Summer Holidays - Part Two
La parte peggiore di quella serata arrivò non appena salì in macchina.
Si allacciò la cintura, silenziosa.
Si disse che forse sarebbe finita là, che forse non avrebbero più discusso, che forse se ne sarebbero dimenticati in fretta, come lei sperava potesse accadere con tutte le cose che trovava scomode.
Ma non fu così. Thomas s'inumidì le labbra, prima di prendere parola: <<Cos'è successo stasera, Kayla?>>
La ragazza sentì un brivido percorrerle la schiena, entrambi ostentavano lo sguardo sulla strada.
Lui rise sarcastico: <<Se non rispondi, posso chiederlo a Vanessa.>>
Kayla sgranò gli occhi: <<Di che diamine stai parlando?>> negò velocemente, spostandosi nervosamente i capelli con una mano.
Lui non le credette: <<Sai, è una cosa che ho sempre saputo, in cuor mio: tra di voi c'è un rapporto speciale, e sai che intendo.>> concluse, smorzando il tono distaccato con una risata.
Arrivarono a casa, sotto un silenzio tombale.
Kayla non riusciva a trovare un appiglio per negare l'evidenza.
Si spogliarono lentamente, nel più carico dei silenzi.
Intanto, a casa Woods-Evans, la povera Vanessa veniva sottoposta ad un interrogatorio, con tanto di lampada puntata sul viso, dalla sua coinquilina.
<<Ti ho detto che non è successo nulla, con Kayla!>> esclamò frustrata la malcapitata.
<<E io sono la regina Elisabetta! Vane, non sono deficiente! Ti sei vista bene allo specchio?>> le chiese quella, ghignando vittoriosa.
Al ché, Vanessa si alzò di scatto dalla sedia e scappò in bagno.
Si guardò allo specchio e maledì il nome di Kayla come più poté: il suo collo e le sue sue clavicole erano coperte di segni, alcuni più rosati e lievi, altri tendenti al bordeaux, come quello in bella vista sotto alla sua mandibola.
Nala la sentì urlare dal bagno.
Il mattino seguente, le due coinquiline furono svegliate, dolcemente, da un incessante bussare alla porta.
Dopo quindici minuti buoni, Vanessa infilò le ciabatte di malavoglia e andò ad aprire.
Sgranò gli occhi per bene, perché non poteva crederci: <<Thomas?>>
Cinquanta minuti prima:
Si girò nel letto, sentendo l'altra piazza vuota. Spalancò gli occhi, cercando la sua ragazza, agitato.
Che fosse andata da lei?
Scosse la testa, tirandosi a sedere.
Sentì odore di caffè appena fatto, e si rasserenò: lei era ancora lì.
Entrò in cucina, infilandosi la maglietta a maniche corte.
La vide, gli dava la schiena, indaffarata com'era nel cucinare qualcosa. Si avvicinò di soppiatto, tendendole un agguato: <<Buongiorno.>> disse piano, poggiando le labbra sulla sua spalla.
Lei sembrava tesa: <<Buongiorno.>> ricambiò il saluto, sorridendo.
Qualcosa non andava, ma Thomas non voleva litigare più per un po', dopo la sera precedente.
Si accomodò al tavolo in cucina, felice della mattinata tanto calma.
Fu allora, che capì di essersela chiamata addosso:
<<Dov'eri finito, ieri sera?>> chiese Kayla, bevendo un sorso del suo tè.
Thomas non sapeva cosa dire. Deglutì: <<Cercavo te.>> disse.
<<Cazzata.>> ribatté, secca, lei.
Lo guardò fredda, mettendolo a disagio.
<<Sei te che sei sparita, non prendertela con me!>> esclamò lui, difendendosi.
Lei fece un sorriso un po' finto: <<Io sono sparita cercando te.>> bevve altro tè.
Thomas stava iniziando ad alterarsi, e non voleva: <<Ti avevo detto di non muoverti.>> puntualizzò allora.
Lei chiuse gli occhi, irritata: <<Nessuno mi dice cosa fare.>>
Sorrise amaro: <<Beh, sicuramente non ti ho detto di farti la tua amica nei bagni...>> mormorò, più a sé stesso, che effettivamente alla sua ragazza.
Il silenzio calò su casa loro.
La sentì alzarsi, lavare la propria tazza e correre in camera.
Complimenti, si disse, finendo di bere il proprio caffè ormai freddo.
Vide Kayla uscire da casa dopo una ventina di minuti, senza sapere che lei, in quella casa, non ci sarebbe più rientrata.
Resosi conto dell'errore appena commesso, corse fuori dall'abitazione, ma di lei nessuna traccia.
<<Posso entrare?>> chiese un Thomas stranamente timido.
Vanessa era scombussolata: <<Certo...>> rispose piano, facendo spazio all'inaspettato ospite.
Entrò in salotto Nala, alquanto ancora assonnata. <<Chi diamine era, alla porta, Vane?>> domandò, sbadigliando a fine frase.
Spalancò gli occhi incredula, al vedere Thomas seduto sul divano di casa sua: <<Buongiorno...>>
<<E così... Avete discusso.>> commentò Nala, alla fine del racconto del povero ragazzo.
Dal canto suo, Nala sapeva bene che quel povero ragazzo aveva omesso qualcosa, nel riferire l'accaduto.
Ma come poteva, lei, portare a galla la verità dei fatti?
Scosse la testa, con la consapevolezza che, se davvero voleva aiutare quei tre sfigati, allora avrebbe dovuto darsi da fare.
<<Per favore, Vanessa, dimmelo: che cosa è successo ieri sera, al locale?>>
La ragazza, interdetta, si morse il labbro inferiore, sfregando le mani contro le cosce, nervosa.
Nala, conoscendo l'amica, si alzò di scatto, attirando l'attenzione dei due: <<Io... Devo andare a fare una cosa importante... Voi... Fatevi un caffè!>> e corse via, in camera sua, pronta a chiamare l'unica persona che poteva aiutarla.
<<Quindi... Cosa avete fatto, tu e la mia ragazza, nei bagni del locale, ieri notte?>> chiese insistente Thomas, sempre più agitato.
Vanessa deglutì a forza: <<Io...>> poi s'illuminò: <<Come sai, per certo, che è successo qualcosa nei bagni?>> domandò sospettosa.
Thomas alzò le mani all'altezza delle spalle: <<Io... Non->>
Venne interrotto dal bussare alla porta di casa.
Vanessa espirò rumorosamente: <<Vado io.>>
<<Comunque esiste anche il campanello, eh!>> esclamò esasperata, mentre apriva la porta.
La figura che si trovò davanti, non sembrò curarsi della frase appena sentita, e, con un sorriso luminoso, le chiese di poter entrare in casa.
La giornata non poteva andare peggio, o, almeno, così sperava Vanessa.
<<Dimmi... Lana, giusto?>> chiese, per poi ricevere conferma dalla ragazza.
<<Lana... Che cosa ci fai qui?>> domandò, curiosa.
A dire il vero, Vanessa aveva una minima idea di chi avesse invitato la ragazza a casa loro, ma preferì fare la vaga.
La più minuta, allora, lanciò un'occhiata a Thomas, per poi sorridere: <<Nala è in casa?>>
Come sentitasi chiamare, la diretta interessata fece la sua comparsa.
Sorrise appoggiata con la schiena sullo stipite della porta: <<Hey.>>
Si scambiarono uno sguardo intenso, che, a malincuore, Vanessa si decise ad interrompere, fingendo un paio di colpi di tosse: <<Ragazze.>>
Le due si ripresero velocemente, accomodandosi, anch'esse, sul divano di casa Hook-Evans.
<<Adesso, noi quattro, faremo una lunga chiacchierata riguardo a ieri sera, intesi?>> disse Nala, lanciando occhiate dure a Thomas e Vanessa, annuendo, con un cenno del capo a Lana, che ricambiò il gesto.
Alla fine, quella giornata poteva andare peggio.
La biblioteca non era mai stata così vuota, in tutte le volte in cui ci era stata.
Guardò fuori dalla finestra, notando quanto la pioggia fosse imminente.
Svogliava un libro distrattamente, ripensando a quanto accaduto la sera prima: davvero era stato così facile, per lei, cadere in tentazione?
Non riusciva a non pensare a lei, al suo respiro affannato, alle sue mani su tutto il suo corpo, ai suoi occhi lucidi di eccitazione.
Si sentì le guance scaldarsi dall'imbarazzo, quindi nascose la testa nel libro.
Prese il telefono e guardò l'ora: undici e quarantasei.
Sbadigliò, stanca, allungando le braccia verso l'alto per stiracchiarsi.
Pensava che, forse, sarebbe dovuta tornare a casa, invece che scappare.
O che, forse avrebbe dovuto, per lo meno, chiarire le cose con Vanessa.
Si alzò lentamente dalla sedia, raccogliendo le proprie cose con calma, e ripose il libro nel proprio scaffale.
Si strinse nel proprio impermeabile blu, camminando sotto la pioggia, che, via via, diveniva più fitta.
<<Che cosa significa che ci hai viste?>> chiese nervosa Vanessa.
Si torturò le mani sudate per l'ansia.
<<Significa che ho visto che entravate nei bagni e che siete uscite in condizioni indecenti!>> esclamò indignato Thomas, esasperato.
<<È stato lì che ci siamo scontrati.>> aggiunse Lana.
<<E tu che diamine ci facevi là?>> parlò allora Nala, ingelosita.
Lana arrossì: <<Ero lì... Per caso. >> si guardò le scarpe. <<E non è successo niente!>> si affrettò, poi, a negare.
Vanessa rise di gusto, pensando a quanto quelle due si piacessero palesemente.
Qualcuno alla porta, però, l'avrebbe fatta smettere di ridere.
<<Vado io!>> esclamò Vanessa, saltellando divertita verso l'entrata, improvvisamente di buon umore.
Buon umore che le iniziò a disturbare lo stomaco, non appena aprì ad una fradicia Kayla, che sorrideva a metà: <<Hey.>> mormorò questa, con un movimento della mano.
<<Hey.>> rispose allo stesso tono l'altra, quasi timida.
Passarono alcuni minuti a guardarsi, lottando con le proprie budella pur di non cadere, ancora, nella tentazione della sera prima.
<<Vanessa? Chi c'è alla porta?>> si sentì Nala chiamare dal salotto.
La magia tra le due sembrò interrompersi, così entrambe raggiunsero gli altri tre.
Nessuno fiatò, all'ingresso di Kayla in sala. E nessuno si mosse.
Rimasero nelle proprie posizioni per dei una manciata di minuti, fino a quando Thomas non ruppe il ghiaccio, saltando addosso alla sua ragazza e abbracciandola.
Questa non ricambiò l'abbraccio, un'espressione impassibile in volto.
<<Dobbiamo parlare.>> disse la più giovane.
<<Dobbiamo parlare.>> ripeté il resto del gruppo.
<<Quindi... Ricapitoliamo: La scorsa sera, in quel dannato locale, è successo quel che è successo, >> Nala si fermò per lanciare occhiate eloquenti a Kayla e Vanessa <<Thomas ha visto tutto e, non sapendo cosa fare, è rimasto ad aspettare finché non le ha viste uscire.>> aspettò, prima di continuare, il consenso del ragazzo <<E lì Lana e Thomas si sono conosciuti, hanno parlato del più e del meno, fino a... Vabbè dai, non c'è bisogno di sapere proprio tutto tutto, no?>> terminò frettolosa Nala, arrossendo ed evitando di guardare Lana.
Tutti annuirono, e la sala tornò ad essere silenziosa come un'ora prima.
Fu allora, che Kayla decise che aveva bisogno di cambiare aria.
Si alzò, prese il proprio impermeabile ed uscì rapida, sotto lo sguardo incredulo degli altri.
Questi, si scambiarono uno sguardo basito, interdetti.
E così, ecco che Vanessa la seguì a ruota, afferrando una giacca a vento dall'appendiabiti all'ingresso.
<<Kayla! Kayla! Aspettami!>> si sentiva chiamare.
In realtà, Kayla, non sapeva se fermarsi.
Con che coraggio avrebbe affrontato la furia che era Vanessa?
Con che coraggio le avrebbe detto che aveva paura di tutto?
Non si accorse quasi che, intanto, la più bassa l'aveva raggiunta, e la stava tenendo dal braccio.
La pioggia torrenziale che le investiva come una cascata.
<<Senti, Kayla, io...>> iniziò la prima.
<<Tu mi piaci, Vanessa!>> sbottò la più alta, non riucendo più a trattenersi.
Vanessa era interdetta: <<Io... Kayla... Adesso non so cosa dirti!>> esclamò impacciata.
L'altra ghignò, prendendo il viso della più bassa tra le mani, e la guardò intensamente. Poi la baciò.
E prima fu un bacio casto, tenero, che si trasformò, lentamente, in un bacio più bisognoso e impaziente.
Smise di piovere.
A casa Hook-Evans, intanto, Nala, guardando la pioggia che cessava di battere sulle finestre, si sentì di sorridere.
Volse lo sguardo a Thomas, pensando che sembrava aver preso bene l'accaduto delle ultime ore, e che sarebbe stato meglio, nei tempi a venire.
Lana le si avvicinò, appoggiando la testa sulla sua spalla. Guardarono entrambe fuori, sghignazzando dell'arcobaleno che sovrastava l'intera città.
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