Berlin
Posò anche l'ultimo scatolone delle sue cose sul pavimento del suo nuovo appartamento, sospirando per la fatica. Si voltò verso le sue nuove coinquiline, felice di non iniziare qualcosa di nuovo da sola.
Si piegò all'indietro per scrocchiare la schiena, gemendo per l'azione: -Ok, per oggi ho dato, basta!- esclamò, buttandosi di peso sul divano, ancora incellofanato.
Le altre ragazze scossero la testa e risero della prima: -Ma che ne dici, invece, di finire adesso? Riposeremo dopo, no?- disse Lena, mentre sistemava alcuni libri nella libreria bianca a lato del salotto. Janis, invece, sprofondò ancora di più nella plastica del cellophane del divano, sbuffando ancora più rumorosamente. Poi sospirò, si tirò su in piedi e sorrise, avvicinandosi al computer, appena collegato, mise un po' di musica r&b, e si mise a muovere le braccia e i fianchi, a ritmo.
Prese dei cuscini color pastello e li poggiò sul divano, scrollò le spalle e fece fare una giravolta a Zoe, che rise forte: -Il cellophane non lo- la mora fu interrotta dal suono del campanello.
Janis, sorpresa, si avviò verso la porta e non poté vedere il sorrisetto delle sue amiche, forse già consapevoli di chi si trovava fuori casa loro.
La rossa diciannovenne, quindi, si trovò quasi a tremare, nello scoprire un'imbarazzatissima Talitha in piedi, davanti all'uscio di casa, nel panico più totale.
Nessuna delle due aveva davvero intenzione di prendere parola, e probabilmente non l'avrebbero nemmeno fatto, se non fossero sbucate Lena, Zoe e Delia, per rianimare la situazione. Infatti Zoe, la più alta, si frappose tra le due con fare innocente: -Ma guarda chi c'è!- esclamò, abbracciando Talitha per salutarla. Questa, interdetta, ricambiò l'abbraccio e salutò anche le altre due coinquiline.
Allora, Janis, sperò che avrebbero semplicemente passato un pomeriggio un po' a disagio, lei, le sue coinquiline e Talitha.
Ma le sue amiche avevano ben altro in mente:
-Ora che ci penso, - iniziò Lena - credo che noi dovremmo andare.- continuò Zoe, che diede una gomitata a Delia, che concluse dicendo: -Dobbiamo fare una cosa urgente, già già.- ed annuì energicamente.
"Antisgamo, proprio", pensò Janis, intuendo quale fosse l'obbiettivo delle tre ragazze.
Volevano farle parlare.
E per quanto fosse lei ad aver desiderato per mesi di parlare con Talitha, la stessa l'aveva trattata a pesci in faccia ogni volta che ci aveva provato.
Lanciò uno sguardo in sua direzione: le erano cresciuti i capelli fino alle spalle, il biondo delle meches era sempre più chiaro. Gli occhi castani trasudavano disagio, paura, eppure restavano bellissimi, dietro alle lenti degli occhiali.
Continuava a giocare con la zip della felpa, visibilmente nervosa.
Improvvisamente, aprì bocca e posò lo sguardo su quello di Janis: -Se vuoi, posso andarmene. Alla fine, non è che fosse poi così importante.-
Ma le tre sore impiccette non la pensavano allo stesso modo: -No, no, resta!- si affrettò a dire Zoe, mentre prendeva chiavi e impermeabile per uscire. -Così, Janis non resta tutta sola con il temporale fuori!- e il tonfo della porta pose termine alla conversazione.
Passarono dieci minuti di totale silenzio, prima che Janis si sentisse in dovere di fare la buona padrona di casa: -Vuoi qualcosa?- deglutì a fatica, sapendo di star fallendo miseramente, ma quello era l'effetto di Talitha: si rincretiniva completamente, quando c'era lei.
Sorrise, ricordando tutte le cose più stupide che aveva fatto solo per lei, la ragazza che ora stava lì ferma in piedi, in mezzo al salotto del suo nuovo appartamento.
-Vorrei parlarti, Jannie.- disse invece Talitha, sorprendendola una seconda volta, quel piovoso pomeriggio di settembre.
La più bassa tremò, sentendo quel soprannome pronunciato dall'altra ragazza, quindi si accomodò su un bracciolo del divano, sempre incellofanato, e la fissò, dalla debita distanza di due metri e qualcosa, aspettando che iniziasse.
E dopo qualche attimo passato a tentennare, Talitha iniziò a parlare, evitando di guardarla: -Jannie... Janis, tu lo sai che io non sono molto brava con le parole- si fermò, vedendo che l'altra digrignava i denti, in segno di stizza -Cosa?-
Janis si girò a guardare un punto indeterminato del salotto: -Non l'avrei mai detto, visto come mi hai trattata tutte le volte in cui avevo provato a parlare con te. Lì eri così brava, a ferirmi...- lasciò cadere la frase, con una punta di amara ironia.
Talitha avrebbe voluto tanto avvicinarsi e scusarsi in tutte le ligue del mondo, ma il rimpianto la bloccava e temeva che, l'altra ragazza, non ne sarebbe stata poi tanto contenta. Sospirò sconfortata, poi tornò a parlare: -Janis, io lo so di averti ferita, - l'altra le scoccò un'occhiataccia -ma lascia che ti spieghi: tu lo sai che se io decido qualcosa, per me quello è, ma sai anche che sei un'eccezione per me. - in un attimo di silenzio, si voltò e puntò il proprio sguardo nel suo, che tremava ed era lucido -Tu sei sempre stata un'eccezione per me, Jannie.- e le sorrise.
Janis odiava quando Talitha la guardava in quel modo: non riusciva a resisterle per quanto fosse ancora molto ferita. Distolse lo sguardo, per nascondere un mezzo sorriso: -Talitha, tu lo sai, e sapevi benissimo che - sentì la rabbia crescere dentro di lei. -Tu hai sempre saputo di piacermi. Hai sempre saputo di essere importantissima per me e quanta paura io avessi di perderti. E quando mi hai detto di non potermi ricambiare, io l'avevo accettato. Ho smesso solo quando ha smesso di avere senso quello che dicevi, quando hai iniziato ad essere incoerente.- la guardava e sentiva i suoi occhi pizzicare, mentre il dolore l'attanagliava. -Talitha, io non ho mai voluto nessuno come voglio te!- era scoppiata in un pianto liberatorio, ma continuò comunque a parlare -Io... Io ci ho provato, Talitha. Io ho tentato con tutte le mie forze di dimenticarti, ma ogni singola volta, tu - sorrise tra le lacrime -Era come se tu non volessi né che mi allontanassi, né che diventassi qualcosa di più. E se mi hai dato anche la colpa di quello che è successo- si alzò e si avviò verso la grande vetrata del balcone, guardando come fuori il temporale lentamente abbandonasse l'imponente Berlino.
Talitha si sentiva sempre peggio: era andata lì, con l'appoggio delle altre, per sistemare finalmente le cose; invece le aveva probabilmente peggiorate.
Si alzò anche lei, un po' indecisa sul da farsi; poi, si avvicinò a Janis, le posò una mano sulla spalla e, quando la sentì sussultare per il contatto, si schiarì la voce: -Ti va un gelato?-
Erano uscite in silenzio, ma sotto lo stesso ombrello, perché ancora spiovigginava.
Presero un gelato, e volle pagare Talitha, insistendo e usando uno dei trucchetti che usava tempo prima con Janis, quando le cose sembravano meno complicate.
Dopodiché, mentre si avviavano verso un parco nelle vicinanze, Talitha decise che era davvero arrivato il momento di dire le cose come stavano all'altra ragazza, che la guardava confusa: -Janis, riguardo al discorso di prima - ma l'altra, capendo subito dove volesse andare a parare, allungò un dito e glielo posò sulle labbra, zittendola. Scosse la testa e, sempre a gesti, le fece capire che ancora non era arrivato il momento.
Buttarono i tovagliolini del gelato e passeggiarono per il parco, sempre sotto lo stesso ombrello.
I ciliegi in fiore erano il motivo per il quale Janis aveva scelto di andare lì. Erano i suoi alberi preferiti, li trovava rilassanti.
Tornò alla realtà solo quando sentì l'altra ragazza staccarsi da lei e camminare nella leggera pioggerella che adornava il parco.
La osservò, mentre chiudeva gli occhi, alzava la testa al cielo, e si godeva la pioggia a braccia aperte.
La guardava ammirata; la guardava e si accorse di star piangendo di nuovo: l'amava ancora.
Abbassò l'ombrello e sorrise, nel pianto e nella pioggia, mentre la raggiungeva. Le prese la mano, gentilmente, quasi con paura; e qui, Talitha si voltò: le sorrise, stringendole la mano e, sotto la pioggia sottile, le disse: -Scusa.-
E così si erano sedute su una panchina, e avevano parlato per più di un'ora: Janis aveva finalmente spiegato a Talitha la sua paura di dirle qualcosa, per via del caratteraccio di quest'ultima, le aveva spiegato della sua ansia di sbagliare qualcosa e quindi perderla.
Dal canto suo, Talitha si era aperta con Janis, e le aveva raccontato anche lei qualche sua paura, come quella di deludere le altre persone, ad esempio la sua famiglia, che temeva non avrebbe mai accettato i suoi sentimenti per Janis.
Infatti, la ragazza dalle meches bionde in via d'estinzione, aveva anche dichiarato i suoi sentimenti per la rossa, tra le altre cose, e le due avevano deciso, di comune accordo, che sarebbe stato meglio prendersi del tempo per "ricominciare da capo", prima di poter effettivamente parlare di "stare insieme". Dopo tutto quello che era successo, ad ambedue era parso ragionevole.
Per il momento, si sarebbero "sentite" e basta, senza vincoli, senza segreti; questa volta, si erano promesse che avrebbero provato a confrontarsi di più, che avrebbero affrontato la cosa insieme.
Quindi, Talitha si era gentilmente offerta di riaccompagnare Janis a casa, giusto per stare ancora un po' di tempo insieme, e giusto per approfittarne un po' e casualmente tenere la mano dell'altra ragazza.
Almeno fino al loro arrivo.
Una volta giunte al portone di casa, però, alle due ragazze prese una grande ansia, immaginando le reazioni delle amiche, una volta rientrate. Si scambiarono uno sguardo e scoppiarono a ridere di gusto, poi tornarono a guardarsi, in silenzio.
Janis deglutì imbarazzata: -Beh, eccoci qua, Talitha. Ci vediamo per quel film che ti dicevo, d'accordo?-
L'altra ragazza sorrise, con gli occhi che le illuminavano il viso: -Allora ti aspetto a casa mia.- e concluse facendole l'occhiolino.
Poi, sorprese ancora una volta l'altra ragazza, baciandole la fronte prima di allontanarsi e avviarsi verso la stazione.
Ma per l'imbarazzata Janis, non era certo finita lì: appena rientrata in casa, non aveva fatto in tempo a chiudere la porta, che era stata assalita dalle sue tre coinquiline.
-Dove cazzo siete state?!- Sbottò subito Zoe, accomodandosi e facendo accomodare Janis e le altre.
-Amo, se non ci dici tutto, ti spezzo.- aggiunse minacciosa Lena.
-Beh, ecco, noi... Abbiamo parlato... Fatto un giro... Mangiato un gelato...- e si bloccò a pensare alla giornata appena trascorsa, sorridendo.
-Sì ok, ma... Quindi niente limone?- chiese impaziente Zoe, pendendo dalle sue labbra.
-Raga, fatela finire!- esclamò Delia, capendo il disagio dell'amica.
-No, Zoe, nessun limone. Abbiamo deciso di fare le cose con calma, dato che ci siamo appena chiarite.. Se sarà cosa, allora staremo insieme Credo.- e sorrise apertamente alle altre tre, le quali si lanciarono subito ad abbracciarla, intonando un "aw" in coro.
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