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Mi tirai a sedere massaggiandomi la testa mentre accendevo la candela sulla vecchia sedia arrugginita, poi mi guardai attorno per un lungo momento. La mia camera, se così la vogliamo chiamare, era un rettangolo occupato principalmente dal letto, una vecchia sedia e un ammasso di libri ammuffiti: lo stesso odore che era impregnato su ogni cosa in quel buco, perfino sulle mie sgualcite coperte. Scossi la testa cercando di eliminare il sogno ricorrente che avevo appena fatto, un sogno splendido, ma che diventava estremamente doloroso quando aprivo gli occhi. C'era il cielo, un buon profumo di pane e il sole che mi scaldava il viso. Cavolo! Da quanto tempo non vedevo il sole?

Stavo per alzarmi, quando un rumore di ingranaggi mi spinse ad allontanarmi dalla piccola porta di legno. Il cuore, nonostante sapessi che dall'altro lato quel nascondiglio era completamente celato dal vecchio armadio, cominciò a battermi forte e questo perché avevo paura. Ormai quella triste emozione era la mia migliore amica.

«Cavolo, Mary! Fai proprio schifo!» rise mia cugina Charlotte quando la sua testa comparve oltre il buco. Accese la luce della mia stanza e mi osservò mentre spegnevo la candela. «Ancora brutti sogni?» mi chiese aprendo di più la porta, così che io potessi uscire.

La camera di mia cugina era decisamente più grande della mia, ma tutto mi sarebbe sembrato immenso fuori da quel buco. Aveva un letto spazioso, una scrivania con un grande specchio e un armadio capiente pieno di bei vestiti, o almeno belli per quel poco che potevamo permetterci.

«In realtà il sogno era bello» ammisi avvicinandomi alle tende scure che coprivano la finestra. La tentazione di scostarle per vedere fuori fu immensa, ma per fortuna Charlotte comprese le mie intenzioni e mi allontanò con un gesto secco.

«Vorrei solo poter vedere il cielo ancora una volta!» borbottai indispettita mentre lei si sedeva alla scrivania. Indossava l'abbigliamento tipico da scuola: una gonna lunga color topo e una camicia bianca con un colletto a cuore, era davvero divina. Un senso d'invidia cominciò a rodermi dentro: chissà come sarebbe stato finire gli studi con altri miei coetanei? Forse anch'io, come Charlotte, avrei partecipato alle feste e avrei avuto vari spasimanti. Forse... ma io ero un fantasma e Charlotte nemmeno una strega.

«Lo sai benissimo che tu sei morta e i morti non se ne vanno in giro sotto al sole, o almeno... non dovrebbero!» mormorò girandosi verso di me con occhi sbarrati, scoppiai a ridere avvicinandomi a lei.

«Charlotte, nessuna strega può risuscitare i morti... sono solo favole che servono per spaventare quelle persone sciocche che vivono là fuori!» dissi scuotendo la testa e indicando la finestra oscurata. Poi sospirai alzando gli occhi verso il soffitto, quella piccola lampadina elettrica era l'unica luce che potevo permettermi di vedere.

«Meno male!» esclamò lei girandosi verso lo specchio e dandomi così le spalle. «Mary, potresti farmi un'acconciatura splendida?» mi chiese sorridendomi attraverso il vetro. «Oggi Alan mi chiederà di partecipare al ballo, ne sono convinta!» disse tutta fiera drizzando la schiena. Charlotte frequentava l'ultimo anno del liceo, il che per noi era l'ultimo anno di studi, non potevamo permetterci le spese di una scuola prestigiosa come l'università. Sorrisi afferrandole le spalle.

«E se invece invitasse Elaine?» chiesi piegandomi verso di lei. Charlotte fece una smorfia disgustata. «Pensaci: ha molti più soldi di noi, quasi ai livelli di Alan.»

«Però io ho più classe e sono decisamente più bella, vedrai che inviterà me!» ribatté lei mentre mi adoperavo per sistemarle l'acconciatura. I suoi capelli erano sempre stati setosi e lisci, di un giallo paglierino come quelli di mio padre e mio zio. Sfortunatamente io avevo preso da mia madre e i miei erano un ammasso scombinato color nocciola, in compenso i miei occhi azzurri erano molto più accessi di quelli marroni di mia cugina. Anche se nessuno avrebbe potuto bearsi di ciò.

«Guarda!» esclamò all'improvviso Charlotte passandomi il giornale. Mi infilai la forcina in bocca per tenerla aperta con i denti e afferrai il quotidiano che mi stava porgendo. «È così patetico!»

«Disumano credo che sia la parola più appropriata» la corressi sedendomi sul letto e appoggiando la forcina sullo scrittoio in legno bianco. L'articolo mi aveva lasciata esterrefatta: era scoppiata una nuova ondata di pestilenza oltre oceano e ovviamente avevano accusato le streghe di questo! Lo trovavo così ingiusto... le malattie fanno parte di questo mondo, succedono e basta. Perché all'improvviso un comune raffreddore dovrebbe diventare una maledizione?

«Ci sarà ancora più terrore per le strade... questa storia non finirà bene» mormorai con le mani tremanti. Forse io sarei stata salva, nascosta tra due pareti ammuffite, ma mia madre e la bambina che portava in grembo?

Charlotte mi guardò come se avessi appena detto la cavolata più grande della mia vita. «Mi riferivo all'articolo sotto, Mary» borbottò scuotendo la testa e infilandosi una forcina per tenere fermo un ciuffo ribelle. Così abbassai lo sguardo ed esaminai l'immagine in fondo alla pagina. Ritraeva la famiglia reale, splendidi e impeccabili come al solito. Il titolo riportava le seguenti parole: Il Principe cerca disperatamente moglie. Involontariamente scoppiai a ridere.

«Questa era la reazione giusta, mia giovane fantasmina!» disse Charlotte girandosi verso di me. «È assurdo pensare che un principe sia disperatamente alla ricerca di una moglie. In fondo lo sanno tutti che lui le donne le ama tutte!» disse facendomi l'occhiolino ed io scoppiai a ridere ancora più forte.

«Sua sorella è così dolce però...» sussurrai osservando la foto. Era una piccola peste di forse nove anni con occhi verdi e capelli rossi scompigliati tanto quanto i miei, aveva un'espressione così buffa!

«Sua sorella? La principessa Audry! Quella è peggio di una vipera... però si è sposata un principe indiano se non sbaglio. Buon per lei, così non deve restare a vivere qui» borbottò Charlotte, sbagliando evidentemente sorella. «Per di più è parecchio bruttina» aggiunse piegandosi per guardare la foto.

«Solo perché la stai guardando dalla parte rovescia» dissi sorridendo, anche se in realtà al confronto delle altre Wardwell era la più brutta. Forse perchè era l'unica tra le sorelle ad aver ereditato i capelli neri del padre, che rendevano ancora più pallida la sua carnagione biancastra, o forse era quel naso aquilino o i piccolo occhi scuri. La principessa Audry era la maggiore dei figli, solo che, ahimè, non avrebbe mai potuto indossare la corona dato che era una monarchia con discendenza maschile la nostra. Perciò il principe Everard (un nome parecchio bizzarro!) terzo figlio del re William era l'unico a poter ambire alla corona insieme alla sua futura moglie, se mai ne avesse trovata una!

«In realtà, pensandoci bene, forse è veramente disperato il povero Everard» disse Charlotte radunando le sue cose per la scuola. Un altro forte senso d'invidia mi storse le budella, ma ormai ci ero abituata.

«Siete amici adesso?» chiesi ridendo. «Si dice Sua Altezza Reale il Principe Everard

Charlotte mi rivolse un'occhiataccia. «Con un nome così dovrebbe solo nascondersi! Infatti ha già ventisei anni e ancora non ha un anello al dito! Un cosa un tantino ardita per un membro della famiglia reale.»

«Non disperare, Charlotte, troverà una moglie presto o tardi» dissi rubando un pezzo di pane dal piatto posato sullo scrittoio. Cavolo quanta fame che avevo!

«Ne sono certa! Con quegli occhi così verdi, i capelli neri e quel petto scolpito troverà sicuramente una moglie. Ammettiamolo è terribilmente attraente» convenne Charlotte assai convinta e forse anche un po' invidiosa della futura regina. «Se poi fosse anche simpatico... se non sbaglio tu lo hai conosciuto, quando tuo padre lavorava a corte come cuoco?»

Io annuii, sembrava trascorsa una vita ed in effetti così era, almeno per me. «Ho giocato con lui, mi portava le caramelle di nascosto perché noi non potevamo permettercele» dissi sorridendo a quel piacevole ricordo. Tutto era più bello prima della mia morte, forse per questo mi mancava la vita a corte.

«Quindi è anche generoso!» disse Charlotte infilandosi dei vecchi stivaletti. «Direi che disperatamente non è il termine adatto. Semplicemente non ha voglia!»

Sorrisi nello stesso momento in cui due bussate provennero dalla porta chiusa a chiave, Charlotte la serrava sempre prima di farmi uscire. Istintivamente ci guardammo, entrambe con la stessa espressione confusa e impaurita.

«Chi è?» chiese Charlotte restando totalmente immobile. La gamba sollevata, gli occhi sbarrati e lo stivaletto in mano.

«Sono Lucia» disse la voce dall'altra parte ed entrambe tirammo un sospiro di sollievo. Lucia Osborne altri non era che mia madre, così andai ad aprire la porta sorridendo, ma l'allegria morì sulle mie labbra appena vidi il suo viso pallido.

«Madre, che succede? Non vi sentite bene?» domandai osservando il pancione sporgente e la sua pelle verdognola. Era chiaro che stava male! «Sedetevi» ordinai indicandole il letto di Charlotte.

«Sto bene, tesoro!» disse lei stringendo tra le mani un vecchio libro. «Andrò a riposare e domani sarà tutto passato, il medico ha detto che non è nulla.»

«Siete sicura?» chiesi, sentivo i polpastrelli formicolare chiedendomi di liberare quella magia che nasceva dentro di me, ma non potevo. Avevo fatto una promessa.

«Tieni bambina!» disse mia madre porgendomi il libro. «Studia, mi raccomando, solo perché sei un fantasma non significa che tu debba essere anche un asino!» osservò sorridendo ed io feci altrettanto. Anche il sorriso lo avevo ereditato da lei, come il naso, la magia, i capelli, gli occhi e la forma sinuosa del corpo. Il che era un bene, così potevo indossare i suoi vecchi abiti: gonne lunghe e camicie larghe.

Sì, in pratica ero la sosia ventiduenne di mia madre.

«Vado a riposare» dichiarò mamma subito dopo, lasciandomi un bacio sulla fronte forse troppo larga. «Mi raccomando resta nascosta. Ti voglio bene, piccola streghetta» disse dolcemente prima di uscire.

«Fai vedere!» ordinò Charlotte strappandomi dalle mani il vecchio libro. «Edgar Allan Poe. Questo libro l'ho letto l'anno scorso. Inquietante.» Così dicendo, Charlotte mi restituì il volume e se ne andò chiudendosi la porta della camera alle spalle. Sconfortata e di nuovo sola, me ne tornai nel mio nascondiglio.

Questa era la noiosa vita di un fantasma a Salem.

Buongiorno! ❤️

Eccomi con il primo capitolo! Domani o dopodomani arriverà anche il secondo che però sarà sempre il primo 😂. No, non sono impazzita! Come dicevo è un piccolo esperimento quindi il libro sarà suddiviso in due: oggi abbiamo conosciuto Mary, domani arriverà un altro personaggio! Vi aspetto!

Baci.

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