To Hide A Secret


Allentò il nodo della cravatta, riuscendo a respirare solo dopo aver sbottonato anche il primo bottone della camicia. Sentiva un qualcosa riempirle la testa, che le girava.
Aprì il rubinetto di uno dei lavandini del bagno, e si rinfrescò il viso con l'acqua fredda.
Alzò il viso e volse lo sguardo al suo riflesso nello specchio: Come le era venuta l'idea di accettare?
Spostò i capelli all'indietro con una mano, facendo respiri profondi.

La porta del bagno si aprì, rivelando una ragazza vestita elegante: -Hey, Zoe, tutto bene?- chiese con voce calma, mentre le si avvicinava.
Questa, dal canto suo, non sapeva che risponderle: stava bene?

Le tornò alla mente quanto successo qualche giorno prima, quando aveva accettato di partecipare a quell'assurdità:

-Ho paura di chiedertelo- aveva detto l'altra, sfregandosi le mani, un po' fredde.
-Ah, ma io non posso sicuramente accettare, se non me lo dici- aveva detto allora lei, sorridendole per rassicurarla.
Luna, questo era il suo nome, parve tranquillizzarsi, almeno un po'. Deglutì nervosa, prima di porle la fatidica domanda: -Sembrerà strano, ma... Fingeresti di essere il mio ragazzo?- chiese. Si morse il labbro, quasi se ne fosse già pentita.
Zoe era interdetta: -Ehm... C'è un problema- prese parola, non sapendo da dove cominciare. -Io sono una ragazza, se non te n'eri accorta, Lu- continuò, temendo quasi di dirlo e deludere la ragazza.

Questa si strinse nelle braccia: -Lo sapevo, non dovevo chiedertelo, scusami Zoe, seriamente, io­- interruppe da sola il suo flusso di parole infinite. Zoe la trovava carina, per questo. Sorrise: -Ascolta, spiegami per bene cosa vorresti propormi, d'accordo?- le accarezzò una guancia, per calmarla.
A quante pare funzionò, perché Luna prese un respiro profondo e continuò: -Intendevo dire che dovresti anche fingere di essere un ragazzo Sempre se ti va, logico!- esclamò, mettendo le mani davanti.
-E perché mi chiedi questo?- domandò Zoe, portandosi una ciocca di capelli biondi dietro all'orecchio.
Luna la guardò dritta negli occhi: -Sabato ti porto a conoscere i miei.-

Insomma, Zoe si era trovata in quel casino solo per aiutare quegli occhi da cerbiatta di Luna.
Vide questa guardarla inclinando la testa, come aspettandosi una risposta da lei.
La bionda si schiarì la gola: -Sto bene, Lu, non c'è bisogno che ti preoccupi.- accennò un sorriso, mentre la vedeva avvicinarsi ancora.
La corvina si mise a sistemarle la cravatta: -Mi dispiace verti tirata in ballo in questa storia, davvero.- mormorò, abbassando il capo.
Le sollevò il viso con il pollice: -Senti, se sono qui, significa che ho accettato, no?- disse, guardandola più calma che poté. -Torniamo dai tuoi?- sorrise, per l'ennesima volta, come non riuscisse a farne a meno.

Una volta accomodatasi a quel tavolo, Zoe tornò a chiedersi come fosse possibile, per lei, trovarsi in quella stranissima situazione. Volse un sorriso ai genitori di Luna, sperando che la farsa reggesse per anche per il resto della serata.
-Sai, Alex, era da tempo che aspettavamo che nostra figlia mettesse la testa a posto e trovasse un ragazzo, finalmente.- dichiarò il padre. Era un uomo sulla sessantina, dai capelli brizzolati e gli occhi di ghiaccio, che, secondo il modestissimo parere della bionda, erano più belli sulla figlia.
Strinse la mano a quest'ultima e disse: -Ma come mai questo? Luna ha ventiquattro anni, ha ancora tutta la vita davanti, no?- terminò la frase quasi accusando quei due signori di esigere troppo dalla ragazza.

L'uomo si sistemò meglio a sedere, segno che si stava innervosendo: -Assolutamente, non lo neghiamo, ma, vedi, Alex, sono quasi cinque anni che nostra figlia convive con una ragazza, Zoe, ma credo tu la conosca, sbaglio?- sorrise, cordiale, il signor Neri.
La ragazza, consapevole che stesse parlando proprio di lei, annuì, sorridendo.
Poi un dubbio le scosse la colonna vertebrale: -E questa ragazza non vi piace?- domandò, fingendo assoluto distacco.
-Beh, non si tratta di piacerci o meno, ragazzo.- iniziò, serissimo, l'uomo. -Il problema è che quella ragazza Temiamo possa portare nostra figlia sull'altra sponda.- affermò, intimorito, il signore, con la moglie affianco che annuiva convintissima.
Zoe voleva scoppiare a ridere loro in faccia: Ma facevano sul serio?

Le tornò alla mente di aver promesso, alla ragazza accanto a lei, che avrebbe assecondato ogni follia che sarebbe uscita dalle bocche di quei due pagliacci, per tutta la serata, perciò si era limitata ad annuire un'altra volta. E così il discorso era caduto.

All'arrivo del dolce, la ragazza dai capelli biondi si era stancata di ascoltare i boriosi discorsi dei genitori della sua ragazza.
Manca poco, si era detta, poi potrò levarmi questa storia di dosso.
Almeno così sperava.

Stavano amabilmente conversando, quando il padre si interruppe per fare un commento decisamente acido su una coppia di ragazzi che si teneva per mano.
E se non fu il "schifosi froci", sputato a denti stretti, che la urtò di più, fu quello che accadde dopo:
-Papà! Sono solo una coppia, non capisco cosa ti dia fastidio di tutto ciò.- aveva esclamato Luna, stanca di essere rimasta tanto in silenzio.
Forse non avrebbe dovuto, data la cattiveria con cui il padre l'aveva zittita.
E questo a Zoe non era piaciuto per niente.
Aveva stretto i pugni, cercando di mantenere la calma. Magari si scusa, si era detta.

Il problema non solo fu che non si era scusato, aveva addirittura preso parola: -Secondo me, questi spostati dovrebbero semplicemente starsene a casa. Oppure, - si fermò per ridere beffardo. -sarebbe anche meglio se si facessero curare, questi pervertiti.- Zoe aveva ormai conficcato le unghie nei palmi delle mani, tanto forte stringeva i pugni. -Insomma, pensa ai bambini!-
A quel punto, la bionda non ci vide più: -Non sono d'accordo.- disse, flemmatica.
-Cosa?- domandò l'uomo, tornando serio.
-Non sono d'accordo. Lei sta dicendo una massa di scemenze! Anzi, una massa di cazzate!- aveva alzato la voce apposta, con la voglia di andarsene il prima possibile a darle forza dal ventre.
-Sta' attento al tono che usi con me, giovanotto! Porta rispetto per chi è più grande di te e per chi ha dato la vita alla tua ragazza!- si era arrabbiato anche lui, a quanto pareva.

Ma Zoe, in quel momento, aveva appena cominciato a divertirsi. Rise in faccia all'uomo: -Rispetto? Mi prende in giro? Prima di tutto, io non sono tenuta a portarle rispetto, visto come si è comportato tutta la sera nei confronti della figlia che si vanta di avere. E secondo: io sono una ragazza!- concluse risoluta, togliendosi la parrucca bionda ed intrecciando le dita con quelle della mano di Luna, la quale la ammirava, stupita della sua reazione.
I due genitori, esterrefatti, non sembravano sapere cosa dire.

La bionda era felice di aver appena superato quella serata, a detta sua, egregiamente.
Ma, mentre le due uscivano felici dal ristorante, l'uomo le fermò, in attesa di spiegazioni: -Non fate un altro passo!- aveva tuonato furente lui, inseguendole.
-Ora mi dovete delle spiegazioni per questa assurda messa in scena!- continuò.
Volse, allora, lo sguardo rabbioso alla figlia: -E tu! Come osi ingannare così i tuoi genitori, sangue del tuo sangue!- la sua voce risuonò fino in fondo al parcheggio del ristorante.

Luna, che fino a quel momento era parsa subire passivamente gli avvenimenti, si schiarì la gola: -Sinceramente, io, non capisco cosa tu pretenda da me, padre. Tutta la mia vita, come stasera, non ho fatto altro che cercare di renderti fiero di me! Per ottenere cosa? Che semplicemente tu arrivassi a giudicarmi persino sulla persona che amo? Sul serio?- le tremava la voce, e Zoe, senza guardarla, avrebbe potuto giurare che avesse le lacrime agli occhi.
-Dopo una vita così, - aveva ripreso la corvina, stritolando la mano della bionda. -credi sul serio che io avrei continuato a seguirti a testa bassa?- concluse, amareggiata.
Il padre rimase bloccato sul posto, senza parole, mentre Zoe trascinava via Luna, triste.


Una volta in auto, Luna sembrava stare meglio, e così aveva iniziato a cantare a squarciagola una canzone rock a caso, che probabilmente aveva in testa.
Zoe la adorava, quando si comportava così: ammirava che avesse scelto quello, come modo per affrontare il dolore.
E quindi si mise a cantare con lei.

Arrivate a casa, la fermò davanti alla porta di casa.
-Che c'è?- le aveva chiesto, con il sorriso sulle labbra.
Non le aveva risposto, anzi. Le prese le spalle, sorridendole. La avvicinò a sé, dandole un bacio sulla fronte.
Luna la guardò: avrebbe voluto resistere a quegli occhi da cerbiatta.
La baciò sulle labbra, piano, mentre una folata di vento muoveva il mondo attorno a loro.

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