace di distruggere il sogno di mia cugina, nel mio cuore però sapevo che il nostro sarebbe stato un addio definitivo. Non avrei assistito alle nozze dei miei fratelli, non sarei impazzita con Charlotte il giorno del suo matrimonio. Non avrei visto i miei nipoti, ma ero sicura che Gilbert sarebbe stato un ottimo padre un giorno. Improvvisamente mi resi conto che nemmeno la vita fuori Salem sarebbe stata perfetta, forse nemmeno facile... però avrei liberato loro da un terribile peso.

In quel momento un ragazzo alto si avvicinò sorridendo. Era un tipo piacevole, dalla carnagione leggermente più ambrata rispetto a Charlotte o a me. I suoi occhi, di un blu profondo, erano estremamente dolci, come il suo sorriso. E la sua mascella marcata lo rendeva simile ad una statua. Il vestito, dello stesso colore dei suoi occhi, sembrava essergli stato cucito addosso e questo lo rendeva terribilmente affascinante. Oltretutto, la sua corporatura era scolpita e solida come quella di Everard o delle guardie reali, ma era normale, dato che seguiva il corso militare nel pomeriggio doposcuola per entrare nell'accademia. I ricchi di Salem credevano ancora che fosse un onore morire per il proprio re. Tuttavia dovetti concordare con mia cugina: Alan era un ragazzo bellissimo!

Charlotte scattò in piedi, avvicinandosi al ragazzo che era arrivato con Alan. Era molto più gracile dell'amico, con una folta capigliatura riccia e occhi magnetici, anche se non avrei saputo definire il colore, forse marrone o ambra. Tuttavia aveva una leggera macchiolina che rendeva un'iride più scura dell'altra.

«Emeline, lui è il migliore amico di Alan, Frederick» spiegò Charlotte indicando il ragazzo dagli occhi marroni.

«Piacere» disse lui allungandomi la mano, che afferrai senza esitare. «Ho notato che avete passato tutta la serata da sola, volete concedermi questo ballo?»

«Oh! Che carino!» disse Charlotte euforica. Io però avevo la strana idea che fosse tutta farina del suo sacco. «Un meraviglioso cavaliere e un abito da favola, farai invidia a tutte le ragazza della sala» aggiunse facendomi l'occhiolino. Sì, Charlotte aveva organizzato tutto, magari per fare ingelosire Everard, sempre concesso che fosse possibile far ingelosire un principe. Soprattutto perché, nemmeno usando tutta la magia di cui ero fornita, avrei potuto eguagliare la ragazza che stava ballando con lui.

«Non fare la timida» borbottò Charlotte tirandomi in piedi e spingendomi praticamente tra le braccia di Frederick, che con grazia e quasi nessuna sorpresa mi afferrò al volo rivolgendomi un cordiale sorriso. «La mia amica Emeline è molto timida, ma non devi darle del voi... il tu andrà benissimo, Frederick» aggiunse Charlotte afferrando Alan per mano e conducendolo verso il centro della sala.

«Charlotte fa sempre così?» chiesi confusa al mio cavaliere.

Lui scoppiò a ridere. «In realtà è anche peggio, penso che sia per questo che piace ad Alan... ha sempre odiato la banalità. Ora balliamo!»

«Con molto piacere!» dissi allegramente lasciandomi condurre in mezzo alla sala.

Alla fine ballare con Frederick risultò più piacevole del previsto e mi divertii da morire, avevo dimenticato quanto fosse bello danzare, andare alle feste e ridere. Avevo dimenticato cosa significasse essere vivi.

Eppure questa piacevole emozione si spense quando un uomo mascherato si avvicinò a noi afferrando Frederick per un braccio. «Posso ballare con la vostra dama?» domandò e dentro di me si spezzò qualcosa, conoscevo quella voce. Certo era mutata e decisamente più profonda, ma ero certa che fosse Phil Martin! Non doveva lavorare? E dov'era sua moglie? Perché non ballava con lei? Un terribile presentimento cominciò a farsi largo dentro di me: forse Everard non mentiva e Phil non era un uomo fedele. E questo pensiero, per quanto ingiustificato, cominciò a distruggere l'idea dell'uomo, o meglio marito, perfetto che mi ero fatta di lui per anni.

Per chi non lo sapesse, un'illusione che si spezza ha lo stesso suono di vetro che si frantuma a terra in una stanza silenziosa e buia.

«In realtà stavamo ballando noi» mormorò il mio cavaliere buttando l'occhio su Charlotte e Alan. Il mio sguardo invece si spostò istintivamente su Gilbert, che aveva smesso di ballare e aveva fatto un passo verso di noi. Così gli rivolsi un sorriso allegro che lui ricambiò prima di tornare dalla sua dama, una giovane donna dai capelli neri, dall'aria vagamente familiare.

In fondo non c'era nulla di cui aver paura, era solo un ragazzo che voleva ballare con me, doveva essere normale ad una festa simile. Eppure nel momento in cui spostai di nuovo lo sguardo su Phil mi resi subito conto che ero in un bel casino.

«Mary?» domandò sorpreso facendo un passo in avanti. Per quanto il mio cuore urlasse di gioia per essere stata riconosciuta dall'amore della mia vita, il mio corpo si spostò all'indietro e la magia che viveva sotto la mia pelle cominciò a creare una sorta di barriera protettiva all'interno del mio corpo, come uno scudo magico.

«Deve essersi confuso...» disse Frederick leggermente turbato. Io stavo già cominciando a sudare freddo. Mi hanno scoperta, non riuscivo a pensare ad altro.

«Marilyn Osborne?» domandò ancora Phil facendo un altro passo verso di me. Istintivamente mi spostai all'indietro finendo però dritta tra le braccia di un altro ragazzo che mi afferrò per i fianchi spostandomi di lato con disinvoltura. A quel punto sentii una scarica elettrica attraversarmi il corpo, come se la magia stesse caricando al massimo la sua forza, pronta a fermare qualsiasi aguzzino. Fortunatamente non servì, perché il ragazzo senza maschera al mio fianco altri non era che Lord Thomas Toothaker. Tirai un sospiro di sollievo cercando di placare l'energia che invadeva il mio corpo e il mio cuore.

Sapevo che non ero al sicuro, ma vedevo in Lord Toothaker un viso amico, anche se era cambiato molto negli anni. Fortunatamente i giornali lo aveva fotografato abbastanza spesso da non permettere alla mia mente di scordarsi quell'espressione da schiaffi. Sì, avete capito bene: non nutrivo molta simpatia per quel bambino da piccola, forse perché mi tirava sempre i capelli! Ed io non potevo fare lo stesso perché lui era un Lord... dovermene stare zitta e buona, quella era la vera tortura. Con Everard le cose erano diverse, lui non andava a raccontare tutto a suo madre. Mi faceva un dispetto ed io lo facevo a lui, così poi potevamo andare a mangiare le caramelle al fiume in santa pace.

«Lei è la terza bella ragazza che questa sera finge di venirmi addosso per poter ballare con me!» disse rivolgendosi ai miei due contendenti. «Temo di doverle accontentare tutte prima che sorga il sole» aggiunse e senza darmi il tempo di ribattere mi afferrò una mano spostandomi dai due ragazzi.

Solo quando fummo al centro della sala, poco lontano dal principe si bloccò e con un gesto secco mi girò verso di sé afferrandomi con fin troppa sicurezza il fianco e mettendo la mano fin troppo in basso. Schifata provai a ribellarmi, ma la sua presa si fece più decisa.

«Se fossi in voi, Mary, non lo farei» disse al mio orecchio piegandosi in avanti. «Forse Phil vi ha riconosciuta, ma non verrà a importunarvi se fingete di divertirvi. Probabilmente penserà anche di essersi sbagliato. D'altronde Marilyn Osborne non ballerebbe mai con me» spiegò facendomi l'occhiolino.

Mentire. Se volevo uscirne viva dovevo mentire... o usare la magia, ma quella solo in caso di emergenza. «Non so di cosa stiate parlando, Milord.»

«Chiamatemi solo Thomas» disse sorridendo, «e sì che lo sapete! Ho capito chi siete nell'esatto momento in cui vi ho vista dallo schermo di sicurezza. Questa maschera da un risalto particolare ai vostri occhi.»

Mentire non era più un'opzione. Ora mi restava solo la magia...

«Cosa vuoi?» domandai arrogantemente.

«Mi dai del tu? Mi piace!» rise. «Ad ogni modo, volevo solo aiutarti con Phil, o preferivi cuocere sulla collina?» domandò facendomi girare, per poi portarmi fin troppo vicino a lui. Non avevo idea se quella tecnica funzionasse con le altre donne, ma io stavo cominciando a sentirmi veramente a disagio.

«Sono contento che i tuoi capelli siano rimasti esattamente come quando eri bambina, adoravo giocare con questi ricci! Mi sono sempre chiesto cosa sarebbe successo se ci avessi infilato dentro una penna!» rise Thomas sfiorando un ciuffo ribelle, mentre la musica prendeva una nota più lenta. Secondo le usanze reali a quel punto il ballo diventava più tranquillo e la coreografia meno elaborata, ma sicuramente non così intima da permettere a Thomas di appoggiare le sue mani alla base della mia schiena. Perciò mi aggrappai alle sue spalle in modo da creare più distanza possibile tra di noi.

«Dovevo aspettarmelo che il principe avesse finalmente scoperto che eri ancora viva. Everard che fa i salti mortali per una donna? Dovevi per forza essere tu!» rise Thomas un attimo dopo.

«Perché non mi denunci e basta?» borbottai infastidita.

«Primo, perché se lo facessi Everard troverebbe sicuramente una scusa per farmi dondolare accanto a te e lui conosce molto bene gli scheletri nel mio armadio» disse puntando i suoi occhi nei miei. Erano di una tonalità particolare, un verde chiaro bagnato in filamenti ambra. «E poi perché so che non tutte le streghe sono cattive. Non sono d'accordo con le impiccagioni pubbliche senza equo processo» spiegò. Io restai a guardarlo in silenzio, non avevo idea di cosa dire. «Quando ero piccolo stavo giocando nelle segrete e ho incontrato un uomo, sembrava gentile all'inizio però le guardie mi portarono via in fretta. A quanto pare quell'uomo aveva ucciso dieci persone... sono tantissime! Eppure lui non è stato arso al rogo, ma condannato alla prigionia. Quanti uomini hai ucciso tu? Nessuno immagino... e se io, ora, dicessi strega a voce abbastanza alta da essere sentito dalla guardia laggiù, tu domani saresti condannata a morte.»

«Non è giusto...» mormorai incapace di contenermi e lasciando cadere le braccia lungo il fianco. Pessima scelta. Thomas approfittò dell'occasione per farsi ancora più vicino.

«No, non lo è. Specialmente non per te e la tua famiglia! Siete sempre stati buoni con noi, anche se i nostri genitori vi trattavano come animali!» disse con una strana luce negli occhi che mi fece rivedere l'opinione che avevo di lui.

«Quindi non urlerai strega attirando l'attenzione di tutti?» chiesi alzando gli occhi per incrociarli con il suoi. Era snervante dover elemosinare grazia da chiunque incrociasse il mio sguardo.

«No e non mi preoccuperei nemmeno di Phil» rispose Thomas con un sorriso caldo. «Everard sistemerà sicuramente le cose anche con lui.»

«Grazie» mormorai abbassando lo sguardo. Anche dover ringraziare per rimanere viva era snervante, ma soprattutto umiliante.

«Non devi ringraziarmi, lo faccio per Everard. Presto sposerà Adelaide e, conoscendolo, non avrà più nessuna occasione di essere felice... non tradirà mai sua moglie dopo le promesse» disse facendomi l'occhiolino.

Lo guardai schifata. «Non sono qui per questo!» mormorai offesa. «Per me il principe Everard è un uomo impegnato.»

Thomas scoppiò a ridere attirando l'attenzione delle ragazze che ballavano accanto a noi. «Sinceramente non so quale sia il motivo per cui sei qui, ma vedi di non spezzare il cuore del mio amico ancora una volta.»

«Si può sapere perché lo dite tutti? Io non ho spezzato il cuore di nessuno!» dissi esasperata spostandomi da lui. Feci una riverenza. «Grazie per il ballo, Lord Toothaker.»

Senza voltarmi uscii dalla stanza e mi diressi a passo veloce verso il buffet. Dentro di me mi sentivo combattuta: ero offesa dal modo in cui mi aveva trattata (come se fossi un giocattolo del principe), ma temevo anche che la mia reazione lo avesse offeso in qualche modo. La mia vita era nelle mani di uomini capricciosi e volubili, improvvisamente l'idea di lasciare Salem ed essere finalmente libera non mi dispiaceva più così tanto.

Eppure non riuscivo a darmi pace. Volevo usare la mia magia, volevo ballare con Everard e... volevo mangiarmi la montagna di dolci che si trovavano sul quel ricco buffet! Erano anni che non vedevo tanto ben di Dio tutto in un unico posto.

Questo sì che è il paradiso!

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